Morti israeliani e palestinesi a confronto

Giu 22, 2023 | Notizie

di Gideon Levy,

Haaretz, 22 giugno 2023. 

La reazione di un soldato israeliano alla scena di un attacco vicino all’insediamento di Eli, nel nord della Cisgiordania, martedì 20 giugno. AHMAD GHARABLI – AFP

L’ambasciatore americano in Israele Tom Nides ha osato, lo scorso martedì, 30 giorni prima della fine del suo mandato, twittare qualcosa di vero. Ha citato in un sol colpo – difficile credere a tanto coraggio – le vittime dell’attacco israeliano al campo di Jenin e le vittime dell’attacco terroristico palestinese all’insediamento cisgiordano di Eli.

Clamori e proteste si sono subito levati in Israele. L’ambasciatore israeliano Mike Herzog, che non si fa sentire molto spesso, ha dichiarato da Washington che “una condanna indifferenziata non rende onore alle vittime”. Yedioth Ahronoth ha definito la dichiarazione dell’ambasciatore “un paragone oltraggioso”, come se si trattasse di un fatto e non di una posizione discutibile, mentre la destra urlava come al solito.

La marcia indietro dell’ambasciatore USA non si è fatta attendere. Il giorno seguente Nides ha denunciato separatamente l’”omicidio insensato” di Eli, ponendo fine alla proibita – in Israele – confusione tra chi è sacro e chi è impuro. A Jenin le vittime erano terroristi, nell’insediamento di Eli erano anime pure; in altre parole, ebrei.

Sedil Naghniyeh, 15 anni, si trovava sul tetto della sua casa nel campo profughi di Jenin con il padre Adnan per vedere cosa stava succedendo. Un soldato dell’IDF le ha sparato alla testa sotto gli occhi del padre, e mercoledì è morta per le ferite riportate. Perché l’ambasciatore statunitense non può nominarla insieme al colono Nachman Shmuel Mordoff, di 17 anni, ucciso a Eli? Il sangue di quest’ultimo è più rosso? La sua uccisione è più scellerata? In che senso? E perché l’ambasciatore Herzog pensa che il confronto tra i due non renda onore alle vittime? Per il fatto di aver mescolato sangue ebraico con altro sangue? Sedil è stata vittima di un attacco sconsiderato e sfrenato dell’IDF. L’esercito è convinto che durante le sue “retate di arresti”, la maggior parte delle quali sono inutili e illegittime, gli sia permesso di commettere qualsiasi errore, compreso sparare a tutto ciò che si muove.

Sedil è stata uccisa nel corso della resistenza dei combattenti del campo di Jenin contro l’invasione dell’IDF e durante il loro tentativo di proteggere se stessi e il loro campo dagli attacchi israeliani, che comportano persone strappate dalle loro case e un terrore incessante seminato nel campo. Non è legittima qualunque uccisione di palestinesi, nemmeno durante un’azione militare, anche se si tratta di un’azione dell’IDF; e non tutte le resistenze sono illegittime.

Nachman è stato vittima di un’operazione violenta condotta da combattenti palestinesi per vendicare le uccisioni a Jenin e come atto di resistenza contro l’insediamento di Eli, contro il ristorante e la stazione di servizio costruiti su terre palestinesi depredate.

Sarebbe meglio non spaccare il capello in quattro dal punto di vista etico per decidere quale sia stato l’omicidio più scellerato. Dovremmo piuttosto affermare che sia Sedil che Nachman sono stati vittime scioccanti e inevitabili di una realtà intollerabile, alla quale bisogna porre fine.

Gli israeliani erano ovviamente interessati solo alle vittime israeliane e ignoravano le sette vittime palestinesi di Jenin, che non avevano né un nome né una biografia, né una foto o un volto umano. Erano tutti “terroristi” e basta. Dago, il cane dell’IDF ferito e ricoverato in ospedale accanto al sergente maggiore Y., è stato sottoposto a procedure avanzate di diagnostica per immagini, la sua foto è stata pubblicata e ha ottenuto più attenzione di quanta non ne abbia ottenuta Sedil con la sua morte.

Sedil era una bella ragazza, nata e cresciuta nel campo di Jenin. Suo padre è il direttore del servizio manutenzione del Freedom Theater del campo. L’ex direttore del teatro, Jonathan Stanchek, un israeliano ora residente in Svezia, ha pianto Sedil mercoledì. La sua famiglia era stata sua vicina di casa durante i 10 anni in cui lui e la sua famiglia hanno vissuto nel campo. Solo l’estate scorsa aveva ospitato Adnan nella sua fattoria in Svezia.

Stanchek dice di non aver mai sentito il padre di Sedil pronunciare una parola di rabbia contro gli ebrei o gli israeliani, anche se per tre volte hanno demolito la sua casa, suo fratello è stato ucciso, suo figlio è in prigione e mercoledì è morta sua figlia. Sedil era un’amica di Yasmin e Yemiro, i bambini Stanchek. Giocava a Lego con Yasmin e si prendeva cura di Yemiro. Stanchek ha scritto che Sedil era una ragazza meravigliosa. A volte, giocando con sua figlia, le due bambine facevano finta di essere sedute in un caffè, di quelli che non esistono nel campo di Jenin, dove è difficile anche solo immaginare che possano esistere.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-06-22/ty-article-opinion/.premium/comparing-israeli-and-palestinian-deaths/00000188-df30-df52-a79d-df330b700000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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