di Chris Gunness,
Haaretz, 20 gennaio 2025.
Inondare Gaza di aiuti umanitari è fondamentale per il successo del cessate il fuoco e dell’accordo sugli ostaggi. Ma Israele sta per accelerare il collasso delle operazioni dell’UNRWA a Gaza, chiudendo i suoi servizi essenziali a Gerusalemme Est, il che potrebbe scatenare ancora più violenza.

Finalmente c’è un cessate il fuoco tra Israele e Hamas – e per il suo successo sono fondamentali gli aiuti umanitari. Uno dei maggiori ostacoli che possono impedire alla prima fase della tregua di durare per tutti i 42 giorni e di passare alla seconda fase è rappresentato dalle centinaia di migliaia di gazawi malati, affamati, assetati, traumatizzati e senza casa. Le popolazioni disperate, private e devastate non sono buoni partner per la pace.
L’unico modo per affrontare questo problema è inondare Gaza di aiuti umanitari. Tutti i valichi devono essere aperti 24 ore su 24, 7 giorni su 7, per l’ingresso di cibo, acqua, medicinali, prodotti per l’igiene personale: l’intera gamma di aiuti umanitari e attrezzature.

Gli alloggi sono la seconda più urgente priorità. Il 90% delle abitazioni a Gaza è distrutto o danneggiato. La gente tornerà in luoghi pieni di crateri e rifugi bombardati dove un tempo c’erano le loro case. Materiali e le attrezzature per il recupero su scala industriale saranno fondamentali, per evitare l’insorgere di malattie trasmissibili di massa.
Come hanno detto ripetutamente i leader mondiali e le voci ragionevoli in Israele, solo l’UNRWA ha l’infrastruttura per distribuire gli aiuti nella scala necessaria. Non viene riportato spesso in Israele, ma appartengono all’UNRWA due terzi degli oltre 4.000 camion che attendono fuori Gaza in coda per entrare.

Durante la guerra, 7.000 dipendenti dell’UNRWA hanno fornito 16.000 visite mediche al giorno, costituendo due terzi di tutta l’assistenza sanitaria primaria a Gaza. L’UNRWA ha anche fornito servizi idrici e igienico-sanitari, cibo a quasi due milioni di persone, supporto psico-sociale a tre quarti di milione di gazawi: tutto questo mentre piovevano bombe da 2.000 libbre, uccidendo 266 membri del personale UNRWA fino al 9 gennaio. Quale organizzazione umanitaria israeliana avrebbe il coraggio e l’impegno di rimanere al suo posto di fronte a un tale massacro?
Oggi, solo l’UNRWA, con la sua enorme flotta di veicoli, magazzini, centri di distribuzione e personale, ha le dimensioni per rallentare la diffusione della fame di massa. Per quanto riguarda la ricostruzione e il supporto alla bonifica dell’enorme quantità di ordigni inesplosi che si trovano sotto una stima di cinquanta milioni di tonnellate di macerie, l’importante dipartimento di ingegneria dell’UNRWA sarà essenziale.
Quando parliamo dei servizi salvavita dell’UNRWA, non si tratta solo di retorica. È reale. Ed è reale in un modo che potrebbe avere un tangibile effetto per il successo del piano di cessate il fuoco e il tanto atteso ritorno di tutti gli ostaggi da Gaza.

