Per gli israeliani, pensare ‘dal fiume al mare’ è una realtà, per i Palestinesi, è un crimine

di Dahlia Scheindlin

Haaretz, 13 febbraio 2025.  

È insensato e ipocrita arrestare o accusare i Palestinesi di promuovere l’ideologia ‘Dal fiume al mare’, mentre in Israele le mappe scolastiche non mostrano la Linea Verde e il governo avanza il progetto dell’annessione totale.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu davanti a una mappa del Medio Oriente, in una schermata di un video pubblicato dall’account ufficiale X dell’Ufficio del Primo Ministro di Israele. Credito: X

La grande minaccia esistenziale che i Palestinesi rappresentano per Israele è tornata alla ribalta. Un libro da colorare per bambini dal titolo “Dal fiume al mare” non lascia dubbi: I Palestinesi vogliono tutta la terra e vogliono distruggere Israele. Il libro è la prova inconfutabile che i Palestinesi incitano i loro figli a questo obiettivo di distruzione e che quindi non dovranno mai e poi mai avere uno proprio stato.

Questo è il sentimento diffuso in Israele, dopo l’arresto dei librai Mahmoud e Ahmed Muna dell’Educational Bookshop di Gerusalemme all’inizio di questa settimana.

La polizia li ha accusati in un primo momento di vendere materiale di incitamento al terrorismo. Ma non essendo riusciti a produrre prove, hanno poi ridotto le loro accuse a “disturbo pubblico”. Ma la mancanza di prove anche in questo caso ha portato al rilascio dei fratelli dopo due notti di carcere, anziché le otto richieste dalla polizia. Per vostra informazione: Mahmoud è un collega e un amico – un proprietario di libreria riflessivo, acuto, caloroso, sensibile e accogliente. Le immagini di lui e di Ahmed in manette sono scioccanti.

Il libraio Mahmoud Muna (sin.) e suo fratello Ahmed in un tribunale di Gerusalemme, lunedì 10 febbraio. Mahmoud Illean/AP

Allora bisogna ripetere ancora una volta un’ovvia verità: gli ebrei israeliani sono le ultime persone al mondo che possono lamentarsi del desiderio dei Palestinesi per la terra dal fiume al mare. Lo stato di Israele è la madre dell’idea “dal fiume al mare” e la sostiene usando un linguaggio grafico piuttosto che geografico. Oggi è quasi impossibile trovare una mappa in qualsiasi spazio pubblico in Israele, dalle mappe ufficiali all’arte pubblica e all’iconografia, che mostri la Linea Verde che delineerebbe un ipotetico stato palestinese. Le mappe in Israele mostrano l’intera terra, indivisa, cancellando così l’identità politica e nazionale palestinese.

Una collezione privata di istantanee che ho scattato in giro per il paese o che ho catturato da Internet racconta una storia chiara come un libro da colorare: un negozio di Judaica [cose ebraiche] in un isolato di Tel Aviv ha un oggetto in vetro blu per il suo tavolino da caffè a forma di mappa della Grande Israele senza alcuna traccia della Linea Verde. Una colonnina di ricarica per auto elettriche a Haifa mostra una mappa delle sue stazioni distribuite generosamente in tutta la Terra d’Israele, un’unica unità dal fiume al mare (ringrazio i miei partner in questo progetto che hanno scattato la foto).

Una donna che tiene un cartello a sostegno di Mahmoud e Ahmed Muna in uno dei loro negozi dell’Educational Bookshop, dopo che la polizia israeliana ha arrestato i due fratelli domenica 9 febbraio. Ammar Awad/Reuters

Ogni giorno, i giornali stampano mappe meteorologiche di tutta la terra, senza alcuna traccia della Palestina (Haaretz è l’unica eccezione). In Piazza degli Ostaggi, nel centro di Tel Aviv, i cittadini hanno riempito il luogo di opere d’arte, tra cui un trittico di immagini visive in cui il pilastro centrale reca disegni di famiglie che abbracciano bambini a forma dell’intero territorio della Palestina Mandataria britannica. L’elenco e le foto potrebbero continuare.

Per quanto riguarda l’incitamento dei bambini sul “dal fiume al mare”,  bisogna ricordare che alle scuole pubbliche israeliane è praticamente vietato l’uso di mappe che mostrano la Linea Verde: anche lì non c’è Palestina. Il ‘fiume-mare’ di Israele non riguarda solo il bambino fortunato che riceve il libro da colorare, ma ogni bambino in una scuola israeliana.

Non ha senso arrestare o accusare i palestinesi di usare questo termine senza ricordare che gli israeliani vivono il loro ‘fiume-mare’, ogni giorno. Per chi viene da fuori: se non ti sei reso conto che gli israeliani vedono il mondo attraverso gli occhiali della Palestina Mandataria, verifica la tua comprensione di base della società per la quale sostieni di lottare. È meglio che rischiare di passare da ipocrita o bugiardo.

