di Jonathan Shamir e Shira Naot,
Haaretz, 27 luglio 2023.
“È l’unico posto in cui sono stata e in cui non vorrei mai tornare. Di conseguenza, negli ultimi 25 anni, ogni volta che i telegiornali parlavano di Israele, li spegnevo e basta”, ha dichiarato nel 1995 al sito dublinese Hot Press.
Sinéad O’Connor, la superstar della musica irlandese morta mercoledì 26, aveva detto al politico israeliano di estrema destra Itamar Ben-Gvir di “non essere riuscito a fare nulla” in una lettera aperta di condanna del 1997.
O’Connor avrebbe dovuto esibirsi a un festival organizzato da donne israeliane e palestinesi a Gerusalemme dal titolo “Due capitali, due Stati”, ma si era tirata indietro a causa di una minaccia di morte che probabilmente proveniva dall’organizzazione kahanista di Ben-Gvir, il “Fronte Ideologico“.
“Dio non ricompensa coloro che portano il terrore ai bambini del mondo”, dichiarava nella lettera indirizzata a Ben-Gvir, la cui fulminea ascesa politica ha visto l’attivista, un tempo oscuro, diventare ministro della Sicurezza Nazionale di Israele.
Per spiegare il suo rifiuto, l’attrice ha dichiarato che “gruppi ebraici di destra hanno minacciato di uccidere me e la mia band. Non sono disposta a morire per le stronzate di qualcuno, né sono disposta a mettere a rischio la mia band, perciò non siamo andati”.
L’allora sindaco di Gerusalemme Ehud Olmert descrisse l’evento come “propaganda anti-Israele” e un gruppo cercò persino di presentare una petizione alla Corte Suprema per bloccare l’esibizione di qualcuno che descrivevano come un “simpatizzante dell’OLP [Organizzazione per la Liberazione della Palestina]”.
“Ho due figli e non farei nulla che possa mettere in pericolo il loro futuro. Rispetto e amo il popolo israeliano e il popolo palestinese. Spero che le due nazioni risolvano i loro problemi in modo non violento”, aggiungeva.
Ben-Gvir non si è mai assunto la responsabilità della telefonata minatoria, ma alla radio israeliana si è vantato di essere stato lui e i suoi sostenitori a provocare la cancellazione della O’Connor.
Dopo aver letto una trascrizione tradotta dell’intervista, O’Connor ha deciso di scrivere una lettera che ha inviato all’Associated Press.
“Da bambina ricordo che guardavo la televisione in Irlanda alla vigilia di Natale. Vedevo uomini israeliani e palestinesi che si picchiavano nelle strade del luogo in cui sono nate le loro fedi. Mi sono sentita rattristata e spaventata. Allora chiesi a Dio: “Come può esserci pace su tutta la terra se non c’è pace a Gerusalemme?” Ora faccio a te quella domanda, signor Ben Gvir”, ha scritto la cantante.
La cantante ha anche scritto a Ben-Gvir di aver studiato a lungo le scritture ebraiche e di aver “sempre avuto il più appassionato amore per il popolo ebraico e molto dolore per ciò che ha sofferto nel corso dei secoli”.
“Dio non ricompensa coloro che portano terrore ai bambini del mondo”. Quindi non hai ottenuto nulla se non la perdizione della tua anima”, conclude la lettera.
All’epoca, l’evento ricevette poca copertura in Israele, ma fu oggetto di attenzione internazionale, con articoli in prima pagina sul New York Times e su Le Monde.
In seguito, la O’Connor ha cancellato un altro concerto in Israele nel 2014.
“Diciamo solo che, a livello umano, nessuno con un minimo di buonsenso, me compresa, non avrebbe altro che simpatia per la situazione dei palestinesi. Ma non c’è una persona sana di mente sulla terra che in qualche modo condivida quello che le autorità israeliane stanno facendo”, ha detto.
La O’Connor si è esibita due volte a Cesarea nel 1995 e ha raccontato al sito dublinese Hot Press: “Non c’era un boicottaggio in atto e non era quello che si potrebbe definire un “grande evento” e non stavi danneggiando nessuno se ci andavi. In realtà odiavo quel posto, accidenti se lo odiavo. L’ho trovato uno dei posti più aggressivi in cui sia mai stata. Ho ancora la cicatrice fatta da un fotografo che mi ha infilato la macchina fotografica nel petto. È l’unico posto in cui sono stata e in cui non ho mai voluto tornare. Di conseguenza, negli ultimi 25 anni, ogni volta che i telegiornali parlavano di Israele, li spegnevo e basta. Per me Israele non esisteva. Perciò non mi sono tenuta al corrente di nulla di ciò che accadeva lì. Per me ‘Israele’ è solo una brutta parola”.
O’Connor è morta mercoledì all’età di 56 anni.
Famosa per successi come “Nothing Compares 2 U” e “Mandinka”, era politicamente schierata per diverse cause, tra cui un’esibizione al Saturday Night Live nel 1992 in cui strappò una foto di Papa Giovanni Paolo II per gli scandali sugli abusi sui minori che avevano scosso la Chiesa cattolica.
Nel 2018 si è convertita all’Islam e ha cambiato il suo nome in Shuhada Sadaqat.
Lital Levin ha contribuito a questo articolo.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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