Oggetto: Rapporto OCHA-OPT – 26 luglio 2024
Rapporto OCHA dai Territori Palestinesi Occupati – 26 luglio 2024 –
Comunicazioni del sig. Muhannad Hadi – vice coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente – al Consiglio di Sicurezza sulla situazione umanitaria a Gaza
New York, 26 luglio 2024
Signor Presidente, Eccellenze,
Le richieste delle Nazioni Unite sono state ripetute dal Segretario generale e dai dirigenti delle Nazioni Unite più e più volte dal 7 ottobre:
– un cessate il fuoco;
– la possibilità di fornire aiuti ai palestinesi a Gaza in linea con i principi umanitari;
– il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi.
Le richieste non sono né nuove né impossibili.
Permettetemi di iniziare condividendo alcune voci da Gaza.
“Nel mio rifugio, sento le donne piangere tutta la notte chiedendo aiuto”.
“Ci svegliamo ogni giorno solo per cercare cibo e acqua”.
“Come madre sono costretta a vedere mio figlio morire di fame e piangere tutta la notte”.
“Vogliamo che la guerra finisca e sogniamo il giorno in cui potremo tornare a casa nostra nel Nord”.
“Sono stata 4 mesi senza farmi la doccia”.
“Dobbiamo tagliarci i capelli a causa dei pidocchi e della mancanza di shampoo e prodotti per l’igiene”.
Queste sono solo alcune delle cose che le donne mi hanno detto quando le ho incontrate a Deir al Balah a Gaza il 9 luglio.
Tutte hanno parlato della mancanza di sicurezza, dignità, privacy, nei campi sovraffollati.
Molte donne hanno detto di avere pensieri suicidi.
E la loro profonda sofferenza, soprattutto come genitori, è quella di non poter proteggere i loro figli. E questo è il dovere di tutti i genitori nei confronti dei loro figli.
Migliaia di questi bambini hanno riportato ferite orribili come ustioni di terzo grado, arti amputati e profondi traumi psichici. Purtroppo, molte delle amputazioni non sarebbero state necessarie se fossero state disponibili cure mediche adeguate.
I bambini che muoiono spesso lo fanno lentamente e dolorosamente. Quelli che sopravvivono avranno disabilità a lungo termine e un futuro triste.
Seicentoventicinquemila bambini sono stati privati di istruzione per un intero anno scolastico. Inutile dire che un bambino senza istruzione è un bambino senza futuro.
I bambini vagano nei siti degli sfollati interni 24 ore su 24, 7 giorni su 7, spesso senza accompagnatori; esposti a enormi rischi e ulteriori ferite mentre giocano tra le macerie piene di ordigni inesplosi.
A causa delle montagne di spazzatura e dei fiumi di liquami che scorrono attraverso gli insediamenti degli sfollati interni, i bambini sono anche a rischio di contrarre malattie pericolose come la poliomielite.
Signor Presidente,
Tutti a Gaza sono esposti al rischio di ferite e malattie. Coloro che sopravvivono alle bombe e ai proiettili affrontano ancora la minaccia della fame, delle condizioni igieniche precarie e la mancanza di assistenza sanitaria.
Le persone con condizioni mediche preesistenti, come cancro, insufficienza renale o diabete, non ricevono le cure di cui hanno bisogno. E più di decine di migliaia di pazienti necessitano di un immediato Medevac (trasporto aereo).
Signor Presidente,
Il sovraffollamento dei siti per sfollati ha aumentato le tensioni e la violenza, inclusa la violenza di genere.
Come conseguenza della guerra, non c’è più ordine pubblico. Quale ordine pubblico possiamo aspettarci da due milioni di persone, che sono costantemente costrette a muoversi in una striscia di terra stretta e devastata, durante i pesanti combattimenti? E senza ordine pubblico non ci saranno mai responsabilità e protezione. La protezione è urgentemente necessaria per la popolazione civile di Gaza, ma anche per le operazioni umanitarie. Il personale e le risorse umanitarie devono essere protetti da tutte le forme di attacchi violenti.
Signor Presidente,
Tra la distruzione del tessuto sociale e delle infrastrutture, l’ONU e le ONG non stanno risparmiando sforzi per fornire assistenza salvavita ai più vulnerabili.
Sappiamo cosa deve essere fatto per aiutare la gente di Gaza, ma c’è un abisso tra ciò che dovrebbe essere fatto e ciò che gli operatori umanitari possono fare.
L’impegno o la volontà degli operatori umanitari non sono un problema, lo è l’incapacità di raggiungere il mandato, e questo è al di fuori del nostro controllo.
I miei predecessori e colleghi, all’inizio di questo conflitto, hanno messo in guardia sulla mancanza di un contesto favorevole.
A quasi dieci mesi dall’inizio di questa crisi, a Gaza non esiste ancora un contesto favorevole e sicuro per la fornitura di assistenza umanitaria.
