La speranza di porre fine al “sogno febbrile di Israele”. Intervista con Craig Mokhiber

Dic 16, 2023 | Notizie, Riflessioni

di Jeff Wright,  

Mondoweiss, 14 dicembre 2023.   

In un’ampia intervista, Craig Mokhiber riflette sul suo periodo come direttore dell’Ufficio di New York dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, dopo essersi dimesso in segno di protesta per l’incapacità delle Nazioni Unite di prevenire un “caso da manuale di genocidio” a Gaza.

Craig Mokhiber, direttore dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani di New York (al centro) modera l’evento “Verso un patto globale per la migrazione che risponda alle esigenze di genere” presso la sede dell’ONU il 21 marzo 2018. (foto: Nazioni Unite/Flickr)

L’interesse per l’appassionante lettera di quattro pagine che Craig Mokhiber, ex direttore dell’Ufficio di New York dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha scritto il 28 ottobre all’Alto Commissario Volker Turk – accusando le Nazioni Unite di aver fallito nella loro missione di prevenire un “caso da manuale di genocidio” a Gaza – non è diminuito. La scorsa settimana, quasi 1.000 persone da tutto il mondo hanno partecipato a un webinar con Mokhiber organizzato dall’Alleanza Cristiana Palestinese per la Pace (PCAP) e da Friends of Sabeel North America (FOSNA).

Mokhiber, avvocato specializzato in diritti umani internazionali, ha lavorato per le Nazioni Unite in ruoli di crescente importanza per oltre tre decenni e ha vissuto a Gaza negli anni Novanta. Dopo il webinar della scorsa settimana, ha parlato con Mondoweiss. Ecco una versione leggermente modificata della nostra ampia intervista.

Mondoweiss: Come spieghi il continuo sostegno di Biden alla devastante guerra di Israele contro Gaza?

Craig Mokhiber: Devo dire che non mi sorprende. Gli Stati Uniti hanno marciato di pari passo con Israele, ormai per decenni, durante tutta una serie di attacchi israeliani contro le popolazioni civili palestinesi. Per quanto riguarda la situazione attuale, ho detto che gli Stati Uniti stanno commettendo una complicità legale come definita dalla Convenzione sul Genocidio. La complicità è un crimine specifico ai sensi della Convenzione delle Nazioni Unite del 1948 sulla Prevenzione e Punizione del Crimine di Genocidio. In passato, quando i genocidi stavano emergendo, il peccato degli Stati Uniti era di non aver fatto nulla per fermarli.

Quando si stava svolgendo il genocidio in Ruanda, il caso che ho visto da vicino nel mio precedente lavoro, gli Stati Uniti hanno dato istruzioni alle loro missioni diplomatiche di non usare la parola genocidio. Si rendevano conto che se l’avessero usata, sarebbero stati costretti dal diritto internazionale ad agire per fermarlo. E non volevano farlo.

Nel caso attuale, non si tratta solo di non aver agito per fermare il genocidio. Vi hanno partecipato attivamente. Mentre queste atrocità avvenivano in tempo reale, gli Stati Uniti hanno armato, finanziato e fornito supporto di intelligence e copertura diplomatica, persino ponendo ripetutamente il veto per fermare un cessate il fuoco, in modo che Israele potesse continuare a compiere questi atti. Questo equivale a complicità secondo il diritto internazionale. E questo spiega perché il Centro per i Diritti Costituzionali ha intrapreso un’azione legale per chiedere a Israele di rispondere di questo specifico crimine nell’ambito della Convenzione sul Genocidio.

