Perché i progressisti come Alexandria Ocasio-Cortez hanno ragione a boicottare il presidente israeliano Isaac Herzog

Lug 20, 2023 | Notizie

di Peter Beinart,

The Guardian, 18 luglio 2023.   

Per i leader democratici come Joe Biden, Herzog incarna il buon Israele. Purtroppo, si sbagliano.

Alcuni progressisti, tra cui Omar, Bowman e Ocasio-Cortez, stanno boicottando il discorso congressuale di Herzog. Agenzia Anadolu/Getty Images

Perché il presidente Biden e i leader democratici del Congresso sono così ansiosi di accogliere Isaac Herzog, il presidente di Israele, a Washington questa settimana? Perché è un leader israeliano che non si chiama Benjamin Netanyahu.

Molti democratici detestano Netanyahu, che offese Barack Obama e guida un governo determinato a rafforzare l’occupazione brutale e antidemocratica della Cisgiordania da parte di Israele. Temono inoltre che legittimare Netanyahu possa rafforzare i suoi tentativi di defenestrare il sistema giudiziario israeliano.

Ma sanno che i repubblicani sosterranno che la loro avversione per il primo ministro israeliano significa ostilità nei confronti di Israele. Abbracciare Herzog risolve questo problema. Ecco perché l’ex leader del partito laburista, che ora detiene la presidenza israeliana in gran parte cerimoniale, visiterà la Casa Bianca martedì e parlerà a una sessione congiunta del Congresso il giorno successivo. Per i leader democratici, egli incarna il buon Israele.

Rispetto a Netanyahu, questo è vero. A differenza di Netanyahu, Herzog ha una lunga storia di sostegno, almeno teorico, a uno Stato palestinese in Cisgiordania e a Gaza, che concederebbe la cittadinanza ai milioni di palestinesi che oggi vivono come soggetti apolidi sotto il controllo di Israele. Nel 2017, Herzog propose il congelamento di molti insediamenti israeliani. Come presidente di Israele, nel 2021 ha chiesto pubblicamente scusa per il massacro di 48 cittadini palestinesi avvenuto nel 1956 nel villaggio di Kfar Qasim. È difficile immaginare Netanyahu che mostri una simile umiltà e sensibilità.

Allora perché una manciata di progressisti – tra cui Ilhan Omar, Jamaal Bowman e Alexandria Ocasio-Cortez – sta boicottando il discorso di Herzog al Congresso? Perché non stanno valutando in base all’andamento di una curva. E la dura realtà è che se si smette di paragonare Herzog alla destra israeliana e si valuta invece il suo impegno nei confronti dei principi di uguaglianza e non discriminazione che i democratici sostengono di avere a cuore, egli non fa affatto una bella figura.

Herzog ha trascorso il periodo in cui era a capo del partito laburista israeliano guardando timorosamente verso destra, cercando di rassicurare gli israeliani ebrei che anche lui poteva disumanizzare i palestinesi. Nel 2015 ha pubblicato un video della campagna elettorale in cui i veterani dell’esercito israeliano affermano che lui “capisce la mentalità araba” e “ha visto gli arabi in ogni tipo di situazione”, anche “guardando nel mirino”. Nel 2016, Herzog ha affermato che i laburisti dovevano abbandonare la loro reputazione di “amanti degli arabi”. Quando le sue osservazioni hanno attirato critiche, ha raddoppiato la posta, giurando che non avrebbe mai “favorito gli interessi dei palestinesi”, che pure costituiscono il 20% dei cittadini israeliani e circa il 50% delle persone sotto il controllo di Israele.

