di Michael Arria e Qassam Muaddi,
Mondoweiss, 6 settembre 2024.
La 26enne Aysenur Eygi è stata uccisa dalle forze israeliane mentre partecipava ad una protesta in Cisgiordania, venerdì 6 settembre.
Venerdì mattina il Dipartimento di Stato ha confermato che Aysenur Eygi, una cittadina americana di 26 anni nata in Turchia, è morta. Due medici palestinesi hanno dichiarato all‘Associated Press che Eygi è stata colpita alla testa ed è morta dopo essere arrivata all’ospedale locale.
“Abbiamo cercato di salvare la cittadina americana, abbiamo cercato a più riprese di rianimare il suo cuore, ma purtroppo non siamo riusciti a ripristinarne il funzionamento”, ha detto il direttore dell’ospedale Rafidia, il dottor Fouad Naffa.
“Siamo profondamente turbati dalla tragica morte di una cittadina americana, Aysenur Egzi Eygi, avvenuta oggi in Cisgiordania e i nostri cuori vanno alla sua famiglia e ai suoi cari”, ha dichiarato il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Sean Savett, in un comunicato. “Abbiamo contattato il Governo di Israele per chiedere maggiori informazioni e per richiedere un’indagine sull’incidente”.
Eygi apparteneva al Movimento di Solidarietà Internazionale (ISM), guidato dai palestinesi, e stava partecipando a una protesta contro l’espansione degli insediamenti in Cisgiordania quando le hanno sparato.
Jonathan Pollak, un attivista israeliano che ha partecipato alla protesta, ha detto che l’uccisione è avvenuta poco dopo che i soldati israeliani avevano circondato un gruppo di preghiera comunitaria. Gli scontri sono scoppiati a seguito di questa mossa dei soldati, ma i manifestanti hanno tentato di ritirarsi dopo che si erano calmati. Secondo Pollak, due soldati appollaiati sul tetto di una casa vicina hanno sparato agli attivisti mentre questi ultimi cercavano di andarsene.
Pollak dice di aver visto Eygi “distesa a terra, accanto a un albero di ulivo, mentre sanguinava a morte”.
“Stavamo manifestando pacificamente a fianco dei palestinesi contro la colonizzazione della loro terra e l’insediamento illegale di Evyatar”, ha dichiarato un altro volontario dell’ISM in un comunicato. “La situazione è degenerata quando l’esercito israeliano ha iniziato a sparare gas lacrimogeni e munizioni vive, costringendoci a ritirarci. Eravamo sulla strada, a circa 200 metri dai soldati, con un cecchino chiaramente visibile sul tetto. La nostra compagna volontaria era in piedi un po’ più indietro, vicino a un ulivo con altri attivisti. Nonostante questo, l’esercito le ha sparato intenzionalmente alla testa”.
“Questo è solo un altro esempio dei decenni di impunità concessi al governo e all’esercito israeliano, sostenuti dai governi statunitense ed europeo, che sono complici nel permettere il genocidio a Gaza”, ha continuato. “I palestinesi hanno sofferto troppo a lungo sotto il peso della colonizzazione. Continueremo a essere solidali e a onorare i martiri finché la Palestina non sarà libera”.
Il Ministero degli Esteri turco ha condannato l’uccisione su Twitter, definendola un “omicidio compiuto dal governo Netanyahu”
In risposta alla notizia, la Rep. Rashida Tlaib (D-MI) ha twittato: “Fate qualcosa per salvare vite umane!” al Segretario di Stato Antony Blinken.
Dal 2000 sono stati uccisi tre attivisti dell’ISM, tra cui l’americana Rachel Corrie, schiacciata nel 2003 da un soldato dell’esercito israeliano che era alla guida di un bulldozer.
