di Raja Abdulrahim,
The New York Times, 20 settembre 2024.
Anche se Israele segnala che sta spostando la sua attenzione verso il confine settentrionale con il Libano, non c’è stata alcuna pausa nei bombardamenti a Gaza, dove i residenti stanno per affrontare un altro inverno con poco accesso al cibo o al riparo.
Dopo quasi un anno di guerra, la paura segna la vita quotidiana dei palestinesi di Gaza. C’è la paura degli aerei da guerra israeliani che squarciano i cieli e compiono attacchi aerei mortali. C’è la paura della carestia, con solo un filo di aiuti in arrivo. C’è la paura di essere sfollati, ancora una volta, a causa degli ordini di evacuazione israeliani.
E ora, c’è una crescente paura di essere dimenticati.
L’attenzione internazionale è stata distolta, prima dai micidiali raid militari israeliani di questo mese nelle città palestinesi della Cisgiordania occupata, e questa settimana dagli attacchi coordinati contro il gruppo militante Hezbollah in Libano. I leader israeliani hanno sempre più spesso segnalato l’intenzione di spostare la loro attenzione dalla Striscia di Gaza al confine settentrionale con il Libano, in quella che il Ministro della Difesa del Paese, Yoav Gallant, ha descritto questa settimana come una “nuova fase della guerra”.
Ma la guerra che sta già conducendo a Gaza non è scomparsa. Israele, che dice di voler sradicare il gruppo armato Hamas che ha guidato l’attacco del 7 ottobre, non ha interrotto i suoi attacchi aerei né quelli di terra.
E alcuni gazawi temono che gli sforzi già traballanti per raggiungere un cessate il fuoco tra Israele e Hamas vengano messi in secondo piano, mentre le tensioni aumentano in altre aree del Medio Oriente.
“Purtroppo, la gente vede che l’attenzione va verso la Cisgiordania o verso il Libano”, ha detto Muhammad al-Masri, un contabile di 31 anni che è stato costretto a fuggire varie volte. “Non sappiamo cosa succederà qui. Non è solo depressione o miseria. È una catastrofe spaventosa e la situazione peggiora continuamente”.
Al-Masri ha mostrato un breve filmato recente che ritrae lui e la sua famiglia in fuga sul retro di un camion, con il viso bruciato dal sole e coperto di sudore. “Lo sfollamento”, ha detto, lasciando che la telecamera riprendesse una strada gremita di persone in fuga con veicoli e carretti trainati da asini, è ‘la cosa peggiore che una persona possa vivere’.
Con un accesso umanitario assai limitato, circa il 96 percento della popolazione di Gaza affronta ancora alti livelli di insicurezza alimentare acuta, ha riferito questo mese la Classificazione Integrata della Fase di Sicurezza Alimentare, una partnership di agenzie delle Nazioni Unite e gruppi umanitari internazionali. Quasi mezzo milione di persone sta affrontando livelli catastrofici di insicurezza alimentare acuta, il che significa che le famiglie soffrono di un’estrema mancanza di cibo e rischiano di morire di fame, ha riferito il gruppo.
Un’altra coalizione di gruppi di aiuto che lavorano a Gaza ha analizzato i dati recenti sugli aiuti che entrano nel territorio e ha affermato che Israele ha “sistematicamente bloccato” l’ingresso di cibo, medicine, forniture mediche, carburante e tende fin dall’inizio della guerra.
L’analisi di queste organizzazioni ha rilevato che, a causa delle restrizioni del governo israeliano sugli aiuti, l’83% del cibo di cui i gazawi hanno bisogno non arriva. I gazawi sono passati da una media di due pasti al giorno prima della guerra ad appena uno ogni due giorni, ha riferito il gruppo.
Il COGAT, un organismo del Ministero della Difesa israeliano che attua la politica governativa nella Cisgiordania e nella Striscia di Gaza occupate, non ha risposto a una richiesta di commento sul rapporto dei gruppi di aiuto.
Nel mese di agosto, una media di soli 69 camion umanitari sono entrati a Gaza ogni giorno, ben al di sotto della media di 500 camion, compresi quelli che trasportavano merci commerciali, prima della guerra, secondo le Nazioni Unite.
Circa 1,87 milioni di persone hanno bisogno di un riparo, poiché almeno il 60 percento delle case sono danneggiate o distrutte, secondo le Nazioni Unite.
“Con l’inizio della stagione invernale, basta un colpo di vento per far volare tutte le tende, perché sono solo delle coperte”, ha detto Al-Masri. “Se noi esseri umani siamo crollati, siamo stanchi, stiamo cadendo a pezzi, come può fare una tenda a rimanere in piedi per un anno intero?”.
Solo pochi mesi fa, i gazawi seguivano con ansia ogni nuovo sviluppo nei negoziati per il cessate il fuoco. Ma ora, la gente ha perso la speranza.
“Ci svegliamo e andiamo a dormire, e gli attacchi aerei non si fermano”, ha detto Rawoand Altatar, che vive con i suoi genitori a Gaza City. “Inoltre, c’è poco cibo e poca acqua e si diffondono le malattie. Le persone camminano per le strade parlando da sole”.
Ma Ahmed Saleh, un impiegato statale di 44 anni a Gaza City, ha detto che poco importa se la comunità internazionale sposta la sua attenzione altrove, perché comunque per quasi un anno “il mondo non ha fatto nulla per Gaza”.
Abu Bakr Bashir ha contribuito a questo report.
Raja Abdulrahim si occupa di Medio Oriente e si trova a Gerusalemme.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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