Biden sta facendo quello che ogni democratico e repubblicano ha fatto per decenni. Questo caso, in cui le azioni di Israele equivalgono a un genocidio, è particolarmente degno di nota perché, primo, sta esponendo i funzionari del governo statunitense a un’azione legale per genocidio. Secondo, non c’è dubbio che Biden stia pagando un costo politico molto alto. Si sta preparando per un’elezione competitiva l’anno prossimo, presumibilmente contro Donald Trump, dove i due sembrano testa a testa. Ora ha perso un sostegno significativo perché ha perso voti a causa di quello che gli americani considerano il suo sostegno incondizionato alle attività di Israele. Ha perso il sostegno della comunità ebraica progressista, degli arabi americani, dei musulmani americani, degli afroamericani, dei giovani. Tutti questi si sono schierati contro l’attacco israeliano. Non posso immaginare che i collaboratori di Biden non fossero consapevoli di questi costi politici.

Ma le istituzioni statunitensi sono ormai talmente catturate nel gioco politico che non si preoccupano nemmeno di ciò che pensa il popolo americano. I sondaggi hanno dimostrato che la stragrande maggioranza degli americani, repubblicani e democratici, è contraria a questo attacco di Israele e vuole un cessate il fuoco e una riduzione degli aiuti in questa impresa. Se si guarda non solo alla retorica dei membri del Congresso di entrambi gli schieramenti, del Dipartimento di Stato e dell’intero ramo esecutivo da un lato, e alla posizione del popolo americano dall’altro – prima ancora di arrivare a una posizione morale o legale, che sono tutte dall’altra parte – si vede quanto sia cresciuto il divario tra ciò che il popolo americano vuole – decenza umana, moralità, diritti umani, diritto internazionale – e la posizione dei funzionari eletti e dell’amministrazione.

Ci sono persone che ne traggono vantaggio – produttori di armi, aziende tecnologiche e gruppi di pressione israeliani che sono tutti coinvolti, al 100% – che stanno usando tutta l’influenza che hanno, le pressioni, le carote e i bastoni, per assicurarsi che gli Stati Uniti rimangano completamente allineati con la pulizia etnica della Striscia di Gaza da parte di Israele.

Mondoweiss: Parlaci della distinzione di cui ora si discute tra “stato di diritto” e “ordine basato sulle regole”.

Craig Mokhiber: Questa frase, l’ordine basato sulle regole, è stata inventata nei corridoi del Dipartimento di Stato. Non ha alcun significato nel diritto internazionale. Ciò che è venuto a significare è un modo per eludere le specificità del diritto internazionale, perché gli obblighi degli Stati Uniti nell’arena internazionale sono inquadrati dal diritto internazionale così come gli obblighi di ognuno dei 193 Paesi sono inquadrati da questo stesso diritto internazionale. Gli Stati Uniti non sono stati un buon amico del diritto internazionale in generale.

Ma c’è una lunga tradizione di disprezzo americano per il diritto internazionale. Quando si tratta di diritto internazionale dei diritti umani, il quadro normativo costruito a partire dalla Seconda Guerra Mondiale per garantire che gli Stati non possano abusare del loro potere per sottoporre le persone a violazioni dei diritti umani come la tortura, le esecuzioni sommarie, gli arresti e le detenzioni arbitrarie, la negazione dell’assistenza sanitaria, del cibo, dell’alloggio, dell’acqua e dei servizi igienici, la discriminazione, ebbene, gli Stati Uniti sono un Paese che ha uno dei peggiori record nella ratifica dei trattati internazionali sui diritti umani. Ci sono 193 Paesi al mondo. Tutti hanno ratificato la Convenzione sui Diritti del Fanciullo –il trattato che protegge i diritti umani dei bambini– tranne uno: gli Stati Uniti d’America, l’unico Paese del pianeta a non aver ratificato il principale trattato per la protezione dei diritti dei bambini. È un esempio del loro atteggiamento generale nei confronti del diritto internazionale.

La Costituzione degli Stati Uniti afferma che il diritto internazionale è la legge del Paese. I trattati ratificati dagli Stati Uniti sono legge del Paese. Ma quando, per esempio, si sentono discussioni nei tribunali statunitensi – e la tradizione giuridica degli Stati Uniti è molto contraria al diritto internazionale – ci si riferisce al diritto internazionale come “diritto straniero”. Non è una legge straniera, è la vostra legge, ne fate parte, avete contribuito a svilupparla e l’avete sottoscritta volontariamente. Quindi, gli Stati Uniti non sono buoni amici del diritto internazionale.

