Dal cimitero dei vivi: un appello per i diritti dei detenuti palestinesi

di Munther Amira,

8 marzo 2024. 

Dichiarazione del detenuto palestinese liberato, Munther Amira.

Con il cuore pesante ma pieno di gratitudine, mi rivolgo a voi con queste parole, che testimoniano la resilienza dello spirito umano contro l’oppressione. Il vostro impegno costante, la vostra voce di difesa e il vostro sostegno incrollabile sono stati l’ancora di salvezza per quelli di noi che hanno sopportato le ombre dell’incarcerazione sotto l’occupazione israeliana. Oggi sono una voce per i senza voce, un faro per le innumerevoli anime che ancora languono in quelle che possono essere descritte solo come tombe di viventi, per esprimere i nostri profondi ringraziamenti e per testimoniare atrocità che rivelano una grave crisi umanitaria.

Le condizioni in cui vivono i detenuti palestinesi rappresentano una grave violazione di ogni principio di umanità e dignità. Sottoposti a forme estreme di tortura, a trattamenti degradanti e alla deliberata privazione dei bisogni primari, tra cui cibo e cure mediche, i detenuti palestinesi vivono in quella che può essere descritta solo come una campagna sistematica di disumanizzazione. L’occupazione israeliana, attraverso la sua politica di detenzione arbitraria di massa, mira non solo a sopprimere le voci dei palestinesi, ma a cancellare la loro esistenza, i loro diritti e la loro lotta per la libertà e l’autodeterminazione.

Nel contesto più ampio del genocidio in corso contro Gaza e dell’impatto catastrofico sulla popolazione palestinese, la situazione dei detenuti diventa ancora più straziante. Questo genocidio contro il popolo palestinese getta una lunga ombra sul destino di coloro che sono dietro le sbarre. Il legame tra le detenzioni arbitrarie di massa e la più ampia guerra contro la Palestina è inequivocabile e intenzionale, progettato per spezzare la volontà del popolo e reprimere qualsiasi forma di resistenza contro l’occupazione.

Il mio calvario personale, caratterizzato da gravi maltrattamenti, privazione di cure mediche ed esposizione a torture e violenze sessuali, rispecchia l’insondabile sofferenza di molti. Queste prigioni, simili a cimiteri per i vivi, sono il simbolo evidente di un regime di insediamento coloniale che cerca di cancellare la nostra identità, la nostra dignità e la nostra stessa esistenza. Le misure draconiane che ci sono state imposte – che vanno dalla negazione dei legami familiari e legali alla restrizione delle necessità e delle libertà umane di base – sono il riflesso di una campagna sistematica di disumanizzazione e demoralizzazione.

Questa politica di abusi diffusi e sistematici non è solo un affronto alla dignità dei palestinesi, ma costituisce una palese violazione del diritto umanitario internazionale, comprese le Convenzioni di Ginevra. La complicità del sistema giudiziario israeliano, con i suoi allarmanti tassi di condanna per i palestinesi e la virtuale impunità concessa agli autori di crimini contro i palestinesi, sottolinea un apparato giudiziario che funziona come strumento di occupazione.

Non potrò mai esprimere abbastanza gratitudine agli innumerevoli individui, alle organizzazioni e al vasto mare dell’umanità che sono scesi in piazza in segno di solidarietà, alzando la voce per chiedere giustizia per la Palestina e per ottenere un cessate il fuoco. Le vostre pressioni appassionate e l’incessante ricerca di giustizia non solo hanno contribuito al mio rilascio, ma continuano a far luce sulla lotta in corso per la libertà di tutti i detenuti palestinesi. Il vostro incrollabile sostegno è una potente testimonianza della forza dell’azione collettiva e dell’indomito spirito di solidarietà globale.

La comunità internazionale deve riconoscere che la condizione dei detenuti palestinesi non è un problema isolato, ma un riflesso della violenza e dell’oppressione sistemica perpetrata dall’occupazione israeliana. Le diffuse e sistematiche violazioni dei loro diritti, anche attraverso l’uso della tortura, di trattamenti inumani e degradanti, e il trasferimento forzato dei detenuti nelle carceri di Israele, costituiscono gravi violazioni delle Convenzioni di Ginevra ed equivalgono a crimini di guerra secondo il diritto internazionale.

Il silenzio e l’inazione della comunità internazionale di fronte a queste atrocità non fanno altro che rafforzare i responsabili e perpetuare la violenza e la sofferenza. Spetta a tutti gli stati, in linea con i loro obblighi giuridici in base al diritto internazionale, intraprendere azioni immediate e decisive per proteggere i diritti dei detenuti palestinesi. Ciò include ritenere l’occupazione israeliana responsabile delle sue azioni, esigere l’immediato rilascio di tutti i palestinesi detenuti arbitrariamente e garantire che i responsabili di tali gravi violazioni siano consegnati alla giustizia.

Inoltre, la comunità internazionale deve lavorare instancabilmente per affrontare le cause profonde del regime di insediamento coloniale, sostenendo il diritto del popolo palestinese all’autodeterminazione. Ciò include il riconoscimento e la risoluzione dell’occupazione illegale del territorio palestinese.

Come detenuto liberato, ho assistito in prima persona agli orrori inimmaginabili che i miei compagni palestinesi affrontano dietro le sbarre. Le cicatrici della tortura, il dolore della separazione dai propri cari e la costante paura della morte sono esperienze che nessun essere umano dovrebbe mai sopportare. Eppure, nonostante queste atrocità, lo spirito del popolo palestinese rimane intatto, la sua determinazione incrollabile.

In solidarietà con coloro che continuano a soffrire in silenzio, vi esorto a prestare la vostra voce a questa causa, a battervi per la giustizia e a unirvi a noi nella lotta per la libertà e la dignità di tutti i detenuti palestinesi. Insieme, possiamo fare luce sull’oscurità della loro esistenza e aprire la strada a un futuro in cui i diritti umani non siano solo un privilegio per pochi, ma un diritto fondamentale per tutti.

Munther Amira

Campo profughi di Aida,

Beitlahem, Palestina

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1 commento su “Dal cimitero dei vivi: un appello per i diritti dei detenuti palestinesi”

  1. Dopo decenni di solidarietà e di lotte per la Palestina libera, a favore degli studenti in Italia e del Popolo Palestinese a partire dalle scuole superiori e dall’Università, ho conosciuto dal vivo, in presenza, le condizioni reali dell’occupazione israeliana della vostra sacra Terra.
    Ho letto e studiato tutte le Risoluzioni approvate da parte dell’Onu in questi decenni contro l’Occupazione israeliana, contro le colonie, contro le violenze dei Governi e dell’Esercito Israeliano nei vostri confronti.
    Ho assistito al gravissimo, imperdonabile, corresponsabile silenzio del mondo politico, di tutti i Paesi del mondo, sul non rispetto delle Risoluzioni e delle sofferenze inumane e criminali provocate con perspicacia dal Regime nazionalista e razzista israeliano. Abbiamo richiesto ripetutamente la liberazione dei prigionieri palestinesi dalle carceri israeliane sapendo bene la loro composizione, la loro innocenza, le inumane e inaudite sofferenze e l’Alleanza della Magistratura con il Potere politico e militare israeliano. Per questo condivido la tua lettera e continuerò la testimonianza, la lotta per voi prigionieri, per il Popolo Palestinese, per la Verità Storica e per la fine della guerra e del Genocidio in atto nella Millenaria Terra di Gaza e della Palestina.

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