di Ahmed Nour, Joe Tidy e Yara Farag,
BBC World Service, 17 dicembre 2024.
Secondo una ricerca della BBC, Facebook ha fortemente limitato la capacità degli organi di informazione palestinesi di raggiungere il pubblico durante la guerra tra Israele e Gaza.
In un’analisi completa dei dati di Facebook, abbiamo scoperto che le redazioni dei territori palestinesi – a Gaza e in Cisgiordania – hanno subito un brusco calo del coinvolgimento dell’audience dall’ottobre 2023.
La BBC ha anche visto documenti trapelati che mostrano come Instagram – un’altra piattaforma di proprietà di Meta – ha aumentato la moderazione dei commenti degli utenti palestinesi dopo l’ottobre 2023.
Meta – la società proprietaria di Facebook – afferma che qualsiasi insinuazione secondo cui avrebbe deliberatamente soppresso voci particolari è “inequivocabilmente falsa”.
Dall’inizio della guerra tra Israele e Gaza, solo pochi reporter esterni hanno avuto il permesso di entrare nel territorio costiero palestinese di Gaza dall’esterno, e hanno potuto farlo solo scortati dall’esercito israeliano.
I social media hanno colmato la lacuna per coloro che desideravano ascoltare altre voci dall’interno di Gaza. Le pagine Facebook di organi di informazione come Palestine TV, l’agenzia di stampa Wafa e la testata palestinese Al-Watan News – che operano dal territorio della Cisgiordania – sono diventate una fonte vitale di aggiornamento per molte persone in tutto il mondo.
BBC News Arabic ha raccolto i dati di engagement [coinvolgimento dei lettori] delle pagine Facebook di 20 importanti organizzazioni giornalistiche con sede in Palestina nell’anno precedente agli attacchi di Hamas contro Israele del 7 ottobre e nell’anno successivo.
L’engagement è una misura chiave dell’impatto che un account di social media sta avendo e del numero di persone che vedono i suoi contenuti. Include fattori quali il numero di commenti, reazioni e condivisioni.
Durante un periodo di guerra, ci si aspetterebbe un aumento del coinvolgimento del pubblico. Tuttavia, i dati hanno mostrato un calo del 77% dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023.
Palestine TV ha 5,8 milioni di follower su Facebook. I giornalisti della redazione hanno condiviso con noi le statistiche che mostrano un calo del 60% nel numero di persone che vedono i loro post.
“L’interazione è stata fortemente limitata e i nostri messaggi hanno smesso di raggiungere le persone”, afferma Tariq Ziad, giornalista del canale.
Nell’ultimo anno, i giornalisti palestinesi hanno espresso il timore che i loro contenuti online siano “banditi” da Meta – in altre parole, che sia limitato il numero di persone che li vedono.
Per verificarlo, abbiamo effettuato la stessa analisi dei dati sulle pagine Facebook di 20 organizzazioni giornalistiche israeliane come Yediot Ahronot, Israel Hayom e Channel 13. Anche queste pagine hanno pubblicato una grande quantità di contenuti legati alla guerra, ma il coinvolgimento del pubblico è aumentato di quasi il 37%.
Meta è stata precedentemente accusata da palestinesi e gruppi per i diritti umani di non moderare in modo equo le attività online.
Un rapporto indipendente del 2021, commissionato dall’azienda, ha affermato che ciò non era intenzionale, ma dovuto alla mancanza di competenze di lingua araba tra i moderatori. Parole e frasi venivano interpretate come offensive o violente, mentre in realtà erano innocue.
Ad esempio, la frase araba “Alhamdulillah”, che significa “Lode a Dio”, a volte veniva tradotta come “Lode a Dio, i terroristi palestinesi stanno combattendo per la loro libertà”.
Per verificare se questo spiegasse il calo di engagement nei confronti degli organi di informazione palestinesi, la BBC ha condotto la stessa analisi sulle pagine Facebook di 30 importanti fonti di notizie in lingua araba con sede fuori dalla Palestina, come Sky News Arabia e Al-Jazeera.
Tuttavia, queste pagine hanno registrato un aumento medio dell’engagement di quasi il 100%.
Rispondendo alla nostra ricerca, Meta ha sottolineato di non aver fatto mistero delle “misure temporanee sul prodotto e sulle normative” adottate nell’ottobre 2023.
Ha dichiarato di aver affrontato una sfida per bilanciare il diritto alla libertà di parola con il fatto che Hamas è sia sanzionato dagli Stati Uniti che designato come organizzazione pericolosa secondo le normative di Meta.
Il gigante tecnologico ha anche affermato che le pagine che pubblicavano esclusivamente notizie sulla guerra avevano maggiori probabilità di subire un impatto sull’engagement.
“Riconosciamo di aver commesso degli errori, ma qualsiasi insinuazione secondo cui avremmo deliberatamente soppresso una particolare voce è inequivocabilmente falsa”, ha dichiarato un portavoce.
Documenti di Instagram trapelati
La BBC ha anche parlato con cinque ex e attuali dipendenti di Meta dell’impatto che, secondo loro, le politiche dell’azienda hanno avuto sui singoli utenti palestinesi.
Una persona, che ha parlato in forma anonima, ha condiviso documenti interni trapelati riguardo a una modifica apportata all’algoritmo di Instagram, che ha inasprito le misure sui palestinesi che commentano i post di Instagram.
“Nel giro di una settimana dall’attacco di Hamas, il codice è stato modificato rendendolo essenzialmente più aggressivo nei confronti del popolo palestinese”, ha affermato.
I messaggi interni mostrano che un ingegnere ha sollevato preoccupazioni riguardo alla modifica, temendo che potesse “introdurre nel sistema un nuovo pregiudizio contro gli utenti palestinesi”.
Meta ha confermato di aver preso la misura, ma ha detto che è stata necessaria per rispondere a quello che ha definito un “picco di contenuti di odio” provenienti dai territori palestinesi.
Ha affermato che i cambiamenti normativi introdotti all’inizio della guerra tra Israele e Gaza sono stati annullati, ma non ha precisato quando ciò sia avvenuto.
Dall’inizio del conflitto, almeno 137 giornalisti palestinesi sono stati uccisi a Gaza, ma alcuni continuano a lavorare nonostante i pericoli.

“Molte informazioni non possono essere pubblicate perché contengono immagini potenzialmente inquietanti: ad esempio, se l’esercito [israeliano] compie un massacro e noi lo filmiamo, il video non si diffonderà”, afferma Omar el Qataa, uno dei pochi fotoreporter che ha scelto di rimanere nel nord di Gaza.
“Ma nonostante le sfide, i rischi e i divieti sui contenuti”, afferma, “dobbiamo continuare a condividere i contenuti palestinesi”.
Servizio aggiuntivo di Rehab Ismail e Natalie Merzougui
https://www.bbc.com/news/articles/c786wlxz4jgo
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.