Gli Stati Uniti rifiutano di ratificare lo Statuto di Roma [che ha istituito la Corte Penale Internazionale, NdT]. Gli Stati Uniti si oppongono agli sforzi per ritenere responsabili gli autori di crimini di guerra, crimini contro l’umanità, pulizia etnica, genocidio e gravi violazioni dei diritti umani da parte di meccanismi giuridici internazionali se l’autore è un loro amico. Bloccano, sminuiscono, impediscono, diffamano e in generale ostacolano i meccanismi che sono stati istituiti per ritenere Israele responsabile di precedenti violazioni del diritto internazionale. Se la Corte Penale Internazionale dovesse mai provare ad agire contro una persona statunitense o uno dei suoi alleati, potrebbe subire l’intervento militare degli Stati Uniti. Il Congresso ha infatti approvato una legge, soprannominata “Legge sull’Invasione dell’Aia“, che stabilisce che gli Stati Uniti sono autorizzati a usare la forza militare per attaccare la Corte Penale Internazionale dell’Aia al fine di sottrarre una persona che non vogliono sia perseguita. In altre parole, per liberare un criminale di guerra.

Questo disprezzo assoluto per il diritto internazionale si esprime anche in altri ambiti. Da molti anni ormai la tendenza della comunità internazionale è l’abolizione della pena di morte. Gli Stati Uniti sono un’eccezione, insieme a una piccola manciata di Stati che ancora praticano e difendono la pena capitale: Corea del Nord, Arabia Saudita e pochi altri. Gli Stati Uniti difendono aggressivamente questa posizione in ambito internazionale e si oppongono ad azioni in seno alle Nazioni Unite volte a promuovere la proibizione o l’abolizione della pena capitale – un altro esempio di disprezzo per il progressivo sviluppo del diritto internazionale.

In questo Paese si è diffuso il mito che gli Stati Uniti siano leader nel mondo in materia di diritti umani. In quarant’anni di attività nel movimento internazionale per i diritti umani, non ho mai visto prove di questo. Gli Stati Uniti hanno una politica ufficiale – democratici e repubblicani – di opposizione al programma internazionale delle Nazioni Unite contro il razzismo. Assolutamente degno di nota, il programma dell’ONU è un programma di base per contrastare il razzismo in tutto il mondo. Gli Stati Uniti si oppongono attivamente a qualsiasi azione sul programma antirazzista. Gli Stati Uniti sono stati uno dei pochi – quattro Stati al mondo – a non essere d’accordo con l’adozione della Dichiarazione Internazionale sui Diritti dei Popoli Indigeni.

L’idea di una leadership degli Stati Uniti in materia di diritti umani a livello internazionale è una menzogna che è stata creata a Washington, che è stata ripetuta a pappagallo più e più volte, ma che viene irrisa da persone al di fuori degli Stati Uniti, da persone che conoscono i precedenti degli Stati Uniti. E questo avviene anche prima di guardare alle violazioni dei diritti umani all’interno degli Stati Uniti, a spese degli afroamericani e degli indigeni, nel complesso industriale delle carceri, nell’assistenza sanitaria, nell’intera gamma di diritti umani codificati nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, ma che sono negati a moltissimi americani. In realtà, né in patria, né nella sua condotta all’estero, né nel suo posizionamento nel sistema internazionale, gli Stati Uniti sono stati leader nel campo dei diritti umani, almeno da quando Eleanor Roosevelt presiedette la Commissione per i Diritti Umani che adottò la Dichiarazione Universale nel 1948, e forse con una leggera ripresa sotto il mandato di Jimmy Carter.

Mondoweiss: Cosa ti permette di andare avanti?

