Editoriale di Haaretz,
Haaretz, 29 settembre 2023.
Il tentativo di messianica presa di potere religiosa dello spazio pubblico a Tel Aviv durante lo Yom Kippur è stato scongiurato da una ribellione laica che ha reso chiaro che l’opinione pubblica liberale non è più disposta a scendere a compromessi sui propri principi.
I manifestanti che hanno impedito una funzione religiosa a sessi separati si sono resi conto che, da anni, dietro la finta pietà e le parole mielose sull’”unità” e la “sensibilizzazione degli ebrei”, si nascondeva uno sforzo cinico e sistematico per porre la religione al di sopra delle leggi dello Stato.
Questo assalto missionario non può essere visto separatamente dal colpo di stato la cui avanzata il governo Netanyahu riprenderà quando la Knesset si riunirà nuovamente il 15 ottobre. Sono due facce della stessa medaglia, il desiderio di distruggere lo Stato di diritto e schiacciare il principio di uguaglianza.
La protesta dello Yom Kippur ha dimostrato che le regole stanno iniziando a cambiare, soprattutto la consapevolezza che lo spazio pubblico libero e aperto non può accettare credenze e pratiche illiberali. I sostenitori della segregazione sessuale non si fermeranno fino a quando la pratica non sarà estesa al maggior numero possibile di settori della vita: l’esercito, il mondo accademico, i trasporti pubblici, le riserve naturali e gli spettacoli pubblici. Lo richiede la sua logica interna.
E come per la lotta contro le varie leggi golpiste, anche in questo caso non si può scendere a compromessi.
La segregazione sessuale compromette i diritti e lo status delle donne che, come l’indipendenza della magistratura, sono una componente necessaria di uno Stato democratico. La normalizzazione della segregazione sessuale è un’altra tappa sulla strada della supremazia ebraica. In questo caso, i bersagli sono le donne; in altri casi, la discriminazione riguarderà persone laiche, arabe e LGBTQ. La gerarchia è chiara.
Contrariamente a quanto affermato, la protesta dello Yom Kippur non era contro l’ebraismo, ma piuttosto contro un tentativo di acquisizione ostile dello spazio pubblico. Israel Zeira, a capo dell’organizzazione Rosh Yehudi, ha utilizzato una tecnica comune nei territori: infrangere la legge, cercare di stabilire un avamposto e poi lamentarsi di fronte alla sana reazione che ha mantenuto lo spazio pubblico aperto e libero per entrambi i sessi.
Negli ultimi nove mesi, sono stati messi a nudo i punti che collegano l’avanzata della tirannia all’interno di Israele e il radicamento dell’apartheid nei territori al movimento Garin Torani, alle filiali Chabad e ad altre organizzazioni di proselitismo intra-ebraico, che operano nelle scuole e negli spazi pubblici.
Molto tardivamente, l’Israele liberale ha fissato un nuovo confine – ed è uscito per difenderlo fisicamente.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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