di Dalia Hatuqa,
Al Jazeera, 27 luglio 2023.
Israele ha approvato molte leggi che codificano discriminazioni contro i palestinesi, ma che non hanno suscitato lo stesso clamore della legge di revisione giudiziaria.
L’approvazione questa settimana di un disegno di legge da parte del parlamento israeliano, la Knesset, che limita i poteri della Corte Suprema, ha incontrato opposizione interna e persino appelli internazionali affinché il Primo Ministro Benjamin Netanyahu e il suo governo di estrema destra ci ripensino.
La proposta di legge, in preparazione da mesi, ha portato migliaia di israeliani nelle strade, con l’opposizione del Paese che si è riunito intorno all’appello di “proteggere la democrazia”, sostenendo che l’attuale governo e il suo controllo sulla Knesset segnano un allontanamento dalle norme della democrazia parlamentare israeliana.
I palestinesi, che stanno a guardare, potrebbero avere un’opinione diversa. L’occupazione israeliana dei territori palestinesi raramente, se non mai, viene censurata dalla Knesset. Invece, vengono approvate – relativamente in sordina – molte proposte di legge che continuano a sottomettere e discriminare i cittadini palestinesi di Israele, così come quelli che vivono a Gerusalemme Est occupata, nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza bloccata.
Sari Bashi, direttrice del programma di Human Rights Watch, ha dichiarato che la legge israeliana codifica la discriminazione razziale contro i cittadini palestinesi di Israele e facilita il privilegio istituzionale degli ebrei israeliani rispetto ai palestinesi.
“Rispetto i manifestanti a favore della democrazia che si impegnano in proteste di massa contro l’ulteriore erosione dell’indipendenza giudiziaria in Israele, e molti di loro protestano anche contro l’occupazione israeliana e l’apartheid. Ma cerchiamo di essere chiari sulla ‘democrazia’ israeliana che stanno cercando di proteggere”, ha twittato.
Ecco alcune delle leggi approvate da Israele negli ultimi anni che, secondo gli esperti, codificano la discriminazione contro i palestinesi e limitano i loro diritti, ma che non hanno suscitato lo stesso clamore nell’opinione pubblica:
Ampliamento della legge sui Comitati di Ammissione
Martedì, la Knesset ha ampliato una legge del 2010 che consente alle comunità di esaminare e respingere i candidati ritenuti “inadatti alla loro composizione sociale e culturale”. Questo, secondo gli osservatori, ha essenzialmente reso più facile impedire ai cittadini palestinesi di Israele di trasferirsi nelle città a maggioranza ebraica. Molte di queste città sono state costruite su o vicino a città e villaggi palestinesi che erano stati spopolati prima o durante la Nakba del 1948, dopo che i loro abitanti erano stati espulsi o erano fuggiti.
“L’approvazione ieri alla Knesset della legge sui ‘Comitati di Ammissione’, che di fatto autorizza la segregazione nelle città israeliane, è solo l’ultimo promemoria del fatto che i principi di democrazia e uguaglianza sono stati assenti in Israele molto prima di questa recente revisione giudiziaria”, ha dichiarato Yousef Munayyer, membro anziano dell’Arab Center di Washington.
“Dalle leggi sulle ONG che prendono di mira le organizzazioni per i diritti umani, alle leggi sull’unificazione delle famiglie palestinesi, alle leggi sul diritto di boicottaggio e sul diritto di commemorare la storia palestinese, l’assalto ai principi liberali in Israele è stato un percorso molto lungo, che è stato spianato da alcune delle stesse figure politiche che oggi gridano per la democrazia”, ha dichiarato Munayyer ad Al Jazeera.
Israele come Stato-nazione del popolo ebraico
Nel luglio 2018, la Knesset ha votato una legge che definisce Israele come “la patria nazionale del popolo ebraico“, con l’ebraico come lingua ufficiale e Gerusalemme – compresa la parte orientale occupata illegalmente – come capitale.
La legge nega ai palestinesi qualsiasi diritto nazionale e rafforza ulteriormente la discriminazione razziale nei loro confronti, dichiarando che “il diritto di esercitare l’autodeterminazione nazionale nello Stato di Israele esiste unicamente per il popolo ebraico”.
Secondo il centro per i diritti legali Adalah, con sede a Haifa, la legge “trasforma la discriminazione in un principio costituzionale, sistematico e istituzionale, e in un elemento basilare alle radici della legge israeliana”.
La legge afferma che l’insediamento ebraico è “un valore nazionale” e che lo Stato “incoraggerà e promuoverà la sua creazione e il suo consolidamento” – dando essenzialmente carta bianca all’insediamento di altre terre nei territori occupati – comprese le alture del Golan – o in Israele stesso.
Mantenimento della legge sulla cittadinanza del 2002
Nel luglio 2022, la Corte Suprema di Israele ha stabilito che lo Stato può revocare la cittadinanza per reati che costituiscono una “infrazione della lealtà verso lo Stato”, fornendo al governo meccanismi legali per privare i palestinesi della cittadinanza e dei diritti fondamentali e per deportarli dopo averli resi apolidi.
Nell’agosto 2017, il tribunale distrettuale di Haifa ha revocato la cittadinanza ad Alaa Zayoud, un cittadino palestinese di Israele che stava scontando una pena in carcere dopo essere stato condannato per tentato omicidio. Secondo Adalah, questa è stata la prima volta che un tribunale israeliano ha deciso di revocare la cittadinanza a un individuo.
“Non c’è mai stata una richiesta di revoca della cittadinanza di un cittadino ebreo, anche quando cittadini ebrei sono stati coinvolti in gravi crimini”, ha osservato Adalah, sottolineando il caso di Yigal Amir, l’assassino dell’ex Primo Ministro Yitzhak Rabin. La Corte Suprema di Israele ha respinto una richiesta di revoca della sua cittadinanza nel 1996, ma ha confermato la sentenza contro Zayoud.
Legge che vieta ai sostenitori del BDS di entrare in Israele
Nel marzo 2017, il parlamento ha votato per vietare l’ingresso in Israele a qualsiasi palestinese o cittadino straniero, o alle organizzazioni di cui fa parte, che sostenga pubblicamente il boicottaggio di Israele o dei suoi insediamenti illegali.
La legge, con la sua formulazione vaga, ha implicazioni anche per i residenti palestinesi di Gerusalemme Est i cui partner vivano con loro con permessi rilasciati dai militari israeliani o con uno status di residenza temporanea.
Se questi coniugi sostengono apertamente il BDS – il movimento di Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni – potrebbero essere esposti alla revoca del loro status o del loro permesso sulla base delle loro opinioni politiche.
Il BDS è una campagna per spingere Israele a ritirarsi da tutti i territori palestinesi e arabi occupati e a dare ai cittadini palestinesi gli stessi diritti di quelli ebrei.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.
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