di Baker Zoubi,
+972 Magazine, 30 maggio 2024.
Dal 7 ottobre, con la proliferazione delle armi e l’aumentata negligenza della polizia, la violenza delle organizzazioni criminali nelle città arabe ha raggiunto livelli storici.
“Se potrò stare con la mia famiglia all’estero, potrò crescere i miei figli normalmente. Ma se devo tornare in Israele, trasformerò i miei figli in criminali”. A. è un cittadino palestinese di Israele che è stato perseguito da un’organizzazione criminale e ora sta cercando di lasciare il paese con la sua famiglia. “Nella nostra realtà di oggi, per sopravvivere devi essere un criminale ed è chiaro che la situazione peggiorerà nei prossimi anni”.
Si potrebbe dire che si tratta di un’esagerazione e si potrebbe insistere che i cittadini palestinesi di Israele conducono una vita normale, migliore di quella della maggior parte dei palestinesi e degli arabi. Ma oltre alla diffusa discriminazione e alla crescente persecuzione politica dei cittadini palestinesi da parte del governo israeliano, il numero di vittime palestinesi della criminalità organizzata continua a crescere a un ritmo spaventoso.
Secondo uno studio del Taub Institute, nel 2019 la comunità araba in Israele ha registrato il terzo più alto tasso di omicidi tra i Paesi dell’OCSE – appena al di sotto di Messico e Colombia – con 11,11 omicidi ogni 100.000 cittadini, una cifra che è triplicata per le persone di età compresa tra i 20 e i 34 anni. Lo studio ha anche rilevato che gli omicidi nelle comunità palestinesi sono più che raddoppiati, passando da 109 casi nel 2022 a 233 nel 2023, con un aumento costante del tasso di omicidi ogni mese fino allo scorso settembre.
“Sono pochi i villaggi che non hanno conosciuto sparatorie, o dove non ci sono famiglie minacciate, richieste di denaro per la protezione, autobombe e così via”, ha dichiarato Rawyah Handaqlu, un’avvocata che dirige il Quartier Generale d’Emergenza per la Lotta alla Criminalità nella Società Araba, un organismo d’emergenza istituito lo scorso settembre dall’Alto Comitato di Controllo e dal Comitato Nazionale dei Capi delle Autorità Locali Arabe.
“Non si tratta solo del numero di vittime”, ha spiegato. “Intere famiglie hanno lasciato il paese o cambiato residenza, altre si nascondono in casa, per non parlare delle esplosioni quotidiane, delle auto incendiate e di tutti i feriti degli attacchi, che a volte non vengono nemmeno riportati dai media”.
Dall’inizio di quest’anno, 86 cittadini arabi sono stati uccisi, un numero sorprendentemente alto che fa pensare che il tasso di omicidi di quest’anno sarà simile a quello dello scorso anno. Tuttavia, sebbene i numeri siano più o meno gli stessi, le organizzazioni criminali hanno recentemente inasprito le loro tattiche, pubblicando liste di candidati all’omicidio, sequestrando civili e nascondendo i corpi delle loro vittime.
“Oggi, ad esempio, non si sente più parlare di accoltellamenti: ora ci sono missili anticarro, proiettili di mortaio e droni. Con l’assenza della legge, le cose si stanno sviluppando in modo orribile”, avverte Handaqlu.
“I capi delle organizzazioni criminali sanno esattamente come lavora la polizia e pianificano il loro lavoro di conseguenza, quindi si ha la sensazione che le cose siano coordinate”, ha detto A. “In assenza di un vero deterrente, il ritmo delle loro attività non fa che aumentare”. Osserva che negli anni passati i banditi bruciavano in una zona remota i veicoli usati per fuggire, al fine di nascondere e distruggere qualsiasi prova. Ora, invece, li fanno saltare in aria vicino alla scena del crimine e, se prima limitavano i loro attacchi a determinati obiettivi, ora si accaniscono anche sulla famiglia dell’obiettivo.
“Non mi sorprende che alcuni abbiano ucciso 10 o 20 persone negli ultimi anni”, ha detto A. a +972. “Nessuno li persegue, la maggior parte dei casi di omicidio vengono chiusi o tirati per le lunghe, e tutte le prove delle telecamere di sicurezza, dei testimoni, delle impronte digitali e delle tracce restano ‘sprecate’”. Non spera che la situazione possa migliorare; nei prossimi anni, avverte A., “solo i vostri pugni vi proteggeranno”.
‘Riteniamo la polizia inequivocabilmente responsabile’
Nei media, nei discorsi politici e tra gli israeliani, le comunità druse sono spesso viste come separate dalla minoranza palestinese, una percezione che alcuni drusi stessi rafforzano, soprattutto durante i periodi di maggiore sicurezza, quando richiamano l’attenzione sul fatto che i cittadini drusi servono nell’esercito e nei servizi di sicurezza. Ma quando si tratta di criminalità organizzata, demolizioni di case e altre forme di discriminazione, i drusi devono affrontare le stesse minacce del resto della società palestinese.
