Come Ben-Gvir manda all’aria la storia della “sicurezza” sempre invocata dall’occupazione israeliana

Dic 15, 2022 | Notizie, Riflessioni

di Jonathan Cook,

Middle East Eye, 6 dicembre 2022. 

Quello che preoccupa davvero i generali israeliani è quanto poco cambierà quando due coloni ultra-nazionalisti religiosi saranno a capo dell’occupazione.

Itamar Ben-Gvir, leader del partito israeliano di estrema destra Jewish Power, arriva alla residenza del Presidente per le consultazioni con i partiti eletti alla 25esima Knesset. Gerusalemme, 10 novembre 2022. (AFP)

C’è una buona ragione per cui Gadi Eisenkot, ex capo dell’esercito israeliano, ha espresso allarme la scorsa settimana per il fatto che Benjamin Netanyahu ha concesso poteri senza precedenti per la gestione dell’occupazione a un partito di coloni di estrema destra nel suo nuovo governo.

Eisenkot ha affermato che l’esercito rischia di “cadere a pezzi” se Netanyahu ne politicizza così apertamente le cariche più importanti. Ma non è questo il vero motivo per cui lui e gli altri generali sono così preoccupati. Capiscono infatti che Netanyahu sta per far saltare il pretesto della sicurezza che per tanto tempo ha giustificato l’oppressione razzista dei palestinesi.

Il primo ministro designato ha messo Itamar Ben-Gvir, del partito fascista Potere Ebraico, come responsabile del servizio di polizia all’interno di Israele e ha esteso il suo mandato anche alla Polizia di frontiera, una forza paramilitare separata che opera principalmente nei territori occupati.

Ben-Gvir è un sostenitore di alto profilo del Kahanismo, l’ideologia virulentemente anti-araba del defunto rabbino Meir Kahane. La sua fazione politica è ora la terza più grande del parlamento israeliano ed è il perno della nuova coalizione di Netanyahu.

Si prevede inoltre che l’alleato politico di Ben-Gvir, Bezalel Smotrich, sarà il presidente dell’Amministrazione Civile israeliana, una burocrazia militare non eletta e irresponsabile che gode di poteri molto più ampi sulla vita dei palestinesi in Cisgiordania rispetto all’Autorità Palestinese ufficiale, guidata da Mahmoud Abbas.

Da ora in poi, un leader dei coloni che chiede l’annessione della Cisgiordania a Israele sarà direttamente incaricato di approvare la costruzione di altri insediamenti.

Suprematismo ebraico

Per la maggior parte dei palestinesi sotto occupazione è difficile immaginare che la loro situazione diventi ancor più miserabile o che lo “Stato di diritto” di Israele diventi ancor più una farsa. Devono già affrontare coloni ebrei armati ed estremisti religiosi –sicuri che la loro violenza rimarrà impunita dalle autorità israeliane– che vantano titoli di proprietà ereditati dalla Bibbia per giustificare il furto di sempre più terra palestinese. Israele e la sua popolazione di coloni hanno già il controllo completo ufficiale su oltre il 60% della Cisgiordania e il controllo effettivo sul resto.

Ma ora la brutalità dei coloni sarà condotta all’interno di un sistema di governo che mira apertamente alla supremazia ebraica, in cui il compito della polizia e dei funzionari israeliani sarà non solo quello di chiudere un occhio sulla criminalità dei coloni, ma di incoraggiarla attivamente.

Eisenkot, tuttavia, non si preoccupa dell’aumento delle sofferenze dei palestinesi. Lui, dopo tutto, è il generale che per primo ha articolato la famigerata dottrina Dahiya per razionalizzare la prolungata devastazione del Libano da parte di Israele nell’estate del 2006. La dottrina prevede l’uso di una potenza di fuoco “sproporzionata” e indiscriminata su aree civili – in flagrante violazione del diritto internazionale.

