Il rifiuto internazionale e arabo di prevenire l’annientamento del popolo palestinese deve finire

Ott 22, 2023 | Notizie

Dichiarazione congiunta di 48 organizzazioni per i diritti umani di otto Paesi arabi

Mwatana, 20 ottobre 2023. 

Le sottoscritte organizzazioni arabe per i diritti umani chiedono agli Stati che sono membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e agli Stati membri della Lega degli Stati Arabi di agire immediatamente per evitare che la situazione a Gaza si trasformi nel crimine di genocidio contro i civili palestinesi. Le organizzazioni sottoscritte esortano questi Paesi ad assumersi le proprie responsabilità legali e politiche e a presentare urgentemente al Consiglio di Sicurezza una bozza di risoluzione nell’ambito del Capitolo 7 della Carta delle Nazioni Unite per un cessate il fuoco immediato e incondizionato, per garantire immediatamente varchi umanitari sicuri per la consegna di aiuti vitali e per porre fine all’uso da parte di Israele della fame come tattica di guerra.

Lo scoppio dei sanguinosi eventi in Israele e Palestina è iniziato il 7 ottobre 2023. Il presidente americano Joe Biden, il suo omologo francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Rishi Sunak hanno rilasciato numerose dichiarazioni politiche irresponsabili, affermando il diritto assoluto di Israele, svincolato dal rispetto del diritto internazionale, di difendersi in risposta agli attacchi di Hamas. Biden, Macron e Sunak non hanno dato priorità alla protezione dei civili, come richiesto dal diritto umanitario internazionale e dalle leggi di guerra. Hanno inoltre ignorato i principi di proporzionalità e distinzione, che vengono applicati nei conflitti armati per limitare i danni alla popolazione civile e alle infrastrutture civili a seguito di operazioni militari e che devono essere presi in considerazione prima di iniziare attacchi militari.

Alcuni di questi Paesi hanno concretizzato materialmente le loro irresponsabili dichiarazioni politiche inviando navi da guerra, anche dopo che l’esercito di occupazione ha iniziato le sue operazioni di rappresaglia, dirigendo i suoi attacchi militari contro i civili palestinesi, le scuole, gli ospedali e i rifugi delle Nazioni Unite, in violazione di tutte le leggi internazionali. Gli attacchi israeliani hanno causato la distruzione massiccia di infrastrutture civili e ferite orribili tra i civili, compresi bambini e donne. Questo pericoloso sostegno incondizionato non è diminuito nemmeno dopo le dichiarazioni pubbliche dei leader politici e militari israeliani che decretavano lo sfollamento forzato dei civili a Gaza e minacciavano criminali genocidi contro i palestinesi, descritti come “animali umani” dal Ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant. I governi della regione araba e della comunità internazionale non hanno condannato questa retorica incendiaria e disumanizzante, che incita alla violenza e al genocidio contro i palestinesi. Il silenzio di questi governi dà il via libera alla continua attuazione da parte di Israele di crimini contro i civili a Gaza e in Cisgiordania, che rappresentano crimini di guerra e crimini contro l’umanità.

Il 18 ottobre, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi in una sua dichiarazione ha risposto al piano di Israele di sfollare con la forza i palestinesi dalle loro terre, suggerendo di sfollarli nel deserto del Negev e non nel Sinai; dimostrando di condividere l’obiettivo di Israele di liquidare la resistenza all’occupazione senza affrontare la necessità di porre fine all’occupazione. La maggior parte dei governi arabi non ha usato le proprie risorse e i propri strumenti economici, politici, diplomatici e morali per fare pressione su Israele e sui suoi alleati, affinché rimuovessero l’assedio su Gaza, assicurassero un cessate il fuoco e impedissero una guerra di annientamento.

