“Niente civili. Sono tutti terroristi”. Soldati dell’IDF denunciano le uccisioni arbitrarie e l’illegalità dilagante nel corridoio Netzarim di Gaza

di Yaniv Kubovich, 

Haaretz, 18 dicembre 2024.    

“Su 200 corpi, solo 10 sono stati confermati come membri di Hamas”. I soldati dell’IDF che hanno prestato servizio a Gaza raccontano ad Haaretz che chiunque attraversi una linea immaginaria nel contestato corridoio Neztarim viene colpito a morte, e ogni vittima palestinese viene considerata un terrorista, anche se era solo un bambino.

Un soldato israeliano nell’area del corridoio di Netzarim, a Gaza. Unità portavoce dell’IDF / Elaborazione immagini: Masha Tzur-Glozman

La linea non appare su nessuna mappa e non esiste in nessun ordine militare ufficiale. Anche se gli alti ufficiali delle Forze di Difesa israeliane potrebbero negarne l’esistenza, nel cuore della Striscia di Gaza, a nord del corridoio di Netzarim, non c’è nulla di più reale di questa linea.

“Le forze sul campo la chiamano ‘la linea dei cadaveri'”, racconta ad Haaretz un comandante della Divisione 252. “Dopo le sparatorie, i corpi non vengono raccolti, attirando branchi di cani che vengono a mangiarli. A Gaza, la gente sa che ovunque si vedano questi cani, è lì che non si deve andare”.

Il corridoio di Netzarim, una striscia di terra larga sette chilometri, si estende dai pressi del Kibbutz Be’eri fino alla costa mediterranea. L’IDF ha svuotato quest’area dai residenti palestinesi e ha demolito le loro case per costruire strade e postazioni militari.

Case distrutte nell’area del corridoio di Netzarim, aprile 2024. Ashraf Amra / ANADOLU / Anadolu / AFP

Sebbene ai palestinesi sia ufficialmente vietato l’ingresso, la realtà è ben più severa che in una semplice zona vietata. “È un’imbiancatura militare”, spiega un ufficiale superiore della Divisione 252, che ha prestato servizio a Gaza per tre turni di riserva. “Il comandante della divisione ha designato quest’area come ‘zona di morte’. Chiunque vi entra viene fucilato”.

Un ufficiale della Divisione 252, recentemente congedato, descrive la natura arbitraria di questo confine: “Per la Divisione, la zona di uccisione si estende fino a dove un cecchino può vedere”. Ma il problema va oltre la geografia. “Stiamo uccidendo dei civili che vengono poi conteggiati come terroristi”, dice. “Gli annunci del portavoce dell’IDF sul numero di vittime hanno trasformato la questione in una competizione tra unità. Se la Divisione 99 uccide 150 [persone], l’unità successiva punta a 200”.

Striscia di Gaza, settembre 2024. David Bachar

Questi racconti di uccisioni indiscriminate e la classificazione di routine delle vittime civili come terroristi sono emersi ripetutamente nelle conversazioni di Haaretz con i recenti veterani di Gaza.

“Definirci l’esercito più morale del mondo assolve i soldati che sanno esattamente cosa stiamo facendo”, dice un comandante senior della riserva che è recentemente tornato dal corridoio di Netzarim. “Significa ignorare che per oltre un anno abbiamo operato in uno spazio senza legge dove la vita umana non ha valore. Sì, noi comandanti e combattenti stiamo partecipando all’atrocità che si sta svolgendo a Gaza. Ora tutti devono affrontare questa realtà”.

Sebbene questo ufficiale non si rammarichi per la mobilitazione dopo il 7 ottobre (“siamo entrati in una guerra giusta”), insiste sul fatto che il pubblico israeliano merita di avere un quadro completo. “La gente deve sapere com’è veramente questa guerra, quali gravi atti stanno commettendo alcuni comandanti e combattenti all’interno di Gaza. Deve conoscere le scene disumane a cui stiamo assistendo”.

