Trump ha un disperato bisogno dei soldi di Miriam Adelson. Lei pone una condizione: l’annessione della Cisgiordania

Giu 5, 2024 | Notizie

di Nettanel Slyomovics,

Haaretz, 3 giugno 2024. 

L’ex presidente e criminale condannato sta organizzando una svendita dei suoi futuri poteri presidenziali. Miriam Adelson vuole essere la sua più grande donatrice, ma in cambio vuole la sovranità israeliana sulla Cisgiordania.

Donald Trump consegna la Medaglia Presidenziale della Libertà alla dottoressa Miriam Adelson nel 2018. Alex Wong / AFP

Sebbene Donald Trump abbia mantenuto per sette mesi un vantaggio nei sondaggi sul presidente Joe Biden, si sta ora diffondendo la notizia di un panico finanziario che si è impossessato dell’ex presidente repubblicano. Trump è in svantaggio rispetto a Biden nella raccolta di fondi e non gli è certo d’aiuto dover spendere gran parte delle donazioni per una serie di avvocati in quattro cause penali e per risarcimenti in altre cause civili. I grandi donatori hanno difficoltà ad aprire i loro libretti degli assegni e insistono affinché il denaro sia destinato alla campagna politica piuttosto che alle spese legali personali.

Trump non ha mai avuto una grande considerazione della legge, della Costituzione o delle convenzioni politiche. Ha visto la carica di presidente nello stesso modo in cui la ministra dei Trasporti israeliana Miri Regev vede la sua carica: come un’enorme risorsa per il proprio guadagno personale. Nel 2019, Trump ha affrontato al Congresso uno storico processo di impeachment per il suo tentativo di ricattare il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy: aveva trattenuto aiuti militari critici a Kiev per costringere le autorità ucraine ad avviare un’indagine su Biden e suo figlio Hunter nel tentativo di influenzare le elezioni presidenziali del 2020.

Ora Trump è alla ricerca disperata di denaro e sta organizzando una svendita dei suoi futuri poteri presidenziali. Tutto è possibile per l’uomo che crede che una vittoria presidenziale lo salverà dalla prigione, ciò che lo spaventa più di ogni altra cosa. Anche se ora è un criminale condannato, Trump ha ancora delle persone a cui rivolgersi per ottenere donazioni e il New York Magazine ha dedicato il numero del 20 maggio a un ampio profilo di uno di questi donatori, la dottoressa Miriam Adelson.

Donald Trump a New York domenica scorsa. Andrew Kelly / Reuters

I grandi donatori hanno sempre avuto una grande influenza sulla politica americana, ma negli ultimi 14 anni, grazie alla Corte Suprema, sono diventati dei veri e propri kingmaker. I giudici che sono cresciuti nella Federalist Society [un’organizzazione di giuristi conservatori, NdT] e hanno conquistato la Corte Suprema nel 21° secolo, hanno aperto le porte a questo cambiamento con la sentenza Citizens United del 2010. Cinque giudici di nomina repubblicana hanno stabilito che le corporazioni godono della libertà di parola e che il denaro è per loro una forma di parola e quindi non si possono imporre limiti alle donazioni per le campagne elettorali. I quattro giudici di nomina democratica hanno espresso parere contrario.

Pochi giorni prima di questa sentenza, il Presidente Barack Obama aveva avvertito nel suo discorso sullo Stato dell’Unione che i giudici federalisti avevano aperto le cataratte a un diluvio di sovvenzioni. Fu criticato dalla destra per aver danneggiato la dignità e l’indipendenza della magistratura. Ben presto si è scoperto che aveva ragione. Secondo uno studio dell’Università di Chicago, nelle elezioni presidenziali del 2008 sono stati spesi 144 milioni di dollari totali dai democratici e dai repubblicani. Nella prima elezione presidenziale dopo la sentenza, nel 2012, l’importo combinato è balzato a 1 miliardo di dollari. Per le elezioni presidenziali del 2020, la cifra è stata di 14,4 miliardi di dollari.

Il primo a riconoscere il potenziale della sentenza della Corte Suprema è stato il magnate dei casinò di Las Vegas Sheldon Adelson. Nell’ultimo decennio della sua vita, ha speso la cifra astronomica di mezzo miliardo di dollari per sostenere personaggi politici. Durante la campagna presidenziale del 2012 si è distaccato dalla consuetudine dei grandi donatori di finanziare diversi candidati, ciò che limitava la probabilità di scegliere il cavallo sbagliato, e ha invece puntato su un singolo candidato: ha dato a Newt Gingrich decine di milioni di dollari nella sua fallita candidatura alle primarie repubblicane del 2012 contro Mitt Romney.

