Dopo i raids dell’anno scorso, Israele ha fatto nuovamente irruzione negli uffici delle ONG palestinesi

Ago 18, 2022 | Notizie

da: We One – Palestinian News Agency,

17 agosto 2022. 

Le forze di occupazione hanno fatto irruzione negli uffici di sei istituzioni della società civile e per i diritti umani nelle città di Ramallah e Al-Bireh. Inoltre, nelle “Breaking News” di Haaretz è stato riportato alle 22:36 di ieri sera che il ministro della Difesa Gantz ha confermato la desiganzione di “terroriste” per tre delle sei organizzazioni.

Le foto seguenti documentano l’incursione avvenuta alle 6:30 di questa mattina, 17 agosto 2022.

Si riporta infine l’articolo di Khaled Quzmar apparso su +972 Magazine del 4 agosto, in cui si dà conto della situazione attuale.

Israele ha fatto irruzione nel nostro ufficio e ha messo fuori legge la nostra ONG. Ma stiamo ancora combattendo

diKhaled Quzmar,

+972 Magazine, 4 agosto 2022. 

È passato un anno da quando le forze israeliane hanno sequestrato le attrezzature dell’ufficio di DCI-Palestina e hanno criminalizzato il nostro lavoro. Ma le nostre reti di solidarietà non fanno che crescere.

Soldati israeliani confiscano attrezzature informatiche e archivi dei nostri assistiti durante un’incursione negli uffici di Defense for Children International – Palestina, Al-Bireh, Cisgiordania, 29 luglio 2021. (DCI-P)

Un anno fa, sono arrivato all’ufficio di Defense for Children International – Palestine (DCIP) ad Al-Bireh, appena fuori Ramallah, e ho capito subito che qualcosa non andava. La porta era stata forzata. Il mio cuore è sprofondato.

Sono entrato e ho visto che l’ufficio era sottosopra. Mancavano i computer. Il mio cuore è sprofondato ancora di più.

I miei colleghi sono entrati in ufficio e abbiamo capito che quello non era più un normale giovedì. Abbiamo esaminato i filmati delle telecamere di sicurezza, che hanno confermato i nostri sospetti: le forze israeliane erano entrate nel nostro ufficio, facendo un’irruzione e confiscando computer da tavolo, computer portatili, dischi rigidi e archivi informatici dei nostri assistiti, relativi ai minori palestinesi detenuti rappresentati dagli avvocati del DCIP nei tribunali militari israeliani.

Il filmato mostra almeno 12 soldati israeliani che forzano la porta del nostro ufficio alle 5:15 del 29 luglio. Una volta entrati, hanno raccolto computer, portatili e file, e hanno poi poi tagliato il segnale della telecamera a circuito chiuso alle 5:27 del mattino.

Il DCIP, di cui sono direttore generale, è stato a lungo un bersaglio della campagna del governo israeliano per delegittimare ed eliminare le organizzazioni della società civile palestinese e per i diritti umani. Difendiamo i minori palestinesi nel sistema di detenzione militare israeliano, chiediamo maggiori tutele per loro e ci impegniamo affinché le autorità israeliane rispondano della detenzione, della tortura, del ferimento e dell’uccisione di bambini palestinesi.

Ad oggi, a distanza di un anno, le autorità israeliane non ci hanno ancora fornito un motivo convincente per fare irruzione nel nostro ufficio. Né abbiamo ricevuto indietro alcuno dei materiali confiscati.

La campagna di repressione di Israele contro il DCIP non si è fermata dopo che i soldati hanno sequestrato le nostre attrezzature. Lo scorso ottobre, pochi mesi dopo il raid, il governo israeliano ha designato il DCIP e altri cinque gruppi della società civile palestinese come organizzazioni “terroristiche”, criminalizzando e mettendo fuori legge il nostro lavoro.

Questa designazione, chiaramente progettata per isolarci, ha invece rafforzato la nostra rete di solidarietà con le comunità di tutto il mondo, in modi che non credevo possibili. Subito dopo l’irruzione nell’ufficio, e ancora di più dopo la designazione, la nostra casella di posta elettronica ha iniziato a riempirsi di messaggi di sostegno da ogni angolo del mondo. In pochi giorni, accademici, sindacati, organizzazioni di base, chiese, ONG, finanziatori, esperti delle Nazioni Unite e altri hanno rilasciato dichiarazioni di solidarietà con centinaia di firme. La deputata Betty McCollum ha presentato una risoluzione alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti per condannare la designazione e chiederne l’immediata revoca. L’ondata di sostegno è stata sorprendente.

I direttori dei cinque gruppi per i diritti dei palestinesi dichiarati “organizzazioni terroristiche” da Israele (da sinistra a destra): Shawan Jabarin di Al-Haq, Ubai Al-Aboudi del Bisan Center, Fuad Abu Saif dell’UAWC, Sahar Francis di Addameer e Khaled Quzmar di DCI-Palestine, a Ramalah, Cisgiordania, 28 ottobre 2021. (Oren Ziv)

E l’appoggio non si è fermato dopo le prime settimane. Solo il mese scorso, il 12 luglio, nove governi dell’UE – Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Svezia – hanno rilasciato una dichiarazione congiunta in cui affermavano di aver esaminato le cosiddette “prove” del governo israeliano contro di noi e di averle ritenute insufficienti. La Norvegia ha seguito l’esempio pochi giorni dopo. Poi, il 18 luglio, la deputata Ayanna Pressley ha guidato 21 membri del Congresso nell’invio di una lettera all’amministrazione Biden in cui si chiedeva che gli Stati Uniti rifiutassero la criminalizzazione israeliana delle organizzazioni della società civile palestinese e insistessero affinché le autorità israeliane revocassero la designazione.

Abbiamo anche contestato ad ogni passo le azioni repressive di Israele, ma le autorità israeliane si rifiutano di condividere qualsiasi prova specifica per queste designazioni, o di fornire un processo imparziale per annullarle.

I tentativi del governo israeliano di bloccare il nostro lavoro ci hanno costretto a trascorrere innumerevoli ore a ribattere le accuse. È estenuante. Alcuni giorni sembra che non finisca mai. E in quei giorni il mio pensiero si rivolge ai bambini palestinesi, i cui diritti siamo determinati a continuare a difendere.

Penso ai giovani e brillanti ragazzi palestinesi che fanno parte del nostro Consiglio dei Bambini e che consigliano le autorità palestinesi locali sulla creazione di politiche a misura di bambino. Penso ad Amal Nakhleh, ora 18enne, ingiustamente e arbitrariamente imprigionato dalle autorità israeliane per più di un anno senza accuse, che ora è libero. Penso ai fratelli e alle sorelle dei bambini palestinesi uccisi dai missili israeliani a Gaza, che si trovano ad affrontare un nuovo mondo senza un fratello al loro fianco. E, naturalmente, a tutti i bambini palestinesi uccisi dalle forze israeliane, senza che nessuno sia ritenuto responsabile della loro morte.

Ognuno di questi bambini è un motivo sufficiente per continuare ad andare avanti.

Khaled Quzmar è il direttore generale di Defense for Children International – Palestina.

https://www.972mag.com/dci-palestine-raid-israel/

Traduzione a cura di AssoPacePalestina

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1 commento

  1. Sebastiano Comis

    L’attacco armato alle libertà civili dei palestinesi da parte dello stato di Israele provocherà neanche l’1% dell’indignazione esplosa sui mass media per il ferimento di Salman Rushdie da parte di un isolato attentatore.

    Rispondi

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