Il corridoio di Netzarim a Gaza. David Bachar

Haaretz ha raccolto testimonianze di soldati in servizio attivo, ufficiali di carriera e riservisti che rivelano l’autorità senza precedenti conferita ai comandanti. Poiché l’IDF opera su più fronti, i comandanti di divisione hanno ricevuto maggiori poteri. In precedenza, per bombardare edifici o lanciare attacchi aerei era necessaria l’approvazione del Capo di Stato Maggiore dell’IDF. Ora, tali decisioni possono essere prese da ufficiali di grado inferiore.

“I comandanti di divisione hanno ora un’autorità di potenza di fuoco quasi illimitata nelle zone di combattimento”, spiega un ufficiale veterano della Divisione 252. “Un comandante di battaglione può ordinare attacchi con i droni e un comandante di divisione può lanciare operazioni di conquista”. Alcune fonti descrivono unità dell’IDF che operano come milizie indipendenti, senza limitarsi ai protocolli militari standard.

La brigata da combattimento Nahal nel corridoio di Netzarim. Unità del portavoce dell’IDF

Lo abbiamo portato in gabbia

La realtà caotica ha ripetutamente costretto comandanti e combattenti ad affrontare gravi dilemmi morali. L’ordine era chiaro: “Chiunque attraversi il ponte verso il corridoio [Netzarim] si becca una pallottola in testa””, ricorda un combattente veterano della Divisione 252.

“Una volta le guardie hanno avvistato una persona che si avvicinava da sud. Abbiamo reagito come se si trattasse di una grande incursione di militanti. Abbiamo preso posizione e abbiamo aperto il fuoco. Sto parlando di decine di proiettili, forse di più. Per un minuto o due abbiamo continuato a sparare a quel corpo. Quelli intorno a me sparavano e ridevano”.

Ma l’incidente non è finito lì. “Ci siamo avvicinati al corpo coperto di sangue, lo abbiamo fotografato e abbiamo preso il suo telefono. Era solo un ragazzo, forse di 16 anni”. Un ufficiale dei servizi segreti ha raccolto gli oggetti e ore dopo i combattenti hanno saputo che il ragazzo non era un agente di Hamas, ma solo un civile.

“Quella sera, il comandante del nostro battaglione si è congratulato con noi per aver ucciso un terrorista, dicendo che sperava che domani ne avremmo uccisi altri dieci”, aggiunge il combattente. “Quando qualcuno ha fatto notare che era disarmato e sembrava un civile, tutti lo hanno sgridato. Il comandante ha detto: ‘Chiunque attraversi la linea è un terrorista, niente eccezioni, niente civili. Tutti sono terroristi”. Questo mi ha profondamente turbato: ho dunque lasciato la mia casa per dormire in un edificio infestato dai topi per questo? Per sparare a persone disarmate?”.

Episodi simili continuano ad emergere. Un ufficiale del comando della Divisione 252 ricorda quando il portavoce dell’IDF ha annunciato che le loro forze avevano ucciso oltre 200 militanti. “La procedura standard prevede che si fotografino i corpi e si raccolgano i dettagli, quando possibile, per poi inviare le prove all’intelligence per verificare lo status di militante o almeno confermare che sono stati uccisi dall’IDF”, spiega. “Di queste 200 vittime, solo dieci sono state confermate come agenti noti di Hamas. Eppure nessuno ha messo in dubbio l’annuncio pubblico di aver ucciso centinaia di militanti”.

Il fumo si alza sopra l’area del corridoio di Nezarim, agosto 2024. Eyad BABA / AFP

Un altro combattente descrive di aver visto quattro persone disarmate che camminavano normalmente, individuate da un drone di sorveglianza. Nonostante non sembrassero militanti, un carro armato è avanzato e ha aperto il fuoco con la sua mitragliatrice. “Centinaia di proiettili”, ricorda. Tre sono morti immediatamente (“la loro vista mi perseguita”, dice), mentre il quarto è sopravvissuto e ha alzato le mani in segno di resa.

“Lo abbiamo messo in una gabbia allestita vicino alla nostra posizione, lo abbiamo spogliato dei suoi vestiti e lo abbiamo lasciato lì”, racconta il soldato. “I soldati che passavano di lì gli sputavano addosso. È stato disgustoso”. Alla fine è arrivato un interrogatore militare, lo ha interrogato brevemente mentre gli puntava una pistola alla testa, poi ha ordinato il suo rilascio”. L’uomo stava semplicemente cercando di raggiungere i suoi zii nel nord di Gaza. Più tardi, gli ufficiali ci hanno elogiato per aver ucciso dei “terroristi”. Non riuscivo a capire cosa intendessero”, racconta il combattente.

