Lo scialbo discorso di Herzog dimostra che Israele ha ancora un grande potere a Washington

Lug 21, 2023 | Notizie

di Mitchell Plitnick

Mondoweiss, 20 luglio 2023.  

C’è un vero e proprio cambiamento di rotta nella pubblica opinione su Israele, soprattutto tra i democratici e gli americani di sinistra. Ma non è ancora visibile a Washington.

Il presidente israeliano Isaac Herzog parla a una sessione congiunta del Congresso USA il 19 luglio 2033. (Chris Kleponis/GPO)

Il tanto atteso discorso del Presidente israeliano Isaac Herzog a una sessione congiunta del Congresso è arrivato e se n’è andato con molta pomposità, una dozzina di applausi e poca sostanza. Considerata la lunga storia di Herzog come politico pavido e avverso al rischio, questa pochezza non poteva essere una sorpresa. Ma ha dato una mano di bianco alla crisi estrema che Israele sta affrontando al suo interno, aggiungendo contemporaneamente uno strato di ombra sulla brutale repressione di Israele nei confronti dei palestinesi.

Forse l’aspetto più notevole dell’evento è stato chi non c’era. Nonostante Herzog faccia parte del cosiddetto settore israeliano “moderato”, una manciata di Democratici è rimasta fedele ai propri principi e si è rifiutata di festeggiare il presidente di uno Stato le cui politiche e azioni razziste sono state meticolosamente e ampiamente documentate e che è stato etichettato come uno Stato di apartheid, non solo dalle vittime di tale politica – il popolo palestinese – ma anche dalla comunità globale dei diritti umani, dalle Nazioni Unite e dalle più importanti organizzazioni israeliane per i diritti umani.

Un manipolo di sabotatori

Il senatore Bernie Sanders (I-VT) e i rappresentanti Alexandria Ocasio-Cortez (D-NY), Jamaal Bowman (D-NY), Ilhan Omar (D-MN), Rashida Tlaib (D-MI) e Cori Bush (D-MO) hanno boicottato il discorso di Herzog. Tlaib, l’unica palestinese-americana al Congresso, e Bush hanno rilasciato una dichiarazione congiunta per spiegare le ragioni del boicottaggio di Herzog.

Hanno dichiarato:

“Il bipartitismo non deve essere usato per giustificare l’apartheid. È importante ricordare che anche il governo sudafricano dell’apartheid godeva di un sostegno bipartisan nel Congresso degli Stati Uniti. È vergognoso ignorare deliberatamente – e persino normalizzare – questo sistema razzista e oppressivo di apartheid accogliendo il presidente Herzog o qualsiasi membro del governo israeliano per parlare al Congresso. In solidarietà con il popolo palestinese e con tutti coloro che sono stati danneggiati dal governo israeliano dell’apartheid e dalle sue politiche, boicotteremo il discorso congiunto del Presidente Herzog al Congresso… Il razzismo e l’oppressione non devono essere tollerati né in America né in qualsiasi altra parte del mondo. Esortiamo tutti i membri del Congresso che sostengono i diritti umani per tutti a unirsi a noi nel boicottare l’apartheid”.

Ma a sentire Herzog, Israele ha solo qualche problema. “Anche se stiamo lavorando su questioni dolorose, proprio come voi”, ha detto al Congresso riunito, “so che la nostra democrazia è forte e resistente. Israele ha la democrazia nel suo DNA”.

In effetti, facendo eco alle parole del Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Herzog ha curiosamente affermato che le proteste attualmente in corso in Israele mostrano una vibrante democrazia al lavoro. “La nostra democrazia si riflette anche nei manifestanti che scendono in piazza in tutto il Paese, per alzare con enfasi la voce e dimostrare con fervore il loro punto di vista”. Non è chiaro come la semplice esistenza di proteste, che si verificano frequentemente negli Stati autoritari, dimostri l’esistenza di una “vibrante democrazia”.

Herzog ha offerto i soliti luoghi comuni e i fili che uniscono Stati Uniti e Israele, tra cui il “legame indissolubile” tra i due Paesi, una dose di paura nei confronti dell’Iran (che ha attirato gli applausi entusiasti della maggior parte dei democratici presenti e dei repubblicani) e, naturalmente, il cliché dei “valori condivisi”. Considerando la storia degli Stati Uniti, fatta di schiavitù, genocidi, segregazione e razzismo, nonché le distruzioni massicce e storicamente senza precedenti che hanno provocato in tutto il mondo, forse Herzog non ha tutti i torti.

