di Jon Henley,
The Guardian, 22 novembre 2024.
Viktor Orbán dice che non applicherà la decisione della Corte Penale Internazionale che impone ai membri della Corte di arrestare il premier israeliano se entra nel loro paese.
Il primo ministro illiberale dell’Ungheria, Viktor Orbán, ha dichiarato che inviterà il suo omologo israeliano, Benjamin Netanyahu, a visitarlo in barba al mandato di arresto della Corte Penale Internazionale (CPI), mentre i leader mondiali si dividono sulla decisione epocale della CPI.
Il più alto tribunale penale del mondo ha emesso giovedì dei mandati di arresto per Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e il comandante di Hamas Ibrahim al-Masri, comunemente noto come Mohammed Deif e ora ritenuto morto, per presunti crimini di guerra e crimini contro l’umanità.
Orbán, al cui paese è affidata la Presidenza di turno dell’Unione Europea e che in precedenza aveva detto che non avrebbe arrestato il Presidente russo, Vladimir Putin, anch’egli ricercato dalla CPI, ha definito la decisione del tribunale “oltraggiosamente sfacciata” e “cinica”.
“Non c’è altra scelta, dobbiamo sfidare questa decisione… Garantirò al signor Netanyahu, se verrà, che la sentenza non avrà alcun effetto in Ungheria e che noi non seguiremo le sue prescrizioni”, ha detto venerdì.
Le nazioni sono divise su come rispondere ai mandati di arresto, i primi mai emessi dalla CPI contro i leader di un paese democratico.
Gli analisti di Eurointelligence hanno dichiarato: “Per noi europei, questo mandato pone un vero dilemma tra il diritto internazionale -che è il nostro diritto- e la nostra politica estera, soprattutto per quegli stati membri che sostengono incondizionatamente Israele”.
In linea di principio, Netanyahu e Gallant rischierebbero l’arresto se si recassero in uno dei 124 stati membri della CPI, tra cui i Paesi dell’UE, il Regno Unito, il Canada, l’Australia, il Brasile, il Giappone e decine di Paesi dell’Africa, dell’America Latina e dell’Asia-Pacifico.
La realtà, tuttavia, è diversa – e Netanyahu e Gallant sono liberi di viaggiare in tutti i paesi che, come Israele, non sono firmatari dello Statuto di Roma che ha istituito il tribunale nel 1998, tra cui Stati Uniti, Cina, India e Russia.
Netanyahu ha denunciato i mandati di arresto come antisemiti e le accuse della CPI come “assurde e false”, mentre il più fedele alleato di Israele, gli Stati Uniti, ha dichiarato di “rifiutare fondamentalmente” la decisione e di essere “profondamente preoccupato” per gli “errori procedurali” che l’hanno determinata.
Pechino non ha criticato direttamente i mandati di arresto, ma il suo portavoce del Ministero degli Esteri, Lin Jian, ha detto venerdì che “spera che la Corte… sostenga una posizione obiettiva e giusta ed eserciti i suoi poteri in conformità con la legge”.
L’Ungheria ha firmato e ratificato lo Statuto di Roma durante il primo mandato di Orbán, ma non ha promulgato la convenzione associata per motivi di costituzionalità e quindi afferma di non essere obbligata a rispettare le decisioni della CPI.
Netanyahu ha ringraziato Orbàn per la sua “chiarezza morale”, aggiungendo: “Di fronte alla vergognosa debolezza di coloro che si sono schierati a favore di una decisione oltraggiosa contro il diritto dello stato di Israele a difendersi, l’Ungheria [si è] schierata dalla parte della giustizia e della verità”.
Il capo uscente della politica estera dell’UE, Josep Borrell, ha affermato che le decisioni del tribunale devono essere vincolanti. “Non è una decisione politica”, ha detto giovedì. “Si tratta della decisione di un tribunale, di una corte di giustizia internazionale. E la decisione del tribunale deve essere rispettata e attuata”.
Alcuni stati membri dell’UE si sono affrettati a dire che si adegueranno. La Spagna, da tempo uno dei critici europei più persistenti e decisi della guerra di Israele a Gaza, ha confermato venerdì che Netanyahu sarebbe stato arrestato se fosse entrato nel paese
Insieme a Irlanda e Norvegia, la Spagna ha riconosciuto ufficialmente uno Stato palestinese. La Ministra del Lavoro spagnola, Yolanda Díaz, ha dichiarato giovedì che Madrid è “sempre dalla parte della giustizia e del diritto internazionale… Il genocidio del popolo palestinese non può rimanere impunito”.
