Come Israele ha forzato le previste “linee rosse” per aprirsi la strada a Rafah

Mag 30, 2024 | Notizie

di Mat Nashed,

Al Jazeera, 30 maggio 2024. 

Israele ha ignorato gli appelli dei suoi alleati occidentali a non condurre un’operazione su larga scala a Rafah e non ne ha subito alcuna conseguenza.

Palestinesi sfollati ispezionano le loro tende distrutte dai bombardamenti di Israele vicino a una struttura dell’UNRWA a ovest della città di Rafah. 28 maggio 2024 [Jehad Alshrafi/AP Photo].

I carri armati israeliani sono entrati nel centro di Rafah e l’esercito ha annunciato che ora controlla l’intero Corridoio Filadelfia, la striscia di terra che corre lungo il confine tra l’Egitto e il governatorato di Rafah, a Gaza.

Ciò viola le condizioni del trattato di Israele con l’Egitto, secondo cui il Corridoio, noto anche come Asse di Salah al-Din, è una zona cuscinetto che l’Egitto supervisiona dal suo lato del confine.

Israele ha minacciato per mesi un’invasione terrestre “su larga scala” di Rafah, con grande sconcerto della comunità internazionale, che ha avvertito che un tale attacco avrebbe rappresentato una “linea rossa” da non oltrepassare.

Poi, poco più di tre settimane fa, il 6 maggio, Israele ha dichiarato di voler eseguire una “operazione limitata” contro obiettivi di Hamas nella parte orientale di Rafah.

Ha intensificato gli attacchi aerei sull’area e ha ordinato a circa 100.000 sfollati palestinesi ammassati lì di evacuare ad al-Mawasi che, come hanno dichiarato con orrore le organizzazioni umanitarie, è un’area che non può sostenere la vita umana.

Il giorno successivo, Israele ha preso il controllo del valico di Rafah, una campana a morto per le consegne di aiuti nella Striscia di Gaza, assediata e martoriata, e per la sua popolazione affamata. Da quel momento in poi le cose sono peggiorate per gli 1,4 milioni di persone che cercano rifugio a Rafah.

Ma chi tutela quella linea?

Israele sembra aver oltrepassato tutte le “linee rosse” occidentali senza alcuna apparente conseguenza o rimorso per le vittime palestinesi, hanno dichiarato gli esperti ad Al Jazeera.

A febbraio, tutti i membri dell’Unione Europea – tranne l’Ungheria – hanno messo in guardia Israele da un’operazione militare su larga scala a Rafah per il costo umano impressionante che avrebbe causato.

A marzo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che un’invasione di Rafah da parte di Israele avrebbe violato la “linea rossa” da lui stesso dichiarata, a meno che non fossero stati presi accordi per proteggere ed evacuare i civili.

Mentre intensificava gli attacchi aerei e l’assalto di terra a Rafah, il 17 maggio gli avvocati di Israele hanno dichiarato alla Corte Internazionale di Giustizia (CIG) che si sarebbe trattato di un’operazione “localizzata”.

Israele ha poi catturato parte del corridoio Filadelfia tra Gaza e l’Egitto, che vede la mossa come una minaccia alla propria sicurezza nazionale e al trattato tra i due paesi.

Mentre le sue forze di terra si insinuavano a Rafah da est, Israele ha continuato ad attaccare il fianco occidentale del governatorato.

Il 26 maggio ha colpito un campo di sfollati a Tal as-Sultan, a ovest di Rafah; l’ufficio stampa di Gaza ha dichiarato che Israele ha sganciato una bomba da 2.000 libbre (900 kg) sul campo.

Israele ha dichiarato di aver sparato un missile di precisione contro un bersaglio distante più di un chilometro, apparentemente per uccidere due combattenti di Hamas, e che i danni al campo devono essere stati causati dall’esplosione di un serbatoio di carburante.

Almeno 45 civili – metà dei quali bambini – sono stati bruciati, decapitati o uccisi in altro modo dall’esplosione.

“Una cosa che ho imparato coprendo questo conflitto negli ultimi otto mesi è che non ci sono linee rosse su questo tema”, ha dichiarato Mairav Zonszein, analista israeliana senior dell’International Crisis Group (ICG), un’organizzazione no-profit che si occupa di porre fine ai conflitti in tutto il mondo.

Un bambino palestinese sfollato osserva le distruzioni causate dai bombardamenti degli aerei israeliani sui rifugi dei palestinesi sfollati a Rafah. 27 maggio 2024 [Hani Alshaer/Anadolu Agency].

“Le linee rosse si spostano continuamente e questo è un dato da tenere a mente. Le ‘linee rosse’ [occidentali] non sono reali”, ha dichiarato ad Al Jazeera.

Tira un altro vento?

Secondo Hugh Lovatt, esperto di Israele-Palestina del gruppo di studio European Council on Foreign Relations, l’orrendo bombardamento del campo di sfollati da parte di Israele ha dato il via a un cambiamento di politica tra i suoi alleati tradizionali.

Ritiene che alcune capitali europee siano rimaste sconcertate dalla sfacciataggine con cui Israele ha violato l’ordinanza provvisoria emessa dalla Corte Internazionale di Giustizia il 24 maggio.

