Lettera congiunta al Segretario Generale dell’ONU António Guterres e al Sottosegretario Generale Miguel Ángel Moratinos
Human Rights Watch, 3 aprile 2023.
Caro Segretario Generale dell’ONU António Guterres e Sottosegretario Generale Miguel Ángel Moratinos,
La nostra coalizione di 60 organizzazioni della società civile vi scrive per esprimere il nostro forte sostegno all’impegno delle Nazioni Unite a combattere l’antisemitismo in linea con gli standard internazionali dei diritti umani. L’antisemitismo è un’ideologia perniciosa, che rappresenta un danno reale per le comunità ebraiche di tutto il mondo e richiede un’azione significativa per combatterlo. Le nostre organizzazioni invitano i leader mondiali a condannare l’antisemitismo e a prendere provvedimenti per proteggere le comunità ebraiche, anche denunciando gli autori di crimini di odio.
Mentre l’ONU sviluppa il proprio piano d’azione per una risposta coordinata e rafforzata all’antisemitismo basata sui diritti umani, sappiamo che alcuni Governi degli Stati Membri e organizzazioni allineate con alcuni di questi Governi, così come l’ex Relatore Speciale sulla Libertà di Religione o di Credo Ahmed Shaheed, hanno chiesto che l’ONU adotti e utilizzi la “definizione operativa di antisemitismo” dell’International Holocaust Remembrance Alliance (IHRA). Esortiamo le Nazioni Unite a non farlo.
La definizione dell’IHRA è stata originariamente sviluppata per guidare la ricerca e la validazione dei dati delle forze dell’ordine, prima di essere utilizzata dall’IHRA nel suo lavoro, che comprende l’educazione sull’Olocausto e l’antisemitismo. L’adozione della definizione da parte di governi e istituzioni è spesso considerata come un passo essenziale negli sforzi per combattere l’antisemitismo. In pratica, però, la definizione dell’IHRA è stata spesso utilizzata per etichettare erroneamente le critiche a Israele come antisemite, e quindi per soffocare e talvolta reprimere le proteste non violente, l’attivismo e i discorsi critici nei confronti di Israele e/o del sionismo, anche negli Stati Uniti e in Europa. Tale uso improprio è stato criticato anche dall’ex Relatore Speciale sul Razzismo E. Tendayi Achiume.
Ken Stern, il principale redattore della definizione dell’IHRA, ha recentemente ribadito le sue preoccupazioni circa l’adozione istituzionale della definizione, in occasione della proposta di includerla in una bozza di risoluzione dell’American Bar Association (ABA) sull’antisemitismo. La preoccupazione di Stern deriva dall’uso ripetuto della definizione dell’IHRA come “arma spuntata per etichettare chiunque come antisemita”. Alla fine, i membri dell’ABA hanno adottato una risoluzione sull’antisemitismo che non fa riferimento alla definizione dell’IHRA. Il messaggio di Stern all’ABA vale anche per l’ONU.
Coloro che utilizzano la definizione dell’IHRA in questo modo tendono a basarsi su una serie di undici “esempi contemporanei di antisemitismo” allegati alla definizione dall’IHRA nel 2016. Sette di questi esempi si riferiscono allo Stato di Israele. Questi esempi, presentati come possibili illustrazioni e indicatori per “guidare l’IHRA nel suo lavoro”, includono:
- “negare il diritto all’autodeterminazione del popolo ebraico; ad esempio, sostenendo che l’esistenza di uno Stato di Israele è un’impresa razzista” e
- “applicare due pesi e due misure richiedendo a [Israele] un comportamento che non ci si aspetta o non si richiede a nessun’altra nazione democratica”.
La formulazione del primo esempio di cui sopra riguardo a “impresa razzista” apre la porta a etichettare come antisemite le critiche secondo cui le politiche e le pratiche del governo israeliano violano la Convenzione Internazionale sull’Eliminazione della Discriminazione Razziale e le scoperte delle principali organizzazioni israeliane, palestinesi e mondiali per i diritti umani, per cui le autorità israeliane stanno commettendo il crimine contro l’umanità dell’apartheid contro i palestinesi. Questo esempio potrebbe essere utilizzato anche per etichettare come antisemita la documentazione che dimostra come la fondazione di Israele abbia comportato l’espropriazione di molti Palestinesi; o anche le esortazioni, avanzate anche da alcuni membri della Knesset israeliana, a trasformare Israele da uno Stato ebraico in uno Stato multietnico che appartenga in egual misura a tutti i suoi cittadini – vale a dire, uno Stato basato sull’identità civica, piuttosto che sull’identità etnica.