Dopo un giorno o due, i corpi sono stati sepolti nella sabbia da un bulldozer. “Non so se qualcuno si ricorda che sono lì. La gente non capisce: tutto questo non uccide solo gli arabi, uccide anche noi. Se mi chiamano un’altra volta a Gaza, non credo che ci andrò”.

In un altro incidente, i posti di osservazione hanno individuato due persone che camminavano verso Wadi Gaza, un’area designata come riservata. Un drone ha rivelato che portavano una bandiera bianca e camminavano con le mani alzate. Il vice comandante di battaglione ha ordinato alle truppe di sparare per uccidere. Quando un comandante ha protestato, indicando la bandiera bianca e suggerendo che potevano essere ostaggi, è stato respinto. “Non so cosa sia una bandiera bianca, spara per uccidere”, ha insistito il vicecomandante, un riservista della Brigata 5. Alla fine le due persone sono tornate a sud, ma il comandante che protestava è stato accusato di essere un codardo.

Attività dell’IDF nel corridoio di Netzarim. Unità portavoce dell’IDF

Questi confini invisibili a nord e a sud del corridoio compaiono spesso nelle testimonianze. Anche i soldati che presidiano le posizioni di imboscata dicono che non sempre era chiaro dove fossero tracciate queste linee. “Chiunque si avvicinasse a qualsiasi linea decisa in quel momento era considerato una minaccia – non c’era bisogno del permesso per sparare”.

Questo approccio non è limitato alla Divisione 252. Un riservista della Divisione 99 racconta di aver visto un drone che mostrava “un adulto con due bambini che attraversavano la linea proibita”. Camminavano disarmati, apparentemente alla ricerca di qualcosa. “Li tenevamo sotto completa sorveglianza con il drone e le armi puntate contro di loro – non potevano fare nulla”, racconta. “All’improvviso abbiamo sentito una forte esplosione. Un elicottero da combattimento aveva sparato un missile contro di loro. Chi può pensare che sia legittimo sparare un missile contro dei bambini? E con un elicottero? Questa è pura malvagità”.

La maggior parte dei comandanti intervistati afferma che inizialmente l’aviazione ha agito come forza di contenimento, soprattutto per quanto riguarda gli attacchi con i droni. Si rifiutavano di attaccare obiettivi non confermati, aree popolate e rifugi umanitari. Tuttavia, questa cautela si è erosa nel tempo. “Le forze aeree non mettono quasi più in discussione nulla; anche i loro meccanismi di sicurezza sono crollati”, afferma un comandante.

La Divisione 252 ha trovato il modo di aggirare la supervisione delle forze aeree usando una “parola magica”: la “procedura flash”, spiega un ufficiale che ha familiarità con le operazioni. Pensata per le forze sotto tiro o per l’evacuazione delle vittime, garantisce un attacco aereo entro 30 minuti senza bisogno di approvazioni. Qualsiasi ufficiale, dal comandante di battaglione in su, poteva invocarla. Quando le richieste di puntamento venivano negate per vari motivi, il Generale di Brigata Yehuda Vach ci diceva di usare la ‘procedura flash’”, racconta l’ufficiale.

Il selvaggio West all’ennesima potenza

Vach, 45 anni, nato nell’insediamento cisgiordano di Kiryat Arba, ha fatto la gavetta nelle unità militari d’élite prima di comandare la Scuola di Formazione per Ufficiali dell’IDF. Promosso Generale di Brigata la scorsa estate, ha assunto il comando della Divisione 252. Il suo primo discorso ai comandanti in un avamposto del corridoio è stato rivelatore.

Yehuda Vach, ex comandante della Bahad 1, la Scuola di Formazione per Ufficiali dell’esercito israeliano. Unità del portavoce dell’IDF

“La sua visione del mondo e le sue posizioni politiche guidavano chiaramente le sue decisioni operative”, ricorda un ufficiale veterano presente. Un altro ufficiale lo ha descritto come un “piccolo Napoleone” inadatto al comando di una divisione: “Il ruolo richiede giudizio… abbiamo capito subito che gli mancava, ma non ci siamo resi conto di quanto”.

