Non negoziabile. L’Arabia Saudita rifiuta categoricamente il piano di Trump per l’occupazione di Gaza

dallo Staff di Al Jazeera, 

Al Jazeera, 5 febbraio 2025.  

La creazione di uno Stato palestinese “è una posizione ferma e incrollabile”, afferma il Ministero degli Esteri saudita, respingendo la pulizia etnica dei palestinesi di Gaza voluta da Trump.

Gli Stati Uniti hanno tentato per mesi di ottenere dall’Arabia Saudita la normalizzazione dei legami con Israele [File: Bandar Algaloud/Corte Reale saudita via Reuters].

L’Arabia Saudita ha reagito prontamente e duramente all’impegno del presidente statunitense Donald Trump di “prendere il controllo” della Striscia di Gaza, ribadendo che non ci sarà alcun accordo di normalizzazione con Israele finché i palestinesi non riceveranno un proprio stato indipendente.

“L’istituzione dello Stato palestinese è una posizione ferma e incrollabile”, ha dichiarato il Ministero degli Esteri saudita in una lunga dichiarazione su X di mercoledì 5 febbraio.

“Sua Altezza [il principe ereditario e primo ministro Mohammed bin Salman] ha affermato questa posizione in modo chiaro ed esplicito che non consente alcuna interpretazione in nessuna circostanza.

“Sua Altezza ha sottolineato che il Regno dell’Arabia Saudita non interromperà il suo instancabile lavoro per la creazione di uno Stato palestinese indipendente con Gerusalemme Est come capitale, e il Regno non stabilirà relazioni diplomatiche con Israele senza questo riconoscimento”.

Martedì 4 febbraio, Trump ha dichiarato che gli Stati Uniti prenderanno il controllo dell’enclave devastata dalla guerra dopo che i palestinesi saranno stati reinsediati altrove e la svilupperanno economicamente fino a farla diventare la “Riviera del Medio Oriente“.  Così ha detto in una conferenza stampa congiunta con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu che era in visita a Washington.

La mossa di Trump contraddice le numerose dichiarazioni rilasciate dall’Arabia Saudita nel corso degli anni, che sottolineano l’impegno del Regno nei confronti dell‘Iniziativa di Pace Araba, che propone il riconoscimento diplomatico di Israele a condizione che venga istituito uno Stato palestinese.

‘Troppo presto per parlarne’

Altre nazioni arabe hanno reagito con disagio alle dichiarazioni controverse di Trump.

La corte reale giordana ha dichiarato in un comunicato: “Sua Maestà il re Abdullah II sottolinea la necessità di porre fine all’espansione degli insediamenti [israeliani], esprimendo il rifiuto di qualsiasi tentativo di annettere terre e sfollare i palestinesi”.

Un funzionario del Qatar ha dichiarato che è troppo presto per discutere su chi debba controllare Gaza, con un fragile cessate il fuoco tra Hamas e Israele ancora nelle sue fasi preliminari.

“Sappiamo che c’è un forte trauma per la parte palestinese quando si parla di sfollamento. Tuttavia, ancora una volta, è troppo presto per parlarne, perché non sappiamo come finirà questa guerra”, ha detto Majed al-Ansari.

Il Qatar è un mediatore chiave nella fragile tregua di Gaza, che dovrebbe entrare presto nella sua seconda fase. Il primo ministro Sheikh Mohammed bin Abdulrahman Al Thani incontrerà giovedì in Florida l’inviato di Trump in Medio Oriente, Steve Witkoff, per discutere i prossimi passi da compiere.

Un tabù di lunga data

Un Netanyahu sorridente ha detto, rispondendo alle domande durante la conferenza stampa congiunta di martedì, che “la normalizzazione con l’Arabia Saudita arriverà presto e sconvolgerà la gente”.

Tuttavia, la dichiarazione del Ministero degli Esteri saudita che chiede una Palestina libera prima di qualsiasi accordo è stata inequivocabile.

“Il Regno dell’Arabia Saudita sottolinea che questa posizione incrollabile non è negoziabile e non è soggetta a compromessi. Il raggiungimento di una pace giusta e duratura è impossibile senza che il popolo palestinese ottenga i suoi legittimi diritti”, ha dichiarato.

Gli Stati Uniti hanno condotto mesi di diplomazia per convincere l’Arabia Saudita – uno degli Stati arabi più potenti e influenti – a normalizzare i legami con Israele e a riconoscere il paese.

Ma la guerra di Gaza, iniziata nell’ottobre 2023, ha indotto Riyadh ad accantonare l’impegno di fronte alla profonda rabbia araba per gli attacchi incessanti e le stragi di civili da parte di Israele.

Trump vorrebbe che l’Arabia Saudita seguisse le orme di paesi come gli Emirati Arabi Uniti, un polo commerciale e imprenditoriale del Medio Oriente, e il Bahrein, che nel 2020 hanno firmato i cosiddetti Accordi di Abramo e hanno normalizzato i legami con Israele.

Facendo questo, sono diventati i primi stati arabi in un quarto di secolo a infrangere un tabù di lunga data.

Stabilire legami con l’Arabia Saudita sarebbe un grande risultato per Israele, perché il Regno ha una vasta influenza in Medio Oriente e nel mondo musulmano in generale ed è il più grande esportatore di petrolio al mondo.

‘L’Arabia Saudita ha un ruolo fondamentale da svolgere’

Marwan Bishara, analista politico senior di Al Jazeera, ha dichiarato che la nazione chiave per il destino della Palestina è senza dubbio l’Arabia Saudita.

“Non c’è paese che avrà più voce in capitolo dell’Arabia Saudita su ciò che accade in Israele e in Palestina in futuro. E non c’è paese con cui Israele voglia normalizzare le relazioni più dell’Arabia Saudita”, ha affermato.

Un analista israeliano si è chiesto se le parole siano forti come i fatti quando si tratta dell’impegno dell’Arabia Saudita per la sovranità palestinese.

“La domanda chiave è se l’Arabia Saudita condizionerà il suo accordo con gli Stati Uniti e la normalizzazione con Israele all’abbandono di questo piano, e non solo dicendo di sostenere il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione”, ha dichiarato ad Al Jazeera Menachem Klein, professore di scienze politiche all’Università Bar-Ilan in Israele.

Bishara ha anche osservato che lo stile di leadership di Trump è quello di un magnate del settore immobiliare e che i suoi commenti su Gaza potrebbero essere l’apertura di un processo negoziale, piuttosto che una nuova politica per espellere la popolazione palestinese dal suo territorio martoriato dalla guerra.

“Il calcolo sarebbe: ‘OK, non volete che io faccia pulizia etnica dei palestinesi, non volete che mandi le forze americane a cacciarli e a impadronirsi di quel pezzo di terra? OK, non farò queste cose, ma cosa mi darete in cambio?”, ha detto.

“Penso che nelle prossime settimane – quando Trump inizierà a scendere dall’albero, quando le cose si calmeranno – dirà ai sauditi ‘dovete farvi avanti e smettere di porre condizioni sullo Stato palestinese'”, ha aggiunto Bishara.

“L’Arabia Saudita ha un ruolo chiave da giocare, Trump ha gli occhi puntati addosso. Ma per il momento l’Arabia Saudita tiene duro”.

https://www.aljazeera.com/news/2025/2/5/non-negotiable-saudi-arabia-flatly-rejects-trumps-gaza-takeover-plan

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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