Gli israeliani sanno che la vera democrazia segnerebbe la fine del sionismo

Mar 24, 2023 | Notizie

di Gideon Levy,

Haaretz, 23 marzo 2023. 

Manifestanti nel nord di Israele,  sabato 19. Amir Shoshani

La più grande minaccia che Israele deve affrontare è la minaccia di una democrazia. Non c’è pericolo più grande per il regime di Israele che la sua trasformazione in democrazia. Non esiste una società che sia così lontana dalla democrazia come quella israeliana. Ci sono molti regimi che si oppongono alla democrazia, ma nessuna società libera. In Israele il popolo, il sovrano, si oppone alla democrazia. Ecco perché l’attuale lotta, che presume di salvaguardare la democrazia, è una mascherata. È progettata per mantenere solo una finzione di democrazia.

Per la maggior parte degli israeliani, una vera democrazia equivale alla “distruzione di Israele”. Hanno ragione. La vera democrazia porrebbe fine al suprematismo ebraico che chiamano sionismo e allo Stato che chiamano ebraico e democratico. Pertanto, la minaccia della democrazia è la minaccia esistenziale contro la quale tutti gli ebrei israeliani si uniscono: Se la democrazia dovesse essere istituita per tutti i residenti dello Stato, questo porrebbe fine alla finta democrazia.

Per questo motivo, i leader della protesta si assicurano di evitare qualsiasi vero contatto con la democrazia, per evitare che l’intera faccenda crolli come un castello di carte. Non è per razzismo o odio verso gli arabi che essi non vogliono bandiere o manifestanti palestinesi – sono brave persone, dopotutto – ma solo perché sanno che sollevare la questione dell’apartheid renderebbe ridicola la loro lotta.

La sola menzione dell’idea di uno Stato democratico, in cui una persona equivale a un voto e tutti sono uguali, evoca una reazione immediata e ostile tra gli israeliani liberali e conservatori: “Cosa c’entra con tutto questo?”, seguito da “Non ha mai funzionato da nessuna parte”, per finire con “sarebbe la distruzione di Israele”. Niente di meno. Non c’è nessun altro Paese i cui cittadini considerino il diventare una democrazia come equivalente alla distruzione. Non esiste un’altra lotta per la democrazia che ignori completamente quanto è tirannico lo Stato in cui vive.

Mentre scrivo queste parole, mercoledì mattina presto, le grida dei manifestanti davanti al Museo Eretz Israel rimbombano in sottofondo: “Democrazia, democrazia”. Come disse una volta il leggendario leader della sinistra Moshe Sneh, negli appunti per un suo discorso: “Alzare la voce qui, perché l’argomento è debole”. Alzate la voce, compagni. Anche se tutte le vostre richieste – quanto mai giustificate – fossero pienamente soddisfatte, Israele non diventerà una democrazia.

Quando la democrazia viene gridata con pathos da gole rauche, mentre a mezz’ora di macchina dalla manifestazione i soldati strappano i civili dai loro letti, notte dopo notte, senza alcun mandato giudiziario; una città è sotto coprifuoco perché è stata vittima di un pogrom; un migliaio di persone sono in prigione senza processo e gli adolescenti che lanciano sassi vengono uccisi a colpi di pistola, in questo scenario l’ipocrisia è impossibile da digerire.

Gli articoli più terribili del piano del ministro della Giustizia Yariv Levin sono gloriosi monumenti alla democrazia rispetto al regime di occupazione. Anche se il Comitato Centrale del Likud dovesse scegliere tutti i giudici della Corte Suprema, uno per ogni distretto elettorale del Likud, la nuova corte sarebbe un faro di giustizia mondiale rispetto ai tribunali militari. E come si possono ignorare i tribunali militari, quando si lotta per il sistema giudiziario di Israele? Non fanno parte del sistema giudiziario? Sono un’esternalizzazione? Una legione straniera? Non sono forse il luogo in cui molti dei giudici israeliani muovono i primi passi? O dobbiamo ripetere le bugie sulla situazione di emergenza e sullo stato temporaneo delle cose?

Continuate a protestare con forza, fate tutto il possibile per rovesciare questo cattivo governo, ma non pronunciate il nome della democrazia invano. Non state combattendo per la democrazia. State combattendo per un governo migliore, secondo voi. Questo è importante, legittimo e impressionante. Ma se foste davvero democratici, avreste combattuto per uno Stato democratico, che Israele non è – e che voi non siete.

State combattendo contro un governo orribile, che deve essere combattuto perché sta distruggendo il tessuto della società con una velocità terrificante. Sta demolendo le nostre belle vite, la nostra fiorente economia, la scienza, la cultura, il sistema giudiziario e anche l’esercito più sofisticato del mondo. Vergogna, vergogna, vergogna. Deve essere combattuto; e poi, quando avete tempo, combattete per la democrazia.

https://www.haaretz.com/opinion/2023-03-23/ty-article-opinion/.highlight/israelis-know-that-true-democracy-will-spell-the-end-of-zionism/00000187-0b26-d1cf-a7af-fffe6f6a0000?utm_source=mailchimp&utm_medium=Content&utm_campaign=haaretz-today&utm_content=8c025f29f1

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

Non sempre AssoPacePalestina condivide gli articoli che pubblichiamo, ma pensiamo che opinioni anche diverse possano essere utili per capire.

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3 Commenti

  1. Sebastiano Comis

    Anche lui antisemita?

    Rispondi
    • luigicasinelli44@gmail.com

      ,quindi l’opposizione più dura che si deve fare avverso il disegno, diciamo eufemisticamente, “autocratico” di Netanyahu sarebbe più prudente non comprendesse l’obiettivo della democrazia? Perché verrebbe interpretato come pratica antisionista? Ma in tal caso a cosa servirebbe una opposizione “dolce”? A non turbare i sogni di Netanyahu? Ad impedire che si continuino a negare i diritti dei palestinesi violandone i territori? Se così fosse non mi presterei a questa opposizione fasulla e di facciata, essa rischia di produrre effetti ancora peggiori a tutto vantaggio di un Likud ancora più aggressivo.
      Risposta a questo commento: Come spesso succede negli articoli di Gideon Levy, anche in questo caso c’è un uso del sarcasmo che può essere disorientante. Il consiglio di non battersi per la democrazia è rivolto agli israeliani sionisti che non si sono accorti del fatto che se il loro paese fosse davvero democratico non potrebbe più esistere nella sua veste attuale di “democratico e ebraico” perché il primo termine non permetterebbe l’esistenza del secondo che presuppone discriminazione e disuguaglianza.

      Rispondi
  2. Monica P.

    Apprezzo sempre molto gli articoli di Gideon Levy, ma ritengo questo uno dei più belli e azzeccati.

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  1. Cosa diavolo sta succedendo in Israele? – Centro di documentazione contro la guerra, Milano - […] del giornale israeliano Haaretz, qui pubblicato il 23-3-2023 e che riprendiamo dal sito di AssoPacePalestina.L’articolo con estrema determinazione sostiene l’apparente paradosso…
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