Il capo dell’UNRWA spiega cosa succederà all’Agenzia quando il blocco dei finanziamenti comincerà a farsi sentire

Feb 20, 2024 | Notizie

di Irwin Loy ed Eric Reidy,

The New Humanitarian, 16 febbraio 2024. 

“Oltre alla questione dei finanziamenti, si continua a sentire la richiesta di smantellare l’UNRWA… Penso che questo sia straordinariamente miope”.

Soldati israeliani accanto alla sede dell’UNRWA a Gaza City. 8 febbraio 2024. Dylan Martinez/Reuters

L’UNRWA, il più grande fornitore di aiuti nella Striscia di Gaza, dovrà iniziare a ridimensionare le sue operazioni nell’enclave già a marzo, se il congelamento dei finanziamenti da parte dei principali donatori non verrà annullato o se nuovi finanziatori non si faranno avanti, secondo il capo dell’agenzia, Philippe Lazzarini.

“La situazione è già un disastro totale nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Lazzarini a The New Humanitarian in un’ampia intervista del 16 febbraio, nel mezzo di una crisi umanitaria a Gaza di proporzioni “sconvolgenti“.

“Non dobbiamo dimenticare che l’UNRWA rimane, almeno tra le agenzie ONU, il principale fornitore; anche tutte le altre agenzie, in realtà, fanno affidamento sulle piattaforme logistiche e sul supporto che l’UNRWA fornisce nella Striscia di Gaza. Quindi, [se i finanziamenti non vengono ripristinati], la già misera situazione diverrebbe, se possibile, ancora più tragica”.

Circa 20 Paesi – tra cui i tre principali donatori dell’UNRWA: Stati Uniti, Germania e Unione Europea – hanno sospeso i finanziamenti all’Agenzia tre settimane fa. Ciò ha fatto seguito alle accuse israeliane secondo cui 12 dei suoi 13.000 dipendenti a Gaza sarebbero stati coinvolti negli attacchi di Hamas del 7 ottobre contro Israele che hanno ucciso circa 1.140 persone, la maggior parte civili.

Israele non ha ancora fornito prove conclusive a sostegno delle sue affermazioni e l’ONU ha avviato un’indagine. I finanziamenti trattenuti ammontano a quasi la metà del bilancio operativo dell’UNRWA e Israele e alcuni dei suoi sostenitori chiedono che l’UNRWA venga smantellata e sostituita a causa di quelle che, a loro dire, sono preoccupazioni sulla capacità dell’agenzia di mantenere la neutralità. Altri esperti, tuttavia, sostengono che le sfide che l’UNRWA deve affrontare per mantenere la neutralità sono le stesse di qualsiasi altra agenzia ONU o organizzazione internazionale.

Nel frattempo, la campagna militare israeliana e l’assedio di Gaza lanciati dopo gli attacchi del 7 ottobre hanno devastato l’enclave. Più di 29.000 palestinesi sono stati uccisi – tra cui quasi 21.000 donne e bambini – quasi 70.000 sono stati feriti e altre migliaia sono dispersi e ritenuti morti sotto le macerie degli edifici distrutti, secondo le autorità sanitarie di Gaza.

L’accesso all’assistenza umanitaria è garantito solo in minima parte e le operazioni di soccorso nell’enclave incontrano notevoli ostacoli. Il blocco dei finanziamenti minaccia ulteriormente la capacità dell’UNRWA di rispondere alle esigenze di Gaza. A rischio sono anche le operazioni dell’agenzia a Gerusalemme Est, in Cisgiordania, Giordania, Siria e Libano, dove fornisce istruzione, assistenza sanitaria, supporto umanitario e altri servizi a milioni di rifugiati palestinesi e ai loro discendenti.

The New Humanitarian ha incontrato Lazzarini per discutere dell’impatto del blocco dei finanziamenti, della campagna per lo smantellamento dell’UNRWA, del futuro dell’Agenzia, dell’alto numero di dipendenti dell’UNRWA uccisi a Gaza e altro ancora.

L’intervista è stata modificata per ragioni di brevità e chiarezza.

The New Humanitarian: Quando pensa che gli effetti del congelamento dei finanziamenti si faranno sentire?

Philippe Lazzarini: Se tutti i fondi in circolazione venissero congelati, inizieremmo ad avere un flusso di cassa negativo a marzo, e ad aprile saremmo in profondo, profondo, profondo rosso. Ma dipende da una serie di fattori. Al momento è un bersaglio in movimento. Tutto dipende da quanto nuovo denaro potremmo ricevere, dalla durata della pausa necessaria perché il denaro congelato venga scongelato e processato. Ma supponiamo che non venga fornito assolutamente nulla all’agenzia: le nostre operazioni comincerebbero a essere compromesse a partire da marzo.

The New Humanitarian: Che conseguenze avrebbe questo, in pratica, per la popolazione di Gaza?

Lazzarini: La situazione è già un disastro totale nella Striscia di Gaza. È un luogo in cui la gente ha perso assolutamente tutto. Vivono in condizioni incredibilmente miserabili. Sappiamo che l’insicurezza alimentare è molto diffusa, che ci sono sacche di fame – se non di carestia – che incombono sulla Striscia di Gaza. Siamo in difficoltà e in ritardo per quanto riguarda i servizi sanitari. Siamo in ritardo quando si tratta di fornire acqua pulita. Siamo in ritardo quando si tratta di fornire aiuti critici per affrontare le dure condizioni climatiche del momento, perché siamo in inverno. Quindi, in sostanza, la mancanza di fondi renderebbe la situazione ancora più difficile, più miserabile.

The New Humanitarian: Qual è il piano B a breve termine?

Lazzarini: Dovrebbe chiederlo a tutti coloro che vogliono indebolire l’UNRWA. Dobbiamo inserire la questione in un contesto più ampio: Al di là della questione dei finanziamenti, si continuano a sentire richieste di smantellamento dell’UNRWA, di sostituzione dell’UNRWA… Penso che questo sia straordinariamente miope.

Una volta terminate le operazioni militari, entreremo in una fase di transizione molto lunga e protratta in cui avremo profondi bisogni umanitari. Sarà un periodo di miseria e dolore. Sarà un periodo in cui la comunità internazionale non sarà disposta a investire in modo massiccio in assenza di un pacchetto politico serio e vincolato nel tempo. Sarà un periodo in cui potrebbe emergere una nuova autorità palestinese, ma chiaramente questa autorità non sarà in grado di fornire, sulla scala richiesta, servizi critici alla popolazione.

Uno di questi, ad esempio, è l’istruzione. Abbiamo più di mezzo milione di ragazze e ragazzi profondamente traumatizzati nella Striscia di Gaza e dobbiamo riportarli in un contesto di educazione formale e informale. Una nuova amministrazione non sarebbe in grado all’inizio di fornirla su larga scala, e non c’è assolutamente nessun’altra entità delle Nazioni Unite o ONG che fornisca istruzione a un numero così elevato di persone come ha fatto l’UNRWA.

C’è anche la dimensione politica nell’eventuale liquidazione dell’UNRWA. Questo verrebbe percepito dalla comunità palestinese come un voltare le spalle da parte della comunità internazionale… Indebolirebbe anche ogni aspirazione all’autodeterminazione, perché liquidando l’UNRWA, in pratica, si indicherebbe anche che potremmo non essere così impegnati a promuovere una soluzione politica equa e duratura [al conflitto].

Quello che sto cercando di dire è che le implicazioni sono enormi e vaste. E non riguardano solo Gaza, ma anche l’ancora di salvezza che stiamo fornendo ai rifugiati palestinesi in tutta la regione: in Giordania, in Siria, in Libano, in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.

Ecco perché continuo a mettere in guardia dalla tentazione miope di dire: “Ebbene, se l’UNRWA si trova in questo guaio, troviamo delle alternative”. Ma non c’è un’alternativa duratura. Potrebbe esserci un’alternativa molto temporanea – ma non credo che possa essere messa in atto così rapidamente e sarebbe un errore cercare di farlo durante un’emergenza umanitaria acuta – ma anche se ci riuscissimo, le implicazioni a medio e lungo termine sono enormi e le implicazioni regionali non dovrebbero essere sottovalutate.

The New Humanitarian: Quale prevede che sarà il ruolo dell’UNRWA in futuro? Lei avverte che non può essere semplicemente smantellata, ma le pressioni ci sono – da parte delle autorità israeliane e dei vostri donatori.

Lazzarini: L’UNRWA è un’organizzazione temporanea che purtroppo dura da 75 anni. E questi 75 anni non sono altro che l’espressione del fallimento della comunità internazionale nel promuovere una soluzione politica equa e duratura.

Spero davvero che, dopo questa trasformazione sismica e tragica che ha colpito la regione (Palestina e Israele, ma anche oltre) questo sia il campanello d’allarme per impegnarsi finalmente in modo genuino a promuovere una soluzione politica. Dopo di che potremo iniziare a parlare della graduale eliminazione dell’UNRWA, perché l’Agenzia, con il suo grande numero di dipendenti pubblici, è sempre stata disposta a cedere i suoi servizi a uno stato o a un’amministrazione che fosse il risultato di questa soluzione politica.

Ma non vedo alcuna alternativa durante il periodo di transizione o la traiettoria che porta a questa soluzione politica. La ragion d’essere dell’UNRWA è quella di fornire, di fatto, l’ancora di salvezza a una delle comunità più indigenti e svantaggiate della regione – i rifugiati palestinesi – fino a quando non ci sarà in futuro uno stato responsabile per loro.

The New Humanitarian: Passiamo al numero di dipendenti dell’UNRWA uccisi dal 7 ottobre. È un numero enorme. Perché è stato ucciso così tanto personale?

Lazzarini: Ad oggi, sono 158. È un numero enorme. È un numero che è anche proporzionale al numero di persone uccise a Gaza rispetto alla popolazione complessiva. Molti dei nostri collaboratori sono stati uccisi con i parenti, a casa, sotto i bombardamenti.

Se consideriamo l’enorme tributo pagato dalla popolazione, e il nostro personale fa parte del tessuto sociale della Striscia di Gaza, i numeri sono assolutamente sconcertanti. Stiamo parlando di 100.000 persone che in quattro mesi sono state uccise, ferite o disperse. Si tratta del 5% della popolazione in quattro mesi. Stiamo parlando di 17.000 bambini completamente orfani, senza parenti conosciuti.

The New Humanitarian: Dato che gli attacchi hanno colpito anche obiettivi umanitari e installazioni dell’UNRWA, ritiene che il personale dell’UNRWA sia stato particolarmente preso di mira?

Lazzarini: Quello che so è che sono state colpite troppe sedi dell’ONU che ospitano migliaia di persone. Nei nostri rifugi sono state uccise più di 350 persone e migliaia sono state ferite. Sappiamo che alcuni locali delle Nazioni Unite sono stati utilizzati per operazioni militari, sia da Hamas che dall’esercito israeliano; che la bandiera delle Nazioni Unite – nonostante avessimo condiviso tutte le nostre coordinate – non è stata rispettata e non ha fornito la protezione che la gente si sarebbe attesa.

Credo davvero che sia necessaria, dopo la guerra, una commissione d’inchiesta indipendente per stabilire i fatti di ciò che è accaduto in tutte queste strutture delle Nazioni Unite [che] avrebbero dovuto dare rifugio o fornire protezione: cosa è successo e chi è responsabile e chi dovrebbe essere chiamato a risponderne.

The New Humanitarian: Mi risulta che all’UNRWA non siano state mostrate le prove relative alle accuse di un presunto coinvolgimento di 12 membri del personale UNRWA negli attacchi del 7 ottobre in Israele. Perché avete preso le misure che avete preso – perché licenziare del personale senza queste prove?

Lazzarini: È una buona domanda, ma credo che non fosse in gioco solo la reputazione dell’Agenzia, ma anche la nostra possibilità di fornire assistenza umanitaria critica e di fornire servizi a milioni di rifugiati palestinesi. Questo è il motivo principale per cui ho preso la decisione di rescindere i contratti sulla base delle accuse.

Allo stesso tempo, c’è un’indagine in corso, per la quale chiediamo anche la piena collaborazione, e in qualche modo si tratta di una sorta di due processi inversi. Questa commissione d’indagine stabilirà i fatti e ci dirà sostanzialmente che tipo di risposte dare. Ma ho ritenuto di non avere altra scelta se non quella di cercare di proteggere e tutelare la capacità dell’agenzia di continuare a svolgere il suo lavoro critico.

Credo che una tradizionale sospensione provvisoria avrebbe trasmesso il messaggio che queste accuse straordinariamente gravi venivano trattate come un qualsiasi altro tipo di accusa. In realtà, l’accusa di aver partecipato all’orribile massacro del 7 ottobre è un tipo di accusa senza precedenti, e questo ha anche innescato una decisione interna eccezionale.

A cura di Andrew Gully.

https://www.thenewhumanitarian.org/interview/2024/02/16/gaza-unrwa-chief-what-lies-next-agency-funding-freezes

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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