Rapporto sulla Protezione dei Civili nei Territori Palestinesi occupati
per il periodo 10 – 30 maggio 2022
La versione in italiano dei rapporti ONU OCHA è a cura dell’Associazione per la pace – gruppo di Rivoli: https://sites.google.com/site/assopacerivoli/materiali/rapporti-onu/rapporti-settimanali-integrali
di seguito il testo completo del Rapporto (2.258parole)
1). L’11 maggio, nel Campo profughi di Jenin, un’importante giornalista palestinese, Shireen Abu Akleh, è stata uccisa con arma da fuoco mentre realizzava un servizio su un’operazione militare israeliana; un altro giornalista è stato colpito e ferito; entrambi indossavano giubbotti da addetti stampa. Il Coordinatore Speciale ed il Coordinatore Umanitario, facendo eco ai portavoce del Segretario Generale delle Nazioni Unite, hanno chiesto indagini indipendenti e trasparenti per l’accertamento delle responsabilità. Il 13 maggio, mentre migliaia di palestinesi si erano radunati per i funerali di Abu Akleh, la polizia israeliana è intervenuta presso l’ospedale Saint Joseph, dove si trovava la salma della giornalista ed ha attaccato con manganelli i palestinesi che partecipavano al corteo funebre, compresi i portatori della bara ed altre persone in lutto, ferendone 33 ed arrestandone 15. Il Segretario Generale delle Nazioni Unite si è detto “profondamente turbato” dal comportamento di alcuni membri della polizia ed ha esortato “al rispetto dei diritti umani fondamentali, compresi i diritti alla libertà di opinione, di espressione e di riunione pacifica”.
2). In scontri a fuoco occorsi durante due operazioni militari, condotte nella città di Jenin e nel Campo profughi di Jenin, sono rimasti uccisi altri due palestinesi (uno era un ragazzo) e un soldato israeliano; nelle stesse operazioni 34 palestinesi sono rimasti feriti [seguono dettagli]. Il 15 maggio, un palestinese è morto per le ferite riportate due giorni prima, quando era stato colpito dalle forze israeliane durante un’operazione di ricerca-arresto che ha visto uno scontro a fuoco all’interno e vicino al Campo profughi di Jenin. Durante tale operazione, un soldato israeliano è rimasto ucciso e almeno 30 palestinesi sono rimasti feriti. Inoltre, una abitazione per cinque famiglie è stata demolita, provocando lo sfollamento di venti persone, tra cui dieci minori. Secondo quanto riferito, la demolizione ha fatto parte di una procedura militare, in base alla quale i soldati prendono come bersaglio una casa dove si nasconde un sospetto che rifiuta di arrendersi. Il 20 maggio, le forze israeliane hanno condotto un’operazione di ricerca-arresto nella città di Jenin ed hanno avuto uno scontro a fuoco con palestinesi armati; un palestinese di 17 anni, coinvolto, a quanto riferito, nel lancio di una bottiglia incendiaria, è stato ucciso dalle forze israeliane.
3). Il 14 maggio un palestinese di 23 anni è morto in conseguenza delle ferite riportate il 22 aprile ad Haram Al Sharif / Monte del Tempio, nella Città Vecchia di Gerusalemme. Secondo testimoni oculari, era stato colpito alla testa con un proiettile gommato; secondo i media israeliani, che citano documenti sanitari israeliani, sul suo corpo non è stata riscontrata nessuna ferita causata da tale tipo di proiettile. Il 16 maggio, le forze israeliane hanno limitato la partecipazione di palestinesi al suo corteo funebre ed hanno sparato proiettili gommati contro l’ambulanza che trasportava la salma. Durante il corteo, le forze israeliane hanno confiscato bandiere palestinesi ed hanno aggredito le persone in lutto. Secondo quanto riferito, palestinesi hanno lanciato petardi contro agenti di polizia israeliani che hanno risposto con granate stordenti. Circa 71 palestinesi e, a quanto riferito, due poliziotti israeliani sono rimasti feriti, mentre altri 18 palestinesi circa, compresi minori, sono stati arrestati all’interno del cimitero vicino alla Città Vecchia di Gerusalemme.
