Haaretz, 21 giugno 2023.
Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu sta facendo con l’opposizione quello che ha fatto con i palestinesi.
Ha avviato finti negoziati senza alcuna disponibilità a raggiungere un compromesso, giocando sul tempo per evitare un’escalation e per calmare gli americani; e alla fine ha accusato la controparte di essere responsabile del fallimento dei colloqui, per poi agire unilateralmente.
Le accuse che ha rivolto ai leader dell’opposizione sono come il bue che dice cornuto all’asino. Netanyahu ha accusato senza vergogna il leader del Partito di Unità Nazionale Benny Gantz e il leader dell’opposizione, Yair Lapid, di “inscenare un gioco”, aggiungendo: “La loro era solo la facciata di un preteso dialogo”. Ma la persona che presentava la facciata di dialogo era lo stesso Netanyahu, che aveva raggiunto un accordo con l’opposizione per l’istituzione di un Comitato per le nomine giudiziarie che avrebbe incluso un rappresentante dell’opposizione. Ma poi ha cercato di far fallire l’elezione della rappresentante dell’opposizione, Karine Elharrar.
Certo, non è riuscito nei suoi sforzi grazie a quattro eroi della coalizione che hanno deciso di dare la massima priorità a Israele piuttosto che a Netanyahu. Ma il punto fondamentale resta che non esiste un Comitato per le nomine giudiziarie.
“La loro intenzione era solo quella di tirare le cose per le lunghe e di giocare con il tempo”, ha detto questo esperto nazionale del temporeggiare. Poi ha pronunciato le formule con le quali ha finto di negoziare per mesi: “Pertanto, questa settimana ci riuniremo e inizieremo i passi pratici”.
Non a caso, il presidente Isaac Herzog ha espresso il proprio disappunto, sulle stesse linee di quanto espresso dagli intermediari americani. Herzog ha accusato la coalizione governativa di aver usato in modo manipolativo il “dialogo interno” tra le parti per giustificare ora il suo obiettivo di una legislazione unilaterale che limiti l’uso dello standard di ragionevolezza da parte dei tribunali.
Perché è proprio questo che stanno facendo. Stanno portando avanti il loro progetto sovversivo su base unilaterale. Prima di tutto: Restringere lo standard di ragionevolezza. La proposta del presidente del Comitato per la Costituzione della Knesset, Simcha Rothman, di restringere lo standard – ciò che priverebbe i tribunali della capacità di squalificare le nomine, i licenziamenti e le altre decisioni del gabinetto che non sono ragionevoli- darebbe al gabinetto e alla coalizione di governo un enorme potere di prendere decisioni irragionevoli e persino corrotte senza essere soggetti a un effettivo controllo giudiziario.
Se la proposta passasse, i ministri del gabinetto avrebbero mano libera per nominare chiunque desiderino, compresi criminali, individui poco raccomandabili o persone chiaramente non qualificate, nonché per licenziare o non nominare candidati idonei solo perché non sono “come noi” (sono cioè arabi, di sinistra, membri della comunità LGBTQ e/o donne). Restringere lo standard di ragionevolezza significherebbe anche violare gravemente la libertà di espressione e la capacità di controllare la politica del governo.
Con le sue azioni, Netanyahu ha dimostrato di non essere un partner per i negoziati e di prendere tempo con un dialogo vuoto, tanto per sedare le proteste.
Non ha senso continuare i colloqui se la legislazione per ridurre lo standard di ragionevolezza è già di fatto avanzata. Allo stesso tempo, le proteste devono continuare e persino intensificarsi.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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