di Turki Al Faisal,
The National, 3 febbraio 2025.
In occasione della recente dichiarazione di Donald Trump di voler trasferire i palestinesi da Gaza, il Principe Turki Al Faisal gli scrive una lettera su The National.

Caro Presidente Trump,
Il popolo palestinese non è un immigrato illegale da deportare in altre terre. Le terre sono le loro terre e le case che Israele ha distrutto sono le loro case, e le ricostruiranno come hanno fatto dopo i precedenti assalti israeliani.
La maggior parte degli abitanti di Gaza sono rifugiati, cacciati dalle loro case che si trovavano in quello che oggi è Israele e nella Cisgiordania, a causa del precedente assalto genocida israeliano contro di loro nelle guerre del 1948 e del 1967. Se devono essere trasferiti da Gaza, dovrebbero poter tornare alle loro case e ai loro aranceti e oliveti a Haifa, Jaffa e in altre città e villaggi da cui sono fuggiti o sono stati cacciati con la forza dagli israeliani.
Signor Presidente, molte delle decine di migliaia di immigrati che giunsero in Palestina dall’Europa e da altri luoghi dopo la Seconda Guerra Mondiale rubarono le case e i terreni palestinesi, terrorizzarono gli abitanti e si impegnarono in una campagna di pulizia etnica. Ahimè, l’America e il Regno Unito, i vincitori della guerra, rimasero a guardare e addirittura facilitarono gli sfratti omicidi dei Palestinesi dalle loro case e terre.
L’America e il Regno Unito non volevano accogliere le vittime dell’Olocausto di Adolf Hitler, quindi si accontentarono di inviarle in Palestina. Nel libro Otto giorni a Yalta, l’autrice Diana Preston fa riferimento a una conversazione tra l’allora Presidente degli Stati Uniti Franklin Roosevelt e il suo omologo russo Joseph Stalin. Preston scrive: “La conversazione si spostò sul tema delle patrie ebraiche. Roosevelt disse di essere un sionista… Quando Stalin chiese a Roosevelt quale regalo avesse intenzione di fare al [re saudita] Ibn Saud, lui rispose che la sua unica concessione sarebbe stata quella di dargli sei milioni di ebrei…”.
Fortunatamente, quando Roosevelt incontrò Ibn Saud, il re lo dissuase da quell’offerta e suggerì di offrire agli ebrei le migliori terre della Germania come risarcimento per l’Olocausto. Purtroppo, Harry Truman, successore di Roosevelt, sostenne con convinzione l’immigrazione ebraica in Palestina e alla fine fu determinante per la creazione di Israele.
La violenza e lo spargimento di sangue a cui assistiamo oggi sono il risultato di quell’azione e della precedente complicità britannica con le ambizioni sioniste dal 1917 fino ad allora.
Signor Presidente, il suo intento dichiarato di portare la pace in Palestina è molto apprezzato nella nostra parte del mondo. Suggerisco rispettosamente che il modo per farlo è dare ai Palestinesi il loro diritto inalienabile all’autodeterminazione e ad uno stato con capitale a Gerusalemme Est, come previsto dalle Risoluzioni 181 e 194 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite e dalle Risoluzioni 242 e 338 del Consiglio di Sicurezza, nonché dall’Iniziativa di Pace Araba.
Tutti i paesi arabi e islamici, così come l’Autorità Palestinese, accettano i termini dell’Iniziativa di Pace Araba per porre fine alle ostilità e stabilire relazioni con Israele. Centoquarantanove Paesi riconoscono lo stato palestinese. La prego di far diventare il suo paese il 150°. Non ci sarà pace in Medio Oriente senza affrontare questa nobile questione in modo giusto ed equo.
Possa lei essere ricordato come il costruttore della pace.
Turki Al Faisal
https://www.thenationalnews.com/opinion/comment/2025/02/03/palestine-israel-middle-east-donald-trump
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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