Il collega generale Benny Gantz, ministro della Difesa uscente, ha usato esattamente la stessa strategia nel bombardare Gaza nel 2014, riportando l’enclave costiera palestinese assediata, secondo le sue parole, a “l’età della pietra“.

Dopo che Netanyahu ha promosso Ben-Gvir a ministro della Sicurezza nazionale la scorsa settimana, Eisenkot ha avvertito che l’esercito rischiava di crollare. Eisenkot ha esortato “un milione” di israeliani a scendere in piazza per protestare. “Non dobbiamo creare una situazione in cui i soldati non vogliano più servire nell’esercito”, ha detto.

Anche Gantz ha lanciato l’allarme. Ha detto che la nomina di Ben-Gvir porrebbe fine alla “cooperazione in materia di sicurezza” con l’Autorità Palestinese e porterebbe alla trasformazione dell’esercito israeliano in una milizia privata di Ben-Gvir. Tuttavia, nessuna delle preoccupazioni dei due generali dovrebbe essere presa alla lettera.

In realtà, Eisenkot sa che coloro che rifiutano la leva rimarranno una piccola frangia. Non c’è assolutamente alcun pericolo che l’esercito israeliano crolli, visto che la gestione quotidiana dell’esercito è da tempo sotto il controllo dei coloni, che sono già fortemente sovrarappresentati tra i ranghi dei soldati da combattimento e dei loro comandanti.

Inoltre, dal suo osservatorio al ministero della Difesa, Gantz sa bene che l’esercito opera già in gran parte come una milizia. I video sui social media di coloni mascherati e armati che attaccano i palestinesi mentre lavorano nei campi mostrano invariabilmente anche un gruppo di soldati in piedi nelle vicinanze, sia per aiutarli che per garantire che i palestinesi non possano reagire.

‘Vi spacco la faccia’

La stretta affinità ideologica tra i coloni e i soldati combattenti è stata illustrata da un recente incidente nella città palestinese di Hebron, dove un piccolo numero di seguaci di Ben-Gvir vive in violazione del diritto internazionale, protetto da schiere massicce di soldati israeliani.

Uno di questi soldati è stato filmato alla fine del mese scorso mentre picchiava un attivista ebreo contro l’occupazione, fratturandogli la mascella, mentre un altro avvertiva il gruppo di pacifisti israeliani dicendo: “Ben-Gvir porterà l’ordine. Per voi è finita”. Ha anche minacciato: “Vi spaccheremo la faccia”.

Contrariamente al solito, il soldato che ha fatto queste minacce è stato condannato a 10 giorni di prigione militare, ridotti a sei dal capo del comando meridionale di Israele. Quando a Hebron i soldati attaccano i palestinesi, anche se bambini, rimangono invece impuniti.

Questa volta, a mettere in imbarazzo l’esercito è stata una serie di errori da parte dei soldati. Hanno picchiato un loro fratello ebreo. Hanno permesso che l’incidente fosse filmato. E sono stati così sciocchi da rendere pubbliche le loro motivazioni politiche –piuttosto che di sicurezza– nell’attaccare gli attivisti.

Per evitare altra cattiva pubblicità, venerdì scorso l’esercito ha vietato agli attivisti pacifisti israeliani e ai gruppi per i diritti umani di entrare in città, con la motivazione di voler mantenere “l’ordine pubblico”. I soldati hanno anche aggredito e arrestato due volte Issa Amro, un attivista palestinese che aveva filmato l’attacco.

L’eccezionale pena detentiva doveva servire a nascondere il fatto che l’esercito israeliano è stato a lungo lo strumento per promuovere il peggior suprematismo ebraico, con o senza Ben-Gvir, così come faceva sinora la nomina a Capo di Stato Maggiore di figure laiche e “moderate” come Eisenkot e Gantz.

Maschera caduta

Ciò che disturba Eisenkot e Gantz è che la maschera sia ormai caduta. L’autorità di Ben-Gvir e Smotrich sull’occupazione farà saltare la storia di copertina dell’esercito: la sicurezza.

