I piani del premier israeliano Netanyahu per Gaza dopo la guerra sono “vaghi e irrealistici”.

di Rayhan Uddin,

Middle East Eye, 23 febbraio 2024.  

La proposta israeliana di affidare ai leader tribali locali l’amministrazione del territorio smilitarizzato non sarà accettata dai palestinesi o dagli Stati arabi, dicono gli analisti a MEE.

Un uomo siede tra le macerie delle case distrutte in seguito ai bombardamenti israeliani a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. 22 febbraio 2024. (AFP/Mohammed Abed)

Un piano post-bellico per il governo di Gaza presentato dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è vago ed è improbabile che ottenga consensi, secondo gli analisti che hanno parlato con Middle East Eye.

In una riunione del gabinetto di sicurezza di giovedì 22, Netanyahu ha proposto che Israele continui a mantenere il controllo della sicurezza sulla Cisgiordania occupata e su Gaza dopo la fine della guerra in corso. Il primo ministro ha affermato che Gaza sarà smilitarizzata e deradicalizzata nel medio termine e ha proposto che Israele sia presente lungo il confine tra Gaza ed Egitto, anche al valico di Rafah.

Per quanto riguarda la governance, ha suggerito di sostituire Hamas con rappresentanti locali “che non sono affiliati a paesi o gruppi terroristici e non sono finanziariamente sostenuti da questi”.

Netanyahu ha anche detto che l’UNRWA, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, dovrebbe essere sciolta e sostituita con altre organizzazioni internazionali.  

Le proposte, che sono state visionate dalla Reuters, non includono scadenze per i vari obiettivi israeliani.

“Il piano non offre alcuna soluzione praticabile; al contrario, è un piano per rioccupare Gaza in modo diverso”, ha dichiarato a MEE Feras Abu Helal, editorialista e direttore del sito di notizie Arab21.

Andreas Krieg, docente senior presso la School of Security Studies del King’s College di Londra, ha dichiarato di essere “deluso” dai piani. “Non si tratta di un’evoluzione delle vaghe dichiarazioni e visioni che Netanyahu e il suo governo hanno presentato negli ultimi mesi”, ha dichiarato a MEE.

Krieg ha messo in dubbio la formulazione del punto in cui i leader locali non affiliati a “gruppi terroristici” svolgono un ruolo nell’amministrazione dell’enclave. “Questo significa che chiunque abbia mai lavorato nell’amministrazione [attuale di Gaza] e abbia ricevuto pagamenti attraverso l’amministrazione centrale di Hamas è ora un terrorista e non può lavorare nell’amministrazione?”, ha detto. “Non può funzionare”.

Un simile approccio riporta alla memoria l’operazione militare degli Stati Uniti nel 2003 in Iraq, in cui fu completamente sradicato il partito Baath di Saddam Hussein. “Il più grande atto di fallimento strategico in Iraq è stata la completa eliminazione della vecchia amministrazione”, ha detto Krieg.

“Hamas, più del partito Baath, è stato profondamente radicato nel tessuto locale dell’amministrazione, della governance, praticamente di tutto ciò che ha a che fare con la società civile [a Gaza]”. Ha affermato che, di conseguenza, secondo le proposte di Netanyahu, a Gaza non rimarrebbe nessun palestinese in grado di governare il territorio.

Le proposte non menzionano l’Autorità Palestinese (AP), che governa la Cisgiordania occupata. Negli ultimi mesi Netanyahu ha detto che non avrebbe permesso all’Autorità Palestinese di governare Gaza, ma non l’ha escluso durante l’incontro di giovedì.

‘Popolazione docile’

Laleh Khalili, accademico dell’Istituto di Studi Arabi e Islamici dell’Università di Exeter, ha affermato che le proposte del primo ministro israeliano fanno parte del pensiero israeliano da tempo. “Netanyahu vuole una popolazione completamente docile, controllata da un subappaltatore della sicurezza ancora più docile di quanto non lo sia stata l’Autorità Palestinese”, ha dichiarato a MEE.

“Questa è stata una fantasia dei sionisti revisionisti che risale al nonno del partito Likud, l’autodefinito fascista Zeev Jabotinsky, che credeva che un ‘muro di ferro di baionette ebraiche’ avrebbe sconfitto i palestinesi e li avrebbe costretti ad accettare una posizione permanentemente sottomessa”. Khalili ha affermato che non c’è motivo di pensare che una simile situazione si realizzi.

“L’ultimo secolo ha dimostrato quanto i palestinesi siano resistenti, pieni di risorse e attaccati alla loro dignità, alla loro umanità e al loro diritto all’autodeterminazione”.

Abu Helal ha affermato che Israele non troverà partner palestinesi per svolgere il ruolo di autorità civile. “Israele ha provato un piano simile negli anni Settanta del secolo scorso in Cisgiordania, sostenendo la cosiddetta ‘Lega dei villaggi (Rawabit al-Qura)'”. “Ma alla fine è fallito perché i palestinesi li hanno trattati come traditori”, ha aggiunto.

L’adesione del mondo arabo

Per mettere in atto i piani post-bellici per Gaza, Israele dovrà anche consultarsi con gli attori regionali, tra cui Egitto, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e Qatar. Abu Helal ha affermato che le proposte nella loro forma attuale non “prendono in considerazione le preoccupazioni degli egiziani”. Gli Stati Arabi probabilmente guideranno la ricostruzione del territorio devastato una volta terminata la guerra, insieme ai paesi occidentali e alle Nazioni Unite.

“Come minimo, [Israele] deve avere il consenso del mondo arabo”, ha detto Krieg. Per questo, deve avere una chiara tabella di marcia verso l’autogoverno, che deve includere l’Autorità Palestinese in un modo o nell’altro, ma anche le circoscrizioni di Gaza che hanno affiliazioni con Hamas”.

“Non è possibile affidarsi semplicemente a Fatah per prendere il controllo. Non sarebbe accettato”.

Krieg ha detto che i vicini arabi si aspettano che la smilitarizzazione includa l’abbandono di Gaza da parte delle truppe israeliane, cosa a cui non si fa riferimento nei piani postbellici di Netanyahu.

Per Abu Helal, un piano postbellico deve includere l’autonomia politica ed economica dei palestinesi. “Qualsiasi piano praticabile per Gaza e la Cisgiordania nel dopoguerra dovrebbe porre fine all’assedio continuo su Gaza, dare il diritto ai palestinesi di avere un proprio aeroporto e un proprio porto con la supervisione europea e araba”, ha detto Abu Helal. “Dovrebbe aprire il valico di Rafah per gli aiuti e il commercio, dare ai palestinesi il diritto di scegliere chi li governa, porre fine agli insediamenti in Cisgiordania e raggiungere una soluzione politica che dia ai palestinesi i loro diritti nella loro patria”.

https://www.middleeasteye.net/news/netanyahu-plans-post-war-gaza-vague-unrealistic

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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