Beita: anni di lotta contro l’espansione degli insediamenti
Il villaggio di Beita, a sud di Nablus, è stato teatro di un movimento di resistenza civile fin dal 2021, quando Israele iniziò la costruzione dell’avamposto dei coloni ‘Evyatar’ sul Monte Sabih, su terreni privati appartenenti per la maggior parte a palestinesi di Beita e anche dei villaggi vicini di Yitma e Qabalan.
Beita è diventata un simbolo di resistenza civile, con la maggior parte della comunità che ha partecipato a proteste quotidiane che culminavano il venerdì, iniziando con le preghiere nel luogo più vicino al Monte Sabih ed evolvendosi in scontri con le forze israeliane. Dal 2021, almeno 14 palestinesi sono stati uccisi dalle forze israeliane durante le proteste di Beita, e centinaia sono stati feriti.
Nel luglio 2021, Israele ha deciso di evacuare i coloni dal Monte Sabih, dopo aver raggiunto con loro un accordo che permetteva di mantenere una scuola religiosa sul posto. Nel frattempo, ai proprietari terrieri e agli agricoltori palestinesi è stato impedito l’accesso ai loro terreni in cima alla collina. I coloni israeliani hanno organizzato marce di massa sul Monte Sabih per tutto il 2022, chiedendo di poter reinsediare l’avamposto. Le marce erano spesso guidate dal Ministro della Sicurezza israeliano Itamar Ben-Gvir, che ha utilizzato Evyatar come simbolo del movimento dei coloni di estrema destra in Cisgiordania.
Nel luglio 2024, l’esercito israeliano ha confiscato ufficialmente 3,5 ettari della terra di Beita sul Monte Sabih, incluso l’avamposto di Evyatar, come ‘area militare’, riaccendendo le proteste di massa nel villaggio, che ha continuato ad attirare sempre più attivisti internazionali.
“Le proteste avevano iniziato a limitarsi alle preghiere del venerdì prima del 7 ottobre, ma dopo la confisca ufficiale dello scorso luglio, abbiamo capito che non si tratta di un problema dei soli coloni, ma di un piano politico più ampio del governo israeliano per annettere tutta la Cisgiordania”, ha dichiarato a Mondoweiss Mahmoud Barham, un attivista di Beita.
“Dall’inizio delle proteste, tre anni fa, l’occupazione [israeliana] ha revocato tutti i permessi di lavoro in Israele agli uomini di Beita -e sono migliaia- tagliando la parte principale del sostentamento delle loro famiglie, e questi permessi hanno continuato ad essere revocati per la maggioranza dei lavoratori”, ha detto Barham. “L’occupazione ha imposto posti di blocco alle entrate di Beita e ha raddoppiato le incursioni notturne e gli arresti, anche se qui non c’è resistenza armata, ma solo resistenza civile”, ha sottolineato.
“Tutte le terre confiscate erano private e i coloni lavorano insieme all’esercito per accaparrarsele, motivo per cui l’esercito ha ucciso 14 persone della nostra comunità nel tentativo di reprimere le proteste. Oggi Aysenur è diventata la 15esima martire di Beita dal 2021”, ha aggiunto.
“Era la prima volta che veniva a Beita e ho avuto la possibilità di parlarle brevemente prima della preghiera del venerdì”, ha detto Barham a proposito di Aysenur. “Era molto educata e rispettosa, molto consapevole del pericolo dell’insediamento e del caso di Beita, solidale con la nostra causa da un punto di vista umano”, ha detto Barham.
“Era al nostro fianco durante la preghiera nel luogo della protesta e non ci sono stati scontri”, ha ricordato. “Poi, dopo la preghiera, alcuni giovani hanno iniziato a camminare lungo la valle per protestare e l’esercito ha sparato i primi due proiettili. Uno ha colpito un giovane alla coscia e l’altro ha colpito Aysenur alla testa”, ha precisato.
L’esercito israeliano è stato citato dai media israeliani dicendo che i suoi soldati hanno aperto il fuoco contro le parti inferiori del corpo dei ‘rivoltosi’ dopo che erano state lanciate pietre contro di loro.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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