Israele non ha il diritto all’autodifesa per la sua occupazione

Lug 7, 2023 | Notizie

di Mitchell Plitnick,  

Mondoweiss, 6 luglio 2023.   

Il “diritto di difendersi” di Israele è costantemente invocato dai suoi sostenitori, ma il diritto internazionale dice che Israele non può occupare la terra palestinese e allo stesso tempo attaccarla come una minaccia “straniera”, né trattare coloro che resistono come combattenti nemici.

Un soldato israeliano mira ai manifestanti palestinesi durante una manifestazione contro l’espansione degli insediamenti ebraici, il 16 giugno 2023, nel villaggio cisgiordano di Beit Dajan, a est di Nablus. (Mohammed Nasser/Apa Images)

Mentre Israele invadeva e bombardava Jenin questa settimana, l’AIPAC [lobby USA pro-Israele. NdT] diffondeva un semplice messaggio: “Israele ha ragione a proteggere i suoi cittadini dal terrorismo”. Altri hanno fatto eco alla stessa linea, spesso includendo la falsa teoria secondo cui l’Iran –che sostiene e appoggia gruppi militanti armati palestinesi come Hamas e la Jihad Islamica– controlla in realtà la resistenza palestinese, insinuando, in modo ridicolo, che se non fosse per le malefatte iraniane, i palestinesi non starebbero combattendo contro l’occupazione di Israele.

Il messaggio dei leader israeliani è lo stesso, con un linguaggio leggermente diverso. Il leader dell’opposizione Yair Lapid, ad esempio, si è espresso in questo modo: “I nostri figli vengono massacrati e Israele ha tutto il diritto di difendersi, e su questo tema noi dell’opposizione sosteniamo le forze di difesa israeliane e il governo israeliano “. Lapid ha fatto questa dichiarazione in inglese, il che significa che la versione del messaggio di Israele era destinata al pubblico straniero, in particolare agli americani.

Anche i membri del Congresso USA non hanno perso l’occasione di sostenere l’uccisione dei palestinesi. Come Josh Gottheimer, il democratico del New Jersey: “Israele ha tutto il diritto di difendersi, soprattutto se l’Autorità Palestinese perde il controllo di Jenin, che è diventato un centro di attività terroristiche sostenute dall’Iran in Cisgiordania”.

E come la democratica della Florida Debbie Wasserman Schultz: “Israele ha il diritto inequivocabile di difendersi dagli autori di violenze e attacchi terroristici”. Naturalmente, diversi repubblicani hanno espresso un sostegno simile.

Il cosiddetto “democratico progressista” Ritchie Torres di New York non si lascerebbe mai sfuggire un’occasione simile per ripagare l’AIPAC e gruppi simili per le loro elargizioni. Ha twittato: “L’Autorità Palestinese ha praticamente abbandonato Jenin, lasciando un vuoto di potere che è stato riempito dai terroristi. Negli ultimi sei mesi, questi terroristi hanno fatto di Jenin una piattaforma di lancio per più di 50 attacchi a fuoco contro gli israeliani. Israele sta rispondendo con un’operazione antiterrorismo volta a rimuovere chirurgicamente questi terroristi e le loro infrastrutture terroristiche. C’è una parola per questo: autodifesa, che è il diritto di ogni Paese sovrano, compreso Israele”.

Il mantra del “diritto di Israele a difendersi” viene ripetuto incessantemente ed è raramente messo in discussione. Persino i palestinesi e i sostenitori della Palestina sono spesso riluttanti a discutere questo “diritto all’autodifesa”. Fin dall’inizio dell’esistenza di Israele come Stato, questa giustificazione è stata usata per negare ai palestinesi il diritto alle loro proprietà, alle loro case e alla loro libertà. È stata usata per giustificare il furto di proprietà palestinesi in seguito alle guerre del 1948 e del 1967 e per giustificare l’imposizione da quasi due decenni della legge marziale ai palestinesi che si trovano all’interno del nuovo Stato.

Il mantra del “diritto di Israele a difendersi” viene invocato praticamente a ogni piè sospinto non solo da Israele e dai suoi sostenitori, ma anche dai governi amici di Stati Uniti, Europa, Canada, Australia e altri.

Ma voglio darvi una notizia: Israele non ha il diritto di difendersi in Cisgiordania e a Gaza. Ha il diritto di proteggere i suoi cittadini, ma non ha il diritto di usare una forza militare schiacciante contro le persone che sono sotto la sua occupazione.

