di Qassam Muaddi,
The New Arab, 26 luglio 2023.
“Non so dove fossero questi manifestanti per la democrazia quando missili e bombe sono stati lanciati sulle nostre case”, ha dichiarato Najat Abu Butmeh, direttrice del centro femminile di Jenin.
Saranno i palestinesi a “pagare il prezzo” della crisi israeliana sulle riforme giudiziarie, hanno detto concordemente i residenti Cisgiordania occupata rispondendo alle domande di The New Arab di martedì 25 luglio.
Lunedì sera, 24 luglio, le proteste si sono intensificate nella Gerusalemme occupata e in Israele dopo che la Knesset ha approvato il disegno di legge sulle riforme giudiziarie, dopo ore di discussioni.
I manifestanti israeliani hanno bloccato le strade principali di Tel Aviv e Gerusalemme, mentre centinaia di persone hanno circondato gli edifici del governo e della Corte Suprema.
“Non credo all’idea che gli israeliani si mobilitino per difendere la democrazia. Quale democrazia?” ha dichiarato a The New Arab Nader Hanna, un operatore umanitario di Betlemme,.
“La democrazia israeliana è una democrazia per soli ebrei, dove i quasi cinque milioni di palestinesi in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza vivono sotto la legge marziale dell’ininterrotta occupazione militare israeliana, mentre i coloni che occupano abusivamente le nostre terre godono di tutte le libertà civili”, ha affermato.
“In questa ‘democrazia’, il milione e mezzo di cittadini palestinesi di Israele sono cittadini di seconda classe, con decine di loro villaggi non riconosciuti e soggetti a demolizioni e discriminazioni; quale democrazia difendono allora gli israeliani?”, ha sottolineato Hanna.
“La reazione più ipocrita finora è stata quella dei 1142 riservisti dell’aviazione israeliana che hanno rifiutato di presentarsi in servizio per protesta contro la riforma giudiziaria, come se la loro bussola morale fosse inconciliabile con la riforma giudiziaria, mentre bombardare civili e bambini a Gaza non ha provocato loro alcun problema”, ha sottolineato.
Inoltre, a luglio e giugno, per la prima volta in vent’anni, le forze aeree israeliane hanno usato droni ed elicotteri in Cisgiordania durante le incursioni nel campo profughi di Jenin.
“Non so dove fossero questi manifestanti per la democrazia quando missili e bombe venivano lanciati sulle nostre case“, ha dichiarato a The New Arab Najat Abu Butmeh, direttrice del centro femminile di Jenin.
“Una cosa che abbiamo capito, in tutti questi anni di occupazione, è che –quali che siano le differenze tra i capi politici israeliani– sono tutti d’accordo nel continuare a occuparci e a brutalizzarci”, ha osservato la donna.
“Quando ero più giovane, credevo che un cambiamento nella politica israeliana avrebbe potuto portare qualche cambiamento per noi, almeno ridurre la violenza dell’occupazione”, ha osservato. “Invece siamo sempre noi, i palestinesi, a pagare il prezzo di questi cambiamenti”, ha sottolineato.
D’altra parte, Jamal Jumaa, coordinatore della campagna palestinese di base “Stop The Wall” contro il muro e gli insediamenti israeliani, ritiene che “le riforme giudiziarie renderanno possibile la confisca de-facto delle terre palestinesi in Cisgiordania”.
“Liberare le azioni governative dalle sentenze della Corte Suprema dà al governo israeliano una scorciatoia per annettere la Cisgiordania senza dichiararlo ufficialmente”, ha affermato Jumaa.
“Questo si avvertirà soprattutto nell’area ‘C’ della Cisgiordania, come Masafer Yatta e la Valle del Giordano, e molto probabilmente sarà accompagnato da un’impennata senza precedenti nell’espansione degli insediamenti”, ha sottolineato.
Tuttavia, secondo Jumaa, “il piano di annessione è stato presentato prima di questo governo e l’agenda degli insediamenti è stata portata avanti dai governi precedenti, quindi la riforma giudiziaria non porterà un cambiamento nella politica israeliana, ma faciliterà solo la politica in corso”, ha aggiunto.
Prima dell’inizio della controversa crisi per la riforma giudiziaria, nel maggio dello scorso anno, la Corte Suprema israeliana si è pronunciata a favore dei piani di Israele per l’espulsione di circa 1000 palestinesi dalle loro case a Masafer Yatta, dopo una battaglia legale durata 22 anni.
Nel 2018 la Corte si è anche pronunciata, con il voto unanime di un collegio di tre giudici, a favore dell’uso della forza letale da parte di Israele contro i manifestanti pacifici palestinesi a Gaza, durante gli eventi della “Grande Marcia del Ritorno”. Circa 223 manifestanti palestinesi disarmati sono stati uccisi durante le proteste, 61 solo nel giorno della Nakba del 2018.
https://www.newarab.com/news/we-will-pay-palestinians-react-israeli-judicial-crisis
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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