La Lega degli Stati arabi non ha affrontato il blocco imposto a Gaza, compreso l’uso da parte di Israele della fame come metodo di guerra, che costituisce un crimine di guerra e un crimine contro l’umanità. L’11 ottobre, la Lega degli Stati arabi ha emesso una risoluzione debole che non conteneva una posizione araba unificata sui crimini di guerra attualmente commessi, compreso il crimine di affamare deliberatamente i palestinesi a Gaza. Allo stesso modo, il Gruppo Arabo non ha preso alcuna iniziativa, né in seno al Consiglio per i Diritti Umani, né in seno al Consiglio di Sicurezza, né in seno all’Assemblea Generale dell’ONU, per emanare una risoluzione o una raccomandazione ONU per il cessate il fuoco o per l’apertura di corridoi di soccorso umanitario. Nel frattempo, l’Autorità Palestinese si è gradualmente trasformata in un sostegno alla sicurezza dell’occupazione e attualmente non ha alcuna legittimità; viene utilizzata dall’occupazione solo per limitare i diritti e le libertà in Cisgiordania.

Le organizzazioni sottoscritte condannano inequivocabilmente l’uccisione e la presa in ostaggio di civili israeliani e stranieri il 7 ottobre, nel corso degli attacchi di Hamas contro Israele. Allo stesso tempo, sottolineano che le pesanti perdite di civili derivanti dall’escalation della risposta di Israele richiedono un approccio diverso da parte della comunità internazionale. La comunità internazionale deve esaminare in profondità le cause dello scoppio della violenza e del suo ripetersi, e deve anche cambiare rotta rispetto al decennale fallimento internazionale nel prevenire le ripetute e crescenti violazioni delle risoluzioni e degli accordi internazionali da parte di Israele, difendendo al contempo il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e al ritorno.

I crimini commessi dalle autorità di occupazione contro i palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza nel corso di oltre dieci giorni non sono un fatto nuovo, ma rappresentano invece un’estensione della politica e della pratica israeliana in corso da oltre mezzo secolo. In questo arco di tempo, migliaia di civili palestinesi sono stati uccisi, gli insediamenti illegali israeliani si sono espansi e l’assedio della Striscia di Gaza è stato prolungato per più di diciotto anni in collaborazione con il governo egiziano; negando nel frattempo il diritto dei palestinesi al ritorno e all’autodeterminazione. Secondo ripetuti rapporti delle Nazioni Unite, Israele ha deliberatamente omesso di condurre serie indagini penali sulle violazioni e sui crimini commessi dai suoi funzionari e dalle sue forze armate contro il popolo palestinese, anche durante l’”Operazione Protective Edge”, la “Grande Marcia del Ritorno”, l’”Operazione Guardiani del Muro” e l’”Operazione Breaking Dawn”, tra le altre operazioni militari. Israele continua a mantenere un sistema di indagini penali che non aderisce agli standard internazionali e non conduce indagini complete, efficaci, indipendenti e imparziali sui responsabili, compresi coloro che occupano posizioni di leadership, comandanti militari e funzionari governativi. Israele continua a impedire l’accesso agli investigatori internazionali per indagare sui crimini commessi nei territori occupati. Numerosi rapporti delle Nazioni Unite hanno indicato la politica globale di ingegneria demografica di Israele, in cui terre e risorse vengono concesse solo ai cittadini ebrei, dopo essere state confiscate ai palestinesi. Il popolo palestinese, compresi i rifugiati, viene così privato dei suoi diritti fondamentali e inalienabili con pratiche che equivalgono al crimine di apartheid, nella più completa impunità.

Di conseguenza, le organizzazioni arabe firmatarie chiedono:

1. Tutte le parti si impegnino a un immediato cessate il fuoco in conformità con una risoluzione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

2. Che vengano assicurati urgenti corridoi di soccorso umanitario per garantire la consegna di aiuti vitali alla popolazione assediata a Gaza e che i feriti vengano trasportati per essere curati in aree sicure, senza minacciare la loro possibilità di tornare a Gaza in seguito. 