4). Il 24 maggio, nella città di Nablus, vicino alla Tomba di Giuseppe, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un 16enne palestinese. Secondo i resoconti dei media israeliani, che citano le forze israeliane, il ragazzo stava lanciando una bottiglia incendiaria. Ciò è accaduto dopo che le forze israeliane, che scortano i coloni israeliani al sito, hanno lanciato bombe assordanti, e i palestinesi hanno lanciato pietre verso di loro; successivamente, le forze israeliane hanno sparato proiettili veri, proiettili gommati e lacrimogeni, ferendo 89 palestinesi. Dall’inizio dell’anno, le forze israeliane che scortano i coloni israeliani al sito, hanno ucciso due palestinesi, tra cui un minore, e ne hanno feriti 306. Nel corso degli anni, la Tomba di Giuseppe ha visto scontri ricorrenti tra palestinesi e forze israeliane di scorta ai coloni israeliani.
5). In Cisgiordania, in episodi separati che, secondo quanto riferito, hanno coinvolto palestinesi nel lancio di pietre, le forze israeliane hanno ucciso altri due ragazzi palestinesi [seguono dettagli]. Il 27 maggio, vicino al villaggio di Al Khader (Betlemme), le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo di 14 anni. Secondo i resoconti dei media israeliani che citano l’esercito israeliano, il ragazzo stava lanciando bottiglie incendiarie; tuttavia, secondo testimoni oculari, è stato colpito alla schiena e non era coinvolto in alcuno scontro. Durante lo svolgimento del corteo funebre del ragazzo, tre palestinesi, tra cui un minore, sono stati colpiti con armi da fuoco e feriti mentre scoppiavano scontri tra palestinesi e forze israeliane all’ingresso del villaggio. L’11 maggio, ad Al Bireh, mentre gli studenti stavano uscendo dalla vicina scuola, le forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese di 16 anni. In quel momento palestinesi lanciavano pietre contro le forze israeliane che, sparando proiettili veri, hanno colpito lo studente al petto; nella stessa circostanza un altro ragazzo è stato ferito. Testimoni affermano che entrambi i ragazzi non erano coinvolti nel lancio di pietre. In nessuno di tali episodi è stato riportato alcun ferito israeliano.
6). In Cisgiordania, complessivamente, sono stati feriti dalle forze israeliane 1.240 palestinesi, inclusi 38 minori [seguono dettagli]. Circa 268 feriti sono stati registrati vicino a Beita e Beit Dajan (entrambi a Nablus) e Kafr Qaddum (Qalqiliya) in manifestazioni contro gli insediamenti e durante la commemorazione del 74° anniversario di quella che i palestinesi chiamano “An Nakba” [“La catastrofe”, esodo palestinese] del 15 maggio 1948. Altri 309 feriti sono stati registrati il 29 maggio, in scontri scoppiati durante otto proteste tenutesi a Hebron, Nablus, Ramallah e nella Città Vecchia di Gerusalemme, contro l’ingresso di coloni israeliani e altri gruppi israeliani nell’Haram al Sharif / Monte del Tempio (vedi sotto). In altri quindici episodi registrati a Qaryut, Qusra, Burqa, Huwwara e Burin (tutti a Nablus), città di Nablus, città di Salfit e Haris (Salfit), 357 persone sono rimaste ferite a seguito dell’ingresso di coloni israeliani, accompagnati da forze israeliane, nelle Comunità palestinesi. Secondo fonti palestinesi, le forze israeliane hanno sparato in aria bombe assordanti ed i residenti hanno risposto lanciando pietre contro di loro. In cinque occasioni, le forze israeliane hanno sparato, ferendo 40 palestinesi durante scontri nelle vicinanze del Campus universitario di Al Quds nella città di Abu Dis (Gerusalemme) e dell’Università Tecnica nella città di Tulkarm. Altri 52 palestinesi sono rimasti feriti durante sei operazioni di ricerca-arresto condotte a Gerusalemme e Jenin. Altri sei sono rimasti feriti durante una demolizione in Silwan, a Gerusalemme Est, (vedi sotto e sopra). I restanti 208 feriti sono stati segnalati in situazioni diverse a Gerusalemme Est (vedi sopra). Di tutti i feriti palestinesi, 75 sono stati colpiti da proiettili veri e 261 da proiettili gommati; la maggior parte delle persone ferite è stata curata per aver inalato gas lacrimogeni.
