Lo scioperante della fame Khalil Awawdeh pesa 38 chili

Ago 31, 2022 | Notizie

di Jonathan Pollak,  

Haaretz, 30 agosto 2022. 

Quanti israeliani hanno visto le foto delle torture subite dal corpo in disfacimento di Khalil? Quanti sono rimasti scioccati nel profondo dell’anima? A quanti è importato qualcosa?

Manifestanti riuniti davanti all’ospedale dove è detenuto Khalil Awawdeh, questo mese. I cartelli in arabo recitano: “No alla detenzione amministrativa. Libertà per Khalil Awawdeh”.Credit: Tsafrir Abayov /AP

Khalil Awawdeh è ancora tra noi, per ora. Almeno ufficialmente, è ancora tra i vivi. Scheletrico, morto vivente, incapace di lasciare il suo letto/prigione nel Centro Medico Shamir. Si sta dissolvendo di giorno in giorno, di ora in ora, con l’enorme forza di un uomo che ha deciso di morire di fame se non gli verrà concessa la libertà.

Khalil, nato nel 1981, ha la mia età, pochi mesi di più. È stato più volte imprigionato da Israele, per un totale di 14 anni degli ultimi 22, senza che se ne preveda la fine.

Più di cinque dei suoi anni di prigionia, durante tre distinti periodi di detenzione, compreso quello attuale, sono stati trascorsi in una forma di prigionia eufemisticamente nota in Israele come “detenzione amministrativa“: una detenzione senza processo, senza accuse, senza prove e con una pena indefinita che può essere estesa per l’eternità, senza limiti, per ordine del comandante militare. Khalil ha raccontato che durante il suo ultimo interrogatorio in quel regno delle tenebre che è il servizio di sicurezza Shin Bet, gli è stata posta una sola domanda, relativa a un post su Facebook in cui apparentemente elogiava i membri del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina nell’anniversario della fondazione dell’organizzazione.

Una settimana fa, Khalil pesava solo 38 chilogrammi (84 libbre), meno della metà del suo peso prima di iniziare lo sciopero della fame. Quanti israeliani hanno visto le foto delle torture subite dal corpo disintegrato di Khalil? Quanti sono rimasti scioccati nel profondo dell’anima? A quanti è importato qualcosa? No, la situazione di Khalil non interessa ai suoi carcerieri.

Nemmeno i giudici della Corte Suprema Daphne Barak-Erez, Ofer Grosskopf e Alex Stein sono stati toccati dall’urgenza della situazione di Khalil, incuranti del loro diretto obbligo di salvargli la vita. Una settimana fa, la loro decisione su una petizione per il suo rilascio si è conclusa con le parole: “Pensiamo che in questo momento non ci sia alcuna giustificazione per un ulteriore intervento giudiziario oltre alle decisioni già prese”. E quando ci sarà una giustificazione? Dopo la sua morte?

Un’altra petizione all’Alta Corte di Giustizia per il rilascio di Khalil è in corso di esame dai giudici Stein, Anat Baron e Khaled Kabub. La situazione di Khalil è diventata ancora più critica e i suoi medici avvertono che potrebbe morire da un momento all’altro. Tuttavia, è molto improbabile che osino rilasciarlo, sfidando così lo Shin Bet. Piuttosto che far questo, preferiranno fare le veci del boia.

La detenzione amministrativa, esattamente come la “democrazia israeliana”, è un termine ingannevole che serve a nascondere il modus operandi di un’organizzazione malavitosa. Certo, non è sostanzialmente diversa dalla detenzione dei palestinesi che vengono processati in tribunali militari: tribunali di un dominatore straniero, in cui le udienze si tengono nella lingua dell’occupante e tutte le posizioni ufficiali sono ricoperte da soldati in uniforme, compresi i giudici. Questi tribunali non fanno parte della società su cui impongono la loro autorità, e il benessere e gli interessi di quella società non rientrano certamente nelle loro considerazioni.

Il padre di Khalil Awawdeh, Mohammed.Credito: Alex Levac

Tuttavia, le detenzioni senza processo e senza data di fine, che possono essere prolungate all’infinito e di cui una persona non può mai sapere quando sarà liberata, sono la forma più estrema di questo sistema di punizione. Nel sistema “normale” di punizione militare, c’è almeno una facciata di giusto processo, a malapena, ma esiste. Per mantenere questa facciata, i procedimenti sono condotti secondo una logica interna che limita un po’ le decisioni del sistema. Ma né il processo né la logica interna né alcun altro ostacolo esistono nella procedura del sequestro amministrativo.

Di fronte a un’ingiustizia così estrema e a un silenzio così fragoroso, c’è solo un passo che i sequestrati possono fare, ed è ancora più estremo: smettere di mangiare, finché non saranno liberati o finché moriranno. La libertà e la vita di Khalil sono nelle nostre mani. Se muore, non potremo dire che non lo sapevamo. Niente esprime meglio il momento attuale di un vecchio slogan adottato dai fascisti ebrei: il silenzio è spazzatura. Il momento di agire è adesso.

https://www.haaretz.com/2022-08-30/ty-article/.premium/khalil-awawdeh-weighs-84-pounds/00000182-eb66-dcde-a9d6-efef09230000

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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