Giorni dopo, Vach ha dichiarato che “non ci sono innocenti a Gaza”, secondo un ufficiale. Sebbene questo sentimento non sia raro tra i soldati, con Vach “non era solo un’opinione, ma una dottrina operativa: tutti sono terroristi”. Ha detto ai suoi comandanti che “in Medio Oriente la vittoria passa attraverso la conquista del territorio. Dobbiamo continuare a conquistare finché non vinciamo”.

Sotto Vach, l’atmosfera da Far West si è intensificata. Il confine della “zona di morte” cambiava continuamente: “500 metri qui oggi, 500 metri là domani”, dice un combattente. Mentre anche altre unità infrangevano le regole, gli ufficiali dicono che Vach si spingeva oltre.

Uno dei concetti che ha introdotto è stato quello di dichiarare chiunque entrasse nella zona di uccisione un terrorista in ricognizione. “Ogni donna è un esploratore o un uomo travestito”, spiega un ufficiale. “Vach decise persino che chiunque fosse in bicicletta poteva essere ucciso, sostenendo che i ciclisti erano collaboratori dei terroristi”.

La sua iniziativa privata di spostare con la forza la popolazione del nord di Gaza verso sud mancava di un’autorizzazione ufficiale. “Abbiamo cercato ordini operativi ma non abbiamo trovato nulla”, dice un ufficiale di comando. “Alla fine lo hanno fermato”.

Dopo la notizia della morte del leader di Hamas Yahya Sinwar, durante un briefing di comando Vach ha condiviso fantasie inquietanti sulla mutilazione e profanazione del corpo. “Avrebbero dovuto spogliarlo, metterlo nella piazza della città, fare a pezzi il cadavere e lavarlo nell’acqua di fogna. Ha cercato di spiegare come tagliare e smembrare quel corpo”, ricorda un ufficiale. “Non si trattava di uno scherzo, ma di una riunione formale di valutazione. I suoi comandanti sono rimasti in silenzio scioccati”.

Palestinesi trasportano persone ferite dopo un attacco aereo dell’IDF vicino al corridoio di Netzarim, maggio 2024. Ashraf Amra / ANADOLU / Anadolu / AFP

Lo staff della divisione ha ripetutamente cercato l’intervento del capo del Comando Sud, il Generale Maggiore Yaron Finkelman, per la condotta di Vach, ma quest’ultimo sembrava ignorare persino l’autorità di Finkelman.

All’inizio di novembre, la divisione di Vach ha lasciato il corridoio, sostituita dalla Divisione 99. Prima che la loro rotazione finale terminasse, gli ufficiali hanno chiesto spiegazioni per la sua “kill line” non autorizzata e per altre azioni. “È una situazione senza precedenti: condurre la guerra mentre tutti fanno quello che vogliono nel loro settore. Operazioni lanciate senza ordini o procedure adeguate, solo perché Vach lo ha deciso”, dice un ufficiale presente.

Vach era ossessionato da “un’immagine di vittoria”, non di Israele, ma sua. Credeva che svuotare il nord di Gaza dai palestinesi sarebbe stato il suo trionfo. “Non abbiamo raggiunto l’obiettivo”, ha ammesso a dicembre. Il suo tentativo di cacciare 250.000 residenti aggrappati alle loro case è in gran parte fallito, e solo centinaia hanno attraversato verso il sud.

Ha detto agli ufficiali che i palestinesi devono perdere la loro terra per imparare dal massacro del 7 ottobre di Hamas. “All’inizio parlava di espellere tutti a sud, pensando di attuare il Piano dei Generali da solo”, ricorda un comandante. Quando questo si è rivelato impossibile, ha cercato delle alternative. Nessuna si è concretizzata.

A marzo, Vach tornerà con la Divisione 252 nel corridoio di Netzarim.

https://www.haaretz.com/israel-news/2024-12-18/ty-article-magazine/.premium/idf-soldiers-expose-arbitrary-killings-and-rampant-lawlessness-in-gazas-netzarim-corridor/00000193-da7f-de86-a9f3-fefff2e50000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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