Breve guida agli insulti della destra israeliana contro la sinistra

Dic 15, 2022 | Notizie

di Oren Ziv,

+972 Magazine, 6 dicembre 2022. 

Attivisti israeliani di destra dimostrano di fronte a studenti palestinesi e israeliani di sinistra durante un raduno per l’anniversario della Nakba. Università di Tel Aviv, maggio 2022. (Tomer Neuberg/Flash90)

Il 25 novembre, un gruppo di attivisti israeliani di sinistra, religiosi e non, stava facendo un tour a Hebron, nella Cisgiordania occupata, quando, dopo aver girato qua e là per ore, si è imbattuto in alcuni soldati. Un soldato ha iniziato a colpire con pugni e spintoni uno degli attivisti, mentre un altro dichiarava gongolante di fronte a una telecamera di esser sicuro che Itamar Ben Gvir, il nuovo ministro della sicurezza nazionale, e residente nell’adiacente insediamento di Kiryat Arba, avrebbe posto fine a quelle gite della sinistra in città.

L’incidente ha dominato i titoli dei giornali israeliani per gran parte della settimana successiva, anche se i media locali tendevano a concentrarsi quasi esclusivamente sull’alterco e sulla punizione inflitta al soldato (10 giorni di carcere, poi ridotti a sei in seguito alle pressioni dell’opinione pubblica). Quasi nessuno si è soffermato sul motivo per cui gli attivisti si trovavano lì: volevano conoscere l’umiliazione, il soffocamento e le politiche arbitrarie che i residenti palestinesi della città subiscono quotidianamente per mano dei soldati e dei coloni israeliani, e mostrare solidarietà.

In questa tempesta mediatica, i politici e i giornalisti israeliani di destra hanno standardizzato e reso correnti varie frasi e termini – alcuni vecchi, altri nuovi – contro gli israeliani di sinistra. Mentre alcune di queste espressioni sono state usate per denigrare chiunque criticasse l’occupazione, oggi stanno diventando ancor più di uso comune. Come servizio pubblico, ho compilato un elenco di questi nuovi termini in questo dizionario.

“Sostenitori del terrore/antisemiti”. Questo termine si applica a tutti coloro che si oppongono all’occupazione e all’apartheid. Quando ogni tipo di azione palestinese viene considerata una forma di “terrorismo” –i boicottaggi sono “terrorismo economico”, le proteste disarmate sono “terrorismo popolare” e le risoluzioni delle Nazioni Unite sono “terrorismo diplomatico”–, chiunque pensi anche solo di sostenere la lotta di liberazione palestinese è intrinsecamente un nemico. Tutti coloro che si recano a Sheikh Jarrah, a Masafer Yatta, nella Valle del Giordano, a Lydd o in qualsiasi altro luogo per esprimere solidarietà ai palestinesi sono quindi automaticamente bollati come terroristi. Proprio la settimana scorsa, Ben Gvir ha chiamato il giornalista israeliano Israel Frey “sostenitore del terrorismo”, dopo che quest’ultimo era stato licenziato dal suo lavoro presso DemocraTV per un tweet in cui faceva la distinzione fondamentale tra la violenza palestinese che prende di mira soldati e poliziotti e quella che prende di mira i civili.

“Anarchici”. Si tratta di un soprannome utilizzato per denigrare qualsiasi attivista di sinistra, indipendentemente dalla sua visione politica del mondo o dal fatto che sottoscriva la politica anarchica. In Israele ci sono diverse centinaia di attivisti anarchici, e il termine ha acquistato un posto nel discorso pubblico dopo la creazione di “Anarchici Contro il Muro”, un gruppo israeliano di azione diretta che si è unito alla lotta popolare palestinese contro l’occupazione e gli insediamenti, e in alcuni casi ha persino partecipato al sabotaggio della barriera di separazione.

Sebbene le attività del gruppo siano diminuite nell’ultimo decennio, il suo nome è diventato l’espressione di riferimento della destra per descrivere la sinistra in generale. L’obiettivo era quello di delegittimare gli attivisti anti-occupazione presentandoli come violenti trasgressori della legge e oppositori dello Stato.

Uno dei primi casi di questo ampio uso del termine “anarchici” è stato in un rapporto prodotto nel 2018 dall’organizzazione di estrema destra Ad Kan, salita alla ribalta per aver piazzato infiltrati in gruppi israeliani anti-occupazione come Breaking the Silence e Ta’ayush. Secondo il loro rapporto, “un gruppo di anarchici israeliani, palestinesi e stranieri –armati di telecamere– escono regolarmente lo stesso giorno e alla stessa ora per disturbare i soldati dell’IDF. Molestano i soldati… e a volte lanciano anche pietre e bruciano pneumatici. Tutto questo spettacolo ha un solo obiettivo: documentare le reazioni dei soldati e poi pubblicarle in tutto il mondo per screditare lo Stato di Israele e l’IDF”.