Una fonte del Ministero degli Esteri spagnolo ha dichiarato venerdì: “La Spagna rispetta la decisione della CPI e rispetterà i suoi impegni e obblighi in relazione allo Statuto di Roma e al diritto internazionale”.
Il primo ministro irlandese, Simon Harris, ha detto giovedì in una dichiarazione che “l’Irlanda rispetta il ruolo della CPI. Chiunque sia in grado di aiutarla a svolgere il suo lavoro vitale deve farlo con urgenza”.
Alla domanda postagli venerdì se l’Irlanda avrebbe arrestato Netanyahu – che è stato il primo Primo Ministro israeliano a visitare il paese nel 1996 – se fosse tornato, Harris ha risposto: “Sì, assolutamente. Sosteniamo i tribunali internazionali e applichiamo i loro mandati”.
Il Ministro degli Esteri olandese, Caspar Veldkamp, ha confermato giovedì al Parlamento olandese che il paese avrebbe agito “in linea di principio” in base ai mandati di cattura, qualora si fosse presentata la situazione. Ha inoltre cancellato una visita programmata in Israele per venerdì.
Il Ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha dichiarato venerdì che, sebbene Roma consideri “sbagliata” la decisione della CPI di mettere “sullo stesso piano” i leader di “un’organizzazione terroristica criminale” e quelli di un paese che “cerca di sradicarla”, l’Italia sarebbe obbligata ad arrestare i politici israeliani in caso di visita.
“Aderendo alla Corte, dobbiamo applicare le sue sentenze, è parte del trattato”, ha detto Crosetto. “Ogni stato che aderisce sarebbe obbligato – l’unico modo per non applicarle sarebbe ritirarsi dal trattato”.
La Svizzera, la Finlandia e il Portogallo hanno dichiarato che eseguiranno i mandati. Tuttavia, la Norvegia e diversi Stati membri dell’UE, tra cui la Francia e la Germania, non si sono impegnati, affermando di rispettare il diritto internazionale, ma non confermando che avrebbero agito.
Il portavoce del Ministero degli Esteri francese, Christophe Lemoine, ha dichiarato giovedì che Parigi avrebbe reagito “in linea con gli statuti della CPI”. Ma Lemoine ha rifiutato di dire se la Francia arresterebbe i leader israeliani se venissero nel paese, affermando che si tratta di “un punto giuridicamente complesso”.
La Ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, ha detto che Berlino sta esaminando i mandati. Baerbock ha detto che Berlino è “vincolata” dal tribunale in quanto paese che riconosce l’organismo e rispetta il diritto internazionale, ma la questione dell’arresto o meno di Netanyahu e Gallant è “teorica” per il momento.
Un portavoce del Primo Ministro britannico, Keir Starmer, ha detto che il Regno Unito “rispetta l’indipendenza della CPI”, ma non c’è “alcuna equivalenza morale tra Israele, una democrazia, e Hamas e l’Hezbollah libanese, che sono organizzazioni terroristiche”. Il portavoce non ha detto se la Gran Bretagna eseguirà i mandati.
Fuori dall’Europa, il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, ha dichiarato che il Canada, membro fondatore della CPI, “ha sempre detto che è molto importante che tutti rispettino il diritto internazionale… Noi difendiamo il diritto internazionale e rispetteremo tutti i regolamenti e le sentenze dei tribunali internazionali”.
La Turchia ha detto che la decisione della CPI è “una decisione tardiva ma positiva per fermare lo spargimento di sangue e porre fine al genocidio in Palestina”, mentre il Sudafrica, che ha accusato Israele di genocidio a Gaza presso la Corte Internazionale di Giustizia (CIG), ha detto che si tratta di “un passo significativo verso la giustizia per i crimini contro l’umanità e i crimini di guerra in Palestina”.
Il primo ministro argentino, Javier Milei, un alleato dichiarato di Netanyahu, ha descritto i mandati come “un atto che distorce lo spirito della giustizia internazionale”, aggiungendo: “Questa risoluzione ignora il legittimo diritto di Israele di difendersi dai continui attacchi di organizzazioni terroristiche come Hamas e Hezbollah”.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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