Israele può adottare misure per proteggere i suoi cittadini, tra cui la più ovvia sarebbe quella di non metterli in pericolo piantando insediamenti nel mezzo del territorio occupato. Può anche proteggerli usando i poteri di polizia che un occupante deve avere, poteri che, va sottolineato, servono principalmente a mantenere la legge e l’ordine e a proteggere la sicurezza di coloro che sono sotto occupazione, per i quali Israele è in ultima analisi responsabile. Non può firmare un accordo come quello di Oslo e poi scrollarsi di dosso la responsabilità per il benessere delle persone sotto occupazione. Autorità Palestinese o no, l’occupante rimane responsabile del benessere della popolazione occupata.

Ci si può sentire spiazzati a confrontarsi con questa realtà del diritto e delle norme internazionali. Quando mi è stato fatto notare per la prima volta, sono rimasto scioccato e, di fatto, ho respinto l’idea. Eppure il diritto internazionale è chiaro su questo punto. Per una spiegazione completa, vi rimando a questo notevole articolo della professoressa Noura Erakat, esperta e studiosa di diritto palestinese, che espone il caso in un linguaggio chiaro e meticoloso. È una lettura indispensabile per chiunque sostenga i diritti dei palestinesi.

In sostanza, comunque, Israele tratta Jenin, l’intera Cisgiordania e Gaza come territorio nemico. A Gaza, Israele ha formalizzato questa etichetta nel 2007, designando la Striscia come “territorio nemico”. Non può fare lo stesso in Cisgiordania a causa degli insediamenti disseminati in tutto il territorio, e l’attacco di questa settimana a Jenin dimostra che non ne ha bisogno. La designazione di Gaza faceva parte del tentativo di Israele di convincere il mondo che, nonostante il controllo del confine terrestre orientale e settentrionale di Gaza, il coordinamento del controllo del confine meridionale con l’Egitto, il controllo del mare a ovest di Gaza e il controllo dello spazio aereo di Gaza, la decisione di Israele di ritirare le truppe e i coloni dall’interno della Striscia e di trasformarla nella più grande prigione a cielo aperto del mondo significava che Gaza non era più occupata.

Ma Israele ha scoperto che tutto questo non importava. Poteva lanciare missili su Gaza, uccidere i bambini sulle sue spiagge e sparare alle persone che protestavano sul loro lato del confine con assoluta impunità, proprio come avrebbe fatto in tempo di guerra, e poteva fare tutto questo indipendentemente dal fatto che qualcuno accettasse o meno l’argomentazione che Gaza non era più occupata, argomentazione che la maggior parte del mondo ha comunque respinto. Israele sta ora dimostrando lo stesso elevato livello di impunità in Cisgiordania, diminuendo ulteriormente il già scarso contenimento dell’uso di una forza schiacciante da parte di Israele.

Come ha spiegato la Prof. Erakat, “uno Stato non può esercitare il controllo sul territorio che occupa e allo stesso tempo attaccare militarmente quel territorio sostenendo che è “straniero” e che rappresenta una minaccia esogena per la sicurezza nazionale. Facendo proprio questo, Israele sta rivendicando diritti che possono essere coerenti con un’ideologia di dominazione coloniale, ma che semplicemente non esistono secondo il diritto internazionale”.

I difensori di Israele eludono questo punto creando una realtà alternativa. Una parte di questa realtà è che esiste un governo palestinese, creato dagli accordi di Oslo, che governa parti della Cisgiordania a vari livelli. Nell’Area designata A, che comprende Jenin, si sostiene che tale governo sia uguale a qualsiasi altro governo.

Questo non è vero, come dimostrano le ripetute incursioni, per non parlare delle regolari chiusure e della presenza di soldati e posti di blocco intorno a Jenin. Israele, che non ha mai dichiarato i propri confini, occupa l’intera Cisgiordania. Riscuote, e spesso trattiene, le tasse dell’Autorità Palestinese, mentre le forze di sicurezza palestinesi si concentrano principalmente sul coordinamento con Israele per combattere i militanti: in altre parole, la sicurezza palestinese è impostata in primo luogo per proteggere gli israeliani e, in secondo luogo, il governo sempre più illegittimo e autoritario, à la Vichy, dell’Autorità Palestinese, non per proteggere i palestinesi comuni.

Eppure Israele sostiene di avere il diritto di “autodifesa”. Naturalmente, il fatto che tale diritto non esista non significa che Israele debba starsene con le mani in mano mentre i suoi cittadini vengono attaccati. Ma, sempre citando la prof. Erakat, “finché l’occupazione continua, Israele ha il diritto di proteggere se stesso e i suoi cittadini dagli attacchi dei palestinesi che risiedono nei territori occupati. Tuttavia, Israele ha anche il dovere di mantenere la legge e l’ordine, ossia una “vita normale”, all’interno del territorio che occupa. Questo obbligo include non solo la garanzia, ma anche la priorità della sicurezza e del benessere della popolazione occupata”.

