Israele si prepara a commettere un genocidio

di Yumna Patel,

Mondoweiss, 13 ottobre 2023. 

Israele ha già sganciato più bombe su Gaza in sei giorni di quante ne abbiano sganciate gli Stati Uniti sull’Afghanistan in un anno. Ora, l’esercito israeliano sta ordinando a più di un milione di civili palestinesi di fuggire dalle loro case. Questo è genocidio e pulizia etnica.

Una vista delle rovine e degli edifici demoliti dopo gli attacchi aerei israeliani sul quartiere di Al-Rimal, nella striscia di Gaza. 12 ottobre 2023. (foto: Atia Darwish/Apa Images)

Israele sta pianificando un genocidio a Gaza.

Le operazioni sono in corso da giorni, mentre Israele bombarda senza sosta la Striscia di Gaza, uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta.

In sei giorni, Israele ha sganciato 6.000 bombe sull’enclave costiera assediata, che ospita 2,3 milioni di palestinesi. La metà di loro sono minori. Questa cifra è appena inferiore al numero più alto di bombe sganciate in un anno dagli Stati Uniti nella guerra in Afghanistan.

Nell’ultima settimana, Israele ha sganciato fosforo bianco, vietato a livello internazionale, sui civili di Gaza. Ha raso al suolo interi quartieri residenziali. Ha cancellato intere famiglie dal registro della popolazione e ha ucciso più di 1.500 palestinesi. Un terzo delle vittime sono minori.

Da giorni i palestinesi gridano a squarciagola che Israele sta compiendo un genocidio nei loro confronti. I leader israeliani non hanno fatto altro che alimentare questi timori, definendo i gazesi “animali umani” e impegnandosi a “cancellare Hamas dalla faccia della terra”.

Oggi sono state confermate le apprensioni maggiori della popolazione. Venerdì 13 ottobre, i palestinesi di Gaza si sono svegliati con la notizia che l’esercito israeliano chiedeva agli oltre 1,1 milioni di palestinesi che vivono nel nord della Striscia di Gaza di “evacuare” nella parte meridionale della Striscia nell’arco di 24 ore.

Cerchiamo di renderci conto della situazione. Si tratta di metà della popolazione di Gaza. La parte settentrionale di Gaza comprende Gaza City, l’area più densamente popolata della Striscia. Comprende anche due degli otto campi profughi di Gaza, i campi profughi di Jabalia e al-Shati. Entrambi sono stati bombardati negli ultimi giorni. Entrambi ospitano centinaia di migliaia di rifugiati. Sono stati resi profughi da Israele, 75 anni fa.

L’esercito israeliano ha inviato un avvertimento diretto ai residenti di Gaza City, che sono circa 750.000, ordinando loro di lasciare la città, poiché intende distruggere quella che sostiene essere una “vasta infrastruttura” di tunnel sotterranei utilizzati da Hamas sotto la città.

Ma le Nazioni Unite hanno detto di aver saputo di un ordine diverso e molto più ampio, affermando che Israele ha dato a 1,1 milioni di civili nel nord di Gaza 24 ore per fuggire verso sud. Un portavoce delle Nazioni Unite ha definito l’ordine “impossibile” da realizzare “senza conseguenze umanitarie devastanti”.

Secondo quanto riferito, l’esercito israeliano ha ordinato ai gazesi di non tornare a nord finché l’esercito non dirà che possono tornare.

Ma sarà mai permesso loro di tornare? E ci sarà ancora una Gaza in cui tornare?

Nessuno sa quali siano i piani di Israele allo scadere delle 24 ore. Lancerà un’invasione di terra? O si limiterà a bombardare Gaza dal cielo, come ha fatto negli ultimi 16 anni?

Qualunque sia il modo in cui Israele deciderà di procedere, non ha molta importanza.

Ciò che conta è che Israele, con il sostegno degli Stati Uniti, sta commettendo un genocidio proprio sotto i nostri occhi. È in corso un lento genocidio e una pulizia etnica, da 75 anni.

75 anni di inazione di tutto il mondo e di impunità israeliana hanno portato a questo momento. Il momento in cui vediamo una delle popolazioni più vulnerabili del pianeta, di cui il 77% è già rifugiato, essere sfollata ancora una volta mentre una delle potenze militari più forti del mondo si lancia in un percorso di guerra genocida.

Molti gazesi hanno giurato di rimanere, dicendo che si rifiutano di essere sfollati ancora una volta. Molti palestinesi affermano che si tratta di una guerra psicologica, simile alle trasmissioni radiofoniche sioniste di 75 anni fa, che diffondevano la paura tra la popolazione e inducevano molti a fuggire dalle loro case per timore delle atrocità sioniste che avrebbero subito se fossero rimasti.

Ma stanno già arrivando le immagini della gente di Gaza che comincia a fuggire dalle proprie case per paura di ciò che accadrà.

Uomini, donne e bambini che camminano tra le macerie della loro terra distrutta, tenendo strette le borse e gli effetti personali che riescono a portare con sé. Una marcia verso il sud, senza sapere se domani anche il sud subirà lo stesso trattamento.

Una marcia della morte.

I palestinesi dicono da 75 anni che la Nakba del 1948 non è mai finita. È continuata per 75 anni, ogni singolo giorno. Nei campi profughi affollati di Gaza, nei vicoli di Gerusalemme, sulle colline di Haifa e negli angoli di Jenin.

Ma oggi è diverso. Mentre milioni di palestinesi in Cisgiordania, a Gerusalemme e in tutta la diaspora guardano la loro gente a Gaza che viene espulsa in massa, mentre Israele distrugge le loro case e massacra quelli che restano, le uniche parole che la gente riesce a pronunciare sono “sta succedendo di nuovo”.

Una seconda Nakba.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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