Le due proposte di legge della Knesset che pongono fine alla ‘cooperazione’ di Israele con l’UNRWA dovrebbero entrare in vigore tra meno di due settimane. In tal caso, le attività dell’UNRWA nei territori controllati e occupati da Israele saranno illegali in base alla nuova legislazione e qualsiasi funzionario o istituzione israeliana che si impegni con l’UNRWA agirà in violazione della legge.
Haaretz ha recentemente riportato un potente avvertimento del direttore dell’UNRWA in Cisgiordania, Roland Friedrich, sugli effetti potenzialmente devastanti della legislazione imminente sui Palestinesi e sulla stabilità regionale. “A Gaza e in Cisgiordania, forniamo istruzione a 370.000 bambini, incorporando la tolleranza nei nostri programmi”, ha detto. “Se questo scompare, il rischio di radicalizzazione aumenterà”.
Sebbene non sia chiaro in che modo le due proposte di legge soffocheranno le operazioni dell’UNRWA in Cisgiordania e a Gaza, in una lettera all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, l’Ambasciatore israeliano delle Nazioni Unite ha illustrato i piani del Governo Netanyahu per Gerusalemme Est occupata. Ha detto che Israele ha deciso “di garantire l’erogazione di quei servizi che finora sono stati forniti dall’UNRWA a Gerusalemme, anche nei settori della salute e dell’istruzione”.
La conclusione inevitabile è che le autorità israeliane hanno intenzione di prendere il controllo di dieci scuole UNRWA, un centro di formazione professionale e i tre centri sanitari UNRWA a Gerusalemme Est, che servono circa 63.500 rifugiati registrati. Gli studenti di queste scuole verrebbero probabilmente inviati alle scuole israeliane per la popolazione palestinese di Gerusalemme Est occupata, i cui programmi di studio sono soggetti a un’interferenza totale da parte delle autorità israeliane, incentrata sulla narrazione israeliana e che sopprime o omette completamente la storia e i simboli palestinesi. Immaginiamo che ai bambini israeliani venga detto dall’Autorità Palestinese quali libri studiare. Ci sarebbe indignazione, probabilmente violenta.
C’è anche un grande punto interrogativo sull’enorme sede dell’UNRWA nel quartiere Sheikh Jarrah di Gerusalemme, dove il Commissario Generale e il suo staff principale hanno gli uffici e che è anche la sede delle operazioni dell’Agenzia in Cisgiordania.
Il complesso dell’UNRWA, che contiene diversi enormi magazzini per i beni umanitari, è stato oggetto di attacchi incendiari negli ultimi mesi. Anche prima dell’approvazione delle due proposte di legge, diversi membri della Knesset hanno chiesto di tagliare l’acqua e l’elettricità alla struttura e di espellere l’Agenzia. Ci sono state persino segnalazioni che l’Autorità fondiaria israeliana sequestrerà la sede dell’UNRWA e la cederà a coloni ebrei condannati a livello internazionale, realizzando 1.440 unità abitative, il tutto in palese violazione degli obblighi di Israele ai sensi del diritto internazionale.
L’espulsione dell’UNRWA da Gerusalemme Est occupata avrebbe un impatto potenzialmente devastante su oltre 60.000 rifugiati palestinesi che dipendono da queste strutture, oltre a provocare un profondo danno politico.

Il quartiere di Sheikh Jarrah, a Gerusalemme Est, durante una protesta contro lo sfratto dei residenti palestinesi. Noam Rivkin Fanton
Una tale mossa alimenterebbe probabilmente il crescente risentimento internazionale contro Israele e favorirebbe la campagna per l’espulsione di Israele dalle Nazioni Unite, come avvenne per il Sudafrica dell’apartheid.
In modo altrettanto significativo, questa accelerazione dell’annessione de facto di Gerusalemme Est probabilmente provocherà una reazione violenta tra i palestinesi, come le azioni israeliane a Gerusalemme hanno fatto molte volte in passato, e potrebbe portare a inviti alla jihad [guerra santa] in modo più pressante nelle strade arabe. Nel contesto di un Medio Oriente esplosivo, questo potrebbe portare a un numero ancora maggiore di ‘fronti di battaglia’ per Israele.
Nel suo parere consultivo del luglio dello scorso anno, che dichiarava illegale l’occupazione israeliana, la Corte Internazionale di Giustizia ha affermato che Israele non ha il diritto di esercitare poteri sovrani in nessuna parte dei Territori Palestinesi Occupati. Inoltre, l’espulsione forzata dell’UNRWA da Gerusalemme occupata costituirebbe una violazione della Convenzione sui Privilegi e le Immunità delle Nazioni Unite, che obbliga Israele a cooperare con le agenzie ONU come l’UNRWA. E l’espulsione dell’UNRWA da parte di Israele è una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite, che vieta esplicitamente questi attacchi a qualsiasi organismo delle Nazioni Unite.
Israele, con il suo attacco all’UNRWA, sta già tentando di eliminare unilateralmente dal processo di pace i rifugiati palestinesi e i loro diritti inalienabili. Come ho sostenuto molte volte, questo fallirà. Così come il tentativo unilaterale e illegale di Israele di togliere Gerusalemme dal tavolo dei negoziati, espellendo l’UNRWA.
Questo non farà altro che aggravare il crescente status di paria internazionale di Israele, accrescendo al tempo stesso la probabilità di un ritorno alla guerra a Gaza. Una svolta catastrofica di questo tipo sarebbe una sconfitta per tutti, non da ultimo per Israele stesso.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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