Craig Mokhiber: La rabbia.

Vedi, io ho tolleranza zero per le ingiustizie. Sono cresciuto in un’atmosfera di deindustrializzazione, depressione economica, divisione razziale e degrado ambientale a partire dagli anni Sessanta in una città della rust-belt [cintura della ruggine], un luogo famoso per catastrofi ambientali come Love Canal, famoso per le industrie chimiche che vi avevano sede e che avevano degradato l’ambiente e creato un’economia locale dipendente. Quando se ne andarono, lasciarono dietro di sé una forza lavoro devastata, una base imponibile devastata e una comunità degradata. Gli abusi della polizia nei decenni precedenti, il razzismo e tutti i tipi di cose che definiscono l’ingiustizia e la privazione. Credo che questo mi abbia reso molto sensibile alle ingiustizie. Queste cose non sono state un incidente di natura. Derivano da un sistema che privilegia alcuni e impone oneri ad altri.

Mentre frequentavo l’università a Buffalo negli anni ’80, quella coscienza locale è diventata una coscienza internazionale quando ho imparato di più su ciò che stavamo imponendo agli altri Paesi. In particolare, gli impatti che stavamo avendo, gli impatti negativi che stavamo avendo sulle popolazioni di tutto il mondo. Era un’epoca in cui gli Stati Uniti sostenevano ancora l’apartheid in Sudafrica. Appoggiavano gli squadroni della morte in America centrale. E persino allora sostenevano la persecuzione e l’espropriazione del popolo palestinese.

E ho scoperto che nel mondo ci sono persone che la pensano come me e che agiscono in modo solidale per lottare per una visione diversa, basata su un insieme di principi universali chiamati diritti umani. E che a volte ci sono riusciti. È questo che mi fa andare avanti: la solidarietà con le vittime, con le persone che si impegnano e con i movimenti per i diritti umani in tutto il pianeta. Tutto questo può essere potente.

Mondoweiss: Penso all’azione di JVP(Jewish Voice for Peace) che ha chiuso la Grand Central Station di New York, a un’altra che ha occupato la Statua della Libertà e a un’azione all’inizio di questo mese che ha bloccato un incrocio importante a Denver durante la Conferenza Globale del Fondo Internazionale Ebraico.

Craig Mokhiber: In un colpo solo, la narrativa della hasbara che Israele diffonde – che agisce in nome degli ebrei – è stata spazzata via da questi ebrei di saldi principi che difendono i diritti umani. Israele è uno Stato. Non rappresenta il popolo ebraico. I suoi crimini sono suoi. Solo lui ne è responsabile. Questo incontro tra ebrei, musulmani, cristiani, agnostici, difensori dei diritti umani, attivisti per la pace e altri, che dichiarano che il genocidio non è qualcosa che può essere permesso nel 21° secolo, è fonte di ispirazione.

Mondoweiss: Vedi qualche segno di cambiamento nelle Nazioni Unite?

Craig Mokhiber: Quando parlo dell’ONU, voglio sempre fare attenzione a specificare di quale ONU stiamo parlando. L’ONU è una rete complessa di organizzazioni e uffici. C’è l’ONU più visibile, che è il lato politico dell’organizzazione, come il Consiglio di Sicurezza, altri organismi intergovernativi, il Segretario Generale e l’alta dirigenza politica. Questa parte dell’ONU è in difficoltà. Questa parte dell’ONU ha perso la sua strada. Ha ceduto alla convenienza politica. Ha ceduto alla trepidazione per paura che gli Stati potenti li puniscano se cercano di prendere una posizione di principio. È una cosa molto pericolosa. È qui che bisogna fare pressione.

