Coloni israeliani attaccano città palestinesi dopo una sparatoria

di Patrick Kingsley,

The New York Times, 21 giugno 2023.

Il giorno dopo l’uccisione di quattro persone da parte di uomini armati palestinesi, gli israeliani hanno appiccato incendi in zone palestinesi e il loro governo ha affrettato i piani di espansione nella Cisgiordania occupata. Mohamad Torokman/Reuters

Gli estremisti israeliani hanno causato danni molto diffusi in un’ondata di attacchi alle città palestinesi, che si sono protratti da martedì sera a mercoledì sera, per vendicare l’uccisione di quattro israeliani da parte di uomini armati palestinesi vicino a un insediamento nel territorio.

Decine di piromani israeliani sono entrati nelle comunità palestinesi più vicine al luogo della sparatoria, appiccando incendi che hanno danneggiato decine di auto, edifici e terreni agricoli e scatenando scontri con gli abitanti dei villaggi palestinesi. Secondo il ministero della Sanità palestinese, almeno un palestinese è stato ucciso e altri 12 sono rimasti feriti, alcuni dei quali in scontri con le forze di sicurezza israeliane.

Il Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha definito inaccettabili gli attacchi dei coloni, affermando che: “Lo Stato di Israele è uno Stato di diritto. I cittadini di Israele sono tutti obbligati a rispettare la legge”.

Ma Netanyahu ha anche cercato di tranquillizzare gli alleati della linea dura del suo governo di estrema destra, annunciando che avrebbe immediatamente anticipato i piani per la costruzione di 1.000 nuove case a Eli, l’insediamento in Cisgiordania vicino al quale si è verificato l’attacco di martedì da parte di uomini armati palestinesi.

Netanyahu ha dichiarato che la decisione, che richiederà ulteriori approvazioni governative prima che si possa iniziare a costruire, è una risposta diretta all’attacco. Due combattenti di Hamas, la milizia islamista che controlla la Striscia di Gaza, hanno ucciso quattro civili israeliani in un ristorante e in una stazione di servizio vicino a Eli, prima di essere uccisi a loro volta.

“La nostra risposta al terrorismo è colpirlo con forza e costruire il nostro Paese”, ha detto Netanyahu in una dichiarazione rilasciata anche a nome del suo ministro della Difesa, Yoav Gallant, e del ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, un ex attivista dei coloni di estrema destra.

In seguito, l’esercito israeliano ha condotto un insolito attacco con un drone nel nord della Cisgiordania contro un’auto che, a suo dire, trasportava un gruppo di militanti che aveva recentemente sparato contro un posto di blocco dell’esercito. L’esercito ha dichiarato che si è trattato del primo attacco con un drone nel territorio dal 2006. Tre persone sono state uccise, hanno riferito i media palestinesi.

I partecipanti al funerale di Nachman Mordoff, 17 anni, nell’insediamento israeliano di Shilo, in Cisgiordania, mercoledì. Ohad Zwigenberg/Associated Press

La risposta di Netanyahu ha evidenziato la tensione tra i suoi sforzi per compiacere le figure pro-settler della sua coalizione di governo – la più nazionalista e socialmente conservatrice della storia di Israele – e il suo contemporaneo obiettivo di rafforzare i nuovi legami diplomatici di Israele con i governi arabi, che si oppongono all’aumento del controllo israeliano sulla Cisgiordania.

Il piano di insediamento di Netanyahu ha ottenuto il plauso dei partner della coalizione di destra, molti dei quali vogliono che egli annetta il territorio. Alcuni di loro hanno precedentemente giustificato la violenza dei coloni, che considerano una risposta legittima agli attacchi palestinesi.

Ma la risposta di Netanyahu rischia di peggiorare le relazioni di Israele col mondo arabo, i cui leader vogliono che si riducano le tensioni in Cisgiordania e hanno già espresso rabbia questa settimana per una precedente decisione israeliana di espandere e accelerare la costruzione di insediamenti.

Questa settimana, il Marocco ha rinviato un atteso vertice diplomatico con Israele per protestare contro la politica di insediamento di Netanyahu, hanno dichiarato diplomatici israeliani e di altri paesi.

Come il Bahrein e gli Emirati Arabi Uniti, il Marocco ha firmato un importante accordo diplomatico con Israele nel 2020, ponendo fine ad anni di isolamento diplomatico di Israele nella regione – e al presupposto che Israele e i governi arabi non avrebbero fatto la pace fino a quando non ci fosse stata una risoluzione del conflitto israelo-palestinese.

