di Vivian Yee e Matina Stevis-Gridneff,
The New York Times, 20 ottobre 2023.
Israele, Egitto, Nazioni Unite e altri stanno ancora definendo i dettagli della consegna di cibo, acqua e medicine, mentre Israele prepara una possibile invasione di terra.
Due giorni dopo che il presidente Biden aveva dichiarato di aver ottenuto l’accordo di Israele per consentire l’ingresso di cibo, acqua e medicinali nella Striscia di Gaza assediata, e un giorno dopo che ai gruppi di aiuto era stato detto che i loro camion avrebbero attraversato il confine venerdì 20, nulla è cambiato, poiché le potenze coinvolte hanno continuato a contrattare sui dettagli, mentre le condizioni all’interno di Gaza sono diventate sempre più terribili.
Parlando venerdì alla frontiera tra l’Egitto e Gaza, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, António Guterres, ha confermato le notizie secondo cui Israele ed Egitto avevano concordato il giorno prima di rendere possibile la consegna degli aiuti “con alcune condizioni e alcune restrizioni”, che erano ancora in fase di definizione. Per più di una settimana si è parlato di una possibile svolta, ma i camion non si sono mossi.
Di recente, Israele si è opposto a diversi aspetti dei piani presentati dai gruppi di aiuto e dalle Nazioni Unite, secondo quanto riferito da diversi funzionari delle Nazioni Unite e dell’Europa e da diplomatici che sono al corrente sui colloqui che coinvolgono anche l’Egitto e gli Stati Uniti.
Ad accrescere il senso di disperazione a Gaza, Israele si sta preparando a una prevista invasione di terra per schiacciare Hamas, il gruppo che controlla il territorio, il che renderebbe i bisogni umanitari più gravi e più difficili da soddisfare. Nel mezzo di una guerra tra Israele e Hamas che ha causato migliaia di morti, nel territorio sono intrappolate più di 2 milioni di persone, molte delle quali sfollate dalle loro case, con scorte vitali in rapida diminuzione.
“Dietro queste mura, abbiamo 2 milioni di persone che stanno soffrendo enormemente, che non hanno acqua, cibo, medicine, carburante, che sono sotto il fuoco delle armi, che hanno bisogno di tutto per sopravvivere. Da questo lato [in Egitto], abbiamo visto tanti camion carichi di acqua, di carburante, di medicine, di cibo”, ha detto Guterres, indicando alle sue spalle.
I camion, ha aggiunto, fanno “la differenza tra la vita e la morte per tante persone a Gaza”.
Alla Casa Bianca, venerdì pomeriggio Biden ha dichiarato ai giornalisti che si aspettava che gli aiuti iniziassero a circolare entro due giorni. Non ha menzionato le obiezioni israeliane, ma ha citato la necessità di riparare le strade danneggiate dalle bombe che i camion avrebbero utilizzato.
“L’autostrada deve essere ripavimentata ed è in pessime condizioni”, ha detto Biden. “E credo che nelle prossime 24-48 ore i primi 20 camion attraverseranno il confine”.
La preoccupazione principale espressa dal governo israeliano è che gli aiuti non rafforzino o cadano nelle mani di Hamas, il cui assalto del 7 ottobre ha ucciso circa 1.400 persone e portato alla cattura di circa 200 ostaggi.
Venerdì 20 Hamas ha rilasciato due americani che teneva prigionieri, secondo quanto riferito da funzionari di entrambe le parti del conflitto, dopo aver discusso con il Qatar, che ha agito come intermediario tra Hamas e Washington. Sono state identificate come Judith Raanan, 59 anni, e sua figlia Natalie, 17 anni, che vivono nell’area di Chicago.
Il governo israeliano non vuole far entrare a Gaza il carburante, che secondo i palestinesi e gli operatori umanitari è essenziale, dicono i diplomatici, che hanno parlato a condizione di anonimato visto che si tratta di negoziati delicati. A causa del blocco totale imposto da Israele dopo l’attacco del 7 ottobre, l’unica centrale elettrica del territorio ha esaurito il carburante la scorsa settimana, interrompendo la maggior parte dell’elettricità, mentre i generatori di emergenza che alimentano gli ospedali e i rifugi sono a corto di energia o si sono esauriti.
Israele insiste nel voler partecipare all’ispezione dei carichi di aiuti per assicurarsi che non vi siano armi di contrabbando, piuttosto che affidarsi esclusivamente ad altri per condurre tali ispezioni, e per impedire che le forniture raggiungano il nord di Gaza.
