31 luglio 2014
Sono un’ebrea italiana della generazione post-1945, ebrea da generazioni da parte di entrambi i genitori. Sento il bisogno impellente in queste ore di angoscia e di guerra tra Gaza Palestina e Israele di rivolgermi ad altri ebrei italiani perché non riesco a credere che non provino lo stesso sgomento e la stessa repulsione per la carneficina che Israele sta compiendo a Gaza. Non si mira a distruggere un nemico armato, non sono due eserciti ad affrontarsi: si sta sterminando un’ intera popolazione civile, perché il nemico è ovunque, in un fazzoletto di terra che stipa in 365 km2 un milione e ottocentomila persone, il nemico è sotto la terra sopra la quale c’erano case e scuole e negozi e ospedali e strade, c’è la gente, e se vuoi colpire chi sta sotto la terra è giocoforza ammazzare chi ci sta sopra a quella terra, anche un bambino lo capisce:, ma fanno finta di non saperlo gli strateghi sottili di questo orrore infinito che si dipana sotto i nostri occhi.
Come facciamo a tacere di fronte a questa ingiustizia suprema, noi che per millenni siamo stati costretti a nasconderci nei ghetti per vivere, che venivamo additati come responsabili di nefandezze mai sognate, obbligati a convertirci a volte per non essere bruciati sui roghi?
Israele ha fondato uno Stato nel 1948 su terra altrui, sappiamo come e perché, ciò è stato accettato dal consesso internazionale e nel 1988 è stato accettato dall’OLP. I Palestinesi hanno riconosciuto il diritto di Israele a esistere, ma Israele dal 1967 occupa terra non sua, e lo sa. Per anni e anni si è detto: quella terra occupata serve a fare la pace: territori in cambio di pace. Questo è stato il refrain che però è stato nel corso del tempo sepolto da guerre non più di difesa come nel 1967, ma di attacco, a partire dalla sciagurata invasione del Libano.
Come facciamo a non riconoscere che Israele ha scientemente, e per decenni ormai, rifiutato di addivenire a un compromesso sulle colonie, non ha mai smesso di costruirne e di avanzare annettendosi di fatto i territori su cui doveva negoziare, annichilendo la base pur ambigua ma reale che era l’accordo di Oslo. Ha contribuito a creare Hamas, che in arabo significa “collera giusta”, e poi ne ha tollerato la crescita in funzione anti-OLP, ha reso la vita dei palestinesi una lotta per sopravvivere anche in Cisgiordania, e ha violato tutte le risoluzioni dell’ONU che gli imponevano di tornare alla famosa “Linea verde”. Ha rubato altra terra palestinese costruendo la barriera di 700 km, dichiarata illegale dalla Corte dell’Aia ma tuttora in piedi. E ora con il pretesto dell’uccisione di tre ragazzi di cui Hamas non ha mai riconosciuto la responsabilità, un’ accusa che non è stata corroborata da prove, ha scatenato una guerra non a Hamas ma a tutto un popolo. Non si può uccidere, annientare un popolo per sconfiggere un nemico che ha il diritto di difendersi. E le richieste di Hamas non sono altro che le richieste della popolazione di Gaza: fine dell’assedio di sette anni, fine dello strangolamento. Israele ha diritto a esistere DENTRO dei confini riconosciuti internazionalmente, ma dal 1982 è aggressore e viola il diritto internazionale. Per avere la pace deve rinunciare alla folle idea di avere TUTTA la terra per sé e cacciarne chi ci abitava prima che arrivassero i primi coloni ebrei a fine ottocento .La guerra di Israele è non solo omicida ma è suicida: guardiamo al Libano che sta insieme ancora per miracolo, alla Siria distrutta, all’Irak che va a pezzi, ai palestinesi che sono la maggioranza in Giordania, all’avanzare dell’islamismo salafita e jihadista in Africa settentrionale e occidentale, in Kenya, in Nigeria. Quale avvenire promette la guerra infinita di uno stato di apartheid? Quali possibilità invece apre il riconoscimento di diritti eguali ai palestinesi e alle migliaia di rifugiati e immigrati che anche in Israele spiaggiano cercando una vita e un avvenire migliori? Quali prospettive aprirebbe uno Stato multiculturale, bi-nazionale e veramente democratico in Medioriente? Quale salutare rimescolamento di carte?Apriamo gli occhi, abbiamo il coraggio di guardare in faccia la realtà, e gridiamo il nostro rifiuto di questo orrore e di questa politica di distruzione e morte che si ritorce contro chi la persegue.
