17 settembre 2022.
Hafez Huraini è uno degli anziani leader della comunità. Lunedì, mentre coltivava la sua terra, un gruppo di settlers israeliani armati di spranghe lo ha aggredito, procurandogli la frattura di un braccio e di una mano. Hafez e la sua famiglia praticano, in prima linea, la resistenza pacifica e non violenta messa in atto dai villaggi della zona. Non è la prima volta che avvengono aggressioni simili. I coloni escono quotidianamente dagli insediamenti per danneggiare le coltivazioni dei palestinesi. Alcune volte gli attacchi, invece, sono fisici e colpiscono gli agricoltori o i pastori.
I settlers hanno ritardato i soccorsi, impedendo inizialmente all’ambulanza di raggiungere l’uomo ferito. L’esercito israeliano, arrivato sul posto, ha disposto l’arresto di Hafez Huraini, accusandolo di aver aggredito uno dei settlers. In ospedale, l’esercito israeliano non ha permesso il contatto con i familiari, per sottoporlo alla detenzione subito dopo le medicazioni.
La detenzione è stata rinnovata, poi, per almeno altri cinque giorni, fino a quando non verrà svolto il processo, in cui Hafez, in quanto palestinese, risponderà difronte alla corte militare. Al contrario, i settlers, se chiamati in giudizio, lo faranno da cittadini israeliani, secondo giurisdizione civile. Ad oggi, però, rimangono a piede libero.
Hafez Huraini si trovava all’interno di un campo, intento a coltivare con suo figlio un terreno di proprietà privata palestinese, riconosciuta formalmente anche dallo stato israeliano. L’intera aggressione è stata filmata e i video mostrano chiaramente quattro settlers armati – uno con in braccio un M-16, che spara alcuni colpi in aria – ed il volto coperto. Nel campo, in cui i settlers si sono introdotti senza autorizzazione, nessun cittadino israeliano ha riportato ferite.
Nonostante questo, la notte stessa e per le successive due notti, l’esercito israeliano ha fatto irruzione nel villaggio di Tuwani sparando sound bombs e gas lacrimogeni contro le case. Questi raid violenti ai danni della popolazione civile hanno l’unico obiettivo di generare paura. L’esercito ha arrestato venti uomini, mentre decine sono stati i civili, bambini compresi, costretti a cure mediche per intossicazione dovuta ai gas.
Le pagine social di gruppi di attivisti come Youth of Sumud, i profili personali di Sami Huraini, attivista e figlio di Hafez, o di Basel Adra, giornalista del villaggio, sono in aggiornamento ogni giorno.
Il villaggio di Tuwani è uno dei più attivi nel resistere all’avanzata delle colonie tra le colline di Masafer Yatta. La popolazione palestinese della zona lo fa attraverso mezzi pacifici e non violenti, ricorrendo perfino alle aule dei tribunali israeliani e provando a far valere in quelle sedi i propri diritti. Questo, nonostante la loro posizione sia quella di popolazione occupata che ricorre difronte alle corti di giustizia della potenza occupante.
È quanto, per esempio, è avvenuto quando hanno avanzato ricorso contro la decisione della Corte suprema israeliana di autorizzare la demolizione di alcuni villaggi della zona. Il motivo della demolizione sarebbe la costituzione, nell’area, della Firing Zone 918, un’area di esercitazione militare per l’esercito israeliano. Per più di venti anni, dal 1999, i residenti palestinesi hanno combattuto nelle aule dei tribunali israeliani contro questo provvedimento ed ora sembra essere arrivata la decisione definitiva. La Corte suprema israeliana ha recentemente rigettato il ricorso, autorizzando la demolizione di più del 50% degli edifici di 8 villaggi, tra questi sono incluse scuole e cliniche, oltre che abitazioni civili. Questo precedentemente mette in pericolo tutti i villaggi della zona e l’escalation di questi giorni lo dimostra.
L’istituzione di firing zone è uno dei mezzi più efficaci utilizzati dallo stato israeliano per praticare la totale sostituzione etnica delle aree prese in considerazione: i palestinesi sono costretti ad abbandonare le terre su cui, in poco tempo, vengono costruiti nuovi settlements, dove vanno ad abitare settlers israeliani. In questo modo si assicurano il pieno controllo della zona e l’espansione del sistema di occupazione, interrompendo la continuità territoriale palestinese e tagliando le vie di comunicazione tra i piccoli villaggi palestinesi, progressivamente sempre più isolati. Le comunità di settlers, come Carmel o Ma’on e le altre già esistenti nell’area di Masafer Yatta, sono estremamente violente nei confronti della popolazione autoctona e sono composte in maggioranza da cittadini israeliani di origini americane o europee.
Questo rende, così, ancora più palese la caratterizzazione coloniale dell’intero fenomeno.
La tensione, intanto, continua a salire e le incursioni dell’esercito nel villaggio proseguono.
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