7). Il 29 maggio, migliaia di coloni israeliani e altri israeliani hanno marciato attraverso Gerusalemme Est durante l’annuale “Giornata di Gerusalemme”, che commemora l’occupazione israeliana di Gerusalemme Est, nel 1967. Le autorità israeliane hanno schierato migliaia di poliziotti ed hanno installato barriere di metallo fuori dalla Porta di Damasco, bloccando l’accesso e l’uscita dei palestinesi dalla Città Vecchia di Gerusalemme e costringendo i proprietari a chiudere i loro negozi. Sono scoppiati scontri tra palestinesi e forze israeliane, durante i quali 87 palestinesi, tra cui nove minori e una donna, sono stati feriti con proiettili gommati e granate stordenti e 72 palestinesi sono stati arrestati. In precedenza, lo stesso giorno, circa 2.600 israeliani sono entrati nell’Haram al Sharif / Monte del Tempio, innescando violenti scontri tra palestinesi e polizia israeliana che ha protetto l’ingresso degli israeliani. All’interno della moschea di Al Qibli, le forze israeliane hanno sparato proiettili gommati, granate stordenti e lacrimogeni contro i fedeli palestinesi e, per diverse ore, hanno chiuso i cancelli con catene di ferro, impedendo loro di lasciare la struttura. Durante questi scontri almeno 20 palestinesi, tra cui tre donne, sono stati arrestati. In una dichiarazione, l’Ente islamico che gestisce il sito, il “Waqf”, ha accusato le autorità israeliane di “violare la santità” di Al Aqsa, consentendo ad “estremisti ebrei di assaltare la moschea, fare tournée provocatorie e svolgere preghiere e rituali pubblici”.
8). A Gerusalemme Est e nell’Area C della Cisgiordania, adducendo la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, le autorità israeliane hanno demolito, confiscato o costretto le persone a demolire 58 strutture di proprietà palestinese [seguono dettagli]; undici delle strutture erano state finanziate da donatori e fornite come aiuto umanitario. Di conseguenza, 110 persone, tra cui 59 minori, sono state sfollate e sono stati colpiti i mezzi di sussistenza di altre 607 circa. Circa 46 delle strutture si trovavano in Area C, di cui diciassette in un’area designata [da Israele] come “zona di tiro” per l’addestramento militare, dove le Comunità palestinesi sono a rischio di trasferimento forzato. Tredici strutture sono state demolite a Gerusalemme Est, comprese cinque case demolite dai proprietari per evitare di pagare multe.
9). Inoltre, senza alcun preavviso, le autorità israeliane hanno demolito e messo i sigilli a tre strutture di sostentamento e ad un pozzo d’acqua; rispettivamente nel Campo profughi di Shu’fat, a Gerusalemme Est, ed in Ras ‘Atiya, a Qalqiliya. Il pozzo era l’unica fonte di acqua potabile e di irrigazione per circa 400 ettari di terreni coltivati; la sua chiusura colpisce 1.200 famiglie palestinesi dei sette villaggi circostanti. Il 18 maggio, adducendo motivi di sicurezza, è stata demolita una struttura in Area A.
10). Secondo fonti della Comunità locale, il 18 maggio le forze israeliane hanno emesso ordini di sfratto contro famiglie palestinesi che gravitano su 4 ettari di terreni agricoli palestinesi vicino a Wadi Fukin (Betlemme), comprese tre abitazioni, minacciando il ricovero ed i mezzi di sussistenza di otto famiglie. Le autorità israeliane avevano designato l’area come “terra demaniale”, che raramente viene assegnata a palestinesi. Il 22 maggio, nel villaggio di Jinba, Masafer Yatta, in Hebron, adducendo motivi di sicurezza, le forze israeliane hanno emesso un ordine di requisizione contro 2,2 ettari di terra palestinese utile a completare parte della barriera della Cisgiordania. Jinba è una delle Comunità di pastori a rischio di sfollamento forzato, a seguito della sentenza dell’Alta Corte di Giustizia Israeliana che ha sancito l’utilizzo di 3.000 ettari da destinare alle esercitazioni militari. La designazione di quest’area come “Zona di tiro attiva” potrebbe comportare lo sfollamento di circa 1.200 palestinesi, inclusi 580 minori. Il 25 maggio, il Comune di Gerusalemme ha consegnato un ordine definitivo di demolizione ai proprietari di un edificio residenziale, composto da 12 unità abitative, dislocato in Wadi Qaddum, nel quartiere Silwan di Gerusalemme Est. Circa 74 persone, tra cui 42 minori, rischiano lo sfollamento.
