Haaretz, 23 febbraio 2025.

La scorsa settimana, la Knesset ha approvato, in una fase preliminare di votazione, un disegno di legge che intende eliminare le organizzazioni della società civile e dei diritti umani che sono critiche nei confronti del Governo, se queste organizzazioni operano con il finanziamento di governi e organizzazioni straniere. L’idea è quella di tagliare queste fonti di finanziamento.
Secondo il disegno di legge, i tribunali non dovranno occuparsi delle petizioni presentate da gruppi no-profit che ottengono la maggior parte dei loro finanziamenti dall’estero. Inoltre, le donazioni ricevute da un gruppo no-profit da una fonte estera pagheranno un’imposta dell’80% sulla donazione.
Un’altra proposta di legge che ha superato il turno preliminare di votazione propone di incriminare chiunque abbia fatto critiche a Israele se tali critiche vengono utilizzate dalla Corte Penale Internazionale dell’Aia. Non si tratta di una guerra alle fake news; la verità stessa sarà incriminata se serve come prova contro Israele. Secondo la proposta di legge, cinque anni di carcere possono essere inflitti a “chiunque fornisca un servizio al tribunale dell’Aia o gli fornisca strumenti… anche attraverso una pubblicazione”, a meno che la persona non dimostri che non era a conoscenza del fatto che questo materiale sarebbe stato utilizzato dal tribunale internazionale.
Le definizioni contenute in questa legge sono così ampie che qualsiasi giornalista che pubblichi un rapporto investigativo sulla guerra a Gaza, o un soldato che condivida una foto di quello che sembra un crimine di guerra, potrebbe rischiare il carcere.
Queste due proposte di legge sono in accordo con altre proposte che sono al centro dei tentativi di revisione giudiziaria, che Levin e i suoi collaboratori continuano a promuovere. Una di queste proposte di legge propone di cambiare il modo in cui viene scelto il commissario dell’Ufficio del Mediatore Giudiziario. Da quando l’ex commissario Uri Shoham è andato in pensione l’anno scorso, non è stato nominato alcun sostituto. Questa proposta di legge deriva dal desiderio della coalizione di controllare questa nomina, in modo da poter scegliere un commissario che possa controllare i giudici, soprattutto il Presidente della Corte Suprema Isaac Amit, contro il quale il Ministro della Giustizia Levin aveva presentato una denuncia.
Inoltre, c’è anche una proposta che intende consentire ai politici di assumere il controllo del Comitato per le Nomine Giudiziarie. Secondo l’ex Presidente della Corte Suprema Aharon Barak, se questa legge passerà, chiunque desideri essere nominato come giudice, o qualsiasi giudice che desideri essere promosso, saprà di dover accontentare i politici. “Una situazione del genere potrebbe far crollare la base dell’esistenza di Israele come democrazia, una base che è comune a ogni democrazia, ossia la separazione dei diversi rami del governo”, ha scritto Barak.
È inaccettabile che, mentre l’attenzione della maggior parte dell’opinione pubblica è rivolta agli ostaggi, a quelli che sono tornati e a quelli che stanno ancora aspettando la loro liberazione dalla prigionia, il governo stia sfruttando la situazione con totale cinismo per continuare a lottare per l’indebolimento della democrazia di Israele, trasformandolo così in un altro paese.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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