“Provocazioni”. Si tratta diqualsiasi azione, passiva o non violenta ­–come documentare o semplicemente sedersi a terra– che abbia lo scopo di protestare contro i soldati o i coloni. La scorsa settimana, deputati e giornalisti di destra hanno scagliato accuse infondate contro gli attivisti israeliani a Hebron, sostenendo che stavano commettendo atti gravi contro i soldati come insulti, sputi e colpi, cercando in sostanza di incolpare gli attivisti per la risposta che avevano ricevuto.

Bisogna ricordare che Hebron è dotata di telecamere di sorveglianza e che i soldati e i coloni documentano spesso ciò che accade; eppure in tutta la documentazione di quel venerdì si vede solo la violenza dei soldati. Persino l’esercito, che non è noto per la sua simpatia nei confronti degli attivisti di sinistra, non è riuscito ad andare oltre pallide accuse di “provocazioni”. Non è ancora chiaro quale parte del comportamento degli attivisti abbia rappresentato una “provocazione”, al di là della loro semplice presenza.

“Attrito”. Qualsiasi incidente in cui i coloni commettono violenza contro palestinesi o attivisti di sinistra. Questo termine è spesso usato dal portavoce dell’IDF per sottolineare che ci sono due parti nell’incidente e che l’esercito è dovuto intervenire per “separare” le due, come ha fatto dopo che centinaia di coloni hanno attaccato i palestinesi il mese scorso durante un pellegrinaggio ebraico in città. Si noti che quando sono i palestinesi ad attaccare, l’esercito usa immediatamente la parola “disordini”.

“Istigatore”. Un altro nome per un attivista anti-occupazione che organizza viaggi per mostrare al pubblico israeliano la realtà della Cisgiordania. Si tratta di un concetto relativamente nuovo, riemerso in seguito all’ultimo arresto di Issa Amro, un attivista palestinese di Hebron che aveva documentato un attacco contro gli attivisti di sinistra. Il rappresentante della polizia ha dichiarato che “il sospetto [Amro] è una sorta di istigatore. In realtà, le delegazioni che vengono a visitare [l’area] creano attriti”.

“Ostacolare i soldati”. Simile alle “provocazioni”, questo termine si riferisce a qualsiasi atto di resistenza all’occupazione o all’ordine esistente. Il partito Otzma Yehudit (Potere Ebraico) di Ben Gvir sostiene di voler approvare una legge che punirà fino a tre anni di carcere chiunque ostacoli un soldato in servizio. Se questa legge fosse esistita un decennio o due fa, Ben Gvir e i suoi amici avrebbero probabilmente già trascorso molti periodi dietro le sbarre. Ma come gli altri termini citati, anche questo si applica esclusivamente ai palestinesi e alla sinistra israeliana.

“Hamas Europa”. Un nome in codice che implica che gli attivisti e le organizzazioni di sinistra non solo sono finanziati da fondi europei, ma sono anche gestiti dal movimento militante islamista palestinese Hamas. Questo termine è nato dopo che il Canale 13 di Israele ha pubblicato un’indagine che mostrava come un attivista europeo si sia infiltrato nell’International Solidarity Movement (ISM), un gruppo che riunisce persone da tutto il mondo per partecipare a proteste non violente in Cisgiordania. L’inchiesta sosteneva falsamente di aver dimostrato un collegamento tra l’ISM, Hamas e le organizzazioni israeliane di sinistra. Eppure, per i politici di destra, l’assenza di prove non aveva importanza.

In una recente intervista radiofonica, la deputata di Sionismo Religioso Orit Strock ha affermato che: “Ci sono gruppi di sinistra che non dovrebbero essere ammessi da nessuna parte perché ci sono informazioni solide [che lei non ha presentato] che sono gestiti da organizzazioni ostili –comprese organizzazioni terroristiche come Hamas Europa– come l’ISM”. Alla richiesta di indicare un’organizzazione israeliana attiva a Hebron e sostenuta da Hamas, Strock ha citato solo l’ISM, che non è un gruppo israeliano. Il deputato Ofir Sofer, anch’egli di Sionismo Religioso, ha ripetuto in un’altra intervista le accuse di Strock, ma stranamente non è riuscito a citare neanche un solo gruppo di sinistra che egli ritiene legittimo.

https://www.972mag.com/edition/brief-guide-anti-leftists/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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