Ma c’è l’altra faccia dell’ONU, che è il motore dell’ONU, tutti quei dipendenti che lavorano nel campo umanitario, nel campo dei diritti umani e nel campo dello sviluppo, che sono lì perché odiano la povertà, odiano l’ingiustizia, odiano la guerra, e lavorano per cercare di porre fine a queste cose. Queste persone – compresi gli oltre 138 lavoratori dell’UNRWA a Gaza e le loro famiglie che sono stati uccisi da Israele nelle ultime settimane – hanno tutta la mia solidarietà e l’avranno sempre. Non ho alcuna critica nei loro confronti. Ma sono stati abbandonati dalla leadership politica delle Nazioni Unite.

I compromessi che l’ONU fa per paura del governo degli Stati Uniti, per paura della lobby di Israele, per paura degli Stati occidentali come il Regno Unito, la Germania e altri, compromettono davvero la sua posizione morale e indeboliscono la sua capacità di agire. Lo stesso vale per la Corte Penale Internazionale.

Mondoweiss: Puoi dire qualcosa di più sulla Corte Penale?

Craig Mokhiber: La Corte Penale Internazionale non è un’istituzione delle Nazioni Unite, ma è un’importante istituzione internazionale creata per cercare di offrire un’opportunità di giustizia a coloro che sono vittime di crimini di guerra, crimini contro l’umanità e genocidi. Invece, è diventata un meccanismo disposto a concentrarsi solo sui Paesi del Sud del mondo, a perseguire i leader africani e pochi altri, e che si rifiuta di fare qualsiasi cosa che possa non piacere all’Occidente. L’esempio più evidente è la rapidità con cui hanno agito in merito alle accuse di crimini di guerra da parte della Russia in Ucraina, avviando l’azione nel giro di pochi giorni, e il modo in cui hanno trascinato intenzionalmente e in modo corrotto le procedure per evitare di intervenire sulle violazioni israeliane in Palestina, nonostante questi casi siano stati intentati anni fa.

Il problema ora è il procuratore Karim Khan, che è completamente corrotto politicamente e che sta erodendo l’intera reputazione della Corte a causa della sua parzialità e del suo ossequioso servizio agli interessi occidentali. Sarà un vero peccato se la Corte Penale Internazionale non si libererà dalla cattura politica e dalla corruzione a cui è stata sottoposta, principalmente attraverso l’ufficio del Procuratore. Potrebbe diventare rapidamente irrilevante e poi svanire sullo sfondo della storia, il che sarebbe un peccato per le persone che si sono mobilitate per decenni per creare la Corte perché volevano che i potenti responsabili fossero chiamati a rispondere delle loro azioni. Sarebbe una perdita per tutti.

È la stessa cosa che vediamo con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Se Israele la farà franca con crimini di guerra di massa, crimini contro l’umanità, pulizia etnica e genocidio a Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, se il messaggio sarà che queste regole stabilite dopo la Seconda Guerra Mondiale non si applicano agli Stati Uniti e ai loro alleati, sarà l’inizio della fine dell’intero quadro internazionale. Perché, chi oserà più rivendicare questi meccanismi e strumenti dopo aver sentito dagli Stati Uniti che non si applicano a loro o ai loro amici, ma si applicano a tutti gli altri? Questa sarà la fine. E sarà una perdita per tutti noi.

Mondoweiss: Forse una perdita per molti decenni…

Craig Mokhiber: Assolutamente, forse in modo permanente. Questi meccanismi sono tra le poche cose che si frappongono tra i singoli esseri umani che vogliono che la loro dignità e i loro diritti siano protetti, da un lato, e l’impressionante potere degli Stati e dei loro eserciti, delle loro polizie e delle loro agenzie di intelligence, dall’altro.

Mondoweiss: Cosa vedi per il giorno dopo?