Stefania Sinigaglia
Ineccepibile quello che dice la Sinigaglia, ma purtroppo è un discorso rivolto a Israele, che ha già dimostrato infinite volte di non volerlo ascoltare, tanto più che gli Stati Uniti dopo il 1956 hanno sempre appoggiato in modo incondizionato e tangibile la politica dei governi israeliani (democraticamente eletti, e quindi indubbia espressione della volontà popolare). Dovrebbe essere l’Europa, non ancora così condizionata dalla lobby ebraica, e che più subisce gli effetti del disordine creato da Israele nel Mediterraneo, a prendere una forte posizione per imporre il rispetto del diritto internazionale. Ma né l’Europa, né l’Italia ‘nata dalla resistenza’ (?) sembrano avere la minima intenzione di farlo. E qui viene da pensare con rimpianto a politici come Andreotti e Craxi, che avevano una visione della posizione internazionale e degli interessi dell’Italia molto diversa da quella della nostra attuale classe politica, ben rappresentata da Napolitano. Non vedo soluzioni se non quella di fornire alla resistenza palestinese i mezzi per mettere in pericolo non la vita degli israeliani, ma le loro infrastrutture: aeroporti, centrali elettriche, acquedotti, porti etc. Credo che basterebbe un decimo dei danni inflitti a Gaza
per convincere Israele a considerare una priorità l’accordo con i palestinesi.
mi dispiace immensamente per la signora sinigaglia che rappresenta solo se stessa ed é ebrea forse per caso. che l’italia storicamente si metta dalla parte sbagliata lo ha dimostrato piu volte e che l’ignoranza e la pigrizia di andare ad informarsi piu a fondo sia un difetto generale e non solo in italia, lo sappiamo. Inoltre, hamas purtroppo vince la guerra mediatica perché Israele é forse troppo concentrato a difendere i suoi cittadini. Non so cosa la sig.ra sinigaglia voglia e onestamente, se non per il fatto che danneggia enormemente il popolo ebraico, non mi interesserebbe neanche piu di tanto. Per cio che mi riguarda a tutti coloro che si ergono a giudici di Israele vi chiedo questo: siamo circondati a nord e sud da terroristi islamici che hanno piu volte giurato di distruggerci e il “ci”, éIsraele e tutti gli ebrei. e non si fermerebbero neanche li: vogliono anche roma e la casa bianca! Israele ha lasciato gaza nel 2005, completamente: a parte il fatto che hamas ha distrutto tutte le belle case e serre che avrebbero potuto aiutare il “povero” popolo palestinese, si sono impiantati subito a gaza cominciando immediatamente a tirare missili sui civili e gli abitanti di Israele. I tunnel che hanno costruiito, pianificavano di usarli per fare una strage in Israele tra qualche settimana! insomma, Israele é attaccata da quando ha lasciato gaza. E non perché c’é il blocco ma é il contrario: il blocco c’é perché Israele viene attaccata costantemente da anni! (a parte il fatto che anche l’egitto ha chiuso le frontiere e li nessuno protesta). Voi, al posto di Israele cosa fareste? parlare non si puo perché hamas non vuole il compromesso: vuole la fine di israele! i missili, con ammissione dell’onu e di vari giornalisti che hanno lasciato la striscia, vengono lanciati da zone abitate, ospedali, scuole, moschee. cosa proponete? sempre assumendo che pensiate che Israele ha il diritto di esistere: se no non rispondete neanche……
Signora Sinigaglia, solo due cose. La sua accorata lettera si basa su palesi falsi. Il primo è che i Palestinesi abbiano accettato il diritto a esistere di Israele. FALSO. Nello statuto di Hamas c’è scritto chiaramente che l’obiettivo è quello di cacciare e uccidere gli ebrei (attenzione, non i cittadini israeliani, ma gli ebrei ai quali purtroppo e immeritatamente anche lei appartiene). Inoltre, dal 2005 Gaza è totalmente autonoma. Forse la notizie le è sfuggita. Il territorio è totalmente in mani palestinesi e Hamas ne fa scempio quotidiano usando i civili come scudi umani e nascondendo rampe di missili in luoghi delicati, come scuole e ospedali. Dovrebbe vergognarsi di tutte le bugie che dice.