Adelson può aver perso quella battaglia, ma ha vinto la guerra. La sua disponibilità a sostenere un candidato con una quantità di denaro senza precedenti lo ha reso una figura dominante nel partito repubblicano, quasi da un giorno all’altro. Adelson non ha mai nascosto la soddisfazione di trovarsi in questa nuova posizione di kingmaker. Così sono state concepite le “primarie di Adelson”: in vista delle elezioni del 2016, non meno di 17 potenziali candidati alla presidenza si sono recati in pellegrinaggio a Las Vegas per implorare i suoi finanziamenti, lasciando a casa il loro amor proprio.

Il New York Times ha raccontato che nel 2016, dopo che Trump aveva vinto le primarie repubblicane ma era rimasto senza donatori per affrontare Hillary Clinton, Adelson gli offrì un accordo: 20 milioni di dollari in cambio dello spostamento dell’ambasciata statunitense in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme. Questo fu l’inizio di una relazione fruttuosa e gratificante per entrambi. Complessivamente, Adelson ha versato oltre 90 milioni di dollari a Trump, l’ambasciata si è trasferita a Gerusalemme (contro il parere degli assistenti di Trump) e Adelson è diventato il più influente tra i donatori di Trump.

Alla morte di Adelson, avvenuta nel gennaio 2021, i repubblicani si sono chiesti cosa avrebbe fatto la sua vedova. Sebbene si astenga dal rilasciare interviste ai giornalisti che non sono sul suo libro paga, Miriam Adelson ha confermato al New York Times circa un anno fa che le primarie di Adelson non torneranno. Non ha intenzione di essere coinvolta nella politica americana come il marito. Ma se qualcuno pensava che si stesse allontanando del tutto dalla politica americana, è stato recentemente smentito.

L’articolo del New York Magazine su Adelson, scritto da Elizabeth Weil, non cita la stessa Adelson ma è pieno di informazioni sulla vita personale della ricca vedova, il che rende difficile credere che la Weil non abbia parlato con lei in via ufficiosa. È abbastanza facile da capire: Adelson sta usando la rivista per inviare a Trump un suggerimento tutt’altro che sottile: potrebbe essere interessata a fare donazioni a lui e sarebbe felice di essere la più grande donatrice – per Trump e per l’intera campagna -, a condizione che lui le dia ciò che vuole.

Meno di due settimane dopo questa storia lusinghiera, che potrebbe essere letta come un appello pubblico di una donna a un uomo, Politico ha riportato che Adelson ha finalmente deciso di fare una donazione a Trump. Ma non si tratta di una donazione qualsiasi. Secondo l’articolo, Adelson non ha indicato la somma, ma si prevede che “spenderà più di quanto [lei e il suo defunto marito] fecero quattro anni fa”. Questo la renderebbe il più grande donatore della campagna elettorale del 2024. I giornalisti di Politico non hanno fornito il motivo della mossa di Adelson, ma la storia del New York Magazine potrebbe fornire la risposta.

Un’implicita minaccia

“La stampa ha riferito spesso che le donazioni degli Adelson erano di Sheldon”, mentre in realtà erano anche di Miriam, ha scritto Weill. “Alcuni osservatori degli Adelson pensavano che la vita sarebbe stata più semplice una volta che Miriam avesse controllato da sola la fortuna della famiglia. Si sbagliavano. Sheldon era un prepotente: combattivo, litigioso, spaccone. Miriam è un’ideologa”. Un ex dirigente ha dichiarato: “Sheldon era quello che abbaiava, ma credo che fosse lei a mordere. … Lei era più aggressiva. E lui era più aggressivo se lei era nella stanza”.

Sheldon Adelson all’inizio dell’anno accademico presso l’Università di Ariel nell’insediamento di Ariel, 2019. Moti Milrod

Miriam Adelson tende a essere schietta come il suo defunto marito quando si avvicina ai politici. Dopo che Trump ha spostato l’ambasciata americana a Gerusalemme, una delle organizzazioni finanziate da Adelson ha pubblicato un annuncio a tutta pagina sul New York Times. L’annuncio, che riportava l’immagine di un Trump con la kippa in mano in visita al Muro Occidentale, si congratulava con lui: “Presidente Trump: Hai promesso. Hai mantenuto”.