Negli ultimi mesi, il tasso di omicidi è aumentato significativamente nelle comunità druse, tra cui Yarka, Isfiya, Abu Snan e altre. Solo nel villaggio di Isfiya sono stati commessi cinque omicidi tra il 12 aprile e il 12 maggio, e due delle vittime sono state trovate morte molto tempo dopo essere state rapite. In risposta, secondo il giornalista e attivista sociale Wissam Ghoutani, molti abitanti del villaggio hanno deciso di protestare contro i crimini violenti e l’inazione della polizia.
“Riteniamo la polizia inequivocabilmente responsabile, in quanto istituzione che dovrebbe rispondere della nostra sicurezza e che invece ha lasciato per anni che qui le cose si deteriorassero”, ha affermato Ghoutani. “Cinque persone sono state uccise a Isfiya e nessun sospetto è stato arrestato. Ci dicono solo che ‘la polizia sta aprendo un’indagine’”.
Ghoutani ha riconosciuto che altri fattori – tra cui la disoccupazione, il ritardo degli investimenti pubblici nell’istruzione, nello sport e nelle infrastrutture, e persino nella cultura – contribuiscono alla criminalità. Ha inoltre sostenuto la necessità di rinnovare le attività dei comitati di riconciliazione, un forum tradizionale per la mediazione delle controversie nella società araba, e di conferire loro l’autorità di affrontare frontalmente la criminalità.
“Ma la guerra tra le organizzazioni criminali nella società araba e il caos che esiste oggi sono più grandi di qualsiasi altra cosa”, ha insistito, “ed è la polizia, come potente apparato di sicurezza dello stato, che dovrebbe occuparsene”.
La proliferazione delle armi
Dopo gli attentati del 7 ottobre, il Ministro della Sicurezza Nazionale Itamar Ben Gvir si è subito mosso per aumentare il possesso di armi tra i civili ebrei e ha recentemente festeggiato l’approvazione di oltre 100.000 nuove licenze di porto d’armi. Secondo Handaqlu, con un maggior numero di armi in circolazione, è proliferata anche la violenza armata delle organizzazioni criminali. “Le armi distribuite oggi con il pretesto della sicurezza ebraica saranno usate contro gli arabi”, ha previsto, “soprattutto con il deterioramento della situazione economica e il caos della guerra”.
Il lavoro di Handaqlu è reso più difficile da Ben Gvir e dalla mancanza di cooperazione da parte del suo ministero, che si discosta dal ruolo svolto dal precedente ministro della Sicurezza Interna Omer Barlev e dal suo vice Yoav Segalovich, che collaboravano con i membri arabi della Knesset e con i capi delle municipalità arabe. “Purtroppo, il ministro incita contro la società araba o usa il crimine organizzato come scusa per attaccarla, e ha persino distrutto i programmi governativi esistenti per la società araba”.
Nel marzo 2023, per esempio, Ben Gvir ha deciso di congelare la cooperazione del ministero al programma “Stop the Bleeding”, un’iniziativa pensata per affrontare l’aumento della violenza e della criminalità nella società araba. Costretta a trovare soluzioni alternative, Handaqlu ha convocato una tavola rotonda di istituzioni della società civile e rappresentanti di diversi ministeri e ha continuato a collaborare con le autorità locali per contribuire a migliorare la loro risposta alle attività criminali e assistere le persone colpite.
Relativamente al problema della negligenza della polizia nei confronti della criminalità nelle comunità palestinesi, Handaqlu ha ammesso che “dobbiamo cooperare con loro, a prescindere dalla diffidenza esistente, perché sono responsabili della nostra sicurezza”. Ma ha anche riconosciuto che la polizia è soggetta alle politiche dettate dal governo, che attualmente sembra intenzionato a peggiorare la situazione.
La Knesset si sta preparando ad approvare la Legge per l’Espansione dei Mezzi di Lotta contro le Organizzazioni Criminali, che conferirebbe a Ben Gvir, in qualità di ministro della Sicurezza Nazionale, l’autorità di utilizzare tattiche antiterrorismo nella lotta contro la criminalità interna. Si tratterebbe di una notevole espansione dei suoi poteri, che quasi sicuramente userebbe contro i cittadini arabi, e non a loro vantaggio.
“Se questa legge fosse stata approvata prima del 7 ottobre”, ha suggerito Handaqlu, “forse il ministro avrebbe dichiarato l’intera società araba un’organizzazione terroristica”.
Baker Zoubi è un giornalista di Kufr Misr che attualmente vive a Nazareth. Baker lavora nel campo del giornalismo dal 2010, inizialmente come reporter per i media arabi locali e poi come redattore del sito web Bokra. Oggi lavora anche come ricercatore e redattore per programmi televisivi sui canali Makan e Musawa. Scrive e pubblica sulla sua pagina Facebook varie opinioni su questioni politiche e sociali relative alla società palestinese. Recentemente ha iniziato a scrivere anche per Local Call.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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