Radio Città Fujiko, 29 gennaio 2020
“Un piano nefasto per i palestinesi, a cui viene tolta
sovranità, autonomia e indipendenza, ma anche la fine del diritto
internazionale, dal momento che due Paesi si arrogano il diritto di decidere
del futuro di un altro popolo”. È così che Luisa Morgantini,
presidente di Assopace Palestina, definisce la proposta del presidente
statunitense Donald Trump per trovare la pace in Medioriente.
Più che la pace, però, il piano di Trump sembra voler aizzare una guerra, dal
momento che pende spudoratamente e unilateralmente verso Israele, nonostante le
diverse risoluzioni dell’Onu.
Palestina: cosa prevede la proposta di Trump
Il piano illustrato ieri sera da Trump presenta diversi
punti problematici, se non tutti. Se ufficialmente consiste in una soluzione di
“due Stati, due popoli”, nel dettaglio le modalità con cui questa soluzione
viene proposta sono ritenute da più parti irricevibili.
Un punto riguarda l’annessione ad Israele della Valle del Giordano,
quella che, ricorda Morgantini, “è sempre stata il cestino del pane della
Palestina, il luogo a vocazione agricola che negli ultimi anni è stato
trasformato in monocolture”.
Le colonie israeliane vedrebbero poi una ufficiale
annessione, che riguarda anche il 30% della Cisgiordania, che avrebbe come
contropartita per i palestinesi una porzione di territorio quasi completamente
desertico ai confini con l’Egitto.
Un altro punto molto critico riguarda la capitale. Gerusalemme,
nell’idea di Trump, diventerebbe capitale di Israele, mentre ai palestinesi
rimarrebbe una zona a est, che però non coincide con quanto stabilito dalla
comunità internazionale prima del 1967.
Il piano, inoltre, non prevede alcun diritto di
ritorno per i rifugiati palestinesi e l’unica contropartita offerta
dagli Stati Uniti sarebbero 50 miliardi di dollari di aiuti, a cui
il presidente palestinese Abu Mazen ha già risposto che la Palestina non è in
vendita e non si barattano i diritti.
“Oltretutto – sottolinea Morgantini – la questione degli aiuti economici ha
favorito anche l’occupazione militare. I soldi arrivati dall’Europa e dalla
comunità internazionale ai palestinesi per costruire scuole, strade e ospedali,
in realtà avrebbero dovuto essere versati da Israele, così come dice il diritto
internazionale”.
L’imperatore Trump e la fine del diritto internazionale
Per Morgantini il piano rischia di passare ed essere imposto,
perché sia l’Onu che l’Europa, che pure si indignano, in questi anni non hanno
impedito in alcun modo che i diritti del popolo palestinese non venissero
calpestati.
“Siamo al ritorno dell’imperatore – aggiunge la presidente di Assopace – e
questo dovrebbe farci mobilitare tutti, perché non si decide solo il futuro
della Palestina, ma di tutti noi”.
ASCOLTA L’INTERVISTA A LUISA MORGANTINI: