Lettera dell’ECCP a Ursula von der Leyen in merito alla dichiarazione rilasciata in occasione del 75° anniversario della costituzione dello stato di Israele.

Mag 11, 2023 | Notizie

Coordinamento Europeo dei Comitati e delle Associazioni per la Palestina (ECCP),

8 maggio 2023. 

All’attenzione di: Ursula von der Leyen, Presidente della Commissione Europea

Gentile signora von der Leyen,

Noi, una coalizione di 42 organizzazioni europee, scriviamo per esprimere la nostra profonda preoccupazione e, francamente, la nostra rabbia, in merito alla sua dichiarazione rilasciata in occasione del 75° anniversario della fondazione dello Stato di Israele.

La sua dichiarazione ha ignorato il fatto storico che lo Stato di Israele è stato fondato sulla pulizia etnica di due terzi del popolo palestinese indigeno tra il 1947 e il 1949. Questo fatto è stato ben documentato da storici e ricercatori palestinesi e israeliani. I palestinesi commemorano questo periodo come la Nakba (“catastrofe” in arabo) che segna l’inizio del processo di espropriazione pianificata e di espulsione della maggioranza del popolo palestinese.

Più di 500 città e villaggi furono allora sistematicamente distrutti e spopolati con massacri ed espulsioni di massa. Di conseguenza più di 750.000 palestinesi furono esiliati con la forza e divennero profughi. Molti di quei rifugiati e dei loro discendenti, dopo 75 anni, languono ancora in campi profughi impoveriti, ed è stato negato loro il diritto al ritorno, un diritto intrinseco sancito dalle Nazioni Unite. Questo processo di spoliazione, quello che i palestinesi chiamano la “Nakba in corso”, non è mai terminato. Continua ancora oggi, mentre Israele non cessa di occupare e annettere terra palestinese, rubare risorse, demolire case, scuole e ospedali e arrestare, ferire e uccidere arbitrariamente palestinesi, comprese donne e bambini.

Omettendo i fatti storici e adottando ciecamente la narrazione di Israele, lei cancella la storia, la memoria e la ricca cultura, con la sua diversità, del popolo indigeno palestinese che ha abitato la Palestina per secoli. Sostenendo la narrazione secondo cui “Israele ha fatto fiorire il deserto”, lei sostituisce la storia con il mito, impiegando un “tropo” coloniale che tenta di “rinverdire” il regime coloniale e di apartheid dei coloni israeliani sul popolo indigeno palestinese. Non ci si aspetta una tale ignoranza dalla presidente della Commissione Europea.

Dall’inizio del 2023, il mondo ha nuovamente assistito a un aumento degli attacchi israeliani contro i palestinesi, compresi i raid militari effettuati dall’esercito israeliano nelle città della Cisgiordania di Jenin, Gerico e Nablus. Questi attacchi hanno preceduto e seguito il pogrom a Huwara e nei villaggi vicini e il violento raid contro i fedeli nella moschea di Al Aqsa durante il mese di Ramadan, avvenuto appena tre settimane prima della sua dichiarazione. È questo il Paese che lei loda per il suo “dinamismo”, per la sua “cultura e per valori” condivisi?

È doloroso sentirla elogiare “i 75 anni di dinamismo, ingegnosità e innovazioni pionieristiche” di uno stato che impone una politica coloniale repressiva, razzista e brutalmente violenta su una popolazione che soggioga e controlla. Il regime di controllo di Israele sul popolo palestinese è sempre più riconosciuto come costitutivo dell’esercizio di apartheid da parte delle principali organizzazioni per i diritti umani, comprese le organizzazioni israeliane per i diritti umani. È vero, Israele ha sviluppato una tecnologia “dinamica, ingegnosa e rivoluzionaria” nel campo dell’esercito, della guerra informatica, dello spyware, della disinformazione e dei brogli elettorali usando come cavie i palestinesi prigionieri sotto il suo controllo. Israele è uno dei principali esportatori mondiali di distruttivi prodotti ad alta tecnologia, con i suoi dispositivi militari e di “sicurezza” che consentono a dittature e regimi autoritari in tutto il mondo di perpetrare a loro volta gravi violazioni dei diritti umani.

La sua dichiarazione razzista non solo tradisce i fatti storici e la realtà sul campo, ma contraddice anche direttamente i principi e le norme accettate a livello internazionale e gli stessi valori su cui si basa l’UE. Ignorando l’esistenza del popolo palestinese che ha vissuto decenni di oppressione israeliana o di esilio forzato, si ignora il suo diritto all’autodeterminazione, un diritto inalienabile sancito dalla Carta delle Nazioni Unite.

Nel dicembre 2022 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione per commemorare la Nakba palestinese. Questa storica risoluzione, sebbene sostenuta vergognosamente solo da due Stati membri dell’UE, riconosce i 75 anni di ingiustizia inflitta al popolo palestinese. In qualità di presidente della Commissione Europea, un’istituzione che afferma di sostenere il diritto internazionale e l’autorità delle Nazioni Unite, non ppuò certo mettere da parte le decisioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il 9 maggio l’UE celebrerà la Giornata dell’Europa, che quest’anno i palestinesi stanno boicottando proprio a causa della sua dichiarazione. Ci auguriamo sinceramente che questa celebrazione possa essere nello spirito del riconoscimento e del pentimento per la passata storia razzista e coloniale dei paesi dell’UE e che la Giornata dell’Europa celebri la Carta delle Nazioni Unite che è derivata da questa storia. Ciò implicherebbe ovviamente che l’UE smettesse di servire con parole e fatti i valori e le politiche di Israele, che a sua volta rifiuta a parole e con i fatti la carta comune delle Nazioni Unite.

Le organizzazioni della società civile palestinese, così come l’Autorità Palestinese, hanno denunciato con veemenza la sua dichiarazione. Anche Amnesty International ha criticato la dichiarazione e l’ha esortata a riconoscere che Israele sta commettendo il crimine contro l’umanità dell’apartheid. Noi, nella società civile europea,  facciamo eco pienamente a queste proteste.

Le chiediamo di ritirare la sua dichiarazione e di scusarsi con il popolo palestinese per aver pubblicamente cancellato la sua cultura, storia e civiltà, oltre ad aver chiuso un occhio sulle violazioni attualmente commesse contro i suoi inalienabili diritti.

Chiediamo che l’UE riconosca pubblicamente che Israele sta commettendo il crimine di apartheid e che le istituzioni dell’UE agiscano per porre immediatamente fine a ogni complicità nella commissione di questo crimine.

La  preghiamo inoltre di rispondere a questa lettera.

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1 commento

  1. Piera Redaelli

    Le dichiarazioni della signora Von Der Leyen non ci rappresentano. Sono falsi storici. Esecrabili. E vanno ritrattate.

    Rispondi

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