Mariano:
Sig. Ham Israel Hai le sue affermazioni dimostrano in modo eclatante non solo la sua totale ignoranza del problema, ma anche la spudorata e saccente presunzione tipica dei detentori della verità assoluta. Farò solo alcune brevi considerazioni basate su quanto da lui scritto.
Il suo intervento inizia contestando, in quanto giudicato falso, il fatto che “i Palestinesi abbiano accettato il diritto a esistere di Israele”, dimenticando che già nella Dichiarazione di Stato approvata nella Conferenza di Algeri del 1988 – in piena Prima Intifada – l’OLP aveva adottato ufficialmente la Soluzione a due-Stati, con Israele e Palestina destinati a vivere fianco a fianco, e con Gerusalemme Est come capitale della Palestina. Va ricordato poi che tale posizione è stata riconfermata successivamente negli Accordi di Oslo del 1993 e di Washington del 1994.
Al saccente Ham Israel Hai andrebbe invece ricordato che l’obbligo di un equivalente riconoscimento dell’esistenza dello Stato di Palestina da parte di Israele – trascorsi cinque anni dalla firma di tali Accordi – non è stato mai attuato.
Tutto per colpa di Hamas? Ma Hamas non ha mai fatto parte dell’OLP e quindi la sua posizione non sta a esprimere ufficialmente quella del popolo palestinese.
Inoltre, l’ineffabile Ham Israel Hai dovrebbe ricordare che il Raggruppamento islamico di Hamas ebbe origine nel 1978 con tanto di licenza del governo israeliano.Il suo sviluppo come movimento caritatevole incentrato sulla diffusione del messaggio dell’islam, nella mente della leadership israeliana avrebbe dovuto operare in antitesi al nazionalismo tipico dei movimenti politici facenti parte dell’OLP. Esso, fu perciò favorito, sostenuto e finanziato dal governo di Tel Aviv. Lo hanno affermato Yitzhak Shamir, Yitzhak Rabin e Ariel Sharon. Per il governo israeliano, l’appoggio iniziale ad Hamas è stato ritenuto una tattica vincente per minare il potere dell’OLP, accentuando lo scontro tra gruppi palestinesi rivali tanto da evitare spesso a Tel Aviv la necessità di un suo coinvolgimento diretto. Poi il Golem è sfuggito di mano ai suoi creatori ed è diventato simbolo del terrore in assoluto da combattere, usandolo, ad arbitrio, per giustificare qualsiasi crimine del terrorismo di stato di Tel Aviv.
Ridicola e nel contempo tragica è l’affermazione di Ham Israel Hai secondo la quale, dal 2005, Gaza è totalmente autonoma. Sì, devo dire che questa notizia mi è sfuggita. Forse perchè la mia attenzione era stata distratta dal rumore degli aerei di Tel Aviv che proprio da allora hanno cominciato a volare a bassa quota sulla Striscia, rompendo il muro del suono di giorno e di notte, tanto da rendervi la vita un inferno. Talvolta qualche bomba israeliana cadeva là dove ormai non c’erano più coloni ebraici, ma solo civili palestinesi. Forse perchè il territorio era passato “totalmente in mani palestinesi” lo si poteva usare tranquillamente per sperimentare nuove armi, nuove tecniche di terrore e di punizione di massa da vendere poi al migliore offerente internazionale. Poi Hamas, “il nemico”, ha preso il potere con libere elezioni democratiche e ha reso possibile un succedersi di operazioni militari dagli esiti spaventosi per la popolazione civile palestinese, ma molto profittevoli economicamente per Tel Aviv. Si è potuto sperimentare il limite minimo di alimenti che poteva permettere a un bambino palestinese di non morire di fame, o il livello di inquinamento dell’acqua da bere necessario per fare insorgere determinate epidemie letali tra la gente di Gaza. Si è verificato quali ferite si potevano indurre nei corpi degli “scudi umani” assiepati nelle aule delle scuole, nei cortili dell’UNRWA o sotto le “rampe” delle scale delle loro abitazioni bombardate. Si è valutato come lo “stress da perdita del compagno” può essere risolto nella psiche dei soldati combattenti israeliani concedendo loro di sparare senza ragione a civili palestinesi in fuga, meglio se bambini. Più se ne uccidono e più ci si sente sollevati.