L’esercito israeliano ha ordinato a 1,1 milioni di civili di evacuare il nord di Gaza, dove si concentrano le infrastrutture di Hamas, che sono state l’obiettivo principale della sua campagna di bombardamenti in rappresaglia all’incursione del 7 ottobre. Centinaia di migliaia di persone sono fuggite nella parte meridionale di Gaza, che viene anch’essa bombardata, anche se meno intensamente.
Secondo il ministero della Sanità di Hamas, più di 4.100 persone a Gaza sono state uccise nel conflitto e un numero imprecisato è ancora sepolto, vivo o morto, sotto le macerie. L’esercito israeliano afferma di mirare solo ai membri e alle strutture di Hamas, il che può significare colpire anche case, scuole e moschee, e non contesta che siano stati colpiti anche i civili. Tra le vittime ci sono decine di operatori umanitari, personale di soccorso e medici.
Venerdì, un attacco ha colpito una scuola trasformata in rifugio nel centro di Gaza, uccidendo sei persone, secondo un’agenzia di soccorso delle Nazioni Unite, e un altro ha colpito il complesso di una chiesa greco-ortodossa a Gaza City, nel nord, che ospitava anche sfollati, uccidendo almeno 16 persone, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Le agenzie umanitarie affermano che la guerra ha distrutto o gravemente danneggiato una parte significativa del patrimonio abitativo di Gaza.
All’ospedale Al Shifa di Gaza City, il più grande ospedale del territorio, il pronto soccorso aveva 60 pazienti feriti in attesa di un intervento chirurgico venerdì, perché la sala operatoria era sovraccarica, ha detto il dottor Mohammad Abu Salmiya, il capo dell’ospedale. Ha detto che l’ospedale ha spento alcuni ascensori, scaldabagni e condizionatori d’aria per risparmiare energia, e che i medici sono stati costretti a scegliere quali pazienti trattare – e quali no – secondo le loro possibilità di sopravvivenza e data la scarsità di forniture.
“La situazione è veramente tragica e stiamo per andare fuori controllo”, ha detto il dottor Abu Salmiya in un’intervista. “Non ho mai visto una cosa del genere in vita mia”.
La campagna di bombardamenti israeliana ha suscitato proteste in molti paesi, in particolare quelli musulmani, e un’ondata di violenza mortale nella Cisgiordania occupata da Israele, dove 13 palestinesi e un ufficiale israeliano sono stati uccisi giovedì scorso nel corso di scontri, secondo quanto riferito da funzionari palestinesi e israeliani.
Le violenze peggiori si sono verificate nel campo profughi di Nur Shams, un’area residenziale densamente popolata, dove le forze israeliane hanno fatto irruzione giovedì mattina e dove cinque delle persone uccise erano bambini, secondo le autorità sanitarie palestinesi. Gli israeliani hanno effettuato incursioni simultanee a Betlemme, Hebron, Gerico, Nablus e Ramallah, alla ricerca di militanti legati ad Hamas.
Ma a Nur Shams i palestinesi hanno reagito, sparando e lanciando esplosivi improvvisati contro i soldati israeliani, uccidendo un agente, secondo quanto dichiarato dall’esercito israeliano.
All’interno di Israele, ci sono numerosi segni dei preparativi per una guerra più lunga ed estesa di quella che il paese ha combattuto negli ultimi anni. Circa 360.000 riservisti sono stati richiamati in servizio attivo mentre truppe e veicoli blindati si stanno radunando da più di una settimana in aree di sosta vicino a Gaza. I funzionari hanno ripetutamente indicato che un’invasione è in arrivo, ma hanno lasciato il dubbio sui tempi.
“L’ordine arriverà”, ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ai soldati in un video distribuito dal suo ufficio giovedì. “Coloro che ora vedono Gaza da lontano la vedranno dall’interno”, ha aggiunto.
Venerdì, Gallant ha dichiarato ai parlamentari che dopo la campagna iniziale di attacchi contro Hamas, ci sarà una serie prolungata di operazioni per eliminare “sacche di resistenza” e, infine, l’istituzione di un “nuovo regime di sicurezza” a Gaza. Tale campagna, ha aggiunto, “non durerà un giorno, né una settimana e, purtroppo, nemmeno un mese”.
Un viaggio attraverso le strade israeliane rivela una nazione in assetto di guerra: gruppi di riservisti in uniforme verde oliva che bevono caffè alle stazioni di servizio e jeep dell’esercito che sfrecciano sulle principali autostrade. Nelle città di confine vicine a Gaza, si possono vedere truppe che si affaccendano o si allenano in attesa della prossima fase della guerra.
