Il procuratore della Corte Penale Internazionale ha tradito la sua etica professionale ed è una vergogna per il sistema legale britannico

Dic 5, 2023 | Notizie

di Muhammad Jamil,

Middle East Monitor, 4 dicembre 2023. 

Il presidente palestinese Mahmoud Abbas (des.) incontra il procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI) Karim Khan (sin.) a Ramallah, in Cisgiordania, il 2 dicembre 2023. [Presidenza palestinese – Agenzia Anadolu]

Da quando è diventato Procuratore della Corte Penale Internazionale (CPI) nel giugno 2021, Karim Khan non ha risposto a nessuna richiesta di incontro con avvocati e organizzazioni per i diritti umani per discutere i loro casi e capire come intende completare le indagini avviate dal Procuratore che l’ha preceduto, la gambiana Fatou Bensouda. Né ha mai chiesto un incontro con le migliaia di vittime per esprimere loro solidarietà.

“La Procuratrice è convinta che ci sia una base ragionevole per avviare un’indagine sulla situazione in Palestina”, annunciò Bensouda il 20 dicembre 2019. Chiese alla Camera Preliminare I di pronunciarsi sull’estensione della giurisdizione territoriale della Corte sulla situazione in Palestina.

Il 5 febbraio 2021 la Camera decise all’unanimità che la CPI può esercitare la sua giurisdizione sulla situazione in Palestina e che l’ambito territoriale di tale giurisdizione si estende a Gaza e alla Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est. Un mese dopo, Bensouda annunciò l’avvio di un’indagine ufficiale sulla situazione in Palestina, riguardante i crimini che rientrano nella giurisdizione della CPI e commessi a partire dal 13 giugno 2014.

La Procuratrice emise la decisione di aprire un’indagine ufficiale dopo sette anni di indagini iniziali. Si tratta di un periodo relativamente lungo rispetto ad altri casi che sono stati lasciati a Khan per prendere le misure necessarie a perseguire gli autori dei crimini presentati davanti a lui.

Tuttavia, l’avvocato britannico e Consigliere del Re (King’s Counsel) ha completamente ignorato tutti i crimini presentati davanti a lui che rientrano tra quelli previsti dalla Convenzione di Roma, tra cui gli insediamenti di Israele, gli omicidi, gli arresti, le torture, gli attacchi ai luoghi sacri, l’assedio della Striscia di Gaza e le guerre lanciate dallo Stato di occupazione sulla Striscia di Gaza, oltre a casi correlati e separati.

La rapida azione di Khan sulla situazione in Ucraina, che ha seguito la richiesta dei paesi occidentali non aderenti alla Convenzione di Roma, guidati dagli Stati Uniti, ha messo in luce il suo palese disinteresse per il dossier Palestina. In pochi mesi, ha completato le indagini iniziali e ufficiali sulla Russia e la CPI ha emesso un mandato di arresto per il presidente Vladimir Putin.

Il Procuratore è stato ampiamente criticato ed è stato fatto un paragone tra la risposta della CPI alla Palestina e all’Ucraina, poiché, nonostante la decisione di aprire un’indagine ufficiale, il fascicolo sulla Palestina è rimasto dimenticato, mentre il caso dell’Ucraina si è mosso alla massima velocità. Questo è stato scandaloso per Khan a livello personale e professionale e solleva interrogativi sull’imparzialità e la politicizzazione della CPI, soprattutto perché le indagini del tribunale hanno riguardato solo la Russia e non l’Ucraina.

Ciononostante, c’era ancora speranza che Khan agisse, finché non si sono verificati gli eventi del 7 ottobre. Ancora una volta, lui è rimasto in silenzio nonostante i massacri commessi. Non ha rilasciato alcuna dichiarazione fino a quando, 22 giorni dopo, si è presentato al valico di frontiera di Rafah e ha parlato della necessità di aiuti umanitari e delle indagini che il suo ufficio stava conducendo sulla guerra del 2014.

Sarebbe stato meglio per lui rimanere in silenzio. Le sue dichiarazioni di quel giorno hanno messo in luce la sua totale impotenza e hanno rafforzato l’impunità di Israele. A ciò ha fatto seguito un articolo sul Guardian in cui ha condannato fermamente il 7 ottobre e ha persino promosso la propaganda israeliana su presunti stupri e incendi dolosi.

Ha poi descritto i crimini israeliani come una risposta professionale, compresi i massacri, le distruzioni e gli sfollamenti nella Striscia di Gaza. Il suo messaggio allo Stato Occupante è che può continuare la sua aggressione purché dimostri che le sue azioni sono conformi al diritto umanitario internazionale.