L’esempio sull'”applicazione di due pesi e due misure” apre la porta ad etichettare come antisemita chiunque si concentri sugli abusi israeliani, mentre abusi anche peggiori si verificano altrove. Secondo questa logica, una persona che si dedica alla difesa dei diritti dei tibetani potrebbe essere accusata di razzismo anticinese, o un gruppo che si dedica alla promozione della democrazia e dei diritti delle minoranze in Arabia Saudita potrebbe essere accusato di islamofobia. Questo esempio suggerisce anche che è antisemita valutare Israele come qualcosa di diverso da una democrazia, anche quando si considerano le sue azioni nei Territori Palestinesi Occupati, dove da oltre mezzo secolo governa milioni di Palestinesi che non hanno voce in capitolo sulle questioni più importanti che riguardano la loro vita e che sono privati dei loro diritti civili fondamentali.
L’IHRA precisa ulteriormente i suoi esempi notando che “le critiche a Israele simili a quelle rivolte a qualsiasi altro Paese non possono essere considerate antisemite” e che qualsiasi scoperta di antisemitismo deve “prendere in considerazione il contesto generale”. Tuttavia, nella pratica, queste avvertenze non sono riuscite a impedire la strumentalizzazione politicamente motivata della definizione dell’IHRA nel tentativo di imbavagliare il discorso legittimo e l’attivismo dei critici dei diritti umani in Israele e dei sostenitori dei diritti dei palestinesi.
I bersagli delle accuse di antisemitismo basate sulla definizione dell’IHRA hanno incluso studenti e professori universitari, organizzatori di base, organizzazioni per i diritti umani e i diritti civili, gruppi umanitari e membri del Congresso degli Stati Uniti, che documentano o criticano le politiche israeliane e che parlano a favore dei diritti umani dei palestinesi. Se l’ONU approva la definizione dell’IHRA in qualsiasi forma, i funzionari dell’ONU che lavorano su questioni relative a Israele e alla Palestina potrebbero ritrovarsi ingiustamente accusati di antisemitismo sulla base della definizione dell’IHRA. Lo stesso vale per numerose agenzie, dipartimenti, comitati, commissioni e/o conferenze dell’ONU, il cui lavoro tocca questioni legate a Israele e alla Palestina, così come per gli attori della società civile e i difensori dei diritti umani impegnati nell’ONU.
Dopo che il governo del Regno Unito ha adottato la definizione di antisemitismo dell’IHRA a livello nazionale, nel 2017 almeno due università britanniche hanno vietato alcune attività previste per la “Settimana dell’Apartheid di Israele”. Una di queste, la University of Central Lancashire, ha vietato una tavola rotonda organizzata da Friends of Palestine sul boicottaggio di Israele. Un portavoce dell’università ha dichiarato: “Riteniamo che il discorso proposto sia in contrasto con la definizione [IHRA]” di antisemitismo “formalmente adottata” dal governo.
Nel febbraio 2020, i gruppi di difesa di Israele negli Stati Uniti hanno contestato il sostegno del Pitzer College e del Pomona College a una proiezione di film sulle proteste palestinesi a Gaza contro la repressione israeliana e a una discussione su “Prospettive sui college e sul conflitto israelo-palestinese”, con la partecipazione dell’importante commentatore ebreo Peter Beinart e del palestinese-americano Yousef Munayyer, ospitati da Students for Justice in Palestine (SJP). I gruppi di difesa di Israele hanno affermato che le posizioni di SJP, come il suo sostegno al movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni (BDS), sono “chiari indicatori di antisemitismo secondo gli esempi elencati dall’IHRA”. Nel gennaio 2020, i gruppi di difesa di Israele hanno chiesto all’Università del Michigan di rivedere l’agenda di una conferenza “Giovani per la Palestina”, incentrata sull’attivismo studentesco e l’organizzazione comunitaria sulla Palestina, e di “confrontarla con la definizione dell’IHRA”, e di prendere in considerazione la possibilità di cancellarla per il timore che possa alimentare l’antisemitismo.
