31 agosto 2022.
1. Lo sviluppo E-1 preclude deliberatamente una Palestina vitale e sovrana, a causa del suo impatto sull’accesso a Gerusalemme e della facilitazione della ‘giudaizzazione’ da Tel Aviv alla Giordania, con un ampio corridoio da Gerusalemme al confine orientale che ‘cantonizza’ la regione, dividendo e governando la Palestina, mentre preclude un confine palestinese sovrano con la Giordania. Israele dichiara che manterrà il ‘blocco’ della Valle del Giordano (nonostante i satelliti forniscano un’adeguata sicurezza e nonostante le esigenze idriche palestinesi per la falda acquifera della Valle del Giordano, anche per esigenze agricole), per cui continuerà a governare militarmente stabilendo fatti unilaterali e geopolitici sul terreno (tra cui l’espansione degli insediamenti e la ‘trasformazione in arma’ dell’acqua – Gush Etzion, Valle del Giordano, blocchi di Ariel = alti livelli di produttività dell’acqua) con l’obiettivo di uno Stato di apartheid.
2. Elimina gli unici palestinesi dall’intera regione, giudaizzando da Gerusalemme Est a Gerico, sottolineando la natura della Grande Gerusalemme come demograficamente ebraica – 88% di demografia ebraica, 80% di tutti i coloni nella Grande Gerusalemme, compresi i comuni di Gush Etzion, Givat Ze’ev e Ma’ale Adumim con il comune di Gerusalemme.
3. Nega alla Palestina il libero accesso dalla Cisgiordania a Gerusalemme, in particolare al suo saliente economico Ramallah-Gerusalemme Est-Betlemme, ossia il 35%-40% dell’economia palestinese [in precedenza Negotiations Support Unit], grazie alle entrate del turismo. Un atto di guerra economica, mentre si parla di “pace economica”. Il Piano Gerusalemme 2050 e Gerusalemme Metropolitana collocano persino un aeroporto nella Valle di Horcanya, vicino a Gerico, affinché Israele possa dirigere il turismo degli Stati del Golfo verso Al Aqsa.
4. Chiudendo l’unico accesso terrestre aperto a Gerusalemme per i palestinesi della Cisgiordania, nega l’accesso palestinese a Gerusalemme dalla Cisgiordania (il sud è chiuso dagli insediamenti: Har Homa, Givat HaMatos, Gilo, Har Gilo, e dal Muro, dalle strade e dai posti di blocco riservati ai coloni, mentre il nord è chiuso dal checkpoint di Qalandia, dal Muro e dai blocchi settentrionali di insediamenti – Pisgat Zeev, Neve Yaakov, Psagot, Tel Zion e dalle strade di passaggio dei coloni). L’ultima terra aperta rimasta è anche una riserva di terra cruciale per i palestinesi di Gerusalemme Est, per la naturale espansione di Gerusalemme Est. (cfr. Nazareth / Nazrat Ilit [Nof HaGalil] – stesso principio).
5. Il blocco di Ariel taglia un cuneo simile attraverso il nord e il centro della Cisgiordania, quindi il Piano di Sviluppo E-1 riguarda l’atomizzazione deliberata della Palestina. Cantonizzazione. Ghettizzazione. Bantustan. Riserve. Apartheid.
6. Con la modifica dei sistemi stradali, non ci sarà un collegamento commerciale praticabile tra centri economici come Hebron e Ramallah, come in precedenza avveniva direttamente attraverso Gerusalemme Est. Una piccola strada con un tunnel sotto Az-Zayyem e che continua come una strada di “apartheid” con il Muro che separa i coloni dai palestinesi è l’unico collegamento attuale, con una strada prevista ad est di Ma’ale Adumim in futuro (da approfondire per quanto riguarda il suo status).
7. L’accesso tradizionale a sette ospedali specializzati, ai campus universitari, ai siti religiosi e alle strutture culturali della Città Vecchia sarà compromesso, rendendo Gerusalemme sempre più soltanto per gli ebrei – creando al contempo la Grande Gerusalemme come capitale israeliana del Grande Israele, e costringendo Ramallah, circondata dagli insediamenti, a essere una “capitale” palestinese. Per questo motivo, negli anni ’90 il defunto Presidente Arafat nominò gli oltre 3000 +/- beduini della regione E-1 “I guardiani di Gerusalemme”.
8. Mette fine alla vita tradizionale beduina (la professoressa Dawn Chatty, emerita di Oxford, lo definisce “genocidio culturale”) in quella regione, riecheggiando i crimini di guerra dello sfollamento di Jabal degli anni ’90. Quindi nega una cultura ricca e indigena, anche per i proprietari terrieri beduini (ad esempio, i beduini di Az-Zayyem hanno acquistato terreni negli anni ’70, ma si vedono negare i permessi di costruzione nonostante siano proprietari del terreno). In tempi di cambiamento climatico, come vivere in una situazione di desertificazione crescente è una saggezza importante che stiamo perdendo.
9. I beduini sfollati con la forza negli anni ’90 sono coinvolti in effetti collaterali: stress intertribali o interfamiliari: lo spostamento forzato di un gran numero di persone a Gerico e Abu Dis, senza il rispetto delle tradizioni culturali o il coordinamento con le popolazioni destinatarie (contrariamente alle dichiarazioni del COGAT ‘Coordination of Government Activities in the Territories’ secondo cui c’era stato un coordinamento), aumenterà lo stress, in quanto le persone perderanno il loro stile di vita ricco e sostenibile, che consiste nel vivere nel deserto, nella natura, al di fuori dell’urbanizzazione. I piani attuali proposti da Israele rimangono quelli di spostare i Jahalin della regione E-1 nell’area “The Jabal” (Jabal West), accanto alla discarica municipale, o nell’area accanto all’impianto di trattamento delle acque reflue/fognarie vicino a Nabi Musa.
10. I Jahalin hanno presentato, tramite il loro avvocato all’Aia, delle “Osservazioni” che descrivono la loro situazione. La Corte Penale Internazionale è allertata.
Traduzione a cura di AssoPacePalestina
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