Craig Mokhiber: Penso che Israele stia accelerando la sua azione per completare il suo scopo originario di epurazione etnica di Gaza, che fa parte di un progetto più ampio iniziato nel 1947. Penso che stia anche accelerando i suoi sforzi di epurazione etnica in Cisgiordania e a Gerusalemme Est. Penso che questo sia un momento storico in cui Israele vuole fare più progressi oscuri possibili per consolidare il suo progetto etno-nazionalista di colonizzazione. Si parla di due terzi di Gaza già effettivamente distrutti, 18.000 morti, probabilmente 20.000, ci sono ancora migliaia di persone sotto le macerie, molte altre che moriranno di malattie, fame e sete, e le infrastrutture fisiche sono già state distrutte al punto che tutto l’essenziale necessario per la vita, per il cibo, per l’acqua, per l’elettricità, la vita culturale, le chiese e le moschee, le scuole, i poeti e gli autori, tutto è scomparso.

Penso che cercheranno di finire il più possibile di tutto ciò nelle prossime settimane e poi cercheranno di impedire qualsiasi ricostruzione o ritorno significativo, con l’intenzione di costringere le persone, i sopravvissuti, a scegliere tra rimanere nel sud di Gaza in condizioni miserabili e insostenibili o passare il confine a Rafah per vivere il resto della loro misera esistenza in tende nel Sinai o essere mandati in diaspora in altri Paesi, in modo che l’epurazione etnica della Palestina sia ulteriormente avanzata.

Cosa succederà? Sarà tollerato? È probabile che dietro le quinte si stiano già preparando accordi con gli americani e altri, per assicurarsi che Israele riesca nella pulizia etnica di Gaza. Penso che poi, come hanno già iniziato, accelereranno la persecuzione in Cisgiordania. Hanno già epurato etnicamente un certo numero di villaggi, incarcerato molti, molti altri prigionieri, imposto condizioni che rendono la situazione sempre più insopportabile, nella speranza di spingere sempre più persone ad abbandonare anche la Cisgiordania. In modo che la loro visione di uno Stato di apartheid, suprematista, coloniale ed etno-nazionalista si consolidi, come si suol dire, “dal fiume al mare”.

La stanno facendo franca grazie alla complicità degli Stati Uniti, del Regno Unito e di alcuni Paesi europei. La stanno facendo franca grazie al fallimento delle strutture legali internazionali del dopoguerra e delle istituzioni internazionali come l’ONU, la Corte Penale Internazionale e la Corte di Giustizia, e nessuno di questi soggetti si alzerà improvvisamente e prenderà una posizione di principio, il che significa che la speranza di impedire loro di farla franca con il genocidio, la speranza di porre fine al loro sogno febbrile di uno Stato etno-nazionalista, oppressivo ed esclusivista, dipende dalla gente comune in Israele, in Palestina e in tutto il mondo.

C’è speranza perché le persone si stanno alzando a milioni in tutto il mondo, ebrei, cristiani e musulmani e, come ho detto, difensori dei diritti umani, attivisti per la pace, sindacati e altri. Si stanno alzando in piedi e dicono no. E se questo continua, se le persone possono essere ritenute responsabili nei tribunali, responsabili economicamente attraverso il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni, attraverso la disobbedienza civile e le manifestazioni di massa nei Paesi dell’Occidente in un crescente movimento anti-apartheid, Israele non la farà più franca con i crimini con cui l’ha fatta franca per 75 anni. La vittoria della visione dei diritti umani dipenderà dal successo della nostra lotta contro l’apartheid e contro il perdurare della Nakba.

Speriamo che si inizi a smantellare l’apartheid in Israele e Palestina, a smantellare l’etno-nazionalismo e a lavorare per uno Stato basato sui diritti umani e sull’uguaglianza per cristiani, musulmani ed ebrei. Questo è ciò che chiede la gente di tutto il mondo. E se riusciamo a esercitare una pressione sufficiente attraverso tutte queste misure pacifiche, potremmo assistere a un’inversione di tendenza che richiederà molto tempo, come è successo in Sudafrica, e potremmo vedere un cambiamento nella traiettoria molto oscura in cui si trova ora il mondo.

