Israele non voleva la quiete

di Gideon Levy,

Haaretz, 9 aprile 2023.   

Poliziotti di frontiera israeliani si posizionano nei pressi del complesso di Al-Aqsa, noto agli ebrei anche come Monte del Tempio, mentre la tensione sale durante gli scontri con i palestinesi nella Città Vecchia di Gerusalemme, mercoledì 5 aprile. AMMAR AWAD/ REUTERS

Israele non voleva la quiete, nemmeno per un momento. Le motivazioni degli agitatori erano diverse, ma condividevano lo stesso obiettivo: accendere, infiammare e far esplodere le cose. La storia ci ha già insegnato che quando Israele vuole la quiete, quasi sempre la mantiene meravigliosamente. Quando vuole un’escalation, basta aspettare e vederla arrivare. Chi non aveva messo in guardia dall’ondata attuale? Chi non l’ha vista arrivare? E, d’altra parte, chi non ha fatto nulla per evitarla e ha invece solo agitato le acque?

Ora piangeremo di nuovo il nostro amaro destino, i razzi e gli attacchi terroristici, la violenza dei nostri vicini e le nostre sacre vittime morte invano. Israele avrebbe potuto evitare tutto questo, e questa volta sarebbe stato piuttosto facile.

Quando Israele non vuole il silenzio, sa esattamente cosa fare. Quattro o cinque bombardamenti aerei anonimi su obiettivi iraniani in Siria, un colpo dopo l’altro alla sovranità siriana e al potere iraniano, nella totale consapevolezza che a un certo punto Iran e Siria non saranno più in grado di trattenersi.

Quando Israele non vuole la quiete, sguinzaglia truppe di polizia in uniforme in un luogo estremamente sacro per i musulmani durante il loro mese sacro. Quando Israele non vuole la quiete, invia la sua polizia a picchiare barbaramente i fedeli, mettendo centinaia di persone legate e immobilizzate sui tappeti della Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme per umiliarle davanti alle telecamere, per farle vedere al mondo arabo.

Non c’è un solo musulmano, o un qualsiasi essere umano, che possa essere rimasto indifferente alle scene scioccanti della moschea. Certo, è possibile diffondere storie su come la gente si sia “rintanata” nella moschea, ma la verità è che molti giovani vogliono trascorrere il venerdì sera durante il Ramadan all’interno della santa moschea. È un loro diritto, certamente nell’ultimo luogo sulla terra in cui i palestinesi hanno ancora un residuo di sovranità.

Picchiarli in questo modo non significa volere la quiete, ma piuttosto la morte. Uccidere uno studente di medicina israeliano della città beduina di Hura davanti al cancello della moschea e successivamente fornire una versione ridicola delle circostanze e non rivelare nemmeno un’ombra della verità è un altro mezzo di provocazione. Non volere la quiete significa permettere a centinaia di coloni in rivolta di invadere una città palestinese dopo l’altra, permettendo loro di compiere incendi dolosi, distruzioni e assalti a loro piacimento, sotto gli occhi dei soldati delle Forze di Difesa Israeliane che non hanno mai pensato di fare il loro dovere e proteggere i palestinesi. Non consegnare nessuno dei rivoltosi alla giustizia è anche un modo per evitare ad ogni costo che regni la quiete.

Un paese che non vuole la quiete dissangua lentamente chi è sotto la sua occupazione. Negli ultimi mesi c’è stata a malapena una settimana senza insopportabili morti palestinesi, e poi tutti fanno finta di niente, chiedendosi cosa ci stiano facendo questi animali umani, che compiono un attentato con un’auto a Tel Aviv e una sparatoria nella Valle del Giordano.

Non volere la tranquillità vuol dire inviare un numero assurdo di truppe dopo ogni attacco terroristico nei campi profughi e nelle città palestinesi e sconvolgere per un lungo periodo la vita dei residenti, demolendo le case delle famiglie dei terroristi e arrestando migliaia di persone. Anche la detenzione di 1.000 persone per lunghi mesi senza processo è un modo collaudato per ottenere la mancanza di quiete, un’altra delle cose fatte da Israele.

Imprigionare per sempre la Striscia di Gaza, bombardare senza limiti la Siria e sottomettere crudelmente i palestinesi. Cos’altro vuole il guerrafondaio?

Cambiano i motivi, ma l’obiettivo rimane sempre quello. Ora è l’estrema destra che è assetata di sangue nel governo e che va in estasi ogni volta che viene versato del sangue palestinese, sperando intanto di ottenere Gog e Magog, seguito da un’auspicata seconda Nakba.

E insieme a loro c’è la destra pro-Bibi che vuole schiacciare il movimento di protesta, che potrebbe essere spazzato via solo da un altro giro di sangue. E poi potremmo sempre dire che sono stati gli arabi.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-04-09/ty-article-opinion/.premium/israel-didnt-want-quiet/00000187-6233-dde0-afb7-7e3323f40000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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