29 luglio 2014
Il comunicato di otto organizzazioni italiane impegnate in Palestina:
“Quanti bambini, donne e anziani devono ancora morire per poter usare
la parola MASSACRO?”
Quanti bambini, donne e anziani devono ancora morire per poter usare
la parola MASSACRO?
Per quanto ancora i nostri governi continueranno ad usare definizioni
fredde come “uso sproporzionato della forza”,“diritto di difesa”,
“vittime collaterali”, “scudi umani” perché non riescono a condannare
uno Stato che occupa rinchiude e uccide un intero popolo?
Fino a quando i nostri governi, paladini a parole dei diritti umani,
continueranno a difendere uno Stato che bombarda bambini mentre
giocano a calcio su una spiaggia, che colpisce scuole, ospedali e
ambulanze o che rade al suolo interi quartieri?
A Shajaiyyeh è stata una strage e così dovrà passare alla storia.
Oltre 90 i corpi senza vita già ritrovati dopo i bombardamenti della
notte del 19 luglio, chissà quanti “riposano” ancora sotto le macerie
delle proprie case. A tanti sono tornate in mente le immagini crude e
dilanianti di Sabra e Chatila. 32 anni dopo la storia si ripete. Il
carnefice è sempre lo stesso come anche le vittime. Oggi come allora
sono uomini donne bambini che non hanno lasciato la propria casa, non
per eroismo, ma perché non hanno alcun posto dove fuggire e perché
quella casa è tutto ciò che hanno.
Altri invece sono scappati. Orde di persone hanno deciso di mettersi
in cammino, molti sventolando bandiere bianche, verso una meta non ben
definita. Orde di persone che a piedi, con pochi beni, raggiungono le
scuole dell’UNRWA, la casa di un parente, sperando che questo possa
salvare le loro vite.
Quando più di 200 mila persone sono costrette a lasciare le proprie
case e i propri quartieri senza avere un posto dove andare e senza
potersi mettere in salvo; quando gli ospedali sono al collasso e il
personale medico è considerato un target, siamo di fronte ad un chiaro
CRIMINE DI GUERRA. La rabbia delle persone rivolta contro giornalisti
e operatori umanitari, all’indomani del massacro di Shajaiyyeh, in
realtà ci ricorda che siamo tutti responsabili.
Responsabili perché silenti quando Israele impedisce alle ambulanze di
soccorrere i feriti
Responsabili perché silenti quando Israele distrugge e bombarda le
case dei civili
Responsabili perché i nostri governi sono sordi rispetto a ciò che
accade a Gaza da ormai troppo tempo.
Responsabili perché i nostri governi si astengono davanti a chi vuole
provare a indagare Israele per crimini contro l’umanità.
Perché, i nostri governi, non intervengono quando l’oggetto degli
attacchi da parte dei militari israeliani diventano le ambulanze che
cercano di portare soccorso ai feriti?
Eppure la IV Convenzione di Ginevra (art. 20) è chiara: Non garantire
l’accesso e la protezione del personale ospedaliero adibito al
soccorso e al trasporto dei feriti e dei malati civili è un CRIMINE DI
GUERRA.
Perché l’Europa, non si esprime con forza quando Israele bombarda le
abitazioni civili in palese violazione dell’art. 52 del protocollo
aggiuntivo del 1977 che garantisce la protezione dei beni di carattere
civile i quali non dovranno essere oggetto di attacchi né di
rappresaglia?
Potremmo adesso continuare riportando il numero di morti palestinesi,
ma quando questo comunicato sarà pubblicato questo numero sarà già
vecchio; le vittime, come i feriti, saranno molti di più. Ciò che
possiamo affermare senza paura di essere smentiti è che il 77% delle
vittime sono civili (fonte ONU)
Lo ricordiamo una volta per tutte: nessun confine verso cui fuggire,
nessuno Stato a cui chiedere asilo. Gaza, per volere di molti, troppi,
è una prigione a cielo aperto.
Chiediamo alla società civile italiana ed internazionale di continuare
a mobilitarsi, come sta avvenendo in questi giorni, per esprimere la
solidarietà alla popolazione palestinese vittima di questo massacro.
Chiediamo inoltre che gli organi internazionali e i governi si
mobilitino per esigere pieno rispetto del Diritto Internazionale
Umanitario e del Diritto Internazionale; per un’immediata fine
dell’attacco; per la fine dell’assedio a cui la Striscia di Gaza è
sottoposta dal 2006; per la fine indiscriminata di arresti di
Palestinesi in Cisgiordania ed a Gerusalemme Est da parte
dell’esercito israeliano.
Gerusalemme, 28 Luglio 2014
Firmatari:
ACS, CISS, COSPE, CRIC, EDUCAID, OVERSEAS, VENTO DI TERRA, VIS
Articolo pubblicato sul sito NENA NEWS