La CIG ha ordinato – 13 giudici contro 2 – a Israele di non procedere con un’operazione a Rafah che minerebbe i diritti dei palestinesi ai sensi della Convenzione sul Genocidio.

Esperti legali hanno precedentemente dichiarato ad Al Jazeera che qualsiasi operazione importante a Rafah viola di fatto l’ordine della CIG.

Lovatt è d’accordo.

“È difficile interpretare l’ultima operazione israeliana a Rafah come qualcosa di diverso da una presa per i fondelli da parte di Israele nei confronti della comunità internazionale”, ha affermato.

Questo disprezzo per la Corte Internazionale di Giustizia sta portando alcuni alleati di Israele a considerare opzioni che un anno fa non sarebbero state concepibili, ha aggiunto Lovatt.

Ha sottolineato che l’Unione Europea potrebbe sospendere l’Accordo di Associazione all’UE, che garantisce a Israele un accesso preferenziale ai mercati europei.

“Ci sarà una forte opposizione… da parte di alcuni stati, in particolare dall’Ungheria”, ha detto. “Ma la mancanza di unità potrebbe non essere un problema, a seconda del meccanismo che l’UE utilizzerà per sospendere l’accordo [con Israele]”.

La mossa di Washington?

L’8 maggio, Biden ha minacciato di sospendere le vendite di armi offensive degli Stati Uniti a Israele se quest’ultimo procederà con l’invasione di Rafah, chiarendo che non interromperà mai “tutte” le armi perché la difesa di Israele è “critica”.

Dopo che Israele ha attaccato il campo di sfollamento di Tal as-Sultan, l’amministrazione Biden ha riflettuto e poi ha concluso che la graduale invasione di Rafah e il continuo bombardamento delle “zone sicure” da parte di Israele – dove aveva detto ai civili assediati di recarsi – non costituivano quella “grande offensiva” che avrebbe scatenato una risposta.

Omar Rahman, esperto di Israele-Palestina presso il Middle East Council on Foreign Affairs, ritiene che gli Stati Uniti non intraprenderanno mai azioni punitive contro Israele.

Il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, accusato di aver commesso crimini di guerra e crimini contro l’umanità dal procuratore capo della Corte Penale Internazionale, ha “visto il bluff” di Biden durante tutta la guerra.

“Netanyahu sapeva che una linea rossa proveniente dagli Stati Uniti non ha senso perché Washington è incapace di esigere che Israele si assuma la responsabilità delle sue azioni”, ha dichiarato ad Al Jazeera.

Rahman ha aggiunto che ogni singola condanna di Biden è stata “ritirata” dalla sua stessa amministrazione, segnalando a Israele che gli Stati Uniti non sono così delusi come dicono di essere.

“Gli Stati Uniti continuano a sostenere che la guerra è guerra… e quindi non credo che Israele sia preoccupato che gli Stati Uniti facciano qualcosa di decisivo, perché hanno gli stessi interessi in mente”, ha detto ad Al Jazeera Mairav Zonszein dell’International Crisis Group.

Biden viene accolto da Netanyahu durante la sua visita in Israele nel corso della guerra contro Gaza, a Tel Aviv, Israele, il 18 ottobre 2023 [Evelyn Hockstein/Reuters].

Ritiene che gli interessi israeliani e statunitensi siano allineati riguardo a Gaza, poiché entrambi vogliono “mantenere la pressione” su Hamas, anche se la guerra non è riuscita a raggiungere l’obiettivo dichiarato da Israele di “sradicare” il gruppo.

Misure simboliche

Martedì, Irlanda, Norvegia e Spagna hanno riconosciuto la Palestina come Stato dopo aver condannato l’attacco di Israele a un altro campo di sfollati nel nord-ovest di Rafah.

Tuttavia, secondo gli esperti, la mossa è in gran parte simbolica e farà ben poco per proteggere i civili palestinesi.

“Riconoscere la Palestina non cambia nulla sul campo”, ha detto Zonszein. “È una soluzione facile che non corrisponde alle dimensioni di ciò che è necessario in questo momento”.

Rahman ha affermato che nessun discorso di “linee rosse” dissuaderà Israele dal suo obiettivo finché il paese non subirà misure punitive per aver violato il diritto internazionale.

Ha aggiunto che gli stati occidentali stanno permettendo a Israele di perseguire quello che Rahman ritiene sia il loro vero obiettivo: la distruzione di Rafah, che è l’ultimo rifugio per i civili nella Striscia di Gaza.

“Israele è entrato a Rafah nonostante gli avvertimenti e i risultati altamente prevedibili in termini di vittime umane, perché chiudere l’ultima linea di vita alla popolazione civile e distruggere il loro ultimo rifugio è essenziale per l’obiettivo [di Israele] di liquidare Gaza”, ha dichiarato ad Al Jazeera.

“Quando persone come me usano la parola ‘genocidio’ per descrivere la campagna di Israele a Gaza, non siamo iperbolici”.

https://www.aljazeera.com/features/2024/5/30/how-israel-pushed-dotted-red-lines-to-have-its-way-in-rafah

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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