Come ha detto uno dei miei colleghi: “È come se ci avessero rotto le rotule e ci avessero detto di saltare”.
L’UNRWA si è fatta carico del peso di questa crisi.
La campagna contro l’UNRWA, gli attacchi contro i suoi locali e gli sforzi legislativi per dichiarare l’UNRWA un’organizzazione terroristica per porre fine alle sue operazioni sono del tutto inaccettabili e mettono a repentaglio il nostro compito.
Come ha già detto il Segretario generale, l’UNRWA è la spina dorsale delle nostre operazioni in Palestina.
Signor Presidente
Oggi l’ONU non è in grado di fornire l’assistenza necessaria alla popolazione di Gaza, e tanto meno di aumentarla, a meno che non siano presenti fattori specifici.
I fattori abilitanti richiesti per le operazioni umanitarie non sono nuovi.
Innanzitutto, abbiamo bisogno di protezione dei civili e delle infrastrutture civili, compresa la protezione di tutto il personale umanitario e delle risorse.
È responsabilità delle parti in guerra proteggere gli attori umanitari.
Il senso del dovere e la dedizione di tutto il personale umanitario è una delle nostre maggiori preoccupazioni. Oggi, i rischi all’interno di Gaza sono inaccettabili. Per mitigare questi rischi, abbiamo bisogno, tra le altre cose, di strutture e attrezzature.
In secondo luogo, devono essere immediatamente garantite la ricezione, la spedizione e la consegna senza ostacoli, e in sicurezza, di tutta l’assistenza umanitaria.
Le attuali procedure in atto per far arrivare, attraverso i valichi, aiuti e rifornimenti di carburante alle persone bisognose sono macchinose, pericolose e costose.
Tutti i valichi devono essere utilizzati simultaneamente, con procedure semplificate, incluso il valico di Rafah.
Rafah deve anche essere riaperta per l’evacuazione medica dei pazienti e per il movimento di persone, operatori umanitari, beni e carburante. Per accelerare la consegna degli aiuti, abbiamo chiesto che i nostri camion possano viaggiare direttamente dall’Egitto e dalla Giordania alle destinazioni umanitarie all’interno di Gaza. Gli aiuti non devono aspettare.
Abbiamo anche ripetutamente chiesto che tutti i posti di blocco all’interno di Gaza siano aperti simultaneamente, per consentire il movimento dal nord al sud e viceversa.
Inoltre, non dovrebbero esserci limitazioni alla quantità e al tipo di articoli umanitari che possono entrare a Gaza. Oggi, stiamo ancora lottando per portare alcuni dispositivi e forniture mediche, oltre a pezzi di ricambio per riparare le infrastrutture civili.
Infine, senza visti per tutto il personale delle Nazioni Unite e delle ONG, i lavoratori non saranno in grado di svolgere i loro compiti. L’elenco dei prerequisiti è lungo.
Gli aiuti umanitari da soli non possono sostenere una popolazione che non ha tutti i servizi e le utenze di base, soprattutto non nelle condizioni prevalenti a Gaza.
Qualunque forma possa assumere il conflitto nel prossimo futuro, gli operatori umanitari devono essere in grado di accedere in sicurezza alle popolazioni bisognose ovunque si trovino a Gaza e in tutta la Striscia. In chiusura, signor Presidente, vorrei ribadire che le Nazioni Unite e i nostri partner a Gaza non si arrenderanno mai.
Continueremo a fornire disperatamente l’assistenza necessaria. Ma avremo bisogno di un ambiente sicuro e favorevole per farlo.
L’impatto umano di questo conflitto non può essere sottovalutato.
L’impatto ci perseguiterà, tutti noi, non per anni, ma per generazioni a venire.
Abbiamo bisogno di un cessate il fuoco, della capacità di fornire aiuti ai palestinesi in linea con i principi umanitari e del rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi.
E tutte le parti devono adempiere ai propri obblighi, ai sensi del diritto umanitario internazionale.
Ciò include la protezione dei civili, la garanzia che i loro bisogni di base siano soddisfatti, consentendo loro di partire per aree più sicure e consentendo loro di tornare, non appena le circostanze lo consentiranno.
Grazie.
I Rapporti ONU OCHAoPt Sono scaricabili dal sito Web di OCHAoPt, alla pagina: https://www.ochaopt.org/reports/protection-of-civilians
La scrivente “Associazione per la pace – gruppo territoriale di Rivoli”, stante l’imparzialità dell’Organo che li redige, utilizza i Rapporti per diffondere un’informazione affidabile sugli eventi che accadono in Palestina. Pertanto, traduce i Rapporti in italiano (escludendo i dati statistici ed i grafici) e li invia agli interessati. Talvolta, i traduttori dell’Associazione, per esplicitare informazioni che gli estensori dei Rapporti sottintendono considerandole già note ai lettori abituali, aggiungono nel corpo del testo brevi note [in corsivo tra parentesi quadre]. Il neretto nel testo del Rapporto è di OCHAoPt.
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