Nel classico stile degli occupanti, Israele ha toccato il fondo. E ora è troppo tardi

di B. Michael

[Fa una certa impressione, dopo i risultati delle elezioni israeliane, leggere oggi questo articolo scritto alcuni giorni prima, NdT]

27 febbraio 2020

Truppe israeliane a guardia di Egiziani e Palestinesi catturati stesi su una strada a Rafah durante la guerra dei Sei Giorni, giugno 1967. David Rubinger / GPO

Sì, sì, è proprio così che succede.

Ma qual è stato il peccato originale? La Nakba? Non separare religione e stato? La mancanza di una costituzione? I terribili errori nell’assorbire gli immigrati? I diversi sistemi scolastici? Il sogno impossibile di uno stato “ebreo e democratico”?

La corrotta campagna del Sinai del 1956? La guerra corruttrice del 1967? L’inutile guerra dello Yom Kippur del 1973?

L’occupazione? L’avvelenamento delle anime? Le pulsioni che sono state liberate? Il paganesimo giudaico? Gli insediamenti criminali? L’indifferenza verso il mostro ultra-ortodosso sionista fin dalla sua nascita? L’inconcepibile (e inevitabile) disastro della tirannia militare nel territorio occupato?

La totale perdita di moderazione da parte del governo? L’esaltazione della corruzione? La dissolutezza del lucro? La strisciante debolezza del sistema giudiziario?

Ma che differenza fa? Davvero, che differenza fa? Dopotutto, ormai è troppo tardi. Non si vede più un’uscita dal recinto in cui siamo. Il percorso che ci aspetta è chiaro, coerente. Qua e là è un po’ tortuoso, ma non si discosta di un solo grado da quello a cui siamo condannati.

Ma c’è stato chi ci ha avvertito. Ci sono state persone che prevedevano cosa sarebbe successo. Theodor Herzl, per esempio, che nei suoi rosei incubi vide uno stato illuminato in cui Ebrei e Arabi combattevano contro un rabbino sciovinista che cercava di prenderne il controllo – e lo sconfiggevano.

E Lord Nathaniel Rothschild, che nell’agosto del 1902 inviò una lettera a Herzl in cui scriveva: “Ti dico molto francamente che vedrei con orrore l’istituzione di una colonia ebraica … sarebbe un ghetto con i pregiudizi del ghetto; sarebbe un piccolo Stato ebraico, meschino, ortodosso e illiberale, che escluderebbe Gentili e Cristiani.”

E Lord Edwin Montagu, l’unico ministro ebreo del governo di Sua Maestà di allora, che nell’ottobre del 1917 inviò al gabinetto britannico un memorandum intitolato “L’antisemitismo dell’attuale governo britannico”.

Il peccato del governo, scrisse, era la sua accettazione della Dichiarazione Balfour, che era destinata a creare una nazione sintetica in Palestina e a provocare con ciò ondate di antisemitismo in cui si sarebbero accusati gli Ebrei di doppia lealtà e si sarebbe chiesto che fossero spediti tutti in Palestina. E si potrebbero aggiungere a questo elenco molti altri Ebrei preoccupati.

Ma che differenza fa? Davvero, che differenza fa? Dopotutto, ormai è troppo tardi.

Dopo la guerra del 1967, ci fu anche una minoranza che previde in che direzione sarebbe andato il paese. Solo tre mesi (!) dopo la guerra, una dozzina di membri del movimento Matzpen pubblicarono una lettera aperta ad Haaretz, il 22 settembre 1967, in cui dicevano: “Tenerci stretti i territori occupati ci trasformerà in una nazione di assassini e di vittime di omicidi“.

Avvertimenti simili furono fatti dal prof. Yeshayahu Leibowitz e da tre personaggi che erano all’epoca ministri o ex-ministri: Haim-Moshe Shapira del Partito Religioso Nazionale, Pinhas Sapir e Yitzhak Ben-Aharon. Si potrebbero aggiungere alla lista molti altri Israeliani preoccupati. Ma il demone religioso che usciva dalle crepe nel Muro Occidentale non poteva più essere fermato.

Quello che è successo dopo è stato un classico. Tutti gli stati occupanti hanno seguito questa strada: un irruvidimento dell’anima, una perdita della propensione alla bontà, un montare di violenza e oppressione, una dipendenza dall’autorità, dall’odio, dal male e dall’avidità.

E poi, cavalcando tutto ciò, un uomo spregevole raggiunge sempre il potere: un uomo corrotto, privo di ogni ritegno, che raccoglie intorno a sé uomini malvagi come lui – persone che commerciano in odio e malvagità, che ballano sul sangue degli altri, santi sacerdoti con la grandezza di Dio sulla bocca e bustarelle nelle tasche.

E le masse sono sempre attratte dal loro fascino, perché l’odio è sempre più forte della luce. E le credenze assurde sono sempre più forti della semplice logica. E le pulsioni liberate sono sempre più allettanti delle restrizioni imposte dai buoni costumi.

Ed è così che siamo arrivati ​​fin qui. E da qui vediamo solo il buio al di là del recinto.

E allora cosa succederà? Cosa succederà? “Il Santo dei Santi, che Egli sia benedetto, fece giustizia di Israele quando li disperse tra le nazioni”, dice il Talmud babilonese, trattato Pesachim, pagina 87b. E questa, purtroppo, sarà tutta la nostra consolazione.

B. Michael, collaboratore di Haaretz

https://www.haaretz.com/opinion/.premium-israel-has-reached-the-bottom-and-now-it-s-too-late-1.8592825?utm_source=smartfocus&utm_medium=email&utm_campaign=daily-brief&utm_content=https://www.haaretz.com/opinion/.premium-israel-has-reached-the-bottom-and-now-it-s-too-late-1.8592825

Traduzione di Donato Cioli – Assopace Palestina

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