3. La comunità internazionale deve obbligare Israele a smettere di usare la fame come tattica di guerra e a garantire la fornitura immediata e incondizionata di acqua, carburante ed elettricità alla Striscia di Gaza per preservare la vita dei civili.

4. L’apertura di un’indagine urgente da parte della Corte Penale Internazionale su tutti i crimini commessi da tutte le parti dal 7 ottobre in poi, assicurando che i responsabili siano portati a rendere conto del loro operato di fronte alla giustizia penale. Per garantire l’imparzialità delle indagini, gli investigatori della CPI devono avere il permesso incondizionato di entrare senza restrizioni in tutte le aree collegate al conflitto.

5. L’apertura di un’indagine da parte della Commissione d’Inchiesta delle Nazioni Unite sul territorio palestinese, per comprendere le cause profonde e i fattori responsabili dello scoppio e del ripetersi della violenza, compreso l’incitamento, i discorsi di odio, la violenza e gli omicidi commessi da tutte le parti.

6. Lo svolgimento di elezioni parlamentari e presidenziali libere ed eque nei territori occupati con la partecipazione di tutti i palestinesi senza discriminazioni, assicurando che il popolo palestinese scelga i propri rappresentanti per guidare il processo di realizzazione del proprio diritto all’autodeterminazione in conformità con il diritto internazionale.

Organizzazioni firmatarie:

– Istituto del Cairo per gli Studi sui Diritti Umani (CIHRS)

– Adala per tutti

– Fondazione Addameer per i diritti e le libertà

– Comitato di salvaguardia della Lega algerina per la difesa dei diritti umani

– Aman contro la discriminazione (ADD)

– Associazione per la libertà di pensiero e di espressione (AFTE)

– Rete dei media Aswat

– Centro per i diritti umani del Bahrein

– Organizzazione Baytna

– Organizzazione BELaady per i diritti umani

– Associazione delle famiglie Caesar

– Centro per gli studi sull’unità araba

– Centro per gli studi strategici a sostegno di donne e bambini

– Comitato per la giustizia

– Centro dei media culturali dello Yemen

– Centro per la difesa dei diritti umani

– Fronte egiziano per i diritti umani (EFHR)

– Forum egiziano per i diritti umani (EHRF)

– Iniziativa egiziana per i diritti della persona (EIPR)

– Egitto per i diritti umani

– Centro mediatico per i diritti umani e la democrazia “SHAMS

– HuMENA per i diritti umani e l’impegno civico

– Centro Justitia per la protezione legale dei diritti umani in Algeria

– Fondazione per il sostegno alla legge e alla democrazia (LDSF)

– Osservatorio sui crimini in Libia

– Centro libico per la libertà di stampa

– Organizzazione libica per i media indipendenti (LOFIM)

– Centro Maeen per lo sviluppo comunitario

– Organizzazione Musaala per i diritti umani

– Mwatana per i diritti umani

– Sindacato nazionale autonomo del personale della pubblica amministrazione (SNAPAP)

– Centro di consulenza palestinese

– Organizzazione palestinese per i diritti umani “PHRO”

– Fondazione PASS – Pace per società sostenibili

– Piattaforma per i rifugiati in Egitto

– Organizzazione Release Me che lavora con le donne

– SHOAA per i diritti umani

– Fondazione Sinai per i diritti umani

– Centro siriano per i media e la libertà di espressione

– Iniziativa Taafi

– Centro libico per la libertà di stampa LCFP

– Rete libica per l’assistenza legale

– L’Osservatorio sudanese dei diritti umani (SHRM)

– ASSOCIAZIONE TUNISINA PER LA DIFESA DELLE LIBERTÀ INDIVIDUALI (ADLI)

– Lega giovanile tunisina

– Unione dei detenuti

– Wogood per la sicurezza umana

– Fondazione Futuro dello Yemen per lo sviluppo dei media e della cultura

https://www.mwatana.org/posts-en/failure-to-prevent-the-annihilation

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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