Quello che appare sempre più certo è che il territorio della Striscia di Gaza, liberato dei suoi inutili esseri sub umani, per i governanti sionisti è destinato a diventare parte di un Israele abitato da soli ebrei….simili ad Ham Israel Hai.
la risposta che ritengo giusta e condivisibile (alla lettera della sig.ra sinigaglia) è quella di “ham israel hai” (oltre a quella di alice), non certo quella di maya,
luca l.
Sig. Lombardi
le due risposte non sono mie io clicco solo un tasto per farvi apparire i commenti.
Le risposte con il mio nome hanno in cima il nome di chi ha scritto:
1 – Mariano
2 – Stefania Sinigaglia
anche se io condivido fermamente ciò che loro hanno scritto..ma i commenti son scritti da loro.
Cari Amici
credo che stiate provando a semplificare una situazione più complessa che merita un’analisi più profonda.
Da una parte abbiamo la popalzione palestinese che vorrebbe vivere in pace e da più di 60anni vive in condizioni terzomondiste.
Dall’altra uno stato orami evoluto che indipendentemente, dalle responsabilità storiche, prova a garantire la sicurezza dei propri cittadini.
In mezzo ci sono una serie di enti, stati e organizzazioni con interessi diversi:
1. Gli USA
storicamente al fianco di Israele, che tenta disordinatamente di trovare soluzioni di pace senza mai ottenere risultati concreti.
2. I Paesi Arabi: Qatar, Egitto, Arabia Suadita ecc.
che non hanno mai mosso un dito per i loro fratelli palestinesi. Secondo alcuni perchè traggno vantaggio economico e politico dall’instabilità della zona.
3. Le organizzazioni internazionali: ONU e UNHCR, trib dell’AJA ecc.
Queste da una parte condannano le azioni terroristiche di Hamas e non solo ma condannano anche le (re)azioni dei Governi Israeliani.
Pensare che la colpa sia dei Palestinesi o di Israele è da ingenui!
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– Potremmo raccontare la storia di alcuni sceicchi latifondisti Arabi che hanno venduto le terre della Palestina ai ricchi banchieri ebrei. Da questo punto di vista lo stato di Israele, prima del riconoscimento dell’ONU, è stato acquistato dagli arabi ai quali non interessava la sorte dei contadini e pastori palestinesi
– Potremmo dire che i palestinesi vivevano li ben prima dell’arrivo degli ebrei e per questo non c’è risoluzione ONU che tenga.
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– Potremmo dire che la colpa è di Israele che oltre ai territori assegnatigli dall’ONU ha sempre puntato alla creazione di colonie in territori che non gli spettavano.
– Potremmo anche dire che allo sgombero della più importante colonia a Gaza attuata da Ariel Sharon, è seguita una intifada terroristica.
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– Potremmo dire che Israele ha creato il muro dell’Appartheid intorno alla west bank.
– Potremmo anche dire che gli attentati kamikaze negli autobus in Israele, con la creazione del muro non ci sono più.
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– Potremmo dire che Israele ghettizza i palestinesi nella striscia con il checkpoint che controllo ogni persona, auto o carro all’ingresso di Israele
– Potremmo anche dire che Gaza oltre a confinare con Israele confina anche con l’Egitto che si comporta nella stessa maniera (pur non avendo il rischio attentati che ha Israele)
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– Potremmo dire che Israele è uno stato democratico mentre i palestinesi hanno sempre agito con azioni terroristiche.
– Potremmo anche dire che i morti di un aereo militare che tenta di colpire i terroristi ma uccide decine di bambini fa gli più danni di un kamikaze su un autobus.
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– Potremmo dire che in questo ultimo conflitto in Palestina ci sono stati 1800 morti palestinesi a fronte di circa 60 Israeliani.
– Potremmo anche dire che con gli 8.000 missili palestinesi, gli israeliani avrebbero potuto raggingere ben più di 1800 vittime.
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Potremmo dire tutto-il-contrario-di-tutto!!!
SONO DUE POPOLI CHE LOTTANO PER LA LORO INDIPENDENZA E SICUREZZA.
La colpa è da cercare all’esterno:
– Tra chi trae vantaggio dall’instabilità della zona.
– Tra chi ha fatto in modo che i finanziamenti ai palestinesi non arrivassero mai alla popolazione civile ma al terrorismo jadista.