C’è una distinzione tra il diritto –anzi, la responsabilità– di proteggere le persone sotto la propria autorità, che siano cittadini o occupati, e il diritto di autodifesa in guerra o in situazioni simili. Mentre gli apologeti di Israele amano caratterizzare Israele-Palestina come una guerra, non è così. In Cisgiordania e a Gaza si tratta di un’occupazione. In un’occupazione, la popolazione occupata ha il diritto di resistere, compresa la resistenza armata, anche se farlo con le armi significa che gli individui che vi partecipano sono combattenti e non civili protetti.

Non solo Israele si sottrae alla sua responsabilità di proteggere chi è sotto occupazione, ma mette volontariamente in pericolo i suoi stessi cittadini usandoli come mezzo per rafforzare e consolidare la sua occupazione e permettendo ai civili di prendere le armi e commettere atti di violenza contro il popolo occupato. Non si può, da un lato, mantenere un’occupazione militare draconiana che, per definizione, trasmette il diritto di resistenza agli occupati e poi, dall’altro, affermare di avere il diritto di usare una forza militare schiacciante contro le popolazioni occupate e considerarle un nemico extraterritoriale. Si può avere o la botte piena o la moglie ubriaca, non entrambe.

L’ex relatore speciale delle Nazioni Unite per i Territori Palestinesi occupati John Dugard spiega la distinzione tra uno stato che agisce per autodifesa e uno che usa la forza per mantenere un’occupazione militare. Nel caso di Israele, i suoi sforzi per annettere lentamente i territori che occupa, invece di impegnarsi per il ritiro e la fine dell’occupazione, come è legalmente obbligato a fare, significa che l’occupazione stessa è illegale. Ciononostante, è ancora soggetta alle leggi internazionali sull’occupazione.

Come afferma Dugard, “uno stato che cerca di imporre la propria occupazione, così come uno stato che agisce per autodifesa, devono rispettare il diritto internazionale umanitario. Questo include il rispetto del principio di proporzionalità, il rispetto dei civili e la distinzione tra obiettivi militari e civili, nonché il divieto di punizioni collettive. Sia Israele che i militanti palestinesi sono obbligati ad agire entro i confini di queste regole”.

Sia Israele che i gruppi militanti palestinesi violano il principio di distinzione tra militari e civili, ma Israele ha una capacità molto maggiore di evitarlo e non lo fa, nonostante dichiari ripetutamente di fare ogni sforzo per rispettarlo. Israele viola abitualmente anche il principio di proporzionalità e il divieto di punizione collettiva che i gruppi palestinesi, per la maggior parte, non sono in grado di violare a causa delle loro capacità militari molto più limitate.

La richiesta di autodifesa sembra una cosa giusta. Pensiamo che anche se qualcuno ha torto in una controversia, se si trova di fronte alla violenza, ha il diritto di rispondere e difendersi. Ma gli Stati occupanti, o gli Stati impegnati in un conflitto armato, non sono uguali ai singoli individui. Le potenze occupanti, in particolare, hanno la responsabilità di mantenere la legge e l’ordine per tutti coloro che sono sotto il loro controllo e di lavorare per porre fine all’occupazione. Queste linee guida hanno lo scopo di ridurre al minimo le cause della violenza e, nella misura in cui falliscono, l’occupante ha poteri di polizia per affrontarle. Ma non ha il diritto di trattare coloro che resistono a un’occupazione illegale e brutale come combattenti nemici. Né ha il diritto di trattare le aree sotto occupazione come territorio nemico, come in una guerra. E non importa quanti presidenti, segretari di Stato o membri razzisti del Congresso affermino il contrario. 

Mitchell Plitnick è presidente di ReThinking Foreign Policy. È coautore, insieme a Marc Lamont Hill, di Except for Palestine: The Limits of Progressive Politics. Tra le precedenti posizioni di Mitchell figurano quella di vicepresidente della Fondazione per la pace in Medio Oriente, di direttore dell’ufficio statunitense di B’Tselem e di co-direttore di Jewish Voice for Peace.

https://mondoweiss.net/2023/07/israel-does-not-have-a-right-to-self-defense-for-its-occupation/?ml_recipient=93041650129962967&ml_link=93041437205071010&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_term=2023-07-07&utm_campaign=Catch-up

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

.

0 commenti

Invia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Archivi

Fai una donazione

Fai una donazione tramite Paypal alla nostra associazione:

Fai una donazione ad Asso Pace Palestina

Oppure versate il vostro contributo ad
AssoPace Palestina
Banca BPER Banca S.p.A
IBAN: IT 93M0538774610000035162686

il 5X1000 ad Assopace Palestina

Il prossimo viaggio