Israele attacca la Siria, poche ore dopo che il leader del paese aveva chiesto il ritiro delle truppe israeliane

diEphrat Livni

The New York Times, 25 febbraio 2025.  

Gli attacchi nel sud della Siria fanno parte di una nuova politica volta a proteggere quella che Israele chiama la sua ‘zona di sicurezza’ nella regione. Il nuovo governo siriano ha condannato questa politica.

Il Presidente ad interim siriano, Ahmed al-Shara, parla alla Conferenza del Dialogo Nazionale Siriano a Damasco martedì 25 febbraio. Mohammed Al Rifai/EPA, via Shutterstock

L’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito siti nel sud della Siria martedì 25 febbraio, poche ore dopo che la nuova leadership siriana aveva chiesto a Israele di ritirarsi dal territorio che ha conquistato dopo la caduta del regime di Assad.

Gli attacchi erano rivolti a “obiettivi militari nel sud della Siria, compresi quartieri generali e siti contenenti armi”, ha dichiarato l’esercito israeliano in un comunicato. Ha aggiunto: “La presenza di mezzi e forze militari nella parte meridionale della Siria costituisce una minaccia” per i cittadini israeliani.

Israel Katz, il Ministro della Difesa israeliano, ha detto in una dichiarazione rilasciata nella tarda serata di martedì che gli attacchi fanno parte di una “nuova politica” volta a garantire una “Siria meridionale smilitarizzata”. Ha aggiunto che “qualsiasi tentativo” da parte delle forze siriane o dei gruppi militanti di stabilire una presenza in quella che Israele ha considerato la sua “zona di sicurezza” nella regione “sarà affrontato con il fuoco”.

Questa politica è stata annunciata dal Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, domenica 23 in un discorso che richiedeva “la completa smilitarizzazione” della Siria meridionale. Il discorso e le azioni di Israele hanno attirato martedì 25 la condanna del nuovo governo siriano.

Il presidente ad interim del paese, Ahmed al-Shara, ha presieduto martedì 25 una conferenza di unità nazionale che aveva lo scopo di costruire un consenso sul futuro politico ed economico della nazione. Si è conclusa con una dichiarazione che denuncia le incursioni israeliane in Siria e rifiuta “le dichiarazioni provocatorie del Primo Ministro israeliano”.

Il nuovo governo siriano ha affermato che Israele sta violando la sovranità della Siria e un accordo di lunga data tra i due paesi, e ha invitato la comunità internazionale a fare pressione su Israele “per fermare l’aggressione”.

Siriani che protestano contro le incursioni israeliane nel territorio siriano nella provincia meridionale di Sweida, martedì 25. Omar Sanadiki/Associated Press

Israele ha colpito in Siria ancor prima della caduta del dittatore di lunga data del paese, Bashar al-Assad, affermando di voler frenare il flusso di armi e denaro dall’Iran al gruppo militante Hezbollah in Libano. Da quando l’alleanza ribelle guidata da al-Shara ha spodestato al-Assad e al-Shara è diventato leader della Siria, Israele ha conquistato il territorio vicino al loro confine comune e ha attaccato le risorse militari ivi esistenti.

L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani, un gruppo di monitoraggio della guerra con sede in Gran Bretagna, ha dichiarato martedì che le forze israeliane hanno colpito in Siria 16 volte quest’anno. La maggior parte degli attacchi sono stati condotti dall’aviazione e due sono stati attacchi di terra, ha detto l’osservatorio.

Mentre i leader israeliani hanno chiarito da mesi che intendono mantenere le loro truppe nelle regioni di confine all’interno di quella che dovrebbe essere una zona cuscinetto sorvegliata da forze di pace internazionali, le loro dichiarazioni su una Siria meridionale smilitarizzata rappresentano un’escalation che ha aumentato le tensioni all’interno della Siria.

Nel suo discorso, Netanyahu ha indicato tre province meridionali della Siria, affermando che Israele non tollererà forze siriane a Quneitra, Dara’a e Sweida. Martedì 25, l’agenzia di stampa statale siriana ha riferito di manifestazioni a Sweida in risposta a queste dichiarazioni e alle azioni israeliane. I media siriani e l’Osservatorio siriano per i diritti umani hanno riferito di manifestazioni contro le azioni israeliane anche nelle altre due province, lunedì e martedì.

Israele ha invaso villaggi di confine in Siria dopo il rovesciamento del regime di Assad, in quelle che ha descritto come misure temporanee per proteggere la propria sicurezza. Ma le incursioni israeliane sono continuate per tutto il mese di gennaio e febbraio, sollevando il timore tra i siriani che le incursioni potessero diventare un’occupazione militare prolungata.

Il governo di al-Shara sta cercando di creare un esercito nazionale per assorbire le numerose milizie siriane, ma alcune resistono a unirsi e controllano un territorio significativo e risorse come terreni agricoli e petrolio. Le azioni e le dichiarazioni di Israele sono state viste da alcuni siriani come un tentativo di seminare ulteriori divisioni e impedire l’unità nazionale.

Le Nazioni Unite e alcuni stati membri hanno affermato che Israele sta violando il cessate il fuoco che dura da decenni tra Siria e Israele, inviando le sue truppe all’interno e al di là della zona cuscinetto, stabilita da una risoluzione del Consiglio di Sicurezza del 1974 a seguito di una guerra tra le due nazioni.

Martedì 25, l’esercito israeliano ha dichiarato di aver colpito anche in Libano, attaccando persone identificate come militanti che, a suo dire, operavano in una struttura di produzione e stoccaggio di armi di Hezbollah. Il Ministero della Sanità libanese, che non distingue tra civili e combattenti, ha dichiarato che due persone sono state uccise e tre ferite.

Israele sta combattendo su più fronti da quando l’attacco del 7 ottobre 2023 guidato da Hamas ha scatenato una guerra a Gaza e ha spinto Hezbollah a lanciare razzi e droni nel nord di Israele in solidarietà con Hamas. Israele e il Libano hanno raggiunto un accordo di cessate il fuoco a fine novembre, ma da allora Israele ha continuato ad attaccare quelli che, a suo dire, sono obiettivi e militanti di Hezbollah.

Israele e Gaza sono vicini alla fine della prima fase del cessate il fuoco. Come parte dell’accordo, gli ostaggi presi da Hamas nell’attacco iniziale sono stati scambiati con palestinesi imprigionati in Israele. Nella tarda serata di martedì, Hamas ha dichiarato che i mediatori hanno raggiunto un accordo sul rilascio dei prigionieri palestinesi che avrebbero dovuto essere liberati sabato.

Israele aveva ritardato bruscamente il rilascio dopo la liberazione di sei ostaggi israeliani, dicendo che avrebbe aspettato che Hamas si impegnasse a rilasciarli senza “cerimonie umilianti”. I media israeliani hanno riferito poco dopo la mezzanotte di martedì, ora locale, che il rilascio sarebbe avvenuto entro 24 ore, mentre Hamas avrebbe trasferito in Egitto i corpi di quattro ostaggi deceduti.

Raja Abdulrahim e Johnatan Reiss hanno contribuito con le loro relazioni.

Ephrat Livni è una giornalista della newsletter DealBook del Times, con sede a Washington. 

https://www.nytimes.com/2025/02/25/world/middleeast/israel-strikes-syria.html

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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