La grande ironia del 1948 è che lo stesso anno in cui è stata adottata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, lo stesso anno in cui è stata adottata la Convenzione sul Genocidio, è stato anche l’anno della Nakba in Palestina – la prima epurazione etnica genocida della Palestina – e l’anno in cui è stato adottato l’apartheid in Sudafrica.

Mondoweiss: Cosa hai notato, cosa ti ha sorpreso da quando hai inviato la tua lettera all’Alto Commissario?

Craig Mokhiber: Ciò che mi colpisce è che ci sono persone che dichiarano con convinzione e con rabbia il loro sostegno al genocidio di Israele a Gaza e nei territori palestinesi, mentre si vedono i corpi spezzati di bambini, donne e uomini e la distruzione totale della vita civile a Gaza. Come scrisse Yeats, “i migliori mancano di ogni convinzione, mentre i peggiori sono pieni di appassionata intensità”. Vedere persone che si organizzano per sostenere uno Stato carnefice contro una popolazione civile indifesa e sentire i modi profondamente razzisti con cui esprimono il loro sostegno, apparentemente ignari dell’immoralità della posizione che stanno assumendo, è qualcosa che mi ha colpito molto.

E l’altro aspetto che ritengo unico, che non si vedeva forse dai tempi di McCarthy, ma che credo sia ancora più spaventoso in questa fase, è l’assalto organizzato ai difensori dei diritti umani negli Stati Uniti, che ora ha arruolato il Congresso degli Stati Uniti, il ramo esecutivo, le università che hanno ceduto a questa idea orribile, l’approvazione di leggi sia a livello statale che federale per mettere fuori legge la libertà di espressione volta a difendere i diritti umani dei palestinesi. Non ho mai visto nulla di simile in vita mia. È estremamente pericoloso, deve essere fermato ed è una violazione dei diritti umani internazionali – un attacco aperto agli standard di libera espressione, libera associazione, libera riunione. È una violazione dei diritti dei difensori dei diritti umani, una violazione dei diritti fondamentali di chiunque in questo Paese di opporsi alle violazioni dei diritti umani. Il modo in cui è stato organizzato e proposto non ha precedenti nella nostra storia ed è estremamente pericoloso.

Ma è anche vero che giovani studenti coraggiosi, dipendenti pubblici, persone comuni si rifiutano di essere intimiditi e di essere messi a tacere, che marciano per le strade a migliaia rischiando di essere arrestati e picchiati dalla polizia – non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa, dove queste cose sono state proibite. È davvero spaventoso che uno Stato straniero – che pratica l’apartheid e il colonialismo d’insediamento ed è coinvolto in un vero e proprio genocidio – sia in grado di influenzare le leggi e le politiche all’interno degli Stati Uniti e di altri Paesi per violare i diritti umani delle persone in questi Paesi. L’aspetto stimolante è che la gente non si lascia mettere a tacere. Il numero di coloro che si alzano in piedi è destinato a crescere. E credo che la storia giudicherà in modo appropriato quest’epoca e coloro che hanno partecipato a questo tipo di repressione negli Stati Uniti in modo davvero molto severo. Dobbiamo impegnarci al massimo per far sì che questo giudizio arrivi rapidamente.

Mondoweiss: Quali sono le prossime prospettive per la tua vita?

Craig Mokhiber: Avevo programmato di tornare a casa, sistemarmi, scrivere e pensare senza vincoli. Ma come si dice: “Se vuoi far ridere Dio, raccontagli i tuoi piani”. Il mio progetto è di continuare a lavorare in solidarietà con i movimenti per i diritti umani in tutto il mondo, specialmente qui, in questo Paese. La prima linea dei diritti umani per tante persone in tutto il mondo è proprio qui negli Stati Uniti, nel cuore dell’Impero. Chi vive qui ha l’obbligo particolare di scatenare l’inferno quando è necessario. Questo è il mio piano.

Mondoweiss: Craig, la tua lettera di dimissioni è stata fantastica. Hai avuto notizie dal tuo capo?

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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