Trump ha vinto le primarie di quest’anno facilmente e rapidamente in poche settimane. Dopo aver allontanato tutti i suoi contendenti, a marzo ha invitato Adelson alla cena di Shabbat a Mar-a-Lago. Secondo l’articolo del New York Magazine, Trump non è uscito dalla cena con l’assegno che sperava, ma sembra aver capito come ottenerlo. Qualche giorno dopo, si è seduto per un’intervista con Omer Lachmanovitch e Ariel Kahana del quotidiano gratuito di proprietà di Adelson, Israel Hayom.

“Sono una persona molto fedele. Sono stato fedele a Israele. Sono stato il miglior presidente della storia per Israele con un fattore di 10 volte, grazie a tutte le cose che ho fatto: l’ambasciata, Gerusalemme come capitale… Ma poi ci sono gli accordi di Abraham e le alture del Golan”, ha detto Trump, riferendosi al riconoscimento americano della sovranità israeliana su quel territorio. “Nessuno pensava che sarebbe stato possibile”.

Dopo cinque mesi in cui si è rifiutato di chiarire la sua posizione sulla guerra tra Israele e Hamas, prendendo di mira il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, grazie ad Adelson, Trump ha finalmente espresso un sostegno inequivocabile a Israele. Tuttavia, secondo l’articolo di Weil, Trump ha commesso un errore tattico che lo ha allontanato dal denaro che tanto desidera. “Devi finire la tua guerra”, ha detto. “Devi finirla. L’hai già fatta. E sono sicuro che lo farai”. Adelson, residente a Herzliya [in Israele] e megadonatrice per lo sviluppo degli insediamenti in Cisgiordania, non voleva sentire il desiderio di pace di Trump. Non voleva sentire nulla che potesse essere interpretato come una critica a Israele. Secondo l’articolo, ciò che vuole veramente dal secondo mandato di Trump è l’annessione israeliana della Cisgiordania e il riconoscimento da parte degli Stati Uniti della sovranità israeliana in tutte le regioni di quella terra. A queste condizioni, non c’è spazio per l’Autorità Palestinese e nessuno con cui firmare un accordo di pace.

Sheldon e Miriam Adelson con il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e la moglie Sara all’Università di Ariel in Cisgiordania, 2019.: Moti Milrod

L’articolo del New York Magazine si conclude con una minaccia implicita a Trump: “Mancano cinque mesi alle elezioni presidenziali. Adelson continua a non partecipare alla gara”. In soli 10 giorni, Politico ha riportato che l’ex presidente e Adelson si sono incontrati e parlati al telefono diverse volte dopo quella cena di marzo. Non è stato reso noto di cosa abbiano parlato, ma i rapporti di dare e avere di Trump con i suoi donatori miliardari tendono a ripetersi.

Miriam Adelson non è l’unica grande donatrice per Trump; anche altri vanno da lui con le loro liste di richieste. Il Washington Post ha recentemente riferito di un altro incontro tra Trump e alcuni donatori, un gruppo che, secondo Trump, comprendeva “il 98% dei miei amici ebrei”. Durante questo incontro a New York, il 14 maggio, i donatori hanno chiesto a Trump cosa pensava degli studenti che manifestano contro Israele nei campus, e lui ha risposto: “Ogni studente che protesta, lo butto fuori dal paese. Ci sono molti studenti stranieri. Appena sentiranno le mie intenzioni, si comporteranno bene”. Quando uno dei donatori senza nome si è lamentato del fatto che studenti e professori potrebbero un giorno occupare posizioni di potere, Trump ha definito i manifestanti parte di una “rivoluzione radicale” che ha giurato di sconfiggere. “Se mi farete eleggere, e dovreste davvero farlo, … riporteremo indietro quel movimento [pro-palestinese] di 25 o 30 anni”.

Parlando ai donatori, Trump non ha menzionato Netanyahu, che detesta da quando il primo ministro ha riconosciuto la vittoria di Biden nel 2020. Tuttavia, riferendosi all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, ha fornito un indizio pesante sul fatto che la sua opinione su Netanyahu non è cambiata: “Se si va indietro nella storia, è come prima dell’Olocausto. C’era un presidente o un capo del paese debole. E si va avanti e si va avanti. E poi, all’improvviso, ci si ritrova con Hitler. Ci si ritrova con un problema che nessuno immaginava”.

https://www.haaretz.com/us-news/2024-06-03/ty-article/.premium/trump-is-desperate-for-cash-but-donors-have-conditions/0000018f-df3a-db29-a3ef-ff3a27530000?utm_source=App_Share&utm_medium=iOS_Native

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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