11). Coloni israeliani hanno ferito venti palestinesi, inclusi quattro minori, e persone conosciute come coloni, o ritenute tali, hanno danneggiato proprietà palestinesi in 34 casi [seguono dettagli]. Il 22 maggio, nei pressi dell’insediamento di Esh Kosdeh (Nablus), un ragazzo di 15 anni è stato picchiato da coloni e sequestrato per due ore, prima di essere consegnato a un’ambulanza e portato in ospedale per cure mediche. Altri dieci palestinesi sono stati colpiti con pietre o aggrediti fisicamente, di cui tre nell’Area H2 della città di Hebron, controllata da Israele, tre nel quartiere di Sheikh Jarrah e nella Città Vecchia di Gerusalemme, e quattro (tra cui una donna) ad ‘Al Mas’udiya e Duma (entrambi a Nablus). Altri nove ferimenti si sono verificati in due episodi separati accaduti a Burqa, dove un colono israeliano ha fatto irruzione nel villaggio, lanciando pietre contro i residenti e causando danni a veicoli. In altri sedici casi accaduti intorno a Ramallah, Hebron e Salfit, coloni hanno causato danni alle strutture di sostentamento palestinesi, hanno rubato attrezzature agricole e serbatoi d’acqua, danneggiando un impianto idrico e relative condutture. Secondo quanto indicato dalle locali Comunità palestinesi, in dodici episodi registrati a Betlemme, Ramallah, Salfit, Hebron e Nablus, circa 650 ulivi di proprietà palestinese sono stati sradicati da coloni. Nei villaggi di Al Funduq (Qalqiliya), Kafr ad Dik (Salfit), Urif (Nablus) e Al Jiftlik (Gerico) e nel quartiere Silwan di Gerusalemme Est, coloni hanno attaccato queste Comunità, lanciando pietre contro case e veicoli, provocando danni ad almeno dodici veicoli e a due abitazioni.
12). Persone conosciute come palestinesi, o ritenute tali, hanno lanciato pietre, ferendo cinque coloni israeliani e danneggiando dieci veicoli israeliani in transito su strade della Cisgiordania. Gli episodi sono avvenuti vicino a Nablus, Ramallah e Gerusalemme. In ventidue casi, veicoli e autobus israeliani sono stati danneggiati dal lancio di pietre o bottiglie incendiarie.
13). Nella Striscia di Gaza, vicino alla recinzione perimetrale israeliana o al largo della costa, in almeno 59 occasioni, le forze israeliane hanno aperto il fuoco di avvertimento [verso palestinesi], presumibilmente per far rispettare le restrizioni di accesso [loro imposte da Israele]; due pescatori palestinesi sono stati arrestati. Inoltre, ad est di Rafah, le forze israeliane hanno arrestato due palestinesi mentre, a quanto riferito, stavano cercando di entrare in Israele attraverso la recinzione perimetrale. In quattro occasioni, bulldozer militari israeliani hanno condotto operazioni di spianatura del terreno all’interno di Gaza, in prossimità della recinzione perimetrale.
14). Il 15 maggio, le autorità israeliane hanno revocato un divieto di 11 giorni, relativo all’uscita, da Gaza verso Israele, di persone in possesso di permessi israeliani; ne risultavano colpiti principalmente lavoratori e commercianti. Il divieto era stato inizialmente imposto per due giorni, in occasione del “Memoriale di Israele” e dei “Giorni dell’Indipendenza”, ed era stato ampliato in seguito all’uccisione di tre israeliani da parte di palestinesi della Cisgiordania. Durante il periodo di divieto è stata consentita l’uscita [da Gaza] solo per casi sanitari urgenti. Secondo quanto riferito, il 15 maggio [giorno della revoca del divieto di uscita da Gaza] sono uscite 4.600 persone, per lo più lavoratori, il numero giornaliero più alto in 15 anni.
Ultimi sviluppi (successivi al periodo di riferimento)
Il 2 giugno, ad Al Midya, Ramallah, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un ragazzo palestinese.
Il 2 giugno, durante un’operazione di ricerca-arresto condotta nel Campo profughi di Ad Duheisha, Betlemme, forze israeliane hanno sparato, uccidendo un palestinese.
Il 1° giugno, a Ya’bad (Jenin), forze israeliane hanno ucciso un palestinese nel corso di una demolizione “punitiva” della casa di famiglia del palestinese che, il 29 marzo, in Israele, sparò, uccidendo cinque persone.
Il 1° giugno, forze israeliane hanno sparato, uccidendo una donna palestinese che, vicino al Campo profughi di Al Arrub (Hebron), avrebbe tentato di accoltellare un soldato israeliano.
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