– Tra chi in Israele finanzia intere famiglie per la costruzione di colonie non autorizzate del Governo israeliano.
– Tra chi ha fatto vivere in una baraccopoli il popolo di Gaza, creando un popolo senza nulla da perdere (disposto a farsi scoppiare in un autobus israeliano).
– Tra quegli ebrei che hanno commissionato l’omicidio Ytzhak Rabin in nome di una pseudo-appartenza religiosa.
Israeliani e Palestinesi vogliono la pace, vogliono vivere in pace…e gli altri?
Pensiamoci!
ALberto NArdelli
PS: A scanso di equivoci, non sono mussulmano ne ebreo.
Non sono ne pacifista ne filopalestinese ne filoisraeliano.
Sono un curioso senza pregiudizi, Che prima di giudicare prova a capire meglio….
Stefania SInigaglia
” Per quanto riguarda i commenti letti alla mia lettera aperta, mi associo alla risposta di Mariano Mingarelli e ho solo questo da aggiungere:
1. La mia appartenenza ebraica è questione di genealogia, non certo di merito o demerito, non credo certo sia stato un privilegio crescere conscia di appartenere ad una minoranza e questo specialmente nell’Italia degli anni ’50 dominata ideologicamente dalla Democrazia Cristiana. Ma certamente è una consapevolezza che si interiorizza specialmente se sai che tuoi genitori hanno dovuto vivere rintanati sulle montagne con cognome falso per un anno e mezzo. E se ti rendi conto a 20 anni che le monetine che mettevi nella cassetta per “comprare la terra ai Palestinesi” sono servite anche a estromettere 750.000 persone dalle loro case e a espropriare i loro campi e a togliere loro ogni punto di riferimento, le loro radici, la loro storia. Già, storia, non era solo il cosiddetto popolo ebraico ad avere una storia in quella terra. Dico cosiddetto perché le recenti ricerche dello storico ebreo Shlomo Sand mettono seriamente in dubbio il fatto che sia esistita e esista una entità coesa, una unicità del popolo ebraico, anzi lo confutano sulla base di una documentazione rigorosa ( “L’invenzione del Popolo Ebraico”, Rizzoli 2009). E anche confutano che sia esistita una “diaspora” intesa come dispersione ai quattro angoli del mondo degli ebrei dopo la distruzione del Tempio nel 70 d.C. E di conseguenza che esista una qualche base storica al famoso “diritto al ritorno”, legge del 1950, a meno che non si pretenda che la Bibbia, come i religiosi fanno, sia un documento storico e in più una specie di Libro del Catasto di Dio.
2.Tornando all’oggi, vorrei anche ribadire che la politica di Israele è non solo omicida ma ottusamente suicida: ha scatenata un incontenibile odio nel mondo musulmano verso di sé, ha ingagliardito il latente antisemitismo storico soprattutto in Francia, e inoltre ha rafforzato Hamas! Le interviste reperibili sul sito della BBC che ho visto stamane al telegiornale delle ore 8.00 mostrano ad esempio una famiglia, in particolare la madre, del piccolo Mohammed, di 11 anni, ucciso nei bombardamenti dei giorni scorsi, che, se prima era contraria a Hamas (“la mia famiglia ha avuto molti problemi con Hamas”, diceva) ora lo appoggia, e la stessa cosa diceva un altro giovane:” ci ha difeso”. Altro che isolare Hamas! La guerra dei tunnel ha rafforzato nei Palestinesi tutti, alla base, l’unità e la volontà di continuare – dico giustamente – a combattere per i loro diritti, sia DENTRO Israele, dato che rappresentano circa il 20% della popolazione, sia nella Cisgiordania, il 22% della Palestina storica, che SPETTA come minimo a chi ci abitava prima che arrivassero i coloni ebrei. Oltre a Gaza, una Gaza non strozzata da embargo e da mancanza di ogni comunicazione con l’esterno, senza controllo sulle frontiere. Senza controllo sulle acque territoriali! Israele si dovrà rassegnare prima o poi a rispettare le Risoluzioni ONU e a rinunciare all’occupazione, a decretare eguali diritti per TUTTI i suoi nazionali: allora è assai probabile che Hamas ne accetterà il diritto a esistere: l’unità ritrovata con l’ANP può favorire questa accettazione, non certo il contrario, come si è dimostrato.