Alcuni sostenitori della definizione di lavoro dell’IHRA l’hanno presentata come una “definizione consensuale” non controversa. Tuttavia, molti dei principali esperti di antisemitismo, studiosi di studi ebraici e dell’Olocausto, nonché esperti di libertà di parola e antirazzismo, hanno contestato la definizione, sostenendo che essa limita le critiche legittime a Israele e danneggia la stessa lotta all’antisemitismo.
Dal 2021, sono state proposte almeno due definizioni alternative: la Dichiarazione di Gerusalemme sull’Antisemitismo da parte di centinaia di studiosi di antisemitismo, studiosi sull’Olocausto, studiosi ebraici e studiosi sul Medio Oriente; è stato inoltre proposto il Documento Nexus da parte di una task force affiliata al Bard College e alla University of Southern California. Pur riconoscendo che le critiche a Israele possono essere antisemite, queste definizioni alternative definiscono più chiaramente ciò che costituisce l’antisemitismo e forniscono una guida sui contorni del discorso e dell’azione legittima nei confronti di Israele e della Palestina.
In quanto organizzazione internazionale impegnata nella promozione universale dello Stato di diritto e dei diritti umani, l’ONU dovrebbe garantire che i suoi sforzi vitali per combattere l’antisemitismo non incoraggino o sostengano inavvertitamente politiche e leggi che minano i diritti umani fondamentali, compreso il diritto di parlare e organizzarsi a sostegno dei diritti dei palestinesi e di criticare le politiche del governo israeliano.
Per questi motivi, invitiamo vivamente l’ONU a non approvare la definizione di antisemitismo dell’IHRA.
Saremo lieti di assistere gli sforzi dell’ONU per combattere l’antisemitismo in un modo che rispetti, protegga e promuova i diritti umani.
Cordiali saluti,
11.11.11
7amleh – The Arab Center for Social Media Advancement
Africa4Palestine
American Friends Service Committee
Association des Universitaires pour le Respect du Droit International en Palestine
Association France Palestine Solidarité (AFPS)
Association “Pour Jérusalem”
Belgian Academics & Artists for Palestine (BAA4P)
BDS Netherlands
Broederlijk Delen
Canadians for Justice and Peace in the Middle East
CCFD-Terre Solidaire
CIDSE
CNCD-11.11.11
Collectif Judéo Arabe et Citoyen pour la Palestine (CJACP)
Combatants for Peace
Comhlamh Justice for Palestine
Le Comité de Vigilance pour une Paix Réelle au Proche-Orient (CVPR PO)
Democracy for the Arab World Now (DAWN)
European Jews for a Just Peace
European Legal Support Center (ELSC)
European Middle East Project (EuMEP)
Finnish-Arab Friendship Society
Global Ministries of the Christian Church (Disciples of Christ) and United Church of Christ
Global Ministries of the United Methodist Church
Independent Jewish Voices Canada
Israeli Committee Against House Demolitions (Finland)
Israeli Committee Against House Demolitions (UK)
Jewish Network for Palestine (UK)
Jewish Voice for a Just Peace in the Middle East (Germany)
Jews for Palestine-Ireland
Kairos Ireland
La Cimade (France)
Ligue des droits humains (LDH)
Medico international
Mouvement de la paix France
Nederlands Palestina Komitee
One Justice
Palestinian NGOs Network (PNGO)
Parents Against Child Detention
Pax Christi USA
Plateforme des ONG françaises pour la Palestine
Presbyterian Church (USA)
The Rights Forum
Une Autre Voix Juive (France)
Union Juive Française pour la Paix (UJFP)
United Jewish People’s Order of Canada
University Network for Human Rights
Women in Black (Vienna)
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Per un’ampia raccolta di documenti (in italiano) sull’argomento, vedere: https://www.assopacepalestina.org/2023/02/08/una-raccolta-di-documenti-sulla-definizione-di-antisemitismo/
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