La svolta pericolosa nella posizione di Khan è stata la sua presenza a Gerusalemme il 30 novembre, un giorno prima della fine della tregua e dell’annuncio di Israele di voler procedere con le operazioni militari. La CPI ha annunciato su X che Khan era in visita in Israele su richiesta dei sopravvissuti e delle famiglie delle vittime per esprimere la sua solidarietà e che si sarebbe recato a Ramallah per incontrare i funzionari dell’Autorità Palestinese.

Secondo il Jerusalem Post, la visita di Khan è stata una visita “a sorpresa”. L’annuncio è stato in qualche modo improvvisato, con una foto di Khan che sembrava un turista a Gerusalemme. Il giornale ha rivelato che il Procuratore della CPI aveva incontrato alcune famiglie delle vittime israeliane all’Aia prima della sua visita.

Yonah Bob del Jerusalem Post ha dichiarato che Khan aveva promesso un’intervista esclusiva mesi fa, ma poi si è tirato indietro. Invece, durante la sua visita di tre giorni, ha rilasciato un’intervista ad Haaretz in cui ha affermato che quanto accaduto il 7 ottobre costituisce un crimine di guerra, mentre quando si è riferito alle azioni di Israele ha usato con cautela la parola “presunto” e ha cercato di non dire nulla di duro quando ha descritto i crimini israeliani.

Il lavoro di un Procuratore non prevede di percorrere lunghe distanze per visitare uno Stato non membro della Convenzione di Roma per esprimere la propria solidarietà alle vittime, soprattutto in un momento in cui le vittime di uno Stato membro della CPI attendono da anni di incontrare il Procuratore o di fargli prendere provvedimenti seri sui fascicoli che gli sono stati sottoposti.

Il post su X non rivelava alcuna intenzione di incontrare i sopravvissuti palestinesi o le famiglie delle vittime dell’aggressione israeliana. Indicava solo la sua intenzione di incontrare funzionari palestinesi a Ramallah. Se Khan avesse fatto una passeggiata in qualsiasi punto di Ramallah o in qualsiasi altra città o campo profughi, sarebbe stato testimone delle violazioni commesse contro i palestinesi per mano delle forze di occupazione israeliane.

Inoltre, Khan non ha espresso alcuna intenzione di visitare Gaza, che sta affrontando un genocidio per mano dell’occupazione israeliana, che ha ripreso i bombardamenti il giorno dopo la sua visita. Dato che Gaza è un luogo molto pericoloso al momento, Khan avrebbe potuto visitare i feriti negli ospedali della Turchia, dell’Egitto, della Giordania e di altri Paesi arabi per ascoltare le loro testimonianze su ciò che è avvenuto a Gaza.

Questa immoralità va oltre ogni immaginazione. Khan ha trascorso il suo tempo visitando lo Stato di occupazione aggressore, che sta commettendo atrocità genocide testimoniate in tempo reale dai social media. Avrebbe dovuto cogliere l’opportunità della tregua per visitare la Striscia di Gaza, ma ha scelto di rivelare la sua inclinazione ideologica verso l’aggressore. I dettagli della visita non sono stati rivelati, ma le fonti hanno dichiarato che ha visitato la Striscia di Gaza insieme ai leader militari, come ha fatto Elon Musk. Probabilmente le autorità israeliane racconteranno presto tutta la storia e condivideranno le immagini della sua visita.

Non è più possibile stare in silenzio e accettare che Khan rimanga nella sua posizione. Tra il 4 e il 14 dicembre, l’Assemblea Generale degli Stati membri della Corte Penale Internazionale, l’organo legislativo della Corte, terrà la sua 22a sessione. È necessario fare ogni sforzo per convincere l’Assemblea Generale a destituire il Procuratore; è l’unico organo che può farlo, dato il sistema imperfetto della CPI e la mancanza di qualsiasi controllo sull’operato del Procuratore.

Khan ha infranto il suo giuramento, tradito l’etica della sua professione e disonorato uno dei più antichi sistemi legali e giudiziari da cui proviene. Ha distrutto i principi su cui è stata creata la Corte Penale Internazionale, politicizzando e danneggiando la sua integrità e imparzialità. È ora che se ne vada.

Inoltre, la Corte Penale internazionale non è più l’organo appropriato per indagare sui crimini di Israele. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite dovrebbe istituire un tribunale speciale, come è stato fatto per indagare sui crimini commessi in Ruanda e nell’ex Jugoslavia. A Israele non deve essere permesso di agire impunemente. Deve essere detto chiaramente che sarà chiamato a risponderne.

https://www.middleeastmonitor.com/20231204-the-icc-prosecutor-betrayed-his-professional-ethics-and-is-a-disgrace-for-the-british-legal-system/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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