Altro commento: di Rosa Pellegrina
C’e’ un razzo nel cielo sopra la terra insaguinata di Palestina di cui nessuno parla.
E’ il razzo piu’ potente di tutti, e per questo reso invisibile, perche’ se scoppiasse la sua violenza sarebbe la piu’ fatale, la piu’ radicale, la piu’ decisiva, perche’ la piu’ giusta: questo razzo e’ la non-violenza.
Oggi si sono tenute, come da otto anni ogni venerdi’, le dimostrazioni dei comitati non violenti nella West Bank.
Quanti di noi sanno che esiste una grossa parte della popolazione palestinese, accanto a una altrettanta ampia parte della popolazione pacifista israeliana, che ha come unico vero nemico comune non la razza, la religione, la etnia, la cultura ma la violenza sanguinaria di questo conflitto, esterno e interno?
Quanti di noi sanno che a parte le frange estremiste, dall’una e dall’altra parte, e la ragione misteriosa di mantenere uno status quo umanamente colpevole dell’ultima colpa, togliere la vita, una moltitudine di donne, uomini, giovani, vecchi, palestinesi e israeliani, ogni venerdi’ scendono nelle strade dei villaggi della West Bank e Gerusalemme Est per manifestare la loro scelta di non violenza e la richiesta, estenuata, della pace?
Il movimento non violento nella Palestina occupata data dalla prima intifada, e’ stato soffocato nella seconda, pericolosamente a rischio in questo annuncio di terza.
Quello che sta succedendo a Gaza riguarda tutti noi, perche’ ormai il mondo e’ la terra di tutti, e’ il nostro bene comune.
E la scelta della vita non puo’ rimanere nelle mani di pochi, di divisioni binarie, di alimentazione di una ideologia di costruzione del nemico.
Oggi la vita di ciascuno e’ diventata la scelta di tutti.
E’ tempo allora che i trattati internazionali, dalla Quarta Convenzione di Ginevra al diritto internazionale e la pletora di risoluzioni ONU riguardo al conflitto, vengano adempiuti. Che ogni governo adempia ai suoi obblighi verso la cittadinanza del mondo.
Perche’ non si tratta piu’ di una guerra, asimmetrica, impari, tra una potenza occupante e un territorio occupato e insanguinato, ma del diritto sovranazionale alla vita e della vita stessa del diritto che protegge questa vita.
Conosciamo lo scenario di questo conflitto che dura ormai da troppi anni. Viviamo la contraddizione tra una violenza monopolio di Stato, e la resistenza a questa violenza, talvolta violenta, e piu’ silenziosamente, quotidianamente, non-violenta, di palestinesi e israeliani che sanno che l’unica vera vita futura, comune, l’unica vita per tutti, e’ la soluzione pacifica del conflitto, che a ciascuno venga dato lo spazio giusto per vivere.
Tra due forze, impari, in guerra, una terza via per la pace c’e’, ed e’ l’unica vera e possibile: quella della non violenza, che dalla gente arrivi a diventare una scelta di Stato.
Come parlare di non violenza, di corpi nudi che fronteggiano le armi, o i razzi, in un momento di guerra?
La forza della esperienza di questo secolo sa che e’ possibile, e che questo, li’, in quella terra insanguinata, avviene.
Come e’ avvenuto oggi, come avviene da otto anni, nei territori occupati, a Gaza, a Gerusalemme Est, dove palestinesi e israeliani che vogliono davvero la pace, coi loro corpi nudi, fronteggiano le armi e chiedono alla comunita’ internazionale che adempia i suoi obblighi, li protegga e scelga la difesa del diritto alla vita.
Soltanto se un’altra voce, quella dei cittadini del mondo, che scelgono la vita come bene comune dell’umanita’ e collettivamente condannano coloro che impongono la morte all’umanita’, si unira’ a quella di chi lotta per questa pace, soltanto allora si iniziera’ a vedere nell’altro un altro pezzo di se’.
La comunita’ internazionale che puo’ proteggere il diritto alla vita siamo noi.
Il tempo e’ ora, ed e’ la nostra liberta’ di scelta. Rendiamola comune.
Mariano:
La valutazione del signor Luca Lombardi sta a dimostrare come ancor oggi, di fronte alla forza del fanatismo e del pregiudizio, la ragione e la storia risultino inefficaci a costruire un dialogo che offra prospettive di condivisione per un futuro comune di reciproca accettazione-