Se Herzog abbia mai sostenuto uno Stato palestinese vitale e sovrano – e non un gruppo di cantoni scollegati che vantano una bandiera e un inno nazionale ma rimangono sotto l’effettivo controllo israeliano – è oggetto di dibattito. Nel 2016, ha chiesto a Israele di completare la barriera di separazione iniziata sotto la presidenza di Ariel Sharon, l’85% della quale si trova all’interno della Cisgiordania, confiscando in tal modo terre che avrebbero potuto far parte di un Paese palestinese. Ha anche chiesto di far passare la barriera tra diversi quartieri palestinesi di Gerusalemme Est, separando così a metà la città che i palestinesi rivendicano come loro capitale. Come presidente, Herzog si è recato in alcuni degli insediamenti più remoti e radicali della Cisgiordania e ne ha esaltato l’importanza per il progetto sionista. Nel 2021, quando Ben and Jerry’s ha tentato di smettere di vendere gelati negli insediamenti della Cisgiordania, Herzog ha denunciato la mossa come “un nuovo tipo di terrorismo”.

Ma anche quando Herzog ha sostenuto la necessità di un ritiro territoriale, lo ha fatto spesso con il linguaggio della supremazia ebraica. “Tra circa un decennio”, ha avvertito nel 2015, “gli arabi tra il Giordano e il Mediterraneo saranno una maggioranza e gli ebrei una minoranza”. Israele deve quindi sbarazzarsi dei palestinesi della Cisgiordania perché “non voglio 61 deputati palestinesi nella Knesset di Israele. Non voglio un primo ministro palestinese in Israele”. Tra i politici ebrei israeliani, questo tipo di etnonazionalismo è comune. Ma si tratta pur sempre di etnonazionalismo: la convinzione che il governo esista per servire una particolare tribù, non tutte le persone sotto il suo dominio. Anche se Israele lasciasse la Cisgiordania e Gaza – una prospettiva che ora sembra impossibile – il 20% dei suoi cittadini sarebbe comunque palestinese. Immaginate di essere un giovane palestinese israeliano e di sentire uno dei politici più importanti del vostro Paese giurare che una persona come voi non dovrà mai guidare il Paese in cui vivete.

La tragedia della carriera di Herzog è che durante la sua permanenza alla guida del partito laburista, importanti cittadini palestinesi lo hanno implorato di smettere di scimmiottare la destra razzista e di unire palestinesi ed ebrei in una lotta per l’uguaglianza. Quando Herzog si è impegnato a cancellare la reputazione dei laburisti come “amanti degli arabi”, Ayman Odeh, leader della Lista Comune, in gran parte palestinese, lo ha esortato a smettere di comportarsi come una “pallida e scadente imitazione di Netanyahu” e a “presentare invece una vera e coraggiosa alternativa al governo di Netanyahu e della destra”, basata su “uguaglianza e democrazia e… una lotta comune per il futuro di tutti noi”. Herzog non ha mai raccolto l’appello di Odeh.

Non dovrebbe allora sorprendere che progressisti come Omar, Bowman e Ocasio-Cortez – che stanno combattendo disperatamente contro gli etnonazionalisti che vogliono radicare la supremazia bianca e cristiana negli Stati Uniti – boicottino un presidente israeliano che ha fatto della supremazia ebraica il principio guida della sua carriera politica. Quando Narendra Modi – che sta trasformando l’India in uno Stato suprematista indù – si è rivolto al Congresso il mese scorso, lo hanno boicottato per lo stesso motivo. Molto più difficile da giustificare è la decisione dei loro colleghi democratici, che proclamano il loro impegno per l’uguaglianza di tutti rispetto alla legge, eppure si schierano per applaudire un politico che si oppone apertamente ad essa.

Esiste un buon Israele. Ma è l’Israele di Ayman Odeh e di quei palestinesi ed ebrei che lottano – di fronte allo scherno, al bigottismo e alla violenza diffusa – per un Paese in cui l’etnia e la religione non conferiscano né superiorità né subordinazione. È a loro che i Democratici dovrebbero guardare come ai loro veri alleati. Quando uno di questi israeliani parlerà al Congresso, immagino che Omar, Bowman e Ocasio-Cortez saranno in prima fila.

Peter Beinart (@PeterBeinart) è professore di giornalismo e scienze politiche presso la Newmark School of Journalism della City University di New York. È anche redattore di Jewish Currents e scrive The Beinart Notebook, una newsletter settimanale.

https://www.theguardian.com/commentisfree/2023/jul/18/democrat-aoc-boycott-israel-isaac-herzog

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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