L’invasione di terra prevista potrebbe comportare combattimenti a distanza ravvicinata nei quartieri urbani e nella vasta rete di tunnel di Hamas, con pesanti perdite da entrambe le parti, dicono gli analisti militari.
Israele ha anche evacuato le città del nord vicino al confine con il Libano e ha aumentato la presenza militare in quelle zone, in risposta agli scontri con il gruppo armato Hezbollah, con sede in Libano, e alle preoccupazioni che il conflitto possa peggiorare.
Con le truppe israeliane che hanno sigillato la maggior parte del perimetro terrestre di Gaza, la sola apertura potenziale rimasta è l’unico valico di frontiera ufficiale con l’Egitto, nella città gazana di Rafah. Si è parlato molto dell’ingresso di aiuti attraverso quel valico, ma si è parlato poco dell’uscita di persone. L’Egitto ha dichiarato che non aprirà le porte ai rifugiati gazani. Inoltre, centinaia di cittadini stranieri che si trovavano a Gaza all’inizio della guerra non sono riusciti a uscire.
I funzionari hanno detto che l’Egitto ha attrezzature pesanti in attesa vicino a Rafah, pronte a entrare a Gaza e iniziare a riparare le strade che sono state danneggiate dagli attacchi aerei israeliani. Le Nazioni Unite e altri gruppi di aiuto hanno allestito una base logistica nella vicina città egiziana di Arish.
Ma anche se gli aiuti dovessero arrivare a Gaza, potrebbero non essere sufficienti. Israele ha acconsentito in termini generali a un gruppo iniziale di 20 camion, ma i gruppi di aiuto dicono che ne servono almeno 100 al giorno.
“Ciò che è senza dubbio necessario è un flusso costante di quantità molto maggiori di assistenza umanitaria”, ha dichiarato venerdì in un’intervista Janez Lenarcic, commissario per gli aiuti umanitari dell’Unione Europea. E, ha aggiunto, “gli aiuti umanitari dovrebbero arrivare in tutti i luoghi dove ci sono persone che ne hanno bisogno”.
Vivian Yee ha riferito dal Cairo e Matina Stevis-Gridneff da Bruxelles. Hanno contribuito Michael D. Shear, Aaron Boxerman, Ronen Bergman, Karen Zraick, Jeffrey Gettleman, Rami Nazzal, Adam Sella, Iyad Abuheweila, Farnaz Fassihi, Gaya Gupta, Liam Stack, Ben Hubbard e Patrick Kingsley.
Vivian Yee è capo ufficio del Times al Cairo e si occupa di politica, società e cultura in Medio Oriente e Nord Africa. In precedenza ha lavorato a Beirut, in Libano, e a New York, dove ha scritto di New York City, politica e immigrazione.
Matina Stevis-Gridneff è capo ufficio a Bruxelles e si occupa dell’Unione Europea. È entrata a far parte del Times nel 2019.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
Aggiornamento dell’ultim’ora
Dichiarazione di Martin Griffiths, sottosegretario generale per gli Affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza, sulla consegna degli aiuti a Gaza
Il Cairo, 21 ottobre 2023
Accogliamo con favore l’annuncio odierno dell’ingresso di un convoglio di aiuti a Gaza, il primo dallo scoppio delle ostilità il 7 ottobre.
Il convoglio, composto da 20 camion, comprende forniture salvavita fornite dalla Mezzaluna Rossa egiziana e dalle Nazioni Unite, che sono state approvate per essere importate e ricevute dalla Mezzaluna Rossa palestinese, con il sostegno delle Nazioni Unite.
La consegna segue giorni di profonde e intense trattative con tutte le parti interessate, per assicurare che le operazioni di aiuto a Gaza riprendano il più rapidamente possibile e con le giuste condizioni.
Sono fiducioso che questa consegna sarà l’inizio di uno sforzo sostenibile per fornire forniture essenziali – tra cui cibo, acqua, medicine e carburante – alla popolazione di Gaza, in modo sicuro, affidabile, incondizionato e senza ostacoli.
A due settimane dall’inizio delle ostilità, la situazione umanitaria a Gaza – già precaria – ha raggiunto livelli catastrofici. È fondamentale che gli aiuti raggiungano le persone bisognose ovunque si trovino a Gaza, e nella giusta misura.
La popolazione di Gaza ha sopportato decenni di sofferenza. La comunità internazionale non può continuare a deluderli.
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