di Jonathan Lis,
Haaretz, 16 gennaio 2023.
Negli ultimi mesi, diversi membri del Parlamento europeo si sono rivolti a Josep Borrell invitandolo a rafforzare la posizione dell’UE nei confronti di Israele.
L’Alto Rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha respinto nel fine settimana le richieste dell’Unione Europea di dichiarare che Israele sta attuando un regime di apartheid nei territori occupati.
Secondo Borrell, “la Commissione ritiene che non sia appropriato usare il termine apartheid in relazione allo Stato di Israele”.
L’anno scorso, i funzionari politici israeliani hanno messo in guardia contro gli sforzi dell’Autorità Palestinese per far dichiarare alle istituzioni dell’ONU o dell’Unione Europea che Israele sta istituendo un regime di apartheid discriminatorio nei Territori e all’interno dei suoi confini ufficiali.
In un documento diffuso sabato, Borrell ha chiarito che la Commissione UE non sta considerando di sospendere il dialogo annuale tra i ministri degli Esteri europei e le loro controparti israeliane, noto come Consiglio di Associazione UE-Israele.
L’Unione ha rinnovato il dialogo lo scorso ottobre con il ministro degli Esteri e primo ministro Yair Lapid, dopo un congelamento durato dieci anni a causa di disaccordi con il predecessore di Lapid, Benjamin Netanyahu.
Negli ultimi mesi, diversi membri del Parlamento europeo si sono rivolti a Borrell invitandolo a rafforzare la posizione dell’Unione nei confronti di Israele.
Il membro del Parlamento europeo Manu Pineda, spagnolo, ha ricordato una serie di rapporti di organizzazioni per i diritti umani che affermano che Israele impone una politica di apartheid ai palestinesi nei Territori e all’interno dei confini riconosciuti di Israele.
“L’Unione Europea ha promosso misure collettive contro l’apartheid in Sudafrica che hanno contribuito alla caduta del regime”, ha scritto Pineda, aggiungendo che “è inaccettabile che la politica estera dell’Unione Europea adotti un doppio standard in questo caso e non prenda misure concrete”.
Pineda ha suggerito che l’UE interrompa la cooperazione militare e commerciale con Israele e limiti l’attività delle società commerciali e delle istituzioni finanziarie europee con Israele.
Borrell ha respinto le iniziative, ma ha criticato con forza la costruzione degli insediamenti e ha presentato la posizione di principio dell’Unione sulla questione.
“La posizione ferma dell’Unione Europea è che gli insediamenti sono illegali e violano il diritto internazionale”.
Secondo Borrell, “l’UE si impegna per una soluzione negoziata a due Stati, basata sul diritto internazionale, sulle linee del 1967, con scambi di terre equivalenti, come può essere concordato tra le parti, con lo Stato di Israele e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, contiguo, sovrano e vitale, che vivano fianco a fianco in pace, sicurezza e riconoscimento reciproco”.
Borrell ha parlato con il Ministro degli Esteri israeliano Eli Cohen giovedì scorso. Ha invitato il nuovo governo a pubblicare un programma per risolvere il conflitto israelo-palestinese e ad evitare misure unilaterali contro i palestinesi. Borrell ha inoltre espresso preoccupazione per l’elevato numero di morti durante l’ultima ondata di violenza in Israele e nei Territori.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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Nel 1969, quindi dopo l’aggressione israeliana ai paesi arabi, Borrell è andato in Israele a lavorare come volontario in un kibbutz. Da uno così non possiamo aspettarci altro che la conferma della tradizionale inerzia dell’Europa rispetto ai crimini dello stato ebraico.