Soldati israeliani al fianco di coloni che tirano sassi ai palestinesi (non inquadrati nella foto) nel corso di scontri nella città di Huwwara, Cisgiordania occupata. 13 ottobre 2022. (AFP)

La vera paura di entrambi i generali è che poco cambierà quando due coloni ultra-nazionalisti e religiosi saranno al comando dell’occupazione – e quello che ciò rivelerà del sotterfugio della “sicurezza” che l’esercito israeliano ha utilizzato fino ad ora nei confronti del mondo che guarda.

L’occupazione può diventare ancora più brutta, ma i suoi obiettivi e la sua attuazione non cambieranno fondamentalmente. I soldati continueranno a sparare impunemente ai palestinesi, compresi i bambini. I soldati continueranno ad assistere i coloni nei loro attacchi illegali ai palestinesi. L’esercito continuerà a far rispettare le zone militari chiuse e a dichiarare zone di tiro per accaparrarsi altra terra palestinese.

I soldati continueranno a radere al suolo case e a distruggere greggi di pecore e capre perché ciò fa parte della pulizia etnica dei palestinesi. L’intelligence dell’esercito continuerà a perseguitare  gli attivisti palestinesi per i diritti umani e a mettere fuori legge e le loro organizzazioni. E l’esercito continuerà ad assediare e a bombardare Gaza.

Ben-Gvir non è stato necessario per tutto questo.

La differenza è che i soldati-coloni dell’esercito israeliano, come quelli di Hebron, possono sentirsi così forti, così sicuri della loro impunità, che i linciaggi di palestinesi saranno eseguiti con maggiore regolarità e spudoratezza, come è avvenuto con la recente esecuzione a bruciapelo di Ammar Mefleh da parte di un soldato israeliano a Huwwara la scorsa settimana, o la recente esecuzione della giornalista di Al Jazeera Shireen Abu Akleh da un cecchino israeliano a Jenin. Il pericolo è che i soldati si sentano liberi di gridare slogan razzisti e kahanisti mentre commettono i loro crimini.

L’esercito più morale del mondo sarà molto più difficile da difendere per gli apologeti di Israele nelle capitali occidentali. E questo è il vero timore di Eisenkot e Gantz.

Ghetti assediati

Ma il problema è ancora più profondo. Ben-Gvir e Smotrich non si limiteranno a distruggere il decennale pretesto della sicurezza per giustificare l’occupazione. Faranno in modo che la realtà dell’apartheid israeliana, che è ora riconosciuta dai principali gruppi israeliani e occidentali per i diritti umani, diventi indiscutibile per tutti, tranne che per i più ciechi sostenitori di Israele.

Dopo aver occupato la Cisgiordania, Gerusalemme Est e Gaza nel 1967, Israele ha capito di poter ingannare gli osservatori su ciò che stava realmente facendo: colonizzare e rubare la terra palestinese. Il governo ha addotto due motivazioni di sicurezza. In primo luogo, dicendo che aveva bisogno di queste nuove terre come cuscinetto difensivo contro gli attacchi arabi. In secondo luogo, che i palestinesi sotto il suo dominio erano guidati da terroristi pieni di odio che volevano “gettare a mare gli ebrei” e che conoscevano solo il linguaggio della forza.

Tutto ciò sarebbe apparso molto meno plausibile se Israele non fosse riuscito in un ulteriore inganno. Ha sostenuto che la piccola minoranza palestinese che ha ereditato nel 1948 e a cui ha dato la cittadinanza israeliana, dopo aver espulso la stragrande maggioranza della popolazione palestinese dalla sua patria storica, viveva alla pari con la popolazione ebraica. Israele era dunque uno Stato “ebraico e democratico“.

Questa storia era già di per sé un imbroglio. Per due decenni questi “cittadini” palestinesi hanno vissuto sotto la legge marziale, mentre le loro terre venivano confiscate, le persone erano confinate in ghetti assediati e venivano loro negati lavoro e scuole adeguate.