Nuove abitazioni nell’insediamento israeliano di Givat Ze’ev in Cisgiordania. Ohad Zwigenberg/Associated Press

Da allora, però, i tre Paesi arabi hanno ospitato ministri israeliani e hanno aumentato la cooperazione militare con il governo israeliano, ma sembrano ambivalenti sull’opportunità di approfondire ulteriormente tali legami se l’amministrazione Netanyahu continua il suo approccio duro nei confronti dei palestinesi.

Preoccupazioni simili dovrebbero rallentare gli sforzi di Netanyahu per stringere legami formali con l’Arabia Saudita, nonostante l’amministrazione Biden abbia spinto molto per fare questo accordo.

L’incendio doloso di mercoledì si è verificato nel villaggio di Turmusayya, un bersaglio frequente delle rappresaglie dei coloni, dove molti residenti palestinesi hanno anche la cittadinanza statunitense. In interviste trasmesse dai media palestinesi, una residente ha dichiarato che la sua casa è stata incendiata mentre c’erano ancora bambini all’interno. I residenti hanno chiesto all’ambasciatore statunitense a Gerusalemme, Thomas R. Nides, di ispezionare personalmente i danni.

Gli organi di informazione palestinesi hanno riferito che almeno altri nove villaggi palestinesi sono stati attaccati dai coloni che hanno distrutto le vetrine dei negozi, lanciato pietre e talvolta istituito blocchi stradali, aggredito i palestinesi e sparato proiettili contro di loro.

I palestinesi hanno accusato le forze di sicurezza israeliane di essere rimaste a guardare mentre i coloni attaccavano, e persino di aver partecipato ad alcune delle violenze.

In una dichiarazione, la polizia israeliana ha riconosciuto di aver sparato a un palestinese, ma ha affermato che i suoi agenti avevano aperto il fuoco solo dopo che i rivoltosi palestinesi avevano interferito con gli sforzi israeliani per spegnere gli incendi. L’esercito israeliano ha dichiarato di aver agito per prevenire gli scontri tra israeliani e palestinesi e ha condannato la violenza dei coloni.

L’area di Al-Lubban Al-Gharbi, nella Cisgiordania occupata, mercoledì. Ahmad Gharabli/Agence France-Presse – Getty Images

Tanta violenza ha suggerito paragoni con una precedente ondata di attacchi a febbraio, quando una sparatoria mortale da parte di un altro palestinese ha suscitato attacchi dei vigilanti israeliani in alcuni degli stessi villaggi. Gli aggressori hanno danneggiato centinaia di auto e di edifici e ucciso almeno un palestinese, ma hanno suscitato una risposta ambivalente da parte dei parlamentari israeliani di estrema destra. Alcuni di loro hanno minimizzato la violenza e un ministro anziano ha affermato che lo Stato avrebbe dovuto reagire al posto dei coloni.

Israele occupa la Cisgiordania dal 1967, quando strappò il territorio alla Giordania durante la guerra arabo-israeliana. Il territorio è al centro di ricorrenti violenze perché i suoi residenti palestinesi vorrebbero che costituisse la spina dorsale di uno Stato palestinese. Questo obiettivo è stato minato dall’occupazione militare di Israele e dalla costruzione di centinaia di insediamenti che la maggior parte dei paesi considera una violazione del diritto internazionale.

I negoziati per raggiungere una risoluzione pacifica del conflitto si sono conclusi nel 2014, con la leadership di entrambe le parti profondamente divisa su come procedere. La violenza è aumentata negli ultimi due anni, quando i giovani palestinesi sono diventati sempre più frustrati per il radicamento dell’occupazione e la mancanza di pari diritti, mentre i coloni sono diventati più forti grazie all’aumento del peso dei loro alleati di estrema destra nel governo.

Un attacco da parte di un gruppo etnico in genere provoca una risposta da parte dell’altro, creando un ciclo di violenza che pochi leader, sia nella regione che al di fuori, hanno la capacità o l’energia di interrompere.

Hiba Yazbek ha contribuito con un reportage da Gerusalemme.

Patrick Kingsley è il capo dell’ufficio di Gerusalemme e si occupa di Israele e dei territori occupati. Ha fatto reportage da più di 40 paesi, ha scritto due libri e in precedenza si è occupato di migrazione e Medio Oriente per il Guardian. @PatrickKingsley

https://www.nytimes.com/2023/06/21/world/middleeast/west-bank-settlement-palestinian-israeli-violence.html

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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