Herzog ha dato atto ai membri del Congresso che stavano boicottando il suo discorso, in un modo molto arrogante e grossolano. Ha detto: “Rispetto le critiche, soprattutto quelle degli amici, anche se non sempre si devono accettare. Ma le critiche a Israele non devono sconfinare nella negazione del diritto all’esistenza dello Stato di Israele. Mettere in discussione il diritto del popolo ebraico all’autodeterminazione non è legittima diplomazia, è antisemitismo”.

Ha cioè implicitamente accusato coloro che stavano boicottando il suo discorso, compreso il senatore ebreo Sanders, di essere antisemiti. Si può sempre fare così quando si inventano diritti, come il “diritto” di uno Stato ad esistere. Non esiste questo diritto, né esiste il diritto di ogni popolo ad avere un proprio Stato. Molti popoli- rom, curdi, saharawi, hawaiani, catalani, baschi, tamil, tra i tanti – non hanno un proprio Stato. Esiste tuttavia uno Stato ebraico, ma non uno Stato palestinese. Anche in questo caso, non c’è alcuna garanzia che un popolo ottenga uno Stato.

Ma Israele esiste e nessuno dei boicottatori ha chiesto la sua dissoluzione. Hanno chiesto i diritti dei palestinesi. Se Herzog e altri israeliani credono che definire correttamente le azioni, le politiche e le leggi di Israele come discriminatorie, razziste o di apartheid equivalga a chiedere la dissoluzione di Israele, forse dovrebbero prendere in considerazione la possibilità di interrompere quelle pratiche razziste e di apartheid. Visto che sminuisce con disinvoltura la lotta contro l’antisemitismo reale, Herzog potrebbe voler prestare attenzione a un sondaggio del Brookings Institute pubblicato il giorno prima del suo discorso al Congresso, che ha mostrato che il 51% degli americani crede che le accuse false di antisemitismo siano “spesso” o “talvolta” usate per delegittimare gli avversari politici. Il 49% afferma che vengono usate “spesso” o “talvolta” per delegittimare i critici di Israele. Solo l’11% pensa che non siano usate in questo modo. Insomma, la gente vede cosa sta succedendo.

La bufala dei palestinesi eternamente violenti

Ma Herzog, il cui personaggio pubblico è molto più simile all’immagine democratica di Joe Biden, falco ma liberale, che ai repubblicani più apertamente razzisti che trovano maggiori punti in comune con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, era anche lì per cercare di salvare quella che Tom Friedman ha definito una cruciale “finzione condivisa“, ovvero che Israele possa un giorno porre fine alla sua dominazione sul popolo palestinese.

A tal fine, ha detto al Congresso: “Il mio profondo desiderio, signor Presidente, è che Israele un giorno faccia la pace con i nostri vicini palestinesi”. Ma non ha nemmeno menzionato uno Stato palestinese, tanto meno ha ammesso la colpevolezza israeliana per l’escalation di violenza. 

Herzog ha promosso invece il tipico cliché islamofobico anti-palestinese dell’arabo fanaticamente violento e odioso. “Il terrorismo palestinese contro Israele o gli israeliani mina ogni possibilità di un futuro di pace tra i nostri popoli. Gli israeliani vengono presi di mira mentre aspettano l’autobus, mentre passeggiano sul lungomare, mentre trascorrono il tempo con la famiglia. Dall’altra parte, si celebrano gli attacchi terroristici riusciti, si glorificano i terroristi e si ricompensano finanziariamente le loro famiglie per ogni israeliano che attaccano. È inconcepibile. È una vergogna morale”.

Herzog non sa spiegare come mai, solo quest’anno, almeno 153 civili palestinesi siano stati uccisi da soldati e coloni israeliani (fino al 24 giugno), mentre questi presunti sanguinari palestinesi hanno ucciso 23 israeliani. Ogni vita è preziosa e tutte le vite civili perse sono tragedie, ma Herzog vorrebbe farci credere che gli israeliani non fanno mai del male a nessuno al di fuori di coloro che stanno per ucciderli. È ovviamente falso. E quando parliamo di feriti, solo quest’anno sono stati feriti più palestinesi da israeliani (6.336) che israeliani da palestinesi dall’inizio del 2008 (6.246).

Herzog si è però spinto più in profondità, sostenendo che solo la violenza palestinese è responsabile del deragliamento del futile “processo di pace”, dipingendo Israele come costantemente impegnato nella ricerca della “pace” e di buone relazioni con i palestinesi, mentre il suo primo ministro per quasi tutti gli ultimi quindici anni ha ripetutamente giurato di voler distruggere l’idea stessa di uno Stato palestinese. Ha ripetuto la falsità che il sistema di welfare dell’Autorità Palestinese per le famiglie dei prigionieri palestinesi e di coloro che sono stati uccisi combattendo contro Israele (alcuni dei quali hanno certamente attaccato o addirittura ucciso israeliani non combattenti) è in realtà un programma di ricompensa per coloro che uccidono gli israeliani. Naturalmente, non ha mai menzionato che quegli stessi palestinesi sono privati di tutti i loro diritti, senza eccezioni, da Israele.