Ma gli adesivi o i fermacarte non sono il vero problema. Il problema è che Israele attua la sua visione ‘fiume-mare’ sull’unica mappa che conta: il terreno stesso. Israele sta lavorando alacremente all’espansione degli insediamenti e delle infrastrutture di supporto, trasferendo i poteri militari sulla Cisgiordania ai bracci civili dello stato israeliano, spingendo l’esercito israeliano in città palestinesi come Tul Karm e Jenin, dopo aver contribuito a far crollare la fiducia nel governo dell’Autorità Palestinese. Si possono sostenere od opporre queste politiche, ma bisogna dire la verità.

Disegno di Sivan Hurwitz, che mostra un’insegnante che indica una mappa di “Eretz Israel”, con tutti i paesi vicini etichettati come “Nemici”. Sivan Hurwitz

E nel caso in cui qualcuno si fosse perso tutta questa azione fisica sul campo, o non fosse in grado di vedere le mappe israeliane, i legislatori del paese stanno gridando “dal fiume al mare” – in lingua israeliana – dai tetti. Seguendo i loro sostenitori al Senato degli Stati Uniti, i politici israeliani stanno avanzando questa settimana una proposta di legge che richiederebbe alla legislazione israeliana di utilizzare il termine “Giudea e Samaria” anziché “Cisgiordania”; la proposta ha già superato una commissione legislativa della Knesset.

Quanto è urgente questa legge? È vero che i proclami dell’esercito israeliano emessi il 7 giugno 1967, che stabiliscono il dominio militare, utilizzano il termine “Cisgiordania”. Oltre a questo, le leggi del 1968 fanno già riferimento a “aree”, che definiscono come “i territori detenuti dalle Forze di Difesa Israeliane”. Non ho controllato ogni singolo documento, ma avendo letto molte leggi israeliane, è difficile ricordarne una da allora in poi che utilizzi il termine “Cisgiordania” piuttosto che “Giudea e Samaria”.

Gli inutili dibattiti-show legislativi sono sicuramente un buon modo per i legislatori di impiegare il loro tempo, pagato dai contribuenti, mentre gli ostaggi israeliani a Gaza vengono affamati, appesi a testa in giù, picchiati o seduti in catene [questa sembra una copia dei racconti fatti dai carcerati palestinesi, NdT].

Ma altre attività legislative sono meno spettacolari, più silenziose e più consequenziali. Un po’ alla chetichella, la Knesset sta avanzando una legge per facilitare l’acquisto direttamente dai palestinesi di terreni in Cisgiordania da parte dei coloni. Secondo le argomentazioni della destra, questa legge è destinata a rettificare – guarda un po’ – “l’apartheid giordana”.

Una vecchia mappa che mostra le aree ebraiche e arabe nel Piano di Spartizione delle Nazioni Unite del 1947. Doron Golan/Jini

L’annessione progressiva pezzo per pezzo è molto popolare: Yisrael Beiteinu, un partito di opposizione di destra, ha presentato recentemente una proposta di legge per “estendere la sovranità” (annettere) alla Valle del Giordano. Nel 2020, un legislatore del Likud ha presentato una proposta di legge per estendere la sovranità israeliana su tutti gli insediamenti ebraici in Cisgiordania, facendo appello all’autorità del Piano di Partizione delle Nazioni Unite del 1947. Quel legislatore è ora il Ministro dell’Istruzione di Israele: Yoav Kisch. Mercoledì, il Sionismo Religioso ha presentato una proposta di legge per annettere l’intera Cisgiordania (la proposta di legge non usa questo termine).

Le politiche di annessione a lungo termine per cancellare un futuro stato palestinese dalla mappa sono state annunciate a tutti nelle linee guida pubblicate dal 37° Governo di Israele, istituito nel dicembre 2022. Il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump potrebbe appoggiare l’idea.

Ospitando il Primo Ministro Benjamin Netanyahu la scorsa settimana, Trump ha detto timidamente che farà un annuncio sulla questione dell’annessione della Cisgiordania tra qualche settimana – ma “alla gente piace l’idea”. E in presenza del Re di Giordania Abdullah II questa settimana, quando gli è stato chiesto se sostiene l’annessione israeliana della Cisgiordania, Trump ha risposto con ogni sorta di ammiccamenti felici: “Funzionerà bene”, anche ‘automaticamente’.

È giunto il momento di abbandonare definitivamente l’intero dibattito “dal fiume al mare”. Chiunque accusi i Palestinesi di un’ideologia “dal fiume al mare” è un impostore, un maestro nello spostare la discussione dal ‘fiume-mare’ di Israele alla domanda “e allora i Palestnesi?” E una persona del genere pensa che tu sia molto, molto stupido.

https://www.haaretz.com/israel-news/2025-02-13/ty-article/.premium/for-israelis-from-the-river-to-the-sea-is-a-reality-for-palestinians-its-a-crime/00000194-ff23-d1d7-a9d5-ff677aae0000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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