Anche dopo la fine del regime militare, la minoranza è stata segregata dalla maggioranza ebraica e privata di terre, risorse e opportunità. Sei decenni dopo la creazione di Israele, un‘inchiesta giudiziaria ha concluso che la polizia tratta ancora la minoranza palestinese –un quinto della popolazione– come “un nemico”.

In effetti, gli 1,8 milioni di “cittadini” palestinesi di oggi sono citati da Israele come prova vivente di essere una democrazia liberale di tipo occidentale all’interno dei suoi confini riconosciuti. La minoranza serve come alibi per l’affermazione di Israele che l’occupazione è una misura puramente difensiva.

Spazio unico per l’apartheid

I gruppi per i diritti umani hanno gradualmente osato identificare questa storia come un inganno intenzionale. Hanno chiamato in causa Israele e la sua occupazione come un unico spazio di apartheid, diretto a privilegiare gli ebrei e a perseguitare e opprimere i palestinesi, siano essi cittadini o meno. E per le loro accuse sono stati etichettati come antisemiti, proprio la calunnia che temevano e che li ha tenuti in silenzio per tanto tempo.

Ma il nuovo governo di Netanyahu svelerà rapidamente questo inganno. L’occupazione, ormai permanente, sarà gestita dai leader dei coloni. E gli stessi leader dei coloni stabiliranno le politiche sia per la polizia interna di Israele sia per la polizia di frontiera che opera principalmente nella Cisgiordania occupata e a Gerusalemme Est.

L’argomentazione fraudolenta secondo cui esiste una sorta di linea di demarcazione tra “Israele vero e proprio” e i territori occupati –da un lato una democrazia modello gestita dai politici e dall’altro una necessaria zona di sicurezza amministrata dai militari– crollerà.

Ciò che sta accadendo in realtà sarà molto più chiaro: Israele e i territori sono gestiti come un’unica unità politica, dove i suprematisti ebrei controllano, opprimono, fanno pulizia etnica e uccidono i palestinesi senza distinzione, siano essi “cittadini” o oggetti dell’occupazione.

Che è esattamente ciò che Ben-Gvir e Smotrich, con i loro seguaci, chiedono da tempo. Essi sostengono che la cosiddetta Linea Verde che separa Israele dai territori occupati è una pericolosa illusione e che gli ebrei non devono esitare a governare con il pugno di ferro la “Terra Promessa”.

Questa tesi ha vinto. Dei due partiti ebraici che alle elezioni generali del mese scorso hanno fatto campagna per rafforzare la distinzione territoriale, uno (Meretz) non è riuscito a entrare in Parlamento e l’altro (Labor) si è ridotto a quattro seggi.

Mentre Gantz si preoccupa che l’esercito diventi la milizia di Ben-Gvir in Cisgiordania, l’estrema destra è stata impegnata a costruire milizie proprie all’interno di Israele. I coloni infliggono i loro cosiddetti “cartellini del prezzo” alle comunità palestinesi sia in Israele che nei Territori occupati.

L’estrema destra, spesso in collaborazione con la polizia, picchia e perseguita i cittadini palestinesi negli unici spazi rimasti all’interno di Israele dove la segregazione etnica non è assoluta – quelle che Israele definisce in modo fuorviante “città miste”.  E l’estrema destra ha potuto continuamene infiltrarsi nella polizia israeliana, come prima si era impadronita dell’esercito.

La nomina di Ben-Gvir a ministro della Sicurezza nazionale – che controlla la polizia in Israele e nei territori occupati – non fa che consolidare questo successo.

Le capitali occidentali continueranno senza dubbio a difendere lo Stato di apartheid israeliano come un faro di democrazia, ma la finzione di un Israele democratico sta diventando sempre più difficile da sostenere. Ben-Gvir e Smotrich potrebbero essere l’ultimo chiodo nella sua bara.

https://www.middleeasteye.net/opinion/israel-ben-gvir-occupation-security-blows-apart-how

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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