Rassicurare i sionisti liberali

“Herzog non sta tenendo un discorso, sta cantando una ninna nanna per i sionisti liberali”, ha twittato Matt Duss del Carnegie Endowment for International Peace. “Tornate a dormire, va tutto bene”.

Duss ha ragione, è esattamente quello che Herzog stava facendo. Tutto suo viaggio a Washington aveva un solo scopo: spegnere il fuoco che Netanyahu e i suoi scagnozzi di estrema destra come Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich avevano appiccato tra i sostenitori liberali di Israele a Washington e nella comunità ebraica americana.

Questo fuoco è stato alimentato negli ultimi giorni. In primo luogo, è stato acceso da Netanyahu, che si è accorto della debolezza dell’amministrazione Biden. Netanyahu ha già sperimentato questa strada e quando si dice chiaramente che non ci saranno conseguenze per una certa azione, lui la compie subito. Così, ha portato avanti alla Knesset la prima proposta di legge di grande impatto per sventrare il sistema giudiziario israeliano, proprio l’organo che Herzog ha presentato al Congresso come la “salvaguardia” della “democrazia” israeliana.

Biden ha chiesto a Netanyahu di rallentare il processo e Netanyahu si è rifiutato, malgrado le massicce proteste in corso in Israele. E dopo che Netanyahu, ben consapevole del desiderio di Biden che Israele fermi l’espansione degli insediamenti, ha annunciato un nuovo enorme ciclo di 13.000 nuove unità di insediamento in Cisgiordania, Biden ha risposto con una “calda e lungatelefonata.  Anche in questo caso, Netanyahu ha poi mentito sulla telefonata. Barak Ravid di Axios ha riferito: “La sensazione alla Casa Bianca è che il Primo Ministro israeliano e il suo team abbiano intenzionalmente travisato il contenuto della telefonata tra Biden e Netanyahu per creare l’impressione che il Presidente non si sia opposto alla legislazione per indebolire la Corte Suprema di Israele”. Un alto funzionario statunitense mi ha detto: “Volevamo chiarire che il fatto che Biden abbia parlato con Bibi di un possibile incontro non significa che non ci interessi la revisione giudiziaria. Non devono commettere errori: Biden ha le sue forti opinioni al riguardo e lo ha fatto capire in mille modi””.

Forse sarà così, ma questi metodi chiaramente non includevano nulla che inducesse Netanyahu a pensarci due volte prima di andare avanti con i suoi piani.

Mentre Biden faceva la sua perfetta imitazione di uno zerbino, la deputata al Congresso Pramila Jayapal è stata attaccata selvaggiamente per aver affermato l’ovvia verità che Israele è uno Stato razzista. Jayapal ha rapidamente ritrattato l’osservazione dopo che sia i repubblicani che i democratici le sono saltati addosso, pur continuando a dire che l’attuale governo israeliano è razzista. La Camera ha poi presentato una proposta di legge che prevede una dichiarazione del Congresso secondo cui Israele non è uno Stato razzista o di apartheid. Jayapal non era tra i nove membri della Camera che hanno votato contro la legge.

Tutto questo è accaduto prima che Herzog parlasse. L’oscena festa d’amore per il presidente di uno Stato razzista e di apartheid, i cui sostenitori controllano ogni dichiarazione fatta su di esso, probabilmente ha cambiato ben poco nei cuori e nelle menti degli americani. Ha contribuito a ricordare a tutti che su questo tema il Congresso è ancora più lontano dai suoi elettori di quanto non lo sia su molti altri temi. Ed è improbabile che quegli elettori abbiano cambiato opinione a causa dello scialbo discorso di Herzog.

Ma tutti questi eventi insieme dovrebbero servire a ricordare una cosa: c’è un vero e proprio cambiamento nelle opinioni popolari su Israele, soprattutto tra i democratici e gli americani di sinistra. Ma non si sta traducendo in politica. Le tattiche draconiane che Herzog ha sottilmente rafforzato – accuse spurie di antisemitismo, controllare la libertà di parola per opporsi ai boicottaggi o, eventualmente, alle critiche a Israele e, naturalmente, finanziamento delle campagne elettorali – sono ora gli unici strumenti a disposizione dei sostenitori di Israele. Sono strumenti duri e fanno male alle persone. Ma se non ci opponiamo a questi strumenti, il distacco tra gli americani e il loro governo a proposito di Israele e Palestina non potrà che crescere.

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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