dello Staff di Al Jazeera,
Al Jazeera, 7 gennaio 2024.
Un attacco israeliano ha preso di mira l’auto su cui viaggiava con altri due giornalisti.

Hamza Dahdouh, il figlio maggiore del capo ufficio di Al Jazeera a Gaza, Wael Dahdouh, è stato ucciso da un attacco missilistico israeliano nella parte occidentale di Khan Younis, a Gaza.
Anche il giornalista Mustafa Thuraya è rimasto ucciso nell’attacco, quando il veicolo su cui viaggiavano vicino ad al-Mawasi, un’area dichiarata come sicura verso sud-ovest, è stato colpito dal missile. Un terzo passeggero, Hazem Rajab, è rimasto gravemente ferito.
Secondo quanto riferito dai corrispondenti di Al Jazeera, il veicolo di Hamza e Mustafa è stato preso di mira mentre cercavano di intervistare i civili sfollati da precedenti bombardamenti.

Hamza, 27 anni, era un giornalista come suo padre. Anche l’altro giornalista Mustafa era sui 20 anni.
Parlando dal cimitero dove è stato deposto suo figlio, Wael è apparso provato ma rassegnato, affermando di essere una delle tante persone che oggi a Gaza danno l’amaro addio ai loro cari ogni giorno.
Ha promesso di continuare a mostrare al mondo ciò che sta accadendo a Gaza, nonostante il dolore di una perdita dopo l’altra.
“Hamza era tutto per me, il ragazzo più grande, era l’anima della mia anima… Queste sono le lacrime della separazione e della perdita, le lacrime dell’umanità”, ha detto.

Al Jazeera Media Network ha condannato con forza l’attacco, aggiungendo: “L’assassinio di Mustafa e Hamza… mentre si stavano recando a svolgere il loro dovere nella Striscia di Gaza, riafferma la necessità di prendere immediatamente le necessarie misure legali contro le forze di occupazione per garantire che non ci sia per loro impunità”.
In risposta alla notizia, l’ufficio dei media di Gaza ha condannato l’uccisione dei due giornalisti, denunciando “nei termini più forti questo crimine odioso”.
Un dolore continuo
Hamza era molto legato alla sua famiglia ed è rimasto sconvolto quando il 25 ottobre ha saputo che un raid israeliano aveva colpito la casa in cui la sua famiglia si era rifugiata nel campo profughi di Nuseirat.
Poco dopo ha scoperto che sua madre Amna, suo fratello Mahmoud, 15 anni, sua sorella Sham, 7 anni, e suo nipote Adam, 1 anno, erano stati uccisi nell’attacco israeliano. Secondo un suo collega, il dolore per la loro perdita sembrava averlo motivato a lavorare più duramente per raccontare la guerra a Gaza.

Quando si è diffusa la notizia dell’uccisione di Hamza, quella che era sua moglie da un anno si è precipitata al cimitero, così come i fratelli superstiti, per un ultimo sguardo prima della sepoltura.
Wael è rimasto vicino alla testa del figlio, consolando il resto della famiglia che cercava di comprendere l’improvvisa perdita.
La sua compostezza e la sua forza hanno reso Wael Dahdoud molto più che il capo ufficio di Al Jazeera Arabic a Gaza. Lui è il volto del canale che racconta la guerra di Israele a Gaza ed è un simbolo della resilienza della popolazione di Gaza.
Quando ha perso la moglie, il figlio, la figlia e il nipote a causa del raid aereo israeliano alla fine di ottobre, il mondo ha assistito sbigottito alla sua corsa verso l’ospedale dove erano stati trasferiti i corpi dei suoi quattro cari.

Dopo aver salutato commosso i figli, il nipote e la compagna di vita, sembrava anche più determinato che mai a svolgere il suo lavoro.
Poi, a metà dicembre, è stato gravemente ferito in un attentato che ha ucciso il suo collega Samer Abudaqa, ma poco dopo era di nuovo in giro a raccogliere le notizie.
Il Sindacato dei Giornalisti Palestinesi ha documentato l’uccisione di 102 giornalisti e il ferimento di altri 71 da parte delle forze israeliane dall’inizio delle ostilità a ottobre.
Si allunga anche l’elenco dei giornalisti e dello staff di Al Jazeera che hanno perso membri delle loro famiglie o sono morti loro stessi.
A dicembre, Anas al-Sharif ha perso il padre a causa di un raid aereo israeliano che ha colpito la casa della sua famiglia a Jabalia.
Pochi giorni prima, il 6 dicembre, Moamen Al Sharafi, corrispondente di Al Jazeera Arabic, ha avuto 22 membri della sua famiglia uccisi quando un attacco israeliano ha colpito la casa in cui si erano rifugiati nel campo profughi di Jabalia.
A fine ottobre, il tecnico radiotelevisivo Mohamed Abu Al-Qumsan ha perso 19 membri della sua famiglia, tra cui il padre e due